LITUANIA

Enciclopedia Italiana (1934)

LITUANIA (lituano Lietuva; russo Litva; pol. Litwa; ted. Litauen; fr. Lithuanie; A. T., 58)

Elio MIGLIORINI
Mario SALFI
Pino FORTINI -Francesco TOMMASINI
Luigi CHATRIAN
Anna Maria RATTI
Arthur HABERLANDT
Giuseppe SALVATORI
Francesco TOMMASINI
Giuseppe CIARDI-DUPRE'
Paulius GALAUNE
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Nicola TURCHI

La Lituania, risorta a nuova vita tra gli stati d'Europa alla fine della guerra mondiale, abbraccia ora, compreso il Territorio di Memel (lit. Klaipėda), una superficie di 55.670 kmq. (54.780 se si escludono gli specchi d'acqua aventi una superficie superiore a 0,5 kmq.), pari a quella del Piemonte unito alla Sardegna. È in tal modo al 22° posto tra gli stati d'Europa, di cui occupa il 0,6% del territorio, di poco più grande dell'Estonia, alquanto minore della Lettonia.

Sommario. - Geografia: Geologia e rilievo (p. 288); Idrografia (p. 289); Clima (p. 289); Flora (p. 289); Fauna (p. 289); Distribuzione della popolazione (p. 290); Insediamento (p. 290); Condizioni economiche (p. 291); Commercio (p. 293); Comunicazioni (p. 293). - Ordinamento dello stato: Ordinamento politico e amministrativo (p. 294); Culti (p. 294); Esercito (p. 294); Finanze (p. 295); Istruzione pubblica (p. 295). - Etnografia e folklore (p. 295). - Religione (p. 297). - Storia (p. 297). - Lingua (p. 300). - Letteratura (p. 300). - Arti figurative (p. 302).

Geografia.

Prima della guerra la regione apparteneva per la massima parte alla Russia, di cui costituiva il governatorato di Kovno, alcune parti di quelli di Vilna e di Suvalki: territorî ai quali la U.R.S.S. ha rinunciato in favore della Lituania in seguito alla pace di Mosca del 12 luglio 1920. Alla Lituania appartiene inoltre una striscia costiera della Curlandia (col porto di Palanga), ceduta dalla Lettonia, e il Territorio di Memel (superficie 2848 km., compresi 412 occupati dal Kurisches Haff), che faceva parte della Prussia Orientale e che per l'art. 99 del trattato di Versailles è stato ceduto dalla Germania agli Alleati con la riserva di riunirlo in seguito alla Lituania (cui è stato assegnato dagli Alleati con la Convenzione di Parigi dell'8 maggio 1924). Entro i confini attuali la Lituania si estende ora tra 53° 53′ 5″ e 56° 27′ 0″ di latitudine N. e tra 20° 57′ 5″ e 26° 26′ 0″ di long. E. Tra il limite settentrionale e quello meridionale la distanza è di 295 km., tra quello orientale e occidentale di 348. Con la Lettonia il confine, che è lungo 570 km., segue generalmente i limiti linguistici e ricalca in gran parte l'antica suddivisione tra il governatorato di Kovno e la Curlandia; il confine con la Polonia (che i Lituani considerano provvisorio) è lungo 525 km. e si appoggia generalmente sulle colline del Dosso Baltico; quello con la Germania, che è lungo 272 km. e in parte corrisponde ancora al confine fissato nel 1422, segue per un lungo tratto il Nemunas (russo e polacco Niemen; ted. Memel), quindi taglia il Kurisches Haff e la Kurische Nehrung. Infine per 90 km. (di cui 70 appartenenti al Territorio di Memel) la Lituania è bagnata dal Baltico in modo che la sua marittimità risulta alquanto scarsa. La forma dello stato è somigliante a un rettangolo (parte settentrionale), sul lato inferiore del quale si appoggi un triangolo con il vertice verso il basso. Lo stato, che non corrisponde a una regione geografica ben definita, ma è un lembo periferico della maggiore pianura d'Europa, ha per base le caratteristiche etnico-linguistiche degli abitanti, che sono distinte da quelle dei Lettoni con limiti precisi, piuttosto miste invece a S. con i Polacchi, a SE. con i Bianco-Russi, a SO. e a O. con i Tedeschi.

Geologia e rilievo. - Il Bassopiano russo, di cui la Lituania occupa una piccola parte, costituisce una piattaforma quasi pianeggiante, scarsamente soggetta a modificazioni e dislocazioni, nella quale si succedono da N. verso S. terreni di antichità decrescente (dal Devonico superiore al Giurassico superiore e al Paleogenico). Le rocce in posto soltanto eccezionalmente vengono però alla luce, essendo ricoperte da un potente strato di materiali morenici, che raggiungono la massima altezza nelle colline di Pavištyciai (m. 284) e nell'Aukštakalnis (m. 281), nel distretto di Vilkaviškis (Lituania di SO). I ghiacciai quaternarî, che in una prima fase si espansero dalla Scandinavia e in una seconda dalla Finlandia, hanno impresso al paese un aspetto di freschezza, che risulta dalla caotica disposizione dei sedimenti e dai caratteri giovanili della rete idrografica. Una serie di colline, aventi decorso NE.-SO., occupa la Lituania di SE. e ricalca a un dipresso l'attuale confine con la Polonia; queste colline costituiscono una parte del Dosso Baltico, rilievo dovuto alla massima fase glaciale, il cui andamento si può ricostruire dallo Schleswig alle alture del Valdai, largo da 30 a 50 km., con colline alte da 200 a 300 metri, con copiosi laghi, zone boscose, massi sporgenti, formati da materiale erratico. Carattere diverso e meno ben definito ha nella Lituania occidentale (detta Samogizia, "terra bassa") una serie di alture minori, l'andamento delle quali si può stabilire esaminando la provenienza delle rocce (dolomiti devoniche e siluriche dell'Estonia, alquanto fossilifere). Si tratta per lo più di morene di fondo, deposte durante le fasi di ritiro; l'andamento della massa principale di ghiaccio (da NE. a SO.) è mostrato dalle collinette che da Skuodas vanno verso E. fino a Siauliai poi verso S. fino a Kaunas, volgendo quindi a oriente, per ricongiungersi al Dosso Baltico. Le colline maggiori sono poste nei luoghi d'incrocio e di accavallamento di morene aventi centri d'origine diversi. La regione ha in media un'altezza di 100-200 metri e le zone convesse si mescolano alle zone pianeggianti, le quali sono state originate durante le fasi di ritiro dalla deposizione di materiali meno grossolani; abbondano le marne e le argille, dovute alla scomposizione dei materiali giurassici o cretacei. Tra il Dosso Baltico e gli altri rilievi minori s'interpone una zona più bassa, 50-80 m. s. m. che forma la continuazione del Golfo di Riga (bassura di Lavena-Nevėžis); essa ricalca forse le tracce d'un rilievo prequaternario e si presenta ora come una superficie sabbiosa (materiale fluvioglaciale), mollemente inclinata, talora mal drenata, con morene di fondo, asar (cordoni simili a strade in rialzo) e drumlin (collinette allungate di forma ellittica).

Idrografia. - Il fiume di gran lunga più importante è il Nemunas (ted. Memel; russo Niemen) che ha un corso di 889 km. (936 col Rusnė), di cui solo 477 in territorio lituano o al confine dello stato; il bacino è di 91.915 kmq. (98.102 col Rusnė), di cui 38 mila spettano alla Lituania e il resto alla Polonia e all'U. R. S. S. Esso nasce dalle paludi di Rokitno ed entra in Lituania poco a valle di Grodno; fino a Kaunas mantiene una direzione sud-nord, poi riceve il Nėris (o Vilija) e con una valle piuttosto larga volge quindi verso O. per costruire il suo delta, racchiuso tra due rami principali, nel Kurisches Haff a sud di Memel. Gli affluenti maggiori sono quelli di destra; il Nėris ha solo 122 km. di corso in territorio lituano (su 510 km.), ma è importante perché, per mezzo d'un suo affluente (Šventoji) scola le acque della Lituania orientale. La portata del Nemunas è a Kaunas, dopo la confluenza del Něris, di 450 mc. al secondo (5000 in piena e 135 in magra); a Jurbarkas (dopo che ha ricevuto le acque degli affluenti Nevėzis e Dubysa) la portata media sale a 510 mc.; a Tilsit (dopo ricevuto il Šešupė), è di 580 metri cubi (6320 in piena e 170 in magra). In genere il coefficiente di deflusso è limitato e il fiume scola soltanto un terzo delle acque che cadono nel bacino. Le portate massime si hanno in aprile e in maggio, all'epoca dello scioglimento delle nevi, le minime in luglio. Una parte della Lituania occidentale è tributaria del Baltico attraverso corsi diretti (principale la Venta, lunga 352 km. e con un bacino di 11.888), mentre una vasta zona manda pure le acque al Golfo di Riga attraverso il fiume Mūša (lungo 280 km.). Caratteristica della Samogizia è la disposizione radiale dei corsi d'acqua.

Esistono anche numerosi laghi, soprattutto nel Dosso Baltico. Quelli aventi superficie superiore a 0,02 kmq. sono in tutto 1305, di cui 1078 tra 0,02 e 0,5, 205 con superficie tra 0,5 e 5,22 con superficie superiore ai 5 kmq. I maggiori sono il lago di Dusios (kmq. 23,3) e quello di Meteliai (12,8). Alla Lituania spettano anche 405 kmq. del Kurisches Haff (circa un quarto dell'intera laguna), separato dal Baltico da un cordone sabbioso (lit. Kuršiu Kopos) largo soltanto 500 m. a N. di Sarkau e 5 km. circa a N. di Nida, il quale è occupato in parte da dune mobili, di sabbia bianca, senza vegetazione di sorta, alte 70-80 m. (cosiddetto Sahara lituano), spinte dal vento verso E. in modo da ricoprire talvolta i villaggi, che riappaiono poi dalla parte opposta dopo essere passati sotto le dune. Altrove esistono vaste bassure paludose, mal drenate, che specialmente durante la primavera, essendo il terreno impermeabile, vengono completamente sommerse.

Clima. - La Lituania si trova in una zona di transizione, al limite tra regione climatica subatlantica e regione subcontinentale, dove il mare attenua soltanto in parte gli squilibrî tra le stagioni estreme. Procedendo verso l'interno gl'inverni diventano più rigidi, le estati più calde e le precipitazioni, connesse in genere al rilievo, si fanno meno abbondanti. L'alterna vicenda delle stagioni, soggette a scarti notevolissimi, che rendono assai aleatorio il valore delle medie, è in rapporto con le alte pressioni che d'inverno coprono la Russia, arrecando venti orientali freddi e asciutti, mentre d'estate mandano dall'Atlantico venti umidi. Tutto lo stato è compreso tra le isoterme annue di 6° e 7°, che hanno un decorso da NO. a SE. L'escursione mensile, che lungo il mare è di circa 20°, sale a 24° nella zona di Vilnȧ, dove si hanno medie di gennaio inferiori a −5°. Ovunque nel paese il termometro scende per quattro mesi a valori medî inferiori a 0°.

Le precipitazioni, che sono massime nella Samogizia (mm. 700-800) e minime nella regione compresa tra Šiauliai e Kaunas, sono più che sufficienti ai bisogni agricoli e se mai peccano più per eccesso che per difetto. Memel ha una media di 684 mm., Kaunas di 617 millimetri, con valori massimi durante l'estate e minimi d'invemo e di primavera. Il suolo è in media coperto da neve per 83 giorni ogni anno a Kaunas e per 69 a Memel; il Nemunas è gelato a Jurbarkas (125 km. dalla foce) in media per 79 giorni e a Kaunas (216 km. dalla foce) per 77 (dal 26 dicembre al 13 marzo). Una certa influenza sul clima viene pure esercitata dal mantello vegetale che attenua la velocità del vento e gli squilibrî giornalieri.

Vegetazione e flora. - La Lituania, che appartiene alla provincia sarmatica dell'Europa centrale, si trova al limite di molte specie caratteristiche; così tra le piante più note vi manca ad esempio il faggio, che giunge solo fino al versante meridionale del Dosso Baltico. Nel complesso, a differenza di quanto si osserva ormai nel resto dell'Europa centrale, essa conserva in più luoghi intatto il mantello vegetale, e presenta quindi un paesaggio soltanto in parte modificato dall'uomo. I boschi, che occupano meno d'un quinto del paese e quindi un'estensione notevolmente inferiore a quella degli stati vicini, sono costituiti per il 68% da aghifoglie (aventi spesso per sottobosco dei cespugli di ginepro) e il resto da latifoglie: le prime prevalgono nelle zone collinose, le seconde nelle parti più umide, senza che si abbia tuttavia una netta separazione, tanto che spesso le betulle e gli ontani si mescolano con i pini. Tra le diverse essenze prevalgono abeti (40%), pini (28%), pioppi (13%), quindi betulle, ontani, querce. Le numerose paludi hanno di solito una vegetazione di Carex, e di Hypnum; talora esse ospitano anche alberi e presentano, quando il terreno è asciutto, una vegetazione stepposa. Dove esistono sabbie e sotto di queste terreni impermeabili, hanno la prevalenza i prati cespugliati. Le maggiori foreste si trovano nel distretto di Marijampolė e in quello di Vilkaviškis; vaste superficie sabbiose coprono anche le poco popolate regioni di Lavena Nevėžis e le superficie sabbiose nei dintorni di Kaunas, mentre l'alta Samogizia, dove l'insediamento è di vecchia data, conserva estensioni inferiori alla media.

