LIQUIDITÀ

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1979)

LIQUIDITÀ (App. III, 1, p. 995)

Aldo Peparoni

In generale, è l'attitudine delle varie forme di ricchezza a essere trasformate in moneta rapidamente e senza rischi di perdita.

È questo un concetto di l. più estensivo rispetto a quello che fa dipendere la l. dell'economia dalla maggiore o minore disponibilità di moneta. Secondo la definizione sopra data, la l. viene invece considerata come un attributo riconoscibile, anche se con differenti graduazioni, in ogni attività finanziaria o reale. La moneta resta però, tra le varie attività, quella caratterizzata dal maggior grado di liquidità.

Pur con questa caratteristica, la moneta viene considerata da vari autori solo come una componente della l. complessiva dell'economia. Pertanto, le decisioni di spesa da parte del pubblico non dipenderebbero esclusivamente dalla maggiore o minore disponibilità di moneta. Quest'ultima influenza senz'altro i programmi di spesa della collettività; ma questi sarebbero anche determinati dalla possibilità di ricorso al credito oppure di liquidazione di altre attività finanziarie o reali.

Dunque, il volume della spesa è fatto dipendere dalla l. complessiva; tuttavia, si riconosce che un ruolo particolare e, secondo alcuni autori, del tutto preminente svolgono le disponibilità monetarie.

La teoria monetaria aveva posto in evidenza che la domanda di moneta da parte del pubblico serve sia per fronteggiare le necessità degli operatori economici in ordine alle spese richieste dalla loro attività (domanda di moneta, o preferenza per la l. per il movente delle transazioni), sia per premunirsi nei confronti delle incertezze dell'avvenire (domanda di moneta, o preferenza per la l. per il movente cautelativo), sia infine nella previsione di guadagni conseguibili mediante l'acquisto di titoli in una fase in cui fosse moderato il loro corso (domanda di moneta, o preferenza per la l. per il movente speculativo). È in base a questi diversi motivi che i singoli individui avvertono in maniera più o meno intensa, a seconda dei casi e delle circostanze, una preferenza per la liquidità. Quanto più è elevata la preferenza per la l., tanto minore è la domanda di beni e servizi e viceversa. E in conseguenza di ciò che la politica monetaria e creditizia si propone il governo della l. al fine di realizzare un'azione di stabilizzazione del ciclo economico.

La formulazione del più estensivo concetto di l. sopra richiamato ha portato a una reinterpretazione dei moventi che adducono la collettività a domandare moneta, cioè a preferire quest'ultima rispetto alle attività finanziarie o reali. Tale reinterpretazione è compiuta dalla cosiddetta teoria delle "scelte di portafoglio", che si propone di studiare il comportamento seguito dagli operatori economici per conseguire la strutturazione ottimale dei loro portafogli. Questo comportamento sarebbe in particolare guidato dal rischio e dal rendimento delle varie componenti dei portafogli, intendendo come tali la moneta, le altre attività finanziarie e le attività reali.

Secondo la teoria delle "scelte di portafoglio", gli operatori economici possono operare una scelta tra il possesso di attività diverse dalla moneta, fruttifere ma comportanti il rischio di eventuali perdite in conto capitale, e il possesso di moneta, che arreca minor guadagno ma comporta minore rischio. Nutrendo tutti gli operatori economici una certa avversione al rischio, anche se con sfumature più o meno accentuate, esiste di regola una tendenza a diversificare la composizione dei portafogli tra la moneta e le altre attività finanziarie e reali. In conseguenza di questo comportamento degli operatori economici, la teoria della preferenza per la l., concepita come avversione al rischio, non è considerata come una teoria che si propone di spiegare solo un fenomeno particolare, quale quello del possesso di moneta da parte della collettività, ma diviene invece una teoria generale delle scelte: come tale può essere applicata alla spiegazione delle preferenze accordate al possesso alternativo di qualsiasi attività finanziaria o reale, ivi compresa la moneta. Secondo questa teoria, si può parlare di uno "spettro" di attività, che appaiono differenziate le une rispetto alle altre sotto il profilo di un loro maggiore o minore grado di liquidità.

Si desume da quanto precede che i fenomeni della l. e i problemi connessi alla sua quantificazione sono suscettibili di analisi più o meno complesse. Nella pratica è frequente l'uso di grandezze e coefficienti capaci di fornire una misura approssimativa, ma relativamente semplice, dell'andamento della liquidità. Per es., la l. delle banche ordinarie di credito viene misurata tramite il cosiddetto "indice di cassa" che è dato dal rapporto tra i fondi immediatamente disponibili e le passività, tenuto conto del fatto che le banche debbono conservare una parte delle loro attività sotto forma di moneta, cioè in cassa o presso la Banca centrale. Invece, l'indice di l. bancaria viene calcolato aggiungendo alla cassa e alle disponibilità presso l'istituto di emissione le altre attività rapidamente realizzabili senza il rischio di eventuali perdite, quali, per es., il portafoglio riscontabile, i Buoni ordinari del Tesoro, i prestiti a brevissima scadenza.

