LITANTRACE

Enciclopedia Italiana (1934)

LITANTRACE (dal gr. λίϑος "pietra" e ἄνϑραξ carbone"; fr. houille; sp. hulla; ted. Steinkohle; ingl. coal, bituminous coal)

Michele Taricco

È il carbon fossile per antonomasia, perché di tutti il più importante per ricchezza di giacimenti, bontà intrinseca e generalità di impiego. Il litantrace è il risultato di uno stadio già assai avanzato del processo di carbonizzazione di sostanze vegetali; ha colore nero, lucentezza grassa o vitrea, durezza tra 2 e 2,5, peso specifico fra 1,2 e 1,6; è più o meno fragile, con frattura irregolare o piana e anche concoide; brucia alla fiamma; non colora o quasi la soluzione calda di potassa caustica. Il litantrace presenta numerosi tipi, che vanno da quello poco dissimile dalle ligniti picee a quello antracitoso, con passaggi graduali, tenori crescenti di carbonio e decrescenti di materie volatili. A completamento della classificazione data sotto la voce carbone: Carboni naturali, si possono distinguere:

1. Litantraci secchi a lunga fiamma. - Sono carboni duri, compatti, a frattura piana o concoide: bruciano con fiamma lunga e fuligginosa: coke incoerente, granulare, donde il nome di Sandkohle in tedesco; materie volatili 40-45%; potere calorifico 7200-7800. Usi: forni a riverbero, fornaci, vetrerie, gassogeni. Tipo: carbone scozzese.

2. Litantraci grassi a lunga fiamma o da gas. - Sono carboni duri, a frattura scheggiosa; bruciano facilmente (donde flambants) con fiamma lunga, come i precedenti; dànno un coke cementato (donde Simerkohle), poroso; materie volatili 32-40%, di elevato potere illuminante, donde il loro impiego nelle officine a gas; potere calorifico 7500-8000. Tipo: carbone di Newcastle.

3. Litantraci grassi a fiamma media o da forgia. - Sono meno duri dei precedenti, lucenti; bruciano con fiamma meno lunga e nel bruciare i pezzi si agglomerano formando al fuoco di fucina come una vòlta sul pezzo da scaldare, donde il loro uso nelle forgie; dànno un coke fuso e abbastanza compatto; materie volatili 26-32%, potere calorifico 7800-8300. Usi: fucine, coke metallurgico.

4. Litantraci grassi a fiamma corta. - Sono duri, meno facilmente accendibili dei precedenti, bruciano con fiamma corta e chiara; coke fuso, assai resisteme alla compressione e quindi di largo impiego nella siderurgia e nella metallurgia; materie volatili 18-20%; potere calorifico 8300-8600. Usi: distillazione per coke metallurgico e numerosi sottoprodotti; per elevato potere calorifico, superiore a quello degli altri litantraci, sono pure largamente impiegati nei generatori di vapore. Tipo: Cardiff.

5. Litantraci magri. - Carboni poco solidi, difficilmente accendibili, antracitosi; bruciano con fiamma corta; dànno coke polverulento e poco agglutinato, materie volatili 15-20%; potere calorifico 8000-8400. Usi: caldaie a vapore, riscaldamento domestico, ecc.

I litantraci appartengono in generale al Paleozoico, talora anche al Mesozoico; il periodo che ne contiene i giacimenti più cospicui è detto appunto Carbonico o Antracolitico. In Italia il Carbonico ha una qualche estensione, ma è povero di combustibile, e questo in generale è già trasformato in antracite. Per la genesi, la classificazione, la composizione, le vicende della produzione mondiale, e le riserve mondiali, v. carbone: Carboni naturali.

Bibl.: W. A. Bone, Coal and its scientific use, Londra 1918; Herberg, Handbuch der Feuerungstechnik, Berlino 1928; V. Argnam, Il controllo della combustione, Bologna 1928.