Fauna. - La fauna della Lituania non ha un carattere proprio ma rientra nel complesso della fauna baltica. Fra i Mammiferi si trovano varî volitanti, insettivori, il gatto selvatico, la lince, il lupo, varie martore, la lontra, l'alce, varî rosicanti. Numerosi sono gli Uccelli, scarsi i Rettili e gli Anfibî. Varie sono poi le specie di Pesci che popolano le acque dolci. Fra gl'Insetti più frequenti sono i coleotteri specialmente carabidi. Varî ragni, miriapodi e molluschi terrestri completano questo complesso faunistico.

Dati sulla popolazione. - Il primo censimento lituano (senza il territorio di Memel) è stato eseguito il 17 agosto 1923 e ha contato 2.028.971 persone; nel Territorio di Memel sono state contate il 20 gennaio 1925 141.645 persone. La Lituania ha ora (1° gennaio 1933) 2.421.777 ab., pari a una densità di 44,2 ab. per kmq., che è di poco superiore a quella della Sardegna. Sia la Lettonia (28,8), sia l'Estonia (23,3) presentano densità notevolmente inferiori, mentre la Lituania s'accosta piuttosto alla Spagna e all'Irlanda.

Tra il 1897 e il 1910 l'aumento annuo della popolazione era di circa 16-18 mila persone; in gran parte però esso andava perduto perché si aveva in media ogni anno un' emigrazione di 15 mila persone. Circa 1 milione di Lituani vivono infatti fuori dello stato. Non contando quelli che abitano il conteso territorio di Vilna (che nelle statistiche lituane sono 250.000), i Lituani abitano in piccola parte nella Prussia Orientale (80-90 mila), in Lettonia (25 mila) nell'U. R. S. S. (41 mila), in maggior numero invece negli Stati Uniti. I primi Lituani giunsero in America già nel 1668, ma i gruppi principali sono quelli giunti dopo che nel 1861 fu abolita la servitù della gleba. Essi hanno avuto grande importanza per avere mantenuto all'estero tenacemente viva la loro nazionalità lituana, per essere intervenuti efficacemente nelle discussioni al tempo della conclusione della pace e soprattutto per le ingenti rimesse di denaro mandate annualmente in patria. I Lituani degli Stati Uniti risiedono per la massima parte entro un triangolo che ha per vertici Boston, Baltimora e Chicago; quest'ultima città conta 100 mila Lituani e 650 mila Lituani vivono nell'area così delimitata. L'emigrazione è stata notevole anche nel dopoguerra, diretta di preferenza verso il Canada e l'Argentina, cui si è aggiunto negli ultimi anni anche il Brasile e il Sud-Africa. In media nel quinquennio 1926-30 sono partite ogni anno 12 mila persone (con un massimo di 18.086 nel 1927), ma poi il movimento si è molto attenuato (1756 persone nel 1931 e 1001 nel 1932). I notevoli sbalzi dipendono in gran parte dai raccolti più o meno favorevoli. Nel 1930 il 65,1% degli emigranti era costituito da Lituani e il 27% da Ebrei.

Per quanto riguarda il movimento della popolazione la Lituania differisce assai dalla Lettonia e soprattutto dall'Estonia per una maggiore natalità (1921-1925: 27,7 per mille; 1927: 29,4; 1929: 27,2; 1932: 27,3), che, tenuto conto della mortalità non troppo forte (rispettivamente 16,2 per mille; 17,3; 17,1; 15,3) porta ad un incremento abbastanza alto (11,3 per mille; 14,1; 10,1; 12,0), pari a circa 27 mila persone ogni anno. Tra le diverse popolazioni i Russi e i Lituani si accrescono in modo notevole, scarsamente invece gli Ebrei e i Tedeschi.

Dal punto di vista etnico-linguistico la Lituania è uno stato abbastanza omogeneo essendo l'80,6% costituito da Lituani. Carattere distintivo, dato il mescolamento dei diversi tipi etnici, è l'uso del lituano (v. appresso). La corporatura di solito slanciata, con limitata tendenza alla pinguedine, il viso e il cranio allungato, gli occhi azzurri, i capelli biondi hanno infatti solo scarsa importanza. La minoranza più ingente è quella degli Ebrei (detti anche Litvacchi), il 7,1% della popolazione.

Questi vivono di preferenza nelle città (36,7% a Ukmergė; 35,8 a Panevežys; 27 a Kaunas e 25 a Šiauliai) e appaiono notevolmente russificati. In parte provengono dalla Russia meridionale (donde hanno portato qualche carattere distintivo, dovuto a rapporti con popoli mongoli), in parte dall'Occidente (specie dalla Germania). A questi ultimi si deve l'uso della parlata a entrambi comune, lo yiddish, come pure il lungo caffetano, che rispecchia forse ancora la veste tedesca del Medioevo. Sono in genere dediti al piccolo commercio e all'artigianato (sarti, calzolai, fabbri, panettieri).

Terzi per numero sono i Tedeschi (4,1%), che per metà circa costituiscono la popolazione del Territorio di Memel (secondo il censimento del 1925 nel Territorio il 43,5% della popolazione ha nazionalità tedesca), gli altri Tedeschi sono nei distretti confinanti con la Prussia orientale (Vilkaviškis, 10,3%) e nelle città. A differenza che in Lettonia essi non hanno mai avuto grande importanza e costituiscono una minoranza d'origine recente. Non così deve dirsi invece dei Polacchi (2,4%), i quali con i Lituani furono legati per tre secoli e mezzo da vincoli politici, prima in uno stato comune, e poi alle dipendenze della Russia. Essi rappresentavano nell'anteguerra gran parte della popolazione urbana ed erano soprattutto piccoli proprietarî; in parte essi sono ora emigrati nel loro territorio nazionale, in parte si sono dichiarati di parlata lituana essendo effettivamente bilingui, in piccolo numero infine abitano presso il confine con la Polonia (distretto di Trakai 12,1%; Kaunas 10,3). Se si prescinde da pochi Lettoni (0,7%), che abitano nei distretti settentrionali (Mažeikiai 4,2%), restano da ricordare soltanto i Russi (2,4%), che erano nell'anteguerra impiegati, militari e anche contadini, insediati di recente in proprietà vendute da nobili polacchi; in piccola misura abitano anche i distretti di NE. (con percentuali massime in quello di Zarasai, 14,6%), contigui territorialmente alle zone di parlata russa.

Si calcola che circa un terzo della popolazione di età superiore ai 10 anni non sappia né leggere né scrivere (44% nel 1923, entro i confini d'allora, escluso cioè il Territorio di Meme". L'analfabetismo è massimo tra i Russi, e nei distretti di SE., minimo tra i Lettoni, e sta rapidamente diminuendo con l'aumento del numero degli alunni nelle scuole primarie (da 45.540 nel 1919 a 257.890 nel 1933) e con l'introduzione nel 1930 dell'insegnamento obbligatorio.

Quanto ad occupazioni, di gran lunga prevalente è l'agricoltura. Tenuto conto che circa i due terzi della popolazione è considerata attiva, il 76,7 di questa è dedito al lavoro dei campi, il 6,4 all'industria, il 3,6 al commercio, mentre il 3,2 trova impiego nelle professioni liberali o dipende dallo stato. Nell'anteguerra l'agricoltura era pressoché l'unica occupazione dei Lituani, in quanto l'amministrazione era retta da Russi, il commercio esercitato da Ebrei. L'agricoltura è anche attualmente la professione che di gran lunga prevale tra i Lituani (85%), come pure tra i Lettoni (81%) e tra i Russi (78%), mentre per i Tedeschi il lavoro dei campi (58%) è accompagnato dall'industria (17%) e dal commercio (6%). Quest'ultimo costituisce la principale attività degli Ebrei, che trovano anche impiego nell'industria (soprattutto artigianato), mentre rifuggono dall'agricoltura (solo 6%). Un'altra differenza si nota nei riguardi dell'insediamento. Gli Ebrei vivono di preferenza nelle città con più di 2000 abitanti (63,5%) e nei villaggi, i Tedeschi nelle campagne e nelle città (34,7%), mentre la popolazione lituana e slava è per la massima parte agricola (rispettivamente 83,3 e 82% in località inferiori ai 200 ab.).

Distribuzione della popolazione. - Amministrativamente lo stato si divide in 29 distretti (apskritis), che hanno un'estensione media di 2420 kmq., che va da un massimo di 6018 (Šiauliai) a un minimo di 815 (Šilutė); vi sono inoltre 6 città aventi diritti eguali a quelli del distretto. La popolazione risulta nel complesso distribuita in modo uniforme; le minori densità si notano nelle bassure (specie di Lavena-Nevėžis) e nei dintorni di Kaunaṡ, le maggiori nel Territorio di Memel, nella Lituania di SO. e in genere nelle zone asciutte e lungo i fiumi. Lo stato è inoltre suddiviso in 332 comuni, con una superficie media di 161,7 kmq.; esistono anche 24 città con diritti eguali a quelli dei comuni.

Insediamento. - Date le scarse modificazioni apportate dall'uomo, l'insediamento e le manifestazioni ad esso connesse (case, strade, campi, ecc.) formano non già una copertura continua come avviene nei paesi dove l'aspetto naturale è stato completamente trasformato, ma una rete che risulta più o meno fitta in rapporto con le vicende storiche. In tutta la Lituania occidentale e specialmente nella Samogizia e nella zona posta lungo il Nemunas (salvo il tratto più meridionale) prevalgono le case sparse; questo tipo d'insediamento prevale anche a oriente (distretti di Ukmergė, Utena, ecc.), mentre al centro, specie a est di Šiauliai, e a SE. di Kaunas prevale l'insediamento in villaggi. Nella Lituania occidentale le case sparse sono d'origine recente, essendo state create tra il 1850 e il 1880, quando si è iniziato un più intenso sfruttamento del paese; per lo più la distribuzione è regolare, quasi a reticolato; l'insieme di esse conserva poi il nome del villaggio da cui sono venuti i coloni. Anche nei boschi le abitazioni si presentano spesso isolate, al centro di radure ottenute col diboscamento. Dove è diffuso il villaggio questo assume assai spesso una forma allungata con le case disposte ai due lati della strada. Anche questa forma d'insediamento non dipende né da differenze di suolo o di clima, né da influenze etniche, ma è da riconnettersi con la riforma agraria intrapresa tra il 1548 e il 1569 da Sigismondo Augusto. Frequente è anche il villaggio ammassato (kaimas), da riconnettersi con abitazioni di nobili, sorte intorno al 1400, le quali rappresentavano anche prima che nel 1861 fosse abolita la servitù, delle oasi di lavoratori liberi; questo tipo è più frequente a N. e al centro del paese, meno a S. e ai lati.