Formalmente la l. dell'economia può essere distinta in primaria e secondaria. Compongono la prima i mezzi di pagamento, e in particolare la moneta, che oggi è soprattutto creditizia sotto forma di banconote e di depositi bancari in conto corrente. Appartengono alla seconda i depositi fiduciari o a risparmio, i Buoni ordinari del Tesoro a breve scadenza e qualche volta le obbligazioni di prossima maturazione e di facile negoziabilità. All'insieme di mezzi liquidi a disposizione della collettività corrisponde un equivalente indebitamento da parte della Banca Centrale, del sistema bancario e creditizio e del Tesoro. L'indebitamento dell'istituto di emissione e del sistema bancario viene di solito coperto tramite le disponibilità di riserve auree e di valuta pregiata che si trovano presso la Banca Centrale e gli organismi a essa collegati (per es., l'Ufficio italiano per i Cambi). La parte invece che non è fronteggiata da oro e da divise può essere coperta da crediti nei confronti del settore privato e del Tesoro.

Settorialmente un eccesso di l. può manifestarsi presso le famiglie (in esse convergono gran parte dei risparmi privati) e presso le imprese e ciò avviene in netta contrapposizione con il settore bancario e con il settore pubblico, rappresentato dal Tesoro. Infatti, questi ultimi creano l. per l'economia tramite il loro indebitamento a vista o a breve cui non sempre corrispondono per essi crediti dello stesso tipo o altre attività liquide. Conseguentemente, la l. per le une può presentare un andamento contrapposto rispetto a quello degli altri.

Infine, dal punto di vista internazionale, la l. s'identifica per i vari paesi che compongono la società mondiale con la disponibilità di mezzi da impiegare nei pagamenti internazionali. Solitamente sono considerate componenti fondamentali della l. internazionale le seguenti voci:

1) le riserve ufficiali, cioè l'oro e le valute in esso convertibili (per es., il dollaro che era convertibile in oro fino al 17 agosto 1971); 2) la posizione creditoria netta nei confronti del Fondo monetario internazionale. Essa risulta composta sia dall'oro versato all'atto della sottoscrizione della quota di appartenenza al Fondo (la cosiddetta Gold Tranche), sia dal credito accumulato a seguito dei prelievi della valuta nazionale da parte di altri paesi (la cosiddetta Super Gold Tranche); 3) i crediti nei confronti delle tesorerie e delle banche di emissione straniere, espressi in moneta nazionale o rappresentati da titoli. Come esempio di tali crediti, ricordiamo i cosiddetti Roosa Bonds. Si tratta di titoli a breve scadenza (solitamente 24 mesi), che possono essere riscattati con preavviso e che vengono emessi dal Tesoro statunitense o per finanziare un disavanzo della bilancia dei pagamenti oppure per rastrellare presso un paese estero eventuali disponibilità di dollari considerate eccessive; 4) le facilitazioni creditizie a breve termine rese possibili bilateralmente fra le Banche Centrali secondo la forma dei riporti (i cosiddetti swaps), degli accordi monetari reciproci, degli accordi di sostegno per salvaguardare la stabilità di determinate valute sul mercato internazionale (per es., gli accordi di Basilea); 5) infine, le facilitazioni creditizie a breve termine che promanano da fonti non ufficiali. Per es., appartengono a questa categoria le disponibilità degli euromercati, in particolare del mercato dell'eurodollaro.

Tutte queste voci costituiscono la cosiddetta "l. internazionale incondizionale", così definita in quanto la sua utilizzazione per assolvere agli obblighi derivanti dai pagamenti internazionali non è soggetta per i vari paesi che ne dispongono ad alcun controllo, condizione o limite di natura esterna. A questa si contrappone la "l. internazionale condizionale", composta dalle divise provenienti dal ricavato di crediti o di prestiti ottenuti al fine di perseguire politiche economiche volte o a mantenere o a ristabilire sia l'equilibrio interno sia quello internazionale. Per es., rientrano in questa categoria i prestiti che i vari paesi appartenenti al Fondo monetario internazionale possono ottenere da esso al di là della Gold Tranche, a condizione però che il paese richiedente s'impegni ad adottare politiche economiche che effettivamente concorrano a sanare gli squilibri interni o quelli derivanti dal disavanzo della bilancia dei pagamenti.

Bibl.: J. M. Keynes, The general theory of employment, interest and money, Londra 1936; M. Bronfenbrenner, Some fundamentals in liquidity theory, in The quarterly journal of economics, maggio 1945; R. V. Roosa, The revival of monetary policy, in The review of economics and statistics, febbr. 1951; J. Tobin, Asset holdings and spending decisions, in The American economic review, maggio 1951; H. M. Markowitz, Portfolio selection, in Journal of finance, marzo 1952; M. Friedman, The quantity theory of money: a restatement, Chicago 1956; J. Tobin, Liquidity preference as behavior towards risk, in The review of economic studies, febbr. 1958; M. Friedman, The demand for money: some theoretical and empirical results, in The journal of political economy, ag. 1959; H. M. Markowitz, Portfolio selections, New York 1959; J. R. Hicks, Liquidity, in The economic journal, dic. 1962; A. Gambino, Introduzione all'economia creditizia, Torino 1967; G. U. Papi, Dizionario di economia politica, ivi 1967; A. Marzano, Liquidità, in Credito popolare, sett.-ott. 1970.

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