LISIMACO

Enciclopedia Italiana (1934)

LISIMACO (Λυσίμαχος, Lysimáchus)

Giuseppe Corradi

Generale macedone, contemporaneo di Alessandro Magno e uno dei diadochi. Figlio di un Agatocle, nacque da ragguardevole famiglia macedone a Pella verso il 355 a. C. Partecipò alla spedizione di Alessandro in Asia ed ebbe occasione di segnalarsi durante la campagna in India. Nella battaglia del fiume Idaspe appare come σωματοϕύλαξ (326 a. C.), venne ferito nell'assalto di Sangala; fu con altri ragguardevoli personaggi trierarca della flotta sull'Idaspe, ma non pare che abbia avuto qualche alto comando militare indipendente. In premio del suo valore ebbe a Susa una corona d'oro da Alessandro.

Morto Alessandro (323 a. C.), nella divisione delle satrapie dell'impero fatta a Babilonia fu assegnata a L. la Tracia con i paesi limitrofi, sottratta all'autorità di Antipatro. Scoppiata la lotta fra Perdicca e Antigono Monoftalmo, questi riuscì a costituire una lega cui partecipò anche L., il quale però non poté intervenire direttamente nella guerra. Ucciso Perdicca, la nuova spartizione delle provincie a Triparadiso confermò a L. la satrapia della Tracia (321 a. C.). Egli non poté prendere parte attiva neppure agli altri avvenimenti che in quegli anni si svolsero in Europa e in Asia, tutto intento a prendere possesso della regione assegnatagli e ad estenderne i confini fino alla foce del Danubio. Ciò nonostante fu attirato da Antigono nella sua coalizione contro Eumene e Poliperconte e l'amicizia fra loro fu suggellata dal matrimonio di L. con Nicea, figlia di Antigono e vedova di Perdicca. Dal matrimonio nacquero a L. un figlio, Agatocle, e due figlie, Euridice e Arsinoe. Anche nella guerra di Lamia non era potuto intervenire.

Per alcuni anni ci mancano notizie intorno a L., fino al tempo della conclusione dell'alleanza fra L., Seleuco, Cassandro e Tolomeo contro Antigono che aveva ripreso l'idea, già sostenuta da Perdicca e da Eumene, dell'unità dell'impero di Alessandro a proprio vantaggio (315 a. C.). Antigono cercò di sfruttare a tal fine il sentimento di libertà dei Greci, proclamando che tutti gli stati ellenici dovevano essere indipendenti e liberi da guarnigioni e da tributi. Ciò ebbe i suoi effetti anche nella Tracia, dove si rinnovò contro L. la ribellione sia delle città greche della costa del Ponto, sia delle irrequiete popolazioni della Tracia e della Scizia. L. riuscì a sconfiggere Seute, dinasta degli Odrisî, e poi anche a distruggere le truppe mandate (313) da Antigono a sostenere la ribellione; ma non poté neppure allora aiutare i suoi collegati nella guerra contro Antigono, che si concluse con una pace generale, conservando L. la sua satrapia (311 a. C.). Questa pace può essere considerata come l'atto di fondazione delle nuove monarchie ellenistiche. L. riprese allora l'opera di consolidamento del suo potere in Tracia, fondando la sua nuova capitale Lisimachia (309-8 a. C.), mentre il suo matrimonio con una principessa odrisia suggellò forse la pace con quel popolo. Anche le città greche del Ponto furono assoggettate. Bisanzio conservò ancora la sua indipendenza, ma in sostanza tutto il bacino dell'Ebro (Maritza), la regione egea fino ad Abdera, la regione ellespontica, e la regione pontica fino alle foci del Danubio costituirono il dominio di L., e anche qualche territorio sulla sinistra del fiume.