La statistica lituana distingue 4 tipi d'insediamento: le abitazioni isolate (vienkiemis), i villaggi (kaimas), le cittadine (miestielis) e le città (miestas). Nei casali, detti impropriamente villaggi, e nelle case sparse vive il 76,8% della popolazione; nelle cittadine (che sarebbe forse meglio chiamare villaggi) l'8,3%; nei centri con più di 2000 ab. (in tutto 45) il 15,8%. Quello che le statistiche chiamano villaggio è un piccolo aggruppamento di carattere agricolo di 20-25 ab., formato da 4-5 case, talora allineate lungo la strada, tal'altra aggruppate attorno a una sorgente o a un corso d'acqua. Manca però qualsiasi manifestazione diversa dall'agricoltura e tutto quanto può occorrere per i bisogni della casa deve essere acquistato alla cittadina, nome con cui viene designata qualsiasi località dove sia una bottega e una chiesa, dove quindi esiste una percentuale, sia pur piccola, di persone che si dedicano a un'attività diversa dal lavoro dei campi. Queste cittadine distano di regola una dall'altra da 10 a 15 km. costituendo dei piccoli centri economici e dei luoghi di mercato, mantengono questa distanza anche quando la popolazione è più rada, con la sola differenza che in questo caso il centro diventa più piccolo. Le città (cioè i centri con più di 2000 ab.) si differenziano alla loro volta per una maggiore densità delle case e per l'accostamento parete con parete di alcune di esse. Solo 5 città contano una popolazione superiore ai 10 mila abitanti, Kaunas, Memel (in lituano Klaipėda), Šiauliai, Panevežys e Ukmergė. Panevežys, che conta 20.774 ab. ed è posta tra i due bacini di Lavena e di Nevėzis, si trova su un'importante strada est-ovest che valica in questo punto una soglia obbligata tra Daugavpils e Šiauliai. Ukmergė (11.451 ab.) è pure su una strada molto frequentata che viene da Augustovo e prosegue per il confine lettone e serve per gli scambî tra il bacino di Lavena e il Dosso Baltico. È poi da ricordare Marijampolė (9488 ab. nel 1923 e 10.043 nel 1932), a S. di Kaunas, che prende nome dalla congregazione dei padri mariani ivi fondata nel 1750, su una linea secondaria che si riallaccia alla Berlino-Kaunas, notevole centro scolastico che ospita 4 scuole medie con 1570 alunni, cioè il 15% del totale degli abi tanti. Altri centri minori sono Kedainiai (7809 ab.), Vilkaviškis (7634 ab.) e Alytus (7439 ab.). Lungo il mare sono discretamente frequentati anche da stranieri (1931: 14.150 ospiti) i centri balneari di Palanga (2187 ab.) e di Nida; è infine da ricordare la stazione di cura di Birštonas, sul Nemunas.

Condizioni economiche. - I caratteri che differenziano la Lituania dagli altri stati europei sono la sua economia prettamente agricola, l'alta percentuale di persone occupate nel lavoro dei campi e che vivono a contatto di questi, la proverbiale sobrietà degli abitanti, la scarsa importanza d'ogni attività industriale, l'inesistenza, se si prescinde da Kaunas e da Memel, di centri cui si possa attribuire il nome di città. Il ritmo della vita economica, a causa della posizione periferica del paese, del lungo isolamento e delle mediocri comunicazioni, risulta, legato com'è in modo esclusivo ai lavori della terra, più tardo che altrove; e quindi anche i mutamenti che si sono avuti durante e dopo la guerra mondiale, come pure gli adattamenti più recenti connessi con la ricostruzione dello stato e con la riforma agraria, non hanno portato che lente trasformazioni.

L'agricoltura è esercitata in forma abbastanza intensiva avendo a sua disposizione vaste superficie di terreno arabile (49,6 per cento del territorio, contro 27,8 in Lettonia, 23,4 in Estonia e solo 6,1 in Finlandia), di cui circa tre quarti viene posto annualmente in lavoro. Tra i cereali, che occupano i tre quinti delle terre arabili, la segala è quella che trova le condizioni più favorevoli, quindi l'orzo e il frumento; quest'ultimo nell'anteguerra si estendeva su un'area che era valutata ad appena un sesto di quella della segala, mentre ora la superficie è di poco inferiore alla metà. Connessa con il fiorente allevamento è l'estensione dell'avena, che occupa il secondo posto dopo la segala. Per l'alimentazione dei contadini hanno poi grande importanza la patata, i piselli e i fagioli, mentre articolo di esportazione deve considerarsi il lino, la cui coltura è ora in regresso.

L'agricoltura era condotta nell'anteguerra con metodi antiquati e il rendimento unitario per ettaro era piuttosto basso, in relazione col fatto che la produzione della Russia meridionale era tanto ingente e a buon mercato, che non era conveniente intensificarla in queste regioni più settentrionali. Il nuovo stato ha procurato di agevolare l'introduzione di macchine agricole, il miglioramento delle sementi e l'uso dei concimi, ma le condizioni restano ancora a un livello più basso che nella vicina Prussia orientale e nel Territorio di Memel. Quanto a condizioni agricole le zone meglio coltivate, oltre che nel Territorio di Memel, si trovano nei dintorni di Kaunas e nella Lituania di SO., mentre verso NE. il terreno paludoso e verso E. i molti laghi male si prestano all'intensificazione delle colture. Il terreno agrario, diverso da zona a zona, a seconda si tratti di morena di fondo, di morena superficiale, di sabbia deposta in un lago o di terreno alluvionale, è quasi sempre molto ricco di calce, perché da poco tempo soggetto a disfacimento.

Notevole importanza, per quanto sia stata applicata in modo meno radicale che in Estonia o in Romania, confinanti entrambe con la Russia, ha avuto la riforma agraria. Già nell'anteguerra vi era la tendenza a passare da un regime di grande proprietà a un regime di media proprietà, ma questo tornava a svantaggio della popolazione lituana, in quanto la ripartizione dei fondi veniva fatta a favore dei contadini russi. La riforma, che è stata approvata il 3 aprile 1922, e che ha avuto ad un tempo i caratteri di provvedimento sociale e nazionale, in quanto ha favorito il contadino lituano a spese delle minoranze, ha disposto che le proprietà non devono essere superiori a 80 ha.; le quantità eccedenti, come pure quelle confiscate a persone che hanno agito contro lo stato, devono essere suddivise in porzioni tra gli 8 e i 20 ha., a favore di privati o di enti (scuole ed ospedali). Un temperamento alla riforma si è avuto poi nel novembre 1929, autorizzando il possesso di beni fino a 150 ha.; il termine dell'applicazione che doveva essere il 1928, è stato inoltre prorogato al 1938. Già nel 1922 vennero assegnati 64.671 ha. e costituite 222 nuove proprietà, 383 ne vennero costituite l'anno successivo, 1448 nei due seguenti (1924-25), in modo che al principio del 1927 i terreni assegnati salirono a 4922 kmq., per toccare i 7095 alla fine del 1930. In tutto il paese il censimento agricolo del 30 dicembre 1930 ha contato 308.660 proprietà agricole, di cui 21.290 minori di un ettaro. Il restante è per il 19,1% costituito da proprietà di 20-30 ha., il 17,6% tra 30-50 ha., il 13,2% tra 15-20, il 9,8% tra 50-100, il 9,7% tra 12-15 e il 7,0% tra 10-12. L'insediamento dei nuovì coloni fu disposto di preferenza in dimore isolate, in fattorie e in casali; di questi ne vennero creati circa 2000 (con 10 mila abitazioni) per 43 mila contadini. Dopo questi provvedimenti si è avuto un notevole aumento della produzione, anche perché è andato sempre più diffondendosi il cooperativismo e notevole è stato l'impiego di capitali da parte dei Lituani d'America. La riforma ha poi spinto a un'importante trasformazione per quanto riguarda l'allevamento del bestiame che, un tempo trascurato, costituisce ora, accanto al legname, la principale ricchezza del paese. Esso è molto agevolato dalle vaste zone a prato (13,7% del territorio) e a pascolo (11,8).

Rispetto all'anteguerra gli equini (589.000 capi nel 1932) sono aumentati del 52%, i bovini (1.154.000 capi nel 1932) del 60, i suini (1.233.000 nel 1932) del 220, gli ovini (625.000 capi nel 1932) del 101%. In rapporto con le stagioni umide o asciutte e con i vincoli imposti all'esportazione si notano di anno in anno degli sbalzi abbastanza notevoli, ma la tendenza generale è quella di migliorare la razza e di industrializzare i prodotti. Il valore del bestiame esportato è salito da 35 milioni di litas nel 1928 a 70,1 milioni nel 1931; la produzione del burro da 9016 q. nel 1927 a 81.414 nel 1931. Dell'esportazione del bestiame si occupa la cooperativa Maistas, del burro l'unione delle latterie, detta Pienocentras. In aumento sono anche gli animali da cortile, specie le oche.

Modesto è invece il valore dei prodotti della pesca: nel 1929-30 la pesca marittima ha fruttato 2160 mila kg. di pesce e quella dei laghi e dei fiumi interni 715 mila kg., per un valore complessivo di 3 milioni e mezzo di litas.

La superficie forestale risulta piuttosto modesta, essendo valutata a 8794 kmq., di cui 7667 demaniali, 795 di proprietà privata e 332 nel Territorio di Memel. L'esportazione di legname, che deve lottare con la concorrenza dei paesi vicini, è ostacolata dalle non buone comunicazioni interne. Grande importanza ha avuto l'acquisto del porto di Memel, che è ben attrezzato per la lavorazione del legno, in modo da poter spedire tavole, cellulosa e carta. L'esportazione è aumentata da 54,2 milioni di litas nel 1926 a 72,5 nel 1928 e ha sfiorato i 100 milioni nel 1930 (38,3 di cellulosa, 15,8 di legno per impellicciatura, 15,3 di tavole, 11,7 di legno da carta e il resto legno tagliato o legno greggio). Lo sfruttamento annuo si aggira sui 2,1 milioni di mq. e buona parte serve anche all'interno.

Data l'estesa coltre morenica e l'esistenza, sotto di questa, di terreni uniformi di età piuttosto recente, la Lituania non possiede ricchezze minerarie. Il clima umido e l'irregolare regime idrografico ha fatto sì che nelle paludi si sia potuta formare della torba. I maggiori depositi sono quelli di Amalva, presso Marijampole (3340 ha., con una potenza di 3-8 m.) e di Sulinkiai (2208 ha.;. potenza da 4 a 8 m.). L'estrazione, che solo in piccola parte è fatta con mezzi meccanici, si aggira sulle 100 mile tonn. Lungo il mare, tra Memel e Palanga, viene raccolta l'ambra (1930; 270.317 grammi), che è poi lavorata da un centinaio di operai e dà luogo a un'esportazione annua di 256 mila litas (media degli ultimi 5 anni).

L'industria, che deve adattarsi alle condizioni economiche locali e procurare più che altro di servire ai bisogni del mercato interno o di trasformare qualche prodotto agricolo, ha in Lituania scarsa importanza. Prima della guerra la Russia aveva limitato l'attività economica di questa provincia di confine ad alcune fabbriche di cuoi a Šiauliai (con 1000 operai), ad alcune officine metallurgiche (fabbrica di viti, con 1600 operai, e fabbrica di serramenti con 800, entrambe a Kaunas) e a fabbriche di birra, le quali esportavano poi i prodotti verso l'interno del paese. La scarsa capacità d'acquisto degli abitanti e l'inesistenza d'una vita cittadina faceva sì che bastassero ai bisogni locali piccole distillerie, mulini, segherie, fabbriche di mattoni, di mobili e di fiammiferi. Nel dopoguerra la struttura economica è alquanto mutata; le fabbriche di cuoio e le officine metallurgiche, chiuso il mercato russo e polacco, hanno dovuto adeguarsi ai bisogni interni, mentre d'altra parte il risveglio dell'agricoltura ha fornito all'industria alcuni prodotti da trasformare; ne è conseguito che se il numero degli operai si mantiene pressoché eguale, l'industria risulta maggiormente variata. La mancanza di operai specializzati (salvo per il legno), la scarsezza di capitali, la possibilità di contare su un mercato alquanto modesto, non consente di prevedere uno sviluppo molto maggiore.

L'industria e l'artigianato dànno impiego complessivamente a 110 mila persone, di cui 33 mila occupate nella sola industria. Solo 83 imprese, contando più di 50 addetti, hanno una qualche importanza (11.150 operai); vi sono poi 227 imprese con più di 15 e meno di 50 operai e 790 imprese con più di 5 e meno di 15. Sono al primo posto le fabbriche di generi alimentari (mattatoi di bestiame, fabbriche di bacon e di conserve di carne, latterie, mulini, fabbriche di birra, distillerie), quindi quelle che si occupano della lavorazione del legno, l'industria poligrafica e della carta, l'industria tessile (lavorazione della lana e del lino, ora in progresso: prodotti per 36 milioni di litas nel 1931), l'industria meccanica e metallurgica e quella dell'abbigliamento. La penultima e la terz'ultima di queste industrie sono però ancora ben lungi dal coprire il fabbisogno interno. Il maggior numero di imprese si trova a Memel e poi a Kaunas. Un grande zuccherificio è stato aperto nel 1931 a Marijampolė (produzione 1932: 9370 tonn.) e una fabbrica per la carne conservata nel 1932 a Šiauliai.

Commercio e comunicazioni. - Gli scambî con l'estero per le scarse risorse del paese e per la grande sobrietà degli abitanti (connessa in parte con l'inesistenza d'una vita cittadina) sono piuttosto limitati. In questi ultimi anni gli scambî risultano in pareggio o sono lievemente vantaggiosi per la Lituania.

Se si tien conto che il saldo diventa ancora più attivo per le rimesse degli emigranti (in media 35 milioni di litas ogni anno) e che gran parte del denaro eccedente è impiegato nei campi, vien fatto di poter considerare come ormai assicurata la vitalità economica della Lituania.

Tra le merci esportate prevalgono i prodotti agricoli, forestali e dell'allevamento; il legno e il lino, che erano nell'immediato dopoguerra ai primi posti (1920: 40 e 34% delle esportazioni), sono stati progressivamente sostituiti con prodotti animali. Nel 1931-32 troviamo ai primi tre posti le carni di maiale (specie lardo: 81,6 e 56,8 milioni di litas), il burro (47,2 e 41,8 milioni) e la cellulosa (12,1 e 19,4 milioni); seguono suini, uova, lino, legno in tavole. Quanto alle importazioni sono di gran lunga al primo posto le merci lavorate, costituite da fili e filati d'ogni specie, tessuti di lana e di cotone, caucciù, macchine ed apparecchi; anche le materie greggie come il ferro, il carbone (per le ferrovie), i concimi, il cemento, le essenze minerali entrano per una porzione notevole, mentre il fabbisogno di prodotti alimentari si limita allo zucchero, alle aringhe, a grassi ed olî animali e talora (nelle annate cattive) a un po' di cereali. Nel 1931-32 troviamo ai primi quattro posti i tessuti (per 40,8 e 19,1 milioni di litas), macchine e automobili (22,5 e 11,6 milioni), carbone (13,3 e 9,9 milioni), filati e confezioni (12,4 e 10,7 milioni); seguono concimi, nafta, zucchero e ferro.

Ai primi posti tra i paesi compratori di prodotti lituani sono la Germania (45,9% del valore nel 1931 e 39,1 nel 1932) e la Gran Bretagna (rispettivamente 33,1 e 41,4) e poi a distanza la Lettonia (5,4 e 2,3), il Belgio, l'U. R. S. S. Tra i paesi fornitori è pure al primo posto la Germania (47% del valore nel 1931 e 40,2 nel 1932), quindi la Gran Bretagna (7,0 e 10), la Cecoslovaechia (7,0 e 7,5), l'U.R.S.S. (6,0 e 6,1) e poi la Lettonia e l'Olanda. Un trattato commerciale italo-lituano è stato firmato il 17 agosto 1927. Nel 1932 l'Italia ha comprato per 674 mila litas (specie cellulosa e carni) e ha venduto per 3,9 milioni (tessuti, filati, riso, legumi).

Circa un terzo delle esportazioni e due quinti delle importazioni passano per il porto di Memel, posto presso un'apertura che mette in comunicazione, alla sua estremità settentrionale, il Kursches Haff del Baltico, presso la foce del piccolo fiume Dange. Prima della guerra il porto era chiuso alle spalle dal confine russo e serviva prevalentemente per l'esportazione del legname, che vi perveniva per via fluviale dal bacino del Nemunas per il rifornimento del retroterra lituano (1910-1913: importazione media annua 338 mila tonn. ed esportazione 387 mila); nel dopoguerra, passato il territorio di Memel alla Lituania, il porto ha acquistato notevole importanza, soprattutto per il rifornimento di materie prime.

L'aumento delle esportazioni nel 1932 dipende in gran parte dal progressivo sviluppo delle esportazioni russe. Nel 1923 erano entrate nel porto 652 navi stazzanti 211 mila tonn., nel 1930 960 con 499.800 tonn., nel 1932 1113 con 519.700 tonn. Per il 40% il traffico viene esercitato da navi tedesche, quindi svedesi, inglesi, danesi, olandesi. Tra le importazioni è al primo posto il carbone 31 mila tonn. nel 1932) che proviene da Danzica e dall'Inghilterra e che serve sia alle fabbriche di cellulosa di Memel e di Tilsit, sia alle ferrovie lituane; quindi la pirite di ferro (41 mila tonn.), prevalentemente importata dalla Svezia e dalla Spagna, i concimi (28 mila tonn.), che vengono, dall'Olanda, dal Belgio e dalla Germania, il cemento (61 mila tonn.) e poi pietra calcarea, petrolio, benzina, aringhe, zucchero. Tra le merci esportate è al primo posto la cellulosa, assorbita in prevalenza dalla Germania, dall'Inghilterra e dalla Spagna, poi il legno squadrato e poi carne, burro, lino. Per via fluviale e lagunare sono entrate a Memel nel 1932 130.700 tonn. di merci.

Marina mercantile. - La marina mercantile inscritta nelle 45 miglia di litorale lituano, ridotta nel 1920 a sole 45 navi per tonnellate 8015, si è andata gradatamente avvicinando alle cifre prebelliche (1914: navi 333 per tonn. 8800). L'istituzione, avvenuta nel 1924, di un servizio settimanale regolare merci e passeggeri Londra-Memel (via Liepāja o Danzica) da parte della società britannica United Baltic Corporation, stimolò ancor più il sentimento nazionale lituano, propenso sempre verso la costituzione di una marina mercantile nazionale. Nel 1929 si costituì la Lietgar (flotta: due piroscafi). Nel 1930 la United Baltic diede ogni garanzia agli enti parastatali lituani circa il trasporto dei loro prodotti carnei sul mercato britannico, cosicché la Lituania rinunciò all'acquisto di materiale navale. Il cabotaggio è riservato alla bandiera; soltanto le navi tedesche, in base al trattato di commercio ratificato nel 1929, possono parteciparvi a patto di reciprocità.

Un sicuro miglioramento delle condizioni agricole e un progressivo sviluppo degli scambî sarà certamente possibile se le comunicazioni interne saranno nel futuro migliorate e trasformate. Lo stato attuale di esse in parte si spiega con le avverse condizioni naturali (scarsa disponibilità di ciottoli; idrografia mal regolata; umidità del terreno, soprattutto dopo il disgelo), in parte con le passate vicende politiche. Essendo infatti la Lituania, quando essa dipendeva dalla Russia, una provincia di confine, le poche strade a fondo artificiale erano state costruite con intenti militari; inoltre, per quanto riguarda le ferrovie, si era sempre avuto riguardo soltanto al transito, senza tener conto dei bisogni locali. Se si aggiunge che il centro della rete ferroviaria era Vilna è facile comprendere in quale disagiata situazione è venuta a trovarsi la Lituania.

La rete ferroviaria ha ora (1932) una lunghezza totale di 2304 chilometri, di cui 1812 a scartamento normale (introdotto nel paese durante l'occupazione tedesca), il resto a scartamento ridotto. È stato calcolato che soltanto un quarto del territorio dello stato è lontano meno di 5 km. dalla ferrovia, mentre il 18,6 per cento dista da 5 a 10 km., il 30,4 da 10 a 20 km., il 17,1 da 20 a 30 km. e il 12,1 oltre i 30 km. Un miglioramento si è avuto con l'aggregazione del territorio di Memel e soprattutto con la costruzione della linea Šiauliai-Telšiai-Kretinga (ferrovia della Samogizia, lunga 127 km., inaugurata nel 1932), la quale ha fatto scomparire l'inconveniente assai grave di costringere il viaggiatore che voleva recarsi per la via più breve dalla capitale al massimo porto del paese a passare per territorio tedesco (Tilsit) o lettone (Priekule), essendo più lungo il percorso nell'interno del paese (via Šiauliai-Pagěgiai). Anomalie singolari continuano però a sussistere nella rete; così, per andare da Panevežys a Joniškelis, che distano in linea d'aria 40 km., occorre passare per Siauliai, percorrendo un tragitto di 240 km., con la necessità d'un soggiorno fuori di casa di due o tre giorni; lo stesso si dica delle comunicazioni tra Ukmergė e Anykščiai, che comportano un tragitto di 360 km., per una distanza di soli 70. Tale inconveniente però è ormai eliminato per il rapido sviluppo assunto dalle reti di autobus. Le linee ferroviarie più importanti che servono anche al traffico internazionale di transito, sono quella che dal confine tedesco (Eydtkuhnen) attraverso Kaunas e Šiauliai conduce al confine lettone, la linea Tilsit-Šiauliai e la Šiauliai-Panevežys-Daugavpils. I treni sono però lenti; basti ricordare che il tratto Virbalis-Joniškis (288 km.; linea di grande comunicazione Berlino-Leningrado) richiede 5 ore e mezzo. Per quanto il numero delle automobili sia ancora assai scarso (1932: 2092), si è cercato di estendere il più possibile la rete dei servizî automobilistici e Kaunas è unita con questo mezzo a 40 località dei dintorni.

Le strade ordinarie mantenute artificialmente sono appena 1695 km. (1928), la quale cifra però sta aumentando essendo in esecuzione il programma di 3000 km. di nuove strade. D'inverno è possibile percorrere il paese in ogni direzione con le slitte; assai mediocri sono le strade nell'interno dei villaggi.

Quanto alle vie navigabili la lunghezza è di 491 km., di cui circa 400 spettano al Nemunas, 45 al Nėris, 21 al Nevężis e 25 al Canale Guglielmo che permette le comunicazioni, attraverso il Kurisches Haff, tra il delta del Nemunas e Memel; è da aggiungere poi che su 2200 km. è possibile la fluitazione del legname. Un servizio giornaliero per passeggeri sul Nemunas funziona nei mesi estivi tra Kaunas e Jurbarkas.

Kaunas è ora toccata dalla linea aerea Berlino-Mosca.

Una buona rasegna delle principali pubblicazioni apparse durante la guerra e nel dopoguerra, fino al 1928, è stata preparata da M. Friederichsen per il Geographisches Jahrbuch (XLIII, 1928, pp. 66-81).

L'opera geografica più notevole sulla Lituania è ancora oggi il volume di H. Mortensen, Litauen. Grundzüge einer Landeskunde, Amburgo 1926. La geografia economica è più particolarmente trattata dallo stesso autore nel capitolo Estland, Lettland und Litauen del trattato dell'Andrèe (Geographie des Welthandels, I, pp. 1029-68). Al Mortensen si deve pure, oltre a numerosi articoli, una carta oro-idrografia del paese alla scala 1 : 750 mila, in collaborazione con U. A. Ozelie e M. Friederichsen. Quest'ultimo ha preparato una descrizione sintetica del paese nel volumetto Finnland, Estland und Lettland, Litauen (Breslavia 1924); Un'altra consimile è nello scritto di M. Haltenberger, Die Baltischen Länder, Lipsia e Vienna 1929. Copiose descrizioni generali, di minor valore geografico, si hanno in inglese, a cura di A. Meyer Benedictsen, Lithuania. The awakening of a Nation, Copenaghen 1924; O. Rutter, The New Baltic States and their future; an account of Lithuania, Latvia and Estonia, Londra 1925; E. J. Harrison, Lithuania, Londra 1928; E. G. Woods, The Baltic Region; a study in physical and human geography, Londra 1932. In italiano si veda: N. Turchi, La Lituania nella storia e nel presente, Roma 1933; E. Migliorini, Note geografiche sulle condizioni attuali degli Stati Baltici, I: Lituania, in Bollettino della R. Società geografica italiana, 1932. In francese: A. Bossin, La Lithuanie (Coll. Les Etats contemporains, Parigi 1933).

Per la geologia si veda M. Kaveckis, Grundriss der Geologie Litauens, in Vytauto Didžiojo Universiteto Matematikos-Gamtos Fakulteto Darbai 1930-31, V (1931); J. Oschmian, Aperçu général sur la géologie de la Lithuanie, Parigi 1931. Per il clima K. Pakštas, Le climat de la Lithuanie, Memel 1926. Per la storia naturale: E. Stechow, Beiträge zur Natur- und Kulturgeschichte Litauens und angrenzender Gebiete, Monaco 1922-32.

Per la parte economica riusciranno particolarmente utili le pubblicazioni ufficiali lituane. Tra queste è da ricordare l'Annuario statistico (Lietuvos statistikos metraštis, del quale sono stati pubblicati finora cinque volumi (v: 1932); utili riusciranno anche il Bollettino statistico (Statistikos Biuletenis), pubblicato a partire dal 1923, nonché il volume dei risultati del censimento della popolazione del 1923 (Kaunas 1926) e di quello dell'agricoltura del 1930 (Kaunas 1932). Si veda anche un riassunto dei dati principali in un atlante statistico preparato in occasione del decennale della liberazione della lituania (La Lithuanie en chiffres, 1918-28. Album de diagrammes, Kaunas 1929); utile è pure la rassegna annuale Visa Lietuva. Un'elaborazione di questi dati offrono gli scritti di C. Poralla, Litauen, in Osteuropäische Länderberichte, Breslavia 1927; F. Stöhr, Die Wirtschaft der Republik Litauen in ersten Jahreszehnt ihres Bestehens, Erlangen 1930; F. Kürbs, Die Osteuropäischen Staaten als Staats- und Wirtschaftskörper, Stoccarda 1931; O. Losch, Litauen, eine wirtschafts-geographische Darstellung, Königsberg 1932. Per l'agricoltura si veda: B. Skalweit, Die Landwirtschaft in den litauischen Gouvernements, ihre Grundlagen und Leistungen, Jena 1918; La riforma agraria in Lituania, in Rivista internazionale d'agricoltura, XX (1929); J. Krikščiunas, Die litaurische Landwirtschaft, Kaunas 1933. Per l'insediamento: O. Schmieder, Litauen, nella Miscellanea Hettner, Breslavia 1921, pp. 81-102 e l'opera di W. Essen, Die ländlichen Siedlungen in Litauen mit besonderer Berücksichtigung ihrer Bevölkerungsverhältnisse, Lipsia 1931.