La pace del 311, variamente violata dai contraenti, non durò a lungo, e nel corso della nuova guerra, come Antigono e il figlio Demetrio Poliorcete, così con gli altri diadochi anche L. prese il titolo di re (306-5 a. C.), e poco dopo egli contribuì a vettovagliare Rodi assalita da Antigono. Ma ripresentandosi il pericolo che Antigono riunisse sotto di sé tutta l'eredità di Alessandro, si ricostituì l'alleanza tra L. e gli altri collegati nella lega precedente, e L. iniziò (primavera 302 a. C.) l'offensiva contro Antigono nell'Asia Minore. La campagna ebbe esito con la battaglia di Ipso (v.) nella Grande Frigia, in cui Antigono fu sconfitto e ucciso dai collegati (estate 301 a. C.). Nella spartizione del regno di Antigono, L. ottenne la parte occidentale e settentrionale dell'Asia Minore, a un dipresso fino al Tauro e a parte del medio bacino dell'Halys con le isole della costa ionica ed eolica dell'Asia. Lisimaco liberò gli Ateniesi caduti prigionieri nella battaglia e quelli internati da Antigono nella fortezze asiatiche come ostaggi, e soccorse poi anche di frumento Atene ribellatasi contro il Poliorcete. Dopo la vittoria L. si recò a Sardi, dove chiamò anche Amastri (la vedova del tiranno Dionisio da lui sposata durante la campagna), dalla quale poi si separò per sposare Arsinoe figlia di Tolomeo Sotere (forse nel 299 a. C.). Da Arsinoe nacquero a L. tre figli, Tolomeo (nel 298-7 a. C.), Lisimaco e Filippo (tra il 295 e il 293 a. C.). Ecco la discendenza di L.:

Quando Demetrio Poliorcete, figlio di Antigono, riprese il disegno di occupare la Macedonia e mosse contro Atene (297 a. C.), L. si accinse a occupare i possedimenti asiatici di Demetrio e gli tolse Efeso, Mileto e altre località vicine, mentre in Grecia appoggiò Antipatro, figlio di Cassandro, contro il fratello Alessandro. Invasa la Macedonia da Demetrio e ucciso Alessandro, Antipatro riparò presso L., mentre Demetrio era proclamato re di Macedonia (294-3 a. C.). Anche Lisandra, figlia di Tolomeo I e vedova di Alessandro, scampò presso L., di cui sposò il figlio Agatocle, fornendo così alla famiglia di L. le ragioni per la successione al trono di Macedonia. L. intervenne a sostenere i diritti di Antipatro, ma battuto da Demetrio presso Anfipoli, dovette riconoscerlo re di Macedonia e signore di Tessaglia, ottenendo da lui la rinuncia alle terre asiatiche ch'egli aveva occupate. Frattanto il re dei Geti Dromichete, profittando della lotta in Grecia, volle rioccupare i territorî di L. sulla sinistra del Danubio, e nella guerra che ne seguì L. fu fatto prigioniero. Dromichete lo rimandò libero, ma ottenne la restituzione delle fortezze oltre il Danubio e una figlia di L. in sposa. In questo momento Demetrio tentò di occupare la Tracia a danno di L., ma non vi riuscì; a ogni modo la potenza di L. sembrava indebolita. Ma il tentativo di Demetrio, accordatosi con Pirro, di ricuperare tutti i dominî paterni, suscitò la coalizione di L., Seleuco, Tolemeo e Pirro. L. e Pirro assalirono insieme la Macedonia e allora si effettuò di colpo lo sfasciamento del dominio del Poliorcete che fuggì a Cassandria; L. tenne la Macedonia orientale, Pirro quella occidentale. E poiché Antipatro rinnovò le sue pretese al trono di Macedonia, L. lo fece uccidere. Demetrio tentò di attaccare L. in Asia, e alcune città, come Mileto, lo accolsero con favore. Ma L. mandò subito in Asia il figlio Agatocle che arrestò immediatamente quel moto di ribellione.

Intanto L. fu abbandonato a sua volta da Seleuco e da Tolomeo timorosi dell'accresciuta potenza del re di Tracia; si ruppe anche l'alleanza stretta fra L. e Pirro, il quale si alleò col figlio di Demetrio, Antigono Gonata; ma assalito da L. e abbandonato dai Macedoni dovette ritirarsi in Epiro. L. riconosciuto re di tutta la Macedonia (284 a. C.) occupava anche la Tessaglia e subito dopo anche la Peonia. Né meno attiva fu l'azione sua in Grecia, dove stabilì stretti rapporti con gli Etoli, aiutò i Focesi a scacciare da Elatea la guarnigione di Antigono, strinse a sé l'isola di Eubea, soccorse Atene, attaccata dal Gonata, di denaro e di grano, ma il Pireo rimase ad Antigono.