Ordinamento dello stato.

Ordinamento costituzionale. - Secondo la costituzione del 15 maggio 1928 lo stato lituano è una repubblica indipendente. L'art. 4 stabilisce che il territorio di esso è "costituito dall'insieme di quelle terre le cui frontiere sono descritte dai trattati internazionali finora stipulati dallo stato"; questa disposizione mira a disconoscere la decisione della conferenza degli ambasciatori del 15 marzo 1923, che ha attribuito Vilna alla Polonia. Infatti l'art. 5 dichiara che Vilna è la capitale della Lituania, ma che la capitale può essere trasportata provvisoriamente altrove in seguito a legge speciale.

I poteri dello stato sono esercitati: 1) dal parlamento (seimas) eletto a suffragio universale, uguale, diretto e segreto secondo il sistema proporzionale. È eletto per 5 anni, fa le leggi e dichiara la guerra; 2) dal governo, costituito del presidente della repubblica e del consiglio dei ministri. Il presidente della repubblica è eletto per 7 anni da speciali rappresentanti della nazione fra i cittadini i quali abbiano compiuto 40 anni; promulga le leggi, ma ha diritto di restituirle al seimas per un secondo esame, dopo il quale deve in ogni caso promulgarle se sono state approvate con una maggioranza di almeno ⅔ di tutti i membri dell'assemblea; nomina e revoca i ministri e il controllore di stato; ha diritto di sciogliere il seimas; 3) dai tribunali.

Alle città e ai comuni rurali è garantito il diritto d'autonomia nei limiti fissati dalle leggi. I cittadini, appartenenti alle minoranze nazionali che costituiscono una parte notevole della cittadinanza, hanno diritto, nei limiti fissati dalle leggi, di dirigere su basi autonome gl'interessi della loro cultura nazionale (istruzione popolare, beneficenza, mutualità).

È riconosciuta completa libertà a tutte le istituzioni confessionali esistenti, le quali posseggono anche la personalità giuridica. Per iniziativa del governo o di 50.000 elettori può essere concesso il referendum sopra una legge approvata o respinta dal seimas. Le proposte di modificazioni alla costituzione devono essere approvate dal seimas con una maggioranza non inferiore ai 3/5 di tutti i membri di esso: ma sulle decisioni del seimas può esser chiesto il referendum dal presidente della repubblica o da 50.000 elettori.

Culti. - La grande maggioranza della popolazione è cattolica. Nel 1926 fu riorganizzata la gerarchia, istituendo la provincia ecclesiastica di Kaunas, con suffraganei Kaišedorys, Panevėžys, Telšiai, Vilkaviškis; e la prelatura nullius di Klaipėda (Memel), nel cui territorio tuttavia la maggioranza è di protestanti (luterani). La chiesa evangelica lituana è organizzata in due sinodi, uno lituano, l'altro tedesco. Vi è un arcivescovo greco-ortodosso. Secondo il censimento del 1923 si avevano: cattolici, 1.739.393; Ebrei, 155.125; luterani, 66.578; greco-ortodossi, 55.074; altri, 12.801.

Esercito. - Il bilancio della guerra ammontava, nel 1930, a litas 46.500.000, pari a lire italiane 89.740.000 ed al 16,8% del bilancio generale. Comandante supremo dell'esercito è il presidente della Repubblica, che delega la sua autorità in tempo di pace al ministro della difesa nazionale, in tempo di guerra ad un generale comandante in capo.

L'esercito si compone dell'esercito di linea e di forze ausiliarie. L'esercito di linea comprende: grandi unità (3 divisioni, ognuna di 2 o 3 reggimenti di fanteria, 1 reggimento artiglieria da campagna, una compagnia telegrafisti, servizî); cavalleria (1 brigata di 2 reggimenti); artiglieria non indivisionata (1 gruppo pesante campale, i sezione contraerei); truppe tecniche (genio zappatori, pontieri, truppe dei collegamenti, ferrovieri); carri d'assalto; autoblindomitragliatrici; 2 treni blindati; aeronautica (6 squadriglie; 1 squadriglia d'istruzione, servizî). Le forze ausiliarie (società dei franchi tiratori) hanno, in pace, il compito dell'educazione fisica e premilitare della gioventù; in guerra, gli stessi compiti dell'esercito di linea. Esse comprendono: unità "combattenti" (costituite, sino dal tempo di pace, su distaccamenti misti delle varie armi) e unità "di retrovia".

Nell'esercito di linea, il servizio militare è obbligatorio dal 21° al 50° anno. Ferma: 18 mesi. Al termine della ferma, i militari vengono ascritti alla 1ª riserva (fino a 28 anni), poscia alla 2ª riserva (fino a 35 anni); vengono successivamente trasferiti alla 1ª riserva territoriale (sino a 40 anni) ed alla 2ªa riserva territoriale (sino a 50 anni). Nelle forze ausiliarie, i militari fanno parte delle unità combattenti sino al 45° anno; sono poscia ascritti alle unità di retrovia.

Finanze. - Bilanci e debito pubblico. - Il sistema finanziario della Lituania comprende le finanze dello stato, le finanze del territorio di Klaipeda (Memel), che gode di un regime autonomo, e quelle municipali, pure in parte autonome. I principali cespiti di entrata del bilancio dello stato sono i tributi indiretti (e specialmente i dazî doganali che da soli dànno 1/5 circa dell'entrata complessiva), il prodotto delle imprese di stato, il reddito del demanio e le imposte dirette. Le spese più importanti sono quelle erogate per i trasporti e le vie di comunicazione e per la difesa nazionale, l'agricoltura e l'istruzione pubblica. Due terzi circa delle entrate del territorio di Klaipėda sono dati dalle imposte dirette e indirette (tra cui figura anche il contributo annuale del governo centrale stabilito nella misura del 6,7% del gettito complessivo dei monopolî, delle accise e dei dazî doganali); e particolare importanza hanno le spese per l'istruzione pubblica, per il culto e per l'assistenza pubblica. Le imposte sugli immobili costituiscono a loro volta il più importante capitolo di entrata dei bilanci municipali.

È notevole lo sviluppo progressivamente verificatosi nelle entrate e nelle spese dello stato lituano (in milioni di litas):

Il bilancio del territorio di Klaipėda si aggira sui 18 milioni e i bilanci municipali sui 23-25. Al 31 dicembre 1932 il debito pubblico estero (con gli Stati Uniti e con l'Inghilterra) ammontava a 147,9 milioni di litas e il debito interno a solo 0,8 milioni (d'altra parte lo stato ha concesso crediti a privati e organizzazioni per circa 100 milioni a favore dello sviluppo dell'agricoltura e delle foreste).

Moneta e credito. - Dal 1° ottobre 1922 la Lituania ha avuto una sua unità monetaria, il litas (pari a 0,150.462 grammi d'oro fino) che sostituì i marchi tedeschi e le altre monete (ostrubel, ostmark, auksinias) messe in circolazione dalle autorità germaniche durante l'occupazione. Il sistema monetario attuale è quindi su base aurea e la circolazione è costituita da biglietti di banca aventi corso legale e convertibili su domanda, a scelta della Banca di Lituania, in oro coniato o in verghe o in divise estere apprezzate. Il privilegio dell'emissione, con l'obbligo di tenere una riserva aurea di almeno ⅓ della circolazione (in realtà tale limite è stato sempre superato e le riserve hanno oltrepassato spesso l'80% della circolazione), fu riservato per 20 anni alla Banca di Lituania, entrata in funzione dall'ottobre 1922 e organizzata come una società per azioni. Al 31 dicembre 1932 i biglietti in circolazione ammontavano a 96 milioni di litas e la riserva a 49 in oro e 16 in divise estere.

Le principali banche, dopo l'istituto d'emissione, sono la Banca fondiaria che sovvenziona con crediti ipotecarî a lungo termine l'agricoltura e un gruppo di 5 banche private per azioni che esercitano il credito a breve scadenza, soprattutto a favore del commercio.

Istruzione pubblica. - Lo stato, subito dopo la sua risurrezione, ha provveduto con uno slancio senza pari alla diffusione della cultura. Il 16 febbraio 1922 è stata fondata a Kaunas un'università, che ha ora 7 facoltà (teologia e filosofia, teologia evangelica, scienze umanistiche, giurisprudenza, matematica e scienze, medicina, tecnica); due anni e mezzo dopo è sorta la scuola superiore agricola di Dotnava. L'insegnamento secondario è impartito in 51 licei. Vi sono poi alcune scuole secondarie di 4 classi, 25 scuole professionali e 12 scuole normali. L'insegnamento primario è impartito in 350 scuole dello stato, 2141 scuole comunali e 97 private.

Etnografia e folklore.

Da tempo antico vicini degli Slavi, i Lituani hanno sostenuto contro di questi, nel corso dei secoli, lotte coraggiose e ostinate, e dal sec. XI al XV mantennero una propria individualità statale. In seguito all'unione della Lituania con la Polonia subirono forti influssi della civiltà occidentale. Intorno al 1700 la popolazione era così decimata da guerre e da epidemie, che un'ingente colonizzazione tedesca nella regione occidentale accentuò ancora più la trasformazione dell'antica cultura nazionale. L'agricoltura è stata perfezionata sul modello dei latifondi tedeschi, mentre gli attrezzi agricoli nazionali sono rimasti del tutto primitivi. Il lavoro dei campi è intrapreso dai contadini come lavoro di tutta la comunità e sui poderi dove la popolazione ha prestato la propria opera obbligatoria (bandžiava), la fine dei lavori agricoli è festeggiata con banchetti e danze. In contrasto con le costruzioni di villaggi regolari, prevalenti nel sec. XVI, si è mostrata, dalla metà del sec. XIX, la tendenza alle sedi sparse, la quale ha prodotto in tutta la parte orientale della Lituania un numero sempre crescente di fattorie isolate. Nella zona centrale si trovano ancora molti piccoli villaggi di origine nobiliare, i quali derivano dall'antica organizzazione sociale per famiglie. Le fattorie consistono di stanze di abitazione, magazzino, cantina, dell'antica cucina che fa anche da luogo di lavoro, del bagno, del granaio con o senza essiccatoio e della stalla. Nella regione occidentale queste costruzioni sono disposte, secondo l'uso della Franconia in fattorie regolari con la cucina all'ingresso, la quale ha da un lato una stanza e dall'altro una camera oppure la stalla. Nella regione orientale predominano le case con camino. La cucina sembra derivata dall'antica casa d'una sola stanza col foro per il fumo nel soffitto. L'arredamento della casa, il modo di vestire e le abilità manuali rassomigliano molto a quelli dei Lettoni: alcune peculiarità che si trovano nel modo di vestire sono piuttosto regionali che nazionali. Villaggi e regioni si differenziano nell'ornamentazione e nella scelta di colori dei ricami, ecc. Le feste popolari sono connesse col lavoro; così per la concimazione in giugno, la falciatura del fieno, la mietitura e specie l'apparecchiatura del lino in autunno, che sembra essersi sostituita a un'antica festa invernale d'immolazione e d'offerta.

In carnevale e per la festa di S. Giovanni, il divertimento più diffuso è l'altalena. Nella festa di S. Giovanni si bruciano anche, sulle alture, grandi torce, e gli animali vengono condotti al pascolo adorni di corone. Le credenze popolari sono commiste di concezioni antiche, non lontane dalla tradizione del dio tonante Perkunas. Molte di tali concezioni corrispondono al folklore tedesco: p. es., streghe e maliarde, coboldi e gnomi). Una parte di speciale importanza sembrano avere, in questo campo, serpenti, salamandre e rospi. Gli alberi sono considerati sacri. In tempi passati, lo scortecciatore era minacciato di estrazione dei visceri.

Nelle celebrazioni nuziali, un giovane in costume fa un giro a cavallo per invitare gli ospiti. La sposa finge dapprima di resistere alle altre donne che l'accompagnano nel granaio (klėtis) destinato a servire da appartamento nuziale e nel quale essa viene festosamente fatta sedere sopra una seggiola. Parenti del fidanzato le mettono allora sul capo gli ornamenti muliebri dopo averle sciolto i capelli con accompagnamento di danze e canti. All'arrivo a casa, il fidanzato cerca di occupare con un salto il seggio d'onore collocato presso la porta d'ingresso.

Gli ornamenti delle tombe - croci e assi con iscrizioni - erano in passato confezionati solo di legno.

Il carattere del folklore lituano è largamente documentato nella poesia popolare dai dainos e dai pasakos e nell'arte rustica propriamente detta dalle croci in legno, dai tessuti e dagli altri oggetti d'uso domestico.

I dainos (dal verbo dainuoti "cantare") costituiscono la messe più abbondante di espressione lirica e in pari tempo musicale con cui il popolo manifesta i propri sentimenti. I più diffusi argomenti dei dainos sono quelli di carattere amoroso. Una particolare ampiezza assumono i vestuviu dainos o canti per nozze, i quali accompagnano e commentano il succedersi delle cerimonie nuziali primitive, dal periodo del fidanzamento al passaggio della donna nella casa dello sposo. È da notare in questi canti la profonda tristezza con cui la donna rimpiange la perdita della sua libertà e della sua innocenza, generalmente simbolizzata con la caduta della verde corona di ruta nella corrente di un fiume o nel mare. Un'altra ricca messe di dainos è quella dei raudos o lamenti funebri. Vi sono poi i giesmes o inni sacri, dal carattere meno vario e dall'intonazione più scolastica che ad essi deriva dalle pratiche dei culto. Sono rari i dainos di origine e d'ispirazione pagana, ma i pochi rimasti impressionano per la loro originalità.

Invece, tracce abbondanti di credenze primitive sono rimaste nei pasakos o racconti. Particolare valore assumono a questo riguardo le raccolte di J. Basanavičius, che vi ha in modo speciale orientato le sue ricerche per la dimostrazione di un presupposto animismo orientale della razza. Del resto anche in molte delle decorazioni delle croci di legno - l'altra grande branca dell'arte popolare lituana - sono ancora segni manifesti dello spirito religioso primitivo dei Lituani e dei residui del culto solare proprio dei popoli orientali. Lo stesso costume di piantare queste croci pare risalga al periodo precristiano, allorché si soleva infiggere sulle tombe un tronco di quercia o di tiglio, a seconda del sesso, ornato di teste di cavallo, di uccellini, di stilizzazioni di fiori e di piante e di altri segni simbolici. Anche la scelta dei luoghi dove le croci venivano erette è significativa: così la croce piantata lungo le strade sembra una derivazione dell'antico culto per Jergutelis, una divinità protettrice dei viandanti. Interessantissime sono, nelle croci di legno propriamente dette, le piccole crocette terminali di ferro battuto che spesso, oltre a una banderuola di lamina su cui è incisa la data della costruzione, hanno stilizzazioni di corpi celesti, come la luna, le stelle e soprattutto il sole. L'emblema solare è indubbiamente uno dei motivi decorativi dominanti in queste croci: si direbbe che il ricordo del culto del fuoco costituisca una delle più forti suggestioni estetiche dell'umile falegname lituano. È da notare che il Cristo è spesso tanto rimpiccolito, che si perde quasi nell'intrico e nella larghezza degli sviluppi ornamentali.

Oltre alle migliaia di croci lignee con cui i Lituani sono soliti ornare la loro terra, essi erigono per la campagna e spesso nel folto dei boschi delle cappellette votive (dette anch'esse krikštai), ove sono raggruppate statuine rozzamente scolpite, dette ancora in talune regioni dievukai (piccoli dei), forse perché anticamente rappresentavano divinità pagane. Oggi rappresentano generalmente dei santi e più spesso il Kristus rupintojas o Cristo pensoso, impressionante e originale figurazione del Redentore seduto su un ceppo col volto reclinato fra le palme delle mani e i gomiti appoggiati sulle ginocchia, in attitudine profondamente triste e meditativa.

I motivi decorativi che i Lituani adoperano nell'ornamentazione delle croci si ripetono con molteplici variazioni nei tessuti: sono da ricordare soprattutto i grembiuli, le juostos o cinture, i tappeti, le sciarpe, i guanti, le tovaglie ecc. Questi ornamenti di carattere tradizionale riappaiono sugli skrynės, casse per il corredo, e negli altri numerosi oggetti di uso domestico. Nei tessuti, la stilizzazione di piante, di fiori e di oggetti rurali, insieme coi motivi geometrici più comuni, porta ancora il nome antico di raštai (scritture).

Interessantissimi e importanti sono anche i proverbî (patarlés), derivanti quasi tutti da analogie fra la vita degli uomini e degli animali e gli aspetti della natura estesiore, e di cui si hanno abbondanti raccolte.

Bibl.: L. v. Schroeder, Die Hochzeitgebräuche der Esten, Dorpat 1886 (varî confronti con costumi lituani); F. Tetzner, Die Slawen in Deutschland, Brunswick 1902; W. Essen, Die ländlichen Siedlungen in Litauen, in Veröffentl. des Forschungsinstitutes für Völkerkunde, Lipsia 1931; J. Basanavičius, Lietuviu Kryžiai archajologijos sviesoje (Le croci lituane alla luce dell'archeologia), Vilna 1912; M. Brensztein, Krzyzi i kapliczki. Materialy do sztuki ludowej na Litwie (croci e cappelle. Materiale per l'arte popolare in Lituania); Cracovia 1906 (in polacco), P. Galaune, Lietuviu liaudies menas, Kaunas 1930; Z. U., Rumai leidinys-Sodziauus menas, voll. 3, Kaunas 1931; G. Morici, Canti popolari lituani, Roma 1925; G. Salvatori, L'arte rustica e popolare in Lituania, Milano 1925.

Religione.

Prima della loro conversione al cristianesimo (sec. XIV) i Lituani seguivano una religione naturistica come quella di tutte le genti arie. Di questa religione ci dànno notizie sommarie i missionarî tedeschi e polacchi che hanno evangelizzato il popolo: e molti elementi si traggono dal folklore narrativo, mediante i quali si ricostruiscono parecchi dati della mitologia lituana; la quale - in confronto di quella slava - ha meno sviluppato l'elemento antropomorfico e si presenta quindi con caratteri di maggiore arcaismo.

Al vertice del pantheon si trova Perkūnas (v.), vero Essere celeste, concepito sotto l'aspetto meteorologico, cioè quale provocatore del tuono e del fulmine. A lui vengono dati gli epiteti proprî dell'Essere supremo: padre (tėvas), antenato (bočius), eterno (praamžius), alto (aukštasis), donatore (duojotas). Il fuoco è l'elemento che in modo particolare lo rappresenta e perciò talora è detto anche kuras (materia da bruciare) nel senso appunto di dispensatore, del fuoco. È raffigurato come un uomo maturo, con fiamme sul capo, faccia chiara e barbata, capelli ricciuti e fluenti.

Accanto a lui stanno due altre divinità, Trimpas e Pikulis, a costituire una triade, senza però che a questa associazione venga dato un significato teologico-filosofico.

Trimpas (o Patrimpas) è il dio della fecondità, specie della vegetazione e del bestiame, cui sono perciò in cura speciale le fonti e i fiumi. È raffigurato giovane, con una corona in capo e nella mano un corno d'abbondanza, da cui escono spighe. Gli è sacro il serpente (žaltis), animale venerato anche da Lettoni ed Estoni, che veniva custodito entro un grosso recipiente e alimentato con latte. Trimpas era conosciuto anche sotto il nome di Iurgis, oggi proprio di San Giorgio, santo veneratissimo in tutta la Lituania cristiana.

Pikulis (o Piklus) è invece una divinità malefica a cui si attribuisce tutto il male che avviene nel mondo. È raffigurato come un vecchio dalla faccia oscura e dalla barba incolta, con la testa ravvolta in un drappo; chiamato dal popolo con epiteti paurosi.

Al disotto di queste erano venerate le divinità astrali: sole, luna, stelle; le divinità animistiche della terra e degli alberi ora rimaste nel folklore sotto il nome di vėlės; le divinità del destino buono o cattivo, rispettivamente Laimė e Laumė; le Parche (Indieves).

Il sacerdozio aveva un capo (krivu-krivaitis) che nei giorni solenni interpretava al popolo il volere degli dei; il culto si riduceva essenzialmente a un'adorazione del fuoco, cui provvedeva una schiera di fanciulle (vaidelutės), e alla venerazione degli alberi sacri.

I luoghi di culto erano recinti all'aperto entro i quali si trovava la quercia sacra, un'ara con il fuoco perenne, alta nove metri; i simulacri della triade e un altare per i sacrifizî. Il più importante di questi santuarî, quasi centro nazionale di tutte le genti baltiche, si trovava a Romuva (Prussia orientale) e fu distrutto nel 1254.

Quattro feste principali segnava il feriale lituano: 1° la festa di primavera, in origine dedicata a Trimpas, poi a Perkūnas, festa di propiziazione per il venturo raccolto, in cui il re beveva dal corno riempito d'idromele; 2° la festa delle corone, che cadeva nel solstizio estivo e durava 14 giorni, con purificazioni preliminari nei fiumi, riti apotropaici contro i mali influssi di streghe, ecc.; 3° la festa del raccolto con offerta di grano e libagioni di idromele a Perkūnas come datore della messe; 4° la festa dei morti, in autunno, di carattere insieme espiatorio, con preghiere e confessione dei peccati, e funerario, con offerta ai morti di focacce, burro e idromele su una tavola apparecchiata.

La credenza nella vita futura fu sempre molto radicata presso i Lituani, come è provato dalla cura per le tombe e dai riti con i quali accompagnavano il trapasso: banchetti funebri, lamentazioni (raudos), uso di stele, trasformate dal cristianesimo nelle croci e tabernacoli di legno (v. sopra: Folklore).

Storia.

Situati nel centro delle altre popolazioni baltiche - Borussi, Jatvingi, Lettoni - i Lituani godettero, grazie al loro maggiore isolamento, di una relativa tranquillità fino al principio del sec. XIII allorché i Cavalieri Teutonici Porta-Croce e Porta-Spada cominciarono ad assalirli col pretesto di convertirli al cristianesimo.

La minaccia teutonica indusse i Lituani a organizzare la propria difesa, resa in principio assai difficile dalla loro inferiorità militare e dalla mancanza di un governo forte e centralizzato. Non si conosce l'epoca in cui i capi delle diverse tribù si allearono per costituire un fronte unico contro la minaccia nemica. Le cronache di Volinia ricordano che nel 1219, nel trattato di pace fra la Lituania e la Volinia, figurano le firme di cinque principi fra cui quella di Mindove (Mindaugas). Ma la confederazione dei diversi principi lituani diventò un fatto compiuto fra il 1226 e il 1236.

Le prime azioni militari furono condotte contro i Cavalieri Teutonici Porta-Spada di Livonia i quali, dopo avere invaso la Lettonia, si preparavano a discendere in Lituania. Nel 1236 presso Šiauliai i Teutoni furono sconfitti lasciando morto sul campo di battaglia lo stesso gran maestro dell'ordine.

Mindove, che ormai era diventato il capo riconosciuto dello stato, dovette domare la rivolta di alcuni principi. La guerra si allargò per la partecipazione dei Teutoni e dei Russi. Mindove, dopo qualche rovescio militare, fece pace coi Cavalieri Teutonici a cui cedette una parte della Samogizia e, nel 1251, per togliere loro ogni pretesto di riassalirlo, si battezzò inviando i suoi omaggi di principe cristiano a papa Innocenzo IV. Questi ordinò al vescovo di Culmia di incoronarlo re dei Lituani, e l'incoronazione ebbe luogo nel 1253. Nel 1255 Mindove firmò la pace anche col principato di Volinia e poté dedicarsi a espandere le sue conquiste verso oriente, impadronendosi dei principati di Čemigov e di Brjansk. Ma i principi di Samogizia, capeggiati da Treniotas, tentarono di nuovo di ribellarglisi, assalendo i Teutoni per togliere loro la Livonia e quella parte della Samogizia loro concessa dal re. In due battaglie nel 1260 e nel 1261 i Teutoni furono sconfitti e Treniotas chiese a Mindove di unirsi a lui per continuare la guerra contro i Cavalieri. Mindove acconsentì e per poter disporre di forze più numerose si alleò con Alessandro Nevskii, principe di Novgorod. Ma la campagna contro i Teutoni non essendo riuscita, le relazioni fra Mindove e gli altri principi lituani peggiorarono di nuovo al punto che si crede che egli venisse assassinato nel 1263 da Treniotas, il quale, contro le innovazioni di Mindove, rimise in onore il culto e le vecchie tradizioni pagane. Il regno di costui però fu di breve durata perché egli venne spodestato dal figlio di Mindove, Vaišvilkas, che dopo tre anni di sopraffazioni e di crudeltà si ritirò in un convento a far penitenza, lasciando il potere a un suo cognato. Morto costui dopo un anno, salì al potere il principe di Kernava, Traidenis (1270-1282), il quale rafforzò notevolmente l'unità del paese. Alla morte di Traidenis, dopo il breve governo di Liutaveras, salì al potere Vytenis (1293-1316), che dovette sostenere un'aspra lotta contro i due ordini teutonici confederati. Le crudeltà di costoro furono tali da suscitare le proteste dello stesso vescovo di Riga, il quale si rivolse al papa accusando i Cavalieri di condurre contro la Lituania una guerra di sterminio, anziché un'opera di evangelizzazione. Nonostante l'interdizione papale (1309), i Cavalieri continuarono a infierire contro la Lituania.