Ora L., che si era dimostrato abilissimo stratego, era divenuto uno dei più potenti sovrani. Era riuscito a ridurre in suo potere le regioni che avevano formato il nocciolo del regno di Alessandro, la Macedonia, la Tracia, la Tessaglia, l'Asia Minore. E si dimostrò anche uomo di governo abile ed energico e buon finanziere. Nell'ordinamento amministrativo dello stato non fu rinnovatore, e mantenne sostanzialmente le anteriori divisioni territoriali. Le finanze toccarono l'apogeo del loro splendore in questo tempo, sicché L. poté costituire delle forti riserve di cui valersi in caso di bisogno. Può darsi, ma non è certo, che lo stato per l'amministrazione del tesoro reale fosse diviso in due zone, l'europea con centro Tirizi in Tracia, e l'asiatica con centro Pergamo. Nella rocca di Pergamo alla fine del regno di L. si trovavano 9000 talenti, ed altri tesori L. aveva raccolti in altre fortezze, come a Sardi.

La formazione del vasto dominio di L. stendentesi dal Danubio al Tauro, per quanto fosse un aggregato di popolazioni diverse, alcune delle quali aspiravano all'indipendenza, risollevava la gelosia e le preoccupazioni di Tolomeo e soprattutto di Seleuco, e sarebbe scoppiata una nuova guerra se si fosse presentata un'occasione propizia. Nei suoi ultimi anni L. subì la crescente influenza della terza moglie, Arsinoe, che ottenne la signoria di Eraclea del Ponto e delle vicine Tio e Amastri e forse anche di Cassandria, e inoltre cercò di escludere dalla successione al trono (a favore del proprio figlio Tolomeo) il primogenito di L., Agatocle. Questi, accusato da Arsinoe d'insidiare alla vita di L., fu condannato a morte. La leggenda abbellì dei suoi colori la fine infelice di Agatocle che, scampato al veleno, sarebbe stato ucciso da Tolomeo Cerauno (283 a. C.). Allora il fratello di lui Alessandro, la vedova Lisandra con i figli e altri personaggi della corte ripararono in Asia presso Seleuco e lo spinsero alla guerra contro L., mentre in Asia cominciavano contro di lui le defezioni, e nelle città greche cominciavano a prevalere i Σελευκίζοντες, come ad Efeso. L. per arginare la ribellione passò nell'Asia Minore dove poté avanzare a fatica, mentre Seleuco procedeva senza opposizioni, accolto spesso con favore. A lui fu consegnata la fortezza di Sardi col tesoro dal governatore Teodoto, e così pure il tesoro di Pergamo da Filetero, mentre Alessandro muoveva a ribellione Colico e i Bitinî mandavano soldati a Seleuco. La battaglia conclusiva si combatté a Corupedio nella Frigia; L. cadde sul campo e il suo esercito passò al vincitore (autunno 282 a. C.). Il dominio di L. passò sotto Seleuco.

Bibl.: Oltre le opere generali del Droysen, Niese, Beloch, Jouguet, Cambridge Ancient History, VII, si veda A. Bouché-Leclercq, Histoire des Lagides, Parigi 1903-1907, e Histoire des Séleucides, Parigi 1913-14, indici; W. Hünerwadel, Forschungen zur Geschichte des Königs Lysimachos von Thrakien, Zurigo 1900; G. B. Possenti, Il re Lisimaco di Tracia, Roma 1901; P. Ghione, Note sul regno di Lisimaco, in Atti Accad. delle scienze di Torino, XXXIX (1903-04); G. Corradi, Studî ellenistici, Torino 1929, pp. 21, 25, 29 segg.; A. Momigliano, La pace del 311 a. C., in Studî italiani di filologia classica, n. s., VIII (1930), p. 83 segg.; H. Berve, Das Alexanderreich auf prosopographischer Grundlage, Monaco 1926, II, p. 239 segg.; E. Meyer, Die Grenzen der Hellenistischen Staaten in Kleinasien, Zurigo-Lipsia 1925, p. 28 segg.