A Vytenis successe il fratello Gedimino che durante il suo lungo governo (1316-1341), nonostante fosse in guerra quasi continua contro i nemici esterni, riuscì a migliorare grandemente la situazione interna del paese in ogni campo. A esso si devono la fondazione di Vilna, che divenne la capitale, e il riordinamento dell'esercito e dell'amministrazione statale. Chiamò in Lituania artigiani dalla vicina Germania e facilitò le comunicazioni dando incremento al commercio. Per poter meglio difendersi contro i Teutoni si alleò col re di Polonia Vladislao I (1325) concedendo al figlio di costui, Casimiro, la mano di sua figlia Aldona. Allacciò anche trattative col papa per la cristianizzazione del paese, ma le intermppe in seguito a nuovi assalti dei Cavalieri Teutonici. Insieme con i Polacchi invase il Brandeburgo, raggiungendo Francoforte sull'Oder, non riuscì invece a piegare la resistenza dei Cavalieri Teutonici che però tenne, per tutto il tempo del suo regno, lontani dai confini della Lituania. Migliori successi ottenne in oriente, dove riuscì a estendere il suo dominio oltre che sulle città e sulle provincie di Slonim, di Novgorod, di Volkovysk, di Polock e di Minsk, conquistate dal suo predecessore, anche sui principati di Brest Litovskji, di Kobrin, di Mel′nik, di Vitebsk e di Volinia. A capo dei territorî nuovamente conquistati mise come governatori suoi familiari o vi lasciò i principi assoggettati a patto che riconoscessero la sua autorità. Morendo, Gedimino lasciò il potere al primo dei suoi sette figli, chiamato Jaunutis. Ma, poco dopo, i due fratelli di Jaunutis, Algirdas e Keistut (v.), assunsero il potere deponendo l'inetto e dividendosi il governo del paese. Ad Algirdas toccarono le provincie conquistate in Russia e a Keistut quelle lituane propriamente dette. Sotto la guida di questi due principi valorosi e accorti la Lituania non solo ritornò a fiorire come ai tempi di Gedimino, ma estese ancora di più i suoi già vasti dominî. Algirdas riuscì a soggiogare gran parte della Russia respingendo i Tatari che, sconfitti nel 1362 alla battaglia di Sinija Vody, furono obbligati a ritirarsi in Crimea. In tal modo i conflitti della Lituania raggiunsero le sponde del Mar Nero. Più lunga lotta Algirdas dovette sostenere contro il principato di Mosca, in cui egli aveva intuito il più temibile concorrente alla realizzazione del suo vasto progetto di creazione di un impero lituano nell'Europa orientale. Per ben due volte, nel 1368 e nel 1372, giunse alle porte della città, ma non poté impossessarsene. Oltre alle sue imprese in oriente, Algirdas dovette spesso accorrere in aiuto del fratello Keistut fortemente impegnato contro i Teutoni, all'apogeo della loro potenza militare sotto la guida del gran maestro Ulrich von Kneiprode. Essi effettuarono ben 70 spedizioni contro la Lituania senza però riuscire a piegare l'indomito Keistut.

Il duplice governo di Algirdas e di Keistut durò 32 anni. Morto Algirdas, suo figlio Jogaila (Jagellone), non volendo dividere il governo con lo zio, fece alleanza coi Cavalieri Teutonici. Riuscì con inganno a impadronirsi di Keistut che rinchiuse nella fortezza di Kreve dove, dopo quattro giorni di prigionia, fu assassinato (1382). Anche Vytautas (Vitoldo), figlio di Keistut, venne imprigionato, ma poté fuggire e anche lui ricorse per protezione ai Cavalieri Teutonici, coi quali si alleò per rientrare in possesso dei territorî paterni. La guerra sarebbe di nuovo divampata se Jagellone, incerto del successo e mal visto da una parte degli stessi Lituani che simpatizzavano per Vitoldo, non avesse chiesto e ottenuto la pace restituendo al cugino una parte del granducato.

Sotto il governo di Jagellone due avvenimenti importantissimi impressero un diverso indirizzo alla storia della Lituania, e cioè la definitiva conversione di essa al cristianesimo e l'unione personale con la Polonia. Nel 1385 a Jagellone fu proposto dai Polacchi di diventare re di Polonia, sposando la giovane erede al trono, Edvige, e abbracciando la fede cristiana. Vista la crescente potenza di Mosca che minacciava le frontiere orientali lituane e la continua pressione dell'Ordine Teutonico, Jagellone accettò la proposta polacca e si fece battezzare, prendendo il nome di Ladislao, con la maggior parte della nobiltà lituana nel 1386 a Cracovia. Il 20 gennaio 1387 a Vilna circa 30.000 Lituani ricevettero in massa il battesimo.

L'unione personale lituano-polacca fu conclusa nella fortezza di Kreve, non lungi da Vilna, nel 1385. Non tardò a manifestarsi il malcontento lituano verso Ladislao che, tutto preso dalle cure della sua nuova funzione, dimenticava gl'interessi della Lituania. Vitoldo, dopo aver efficacemente aiutato il cugino a diffondere la nuova religione, si diede con ardore a riordinare i vasti dominî del granducato di cui aveva assunto il governo. Destituì i governatori indisciplinati e disobbedienti sostituendoli con elementi a lui fedeli nelle provincie di Polock, di Brjansk, di Smolensk, in Volinia, in Podolia e a Kiev. A capo del potente principato di Novgorod mise suo cugino Lingvenis. Nel 1408 fece la pace col granduca di Mosca e respinse i Tatari verso il sud. Riassicurate le provincie orientali del granducato si rivolse contro i Cavalieri Teutonici e nel 1410 con l'aiuto di un esercito polacco riportò, a Grünwald e a Tannenberg, una decisiva vittoria da cui i Cavalieri Teutonici non poterono più riaversi. La vittoria di Tannenberg diffuse in tutta Europa il prestigio di Vitoldo al punto da suscitare la latente gelosia dei Polacchi i quali, nel formulare il patto di Kreve, ribadito più tardi da quello di Horodlo, speravano di avere la guida degli affari del duplice stato, tanto più che la Polonia era un regno mentre la Lituania, benché più estesa di territorio, non era che un granducato. Vitoldo allora pensò di ottenere anche per sé la corona reale. A tal uopo riunì nel 1429 a Luck un grande convegno, in cui si sarebbe dovuta chiarire la complessa situazione dell'Europa orientale. Al convegno di Luck intervennero l'imperatore del Sacro Romano Impero, Sigismondo, il re di Polonia Ladislao, il re di Boemia e di Ungheria, un legato del papa, i rappresentanti dell'imperatore di Bisanzio e dell'Ordine Teutonico e altri. L'imperatore Sigismondo decise di concedere a Vitoldo la corona reale; lo stesso Ladislao si mostrò favorevole a tale decisione, ma vi si opposero i magnati polacchi. L'ambasceria imperiale che portava la corona a Vitoldo venne sorpresa e dispersa in un agguato tesole ai confini della Polonia: così l'incoronazione di Vitoldo, che era stata fissata per l'8 agosto 1430, dovette essere rinviata. Ma non poté più effettuarsi perché nel frattempo Vitoldo morì alla tarda età di 80 anni.

Dalla morte di Vitoldo il Grande cominciò in Lituania il periodo della decadenza. Il paese, che egli lasciò forte militarmente e ben ordinato amministrativamente, non si era potuto disimpegnare dall'unione con la Polonia. Le qualità superiori di Vitoldo mancarono ai suoi successori e gli sforzi fatti prima dal fratello di lui Sigismondo e poi da Alessandro per staccarsi dalla Polonia non riuscirono. Il disordine interno e la pressione dei nemici esterni obbligarono sempre più i Lituani a rinsaldare i loro vincoli con la Polonia, ciò che condusse a una nuova e più rigida riaffermazione del principio di unione fra i due stati nel trattato di Lublino del 1569.

Dal 1385 al 1569 lo statuto di unione personale dei due stati aveva subito alcune modifiche. In una di queste si stabiliva che l'elezione del granduca di Lituania dovesse avere il placet del re di Polonia; in un'altra si stabiliva che l'elezione del granduca di Lituania e quella del re di Polonia avrebbero dovuto raccogliere il favore di entrambe le parti; altra modifica stabiliva che il granduca di Lituania e il re di Polonia dovessero essere la stessa persona eletta dai rappresentanti dei due stati. Ma in tutte queste combinazioni la Lituania continuò a essere uno stato a sé, con amministrazione, con leggi e tribunali proprî, con esercito e con tesoro separati. I diritti della Lituania sui territorî che le appartenevano erano raccolti nel "Codice lituano" del 1529, il più notevole complesso di leggi allora vigenti nell'Europa orientale, il quale continuò ad aver vigore fino al 1840, anno in cui la Russia lo sostituì col proprio codice.

La dinastia degli Jagellonidi governò la Lituania e la Polonia per oltre un secolo e mezzo. L'ultimo granduca di Lituania e re di Polonia fu Sigismondo Augusto (1544-72) il quale, non avendo figli, suscitò in Polonia viva preoccupazione per le sorti avvenire dell'unione polacco-lituana, creata appunto con la dinastia degli Jagellonidi. In quest'epoca la Lituania era in guerra con lo zar di Russia, Ivan IV, per il possesso della Livonia. L'esito della guerra diede a Sigismondo Augusto la maggior parte di questa provincia, dietro però la cessione dell'importante fortezza di Polock, che in mano ai Russi indebolì assai la difesa della Lituania. In simili contingenze si riunì il congresso di Lublino dove i rappresentanti polacchi, oltre a proporre il rafforzamento dell'unione personale, si fecero sostenitori del progetto di unione politica fra i due stati. I delegati lituani si opposero decisamente a questo progetto abbandonando perfino il congresso. Il re allora staccò dalla Lituania, incorporandole alla Polonia, le provincie di Podlacchia, di Volinia, e di Podolia con Kiev. I Lituani si preparavano a rispondere con la guerra a questa spogliazione, ma la minaccia russa li indusse a ritornare al congresso e a sottoscrivere i nuovi patti di unione politica per cui Lituania e Polonia formarono un solo stato chiamato "Respublica", a capo del quale era un re comune col titolo di re di Polonia e granduca di Lituania. Lo stato ebbe un solo seim e un solo senato; i trattati con gli altri stati venivano firmati a suo nome; rimasero tuttavia distinti e separati gli eserciti, il tesoro e l'organismo giudiziario. I ducati di Livonia e di Curlandia divennero proprietà comune dello stato; fu abolita inoltre la proibizione esistente fino al congresso di Lublino, per cui i Polacchi non potevano acquistare terre né esercitare cariche in Lituania e viceversa.

La firma del trattato di unione di Lublino ebbe per la Lituania tristi risultati: ridotti i suoi territorî, ridotta la sua rappresentanza al seim e al senato, il granducato continuò ad avere una funzione in sottordine nella Polonia, di cui seguì le alterne vicende. Cercò a più riprese di rendersi indipendente e autonomo, ma sempre invano. Nel sec. XVII il principe Janus Radzivill si alleò perfino con la Svezia per poter distaccare la Lituania dalla Polonia.

Dall'unione di Lublino in poi la Lituania prese una parte più o meno diretta alle vicende della Polonia, impegnata nella guerra contro i Cosacchi e contro i Turchi. Viceversa essa dovette direttamente difendersi dagli assalti sempre più violenti del nascente impero moscovita. Riacquistò un po' di splendore allorché Stefano Batory venne eletto, nel 1576, re di Polonia e granduca di Lituania.

Durante il regno di Sigismondo Vasa gli Svedesi occuparono la Livonia e nella guerra contro la Russia, che ne seguì, la Lituania perdette nuove provincie. Lo zar Alessio giunse financo a occupare Vilna, che fu poi restituita in cambio delle provincie di Smolensk, di Novgorod-Seversk e di Černigov. L'avvento di Carlo XII di Svezia impegnò di nuovo il duplice stato in una guerra aspra e disastrosa durante la quale esso fu invaso dagli Svedesi che, vinti da Pietro il Grande a Poltava nel 1709, non si ritirarono che nel 1717. Da quest'epoca in Lituania come in Polonia comincia ad affermarsi la preponderanza della Russia, che stabilì sue guarnigioni in paese e ve le tenne fino alla spartizione della duplice monarchia.

Con la prima spartizione del 1772 la Russia ebbe i territorî del granducato di Lituania situati a oriente della Dvina e della Beresina con le provincie di Polock, di Vitebsk e di Mohilev. Simile mutilazione indusse il seim a progettare un nuovo ordinamento del paese che provocò l'insurrezione tanto in Lituania quanto in Polonia. La Russia ne prese il pretesto per intervenire e si procedette a una seconda spartizione (1793) per cui alla Lituania venne tolta la provincia di Minsk. Questa nuova spartizione suscitò la nota rivolta polacco-lituana capitanata da T. Kościuszko. Fu anch'essa domata e la terza spartizione del 1795 mise fine all'esistenza del regno polacco-lituano. Alla Russia toccò quasi tutta la Lituania, eccettuata la parte situata ad occidente del Niemen, che passò alla Prussia. La Russia divise amministrativamente la Lituania nei due governatorati di Vilna e di Sonim.

Nel 1812, durante le guerre napoleoniche, i Francesi costituirono in Lituania un governo locale provvisorio e il paese cominciò anche a organizzare un proprio esercito nella speranza di vedersi ricostituito a stato indipendente. Ma l'esito disastroso della campagna di Russia fece naufragare le promesse napoleoniche e la Russia rientrò in possesso della Lituania.

Tornata sotto il regime zarista, la Lituania scontò duramente il suo attaccamento alla religione cattolica e alla sua lingua. Nel 1831, seguendo la Polonia che si era sollevata l'anno precedente, insorse conducendo una guerriglia domata dopo alcuni mesi. Per reazione venne chiusa l'università di Vilna, fu imposta la lingua russa come lingua ufficiale, vennero abolite le scuole parrocchiali e sostituite con scuole russe, i monasteri e i beni delle chiese furono confiscati e l'erario russo se ne arricchì per oltre 170 milioni di rubli. Nel 1840 si procedette anche all'abolizione dello "statuto lituano" e financo il nome di Lituania fu cambiato con quello di "Provincia del nord-ovest".

Salito al trono Alessandro II (1855-1881) e abolita la servitù della gleba, anche in Lituania il contadino acquistò, con la terra, la libertà personale e poté formarsi una classe nuova non più legata alla nobiltà quasi interamente polonizzata. La formazione di questa classe accentuò nel paese il movimento della rinascita.

La seconda rivoluzione polacca del 1863 si propagò anche in Lituania dove ebbe come capo Costantino Kalinowski. Ma l'invio del generale Murav ev segnò forse il periodo più tragico dell'oppressione russa. Impiccato il Kalinowski (1864) e messa fine all'insurrezione, Murav′ev proibì l'alfabeto latino che venne sostituito con l'alfabeto russo. Molte migliaia di Lituani vennero deportati in Siberia. La stampa clandestina di libri lituani venne repressa con durezza, ma invano, perché, soprattutto nella Prussia orientale, essa assunse uno straordinario sviluppo. I libri, con un ben organizzato servizio di contrabbando, venivano introdotti in Lituania e diffusi per tutto il paese. Merita di essere ricordata l'opera dell'apostolo di questa rinascita in pari tempo culturale e patriottica, G. Basanavičius, fondatore nel 1864 del primo giornale di carattere nazionale intitolato Aušra (l'Aurora) a cui seguì una quantità di altri giornali pubblicati nella Prussia Orientale e in America dove una numerosa colonia lituana era stata costretta a emigrare per sottrarsi alle dure condizioni in cui il paese viveva.

La lotta tenace della stampa lituana ebbe per effetto di far abolire, nel 1904, l'ukaz imperiale che proibiva la lingua e la scrittura nazionale; e, quando nel 1905 in Russia scoppiò la prima rivoluzione, anche in Lituania era già preparato il terreno per una più concreta rivendicazione della libertà nazionale. Il 25 ottobre 1905 Basanavicius lanciò un appello al popolo lituano perché inviasse a Vilna i suoi rappresentanti. La Dieta si aprì il 4 dicembre con la partecipazione di 2000 delegati di tutte le classi sociali del paese per chiedere a Pietroburgo la completa autonomia. Passate però le prime difficoltà interne, la Russia ritolse la concessa autonomia e riaffermò in tutta l'estensione i suoi diritti di dominatrice della Lituania. Ancora per poco però, perché la guerra mondiale fornì l'occasione per la desiderata ricostruzione statale.

Nell'autunno del 1915, durante la guerra mondiale, il territorio lituano fu occupato dalle truppe tedesche e sottoposto a un'amministrazione militare. Si formò allora un comitato, presieduto da Antonio Smetona, per tutelare gl'interessi nazionali di fronte agl'invasori. Una conferenza tenuta a Vilna dal 18 al 23 settembre 1917 creò un consiglio (taryba) riconosciuto dalle autorità tedesche, il quale il 18 febbraio 1918 proclamò la ricostituzione dello stato lituano con Vilna come capitale ed elesse poi re, col nome di Mindaugas II, il principe Guglielmo d'Urach della casa di Württemberg. La Germania riconobbe il 23 marzo l'indipendenza della Lituania dopo aver imposto alla Russia con la pace di Brest-Litovsk (3 marzo) di rinunciare a qualsiasi pretesa sopra di essa. Dopo la disfatta tedesca fu invece proclamata la repubblica. Smetona divenne capo interinale dello stato. Ma il governo era impotente ad arginare l'agitazione bolscevica. Il 30 dicembre esso dovette rifugiarsi a Kaunas perché Vilna fu occupata dalle truppe sovietiche, ricacciate il 19 aprile 1919 dai Polacchi. Fin dall'inizio si palesò un conflitto, che dura tuttora, fra la Polonia e la Lituania, poiché entrambi rivendicavano, oltre il territorio di Vilna, quelli di Suvalki e di Grodno. In attesa di una soluzione definitiva, il Consiglio supremo delle potenze alleate fissò successivamente il 18 giugno, il 27 luglio e l'8 dicembre 1919 tre linee di demarcazione: le prime due lasciavano Vilna ai Polacchi mentre la terza l'attribuiva ai Lituani. Il 12 luglio 1920 la Lituania concluse con la Russia il trattato di pace di Mosca col quale quest'ultima rinunciò incondizionatamente - a favore della Lituania - alla sovranità sul territorio conteso, Vilna compresa. Il 7 ottobre la Lituania conchiuse a Suvalki con la Polonia un accordo che proclamava l'armistizio e fissava una linea di demarcazione che lasciava Vilna ai Lituani. Due giomi dopo, però, il generale polacco Zeligowski, agendo dietro ordine di Piłsudski, ritolse Vilna ai Lituani, ciò che suscitò la protesta del Consiglio della Società delle Nazioni. Col trattato di pace di Riga tra Russi e Polacchi (18 marzo 1921) la Russia rinunciò a qualsiasi diritto sulle terre contestate fra la Polonia e la Lituania e riconobbe che l'appartenenza di tali terre concerneva esclusivamente questi due stati.

Il 31 marzo 1921 la Lituania concluse con la Lettonia una convenzione per la delimitazione della frontiera comune acquistando il distretto di Polanga. Il 21 settembre fu ammessa nella Società delle Nazioni, la quale aveva già intrapreso un'azione diretta a risolvere la sua controversia con la Polonia. Durante il corso dell'anno fu riconosciuta de iure dalla Lettonia, dall'Estonia, dall'Argentina, dal Messico, dalla Svizzera, dalla Svezia, dalla Danimarca, dalla Norvegia, dall'Olanda, dalla Finlandia e dal Brasile. L'Italia, la Francia, l'Inghilterra, il Giappone e gli Stati Uniti la riconobbero nel 1922. Il 1° agosto 1922 l'assemblea costituente approvò la costituzione. Seguirono le elezioni per il parlamento (seimas), il quale il 21 dicembre nominò presidente della repubblica A. Stulginskis.

Nel gennaio 1923 un'insurrezione scoppiò nel territorio di Memel, che la Germania col trattato di Versailles aveva ceduto alle principali potenze e in cui queste avevano organizzato una amministrazione internazionale provvisoria. La convenzione dell'8 maggio 1924, elaborata sotto l'egida della Società delle Nazioni, stabilì l'unione di Memel alla Lituania (v. memel). Dopo la decisione della Conferenza degli ambasciatori del 15 marzo 1923, la quale riconobbe le frontiere orientali della Polonia e le attribuì definitivamente Vilna, il governo lituano protestò dichiarando di non riconoscere tale decisione.

In seguito alle elezioni generali del maggio 1926, che diedero la maggioranza ai partiti di sinistra, fu eletto presidente della repubblica K. Grinius e si costituì un ministero radico-socialista, presieduto da Sleževičius, il quale si mostrò debole verso i comunisti e concluse un patto di non aggressione col governo bolscevico (28 settembre). Ciò provocò un colpo di stato militare nella notte dal 16 al 17 dicembre. Il presidente della repubblica e il gabinetto si dimisero. Smetona fu eletto presidente della repubblica. Il nuovo ministero fu costituito da Agostino Voldemaras, il quale sciolse il seimas il 12 aprile 1927 e governò per circa due anni con poteri dittatoriali. Nel settembre seguente si recò a Roma, dove concluse un trattato di commercio e uno d'arbitrato col governo italiano nonché un concordato con la Santa Sede. Nel dicembre andò a Ginevra, dove s'incontrò con Pilsudski, e a Parigi: nel gennaio 1928, a Berlino, dove con Stresemann stipulò un trattato d'arbitrato e un trattato in cui si fissano le frontiere tra i due stati. Il 15 maggio 1928 venne emanata una nuova costituzione, la quale restringendo i poteri del parlamento ha rafforzato quelli del governo e soprattutto del presidente della repubblica. Nel settembre 1929 il presidente del consiglio A. Voldemaras fu sostituito da J. Tubelis, la composizione del gabinetto nazionale rimanendo inalterata. Nel 1930 A. Smetona fu rieletto presidente della repubblica. Nel 1931 l'applicazione del concordato diede luogo ad attriti con la Santa Sede. Il conflitto con la Polonia è sempre aperto: fra i due stati non vennero mai stabilite relazioni diplomatiche regolari.

Bibl.: A. Alekna, Lietuvos Istorija, 1923; S. Daukantas, Lietuvos Istorija, 1893; T. Narbutt, Dzieje narodu litewskiego, 1847; J. Ehret, Litauen in Vergangenheit, Gegenwart und Zukunft, 1919; N. Turchi, La Lituania nella storia e nel presente, 1933; J. Phitzner, Grossfürst Witold von Litauen als Staatsmann, 1930; W. St. Vidūnas, Sieben undert Jahre deutsch-litauischer Beziehungen, 1933; A. Theiner, Monumenta vetera Poloniae et Lithuaniae, 1860; E. J. Harrison, Lithuania, Londra 1928; L. Natkevičius, Aspect politique et juridique du différend polonolithuaninen, Parigi-Kaunas 1930; F. Tommasini, La resurrezione della Polonia, Milano 1925; C. Smogorzewski, La Pologne restaurée, Parigi 1927; P. Klimas, Der Werdegang des Litauischen Staates, Berlino 1918; A. de Lapradelle, L. Le Fur e A. Mandelstam, Question de Vilna, Consultations, Parigi 1928; L. Meriggi, Il conflitto lituano-polacco, Milano 1930; C. Graužinis, La question de Vilna, Parigi 1927.

Lingua.

La lingua lituana appartiene al ramo baltico della famiglia linguistica indoeuropea (v. baltiche, lingue). Entro il gruppo baltico essa forma con la lingua lettone una più ristretta unità di contro alla lingua degli antichi Prussiani, estinta nel sec. XVII ma nota da documenti. I principali caratteri per cui lituano e lettone si differenziano sono stati indicati alla voce lettonia. Si può tuttavia rilevare che in lituano la mobilità dell'accento dà luogo in ciascuna declinazione a una varietà di tipi che crea non lieve difficoltà a chi apprende la lingua. Notevole è anche il fatto che in due lingue così strettamente affini l'aggettivo formi il comparativo in modo del tutto diverso, cioè in lituano con la finale -èsnis (che serba un resto del suffisso indoeur. *-jes), in lettone con -āks (indoeur. *-āqos). Nella coniugazione il lituano si foggiò un nuovo imperfetto (caratterizzato dalle desinenze -daviau, -daviai, -davė ecc.), che non ha che fare coll'imperfetto indoeuropeo, scomparso in baltico come in quasi tutte le lingue europee, né ha riscontro in lettone.

La Lituania linguistica non coincide con la Lituania politica. Il lituano entra invero solo per breve tratto in Lettonia, dove l'isola linguistica di Cīskodas segna l'estremo limite della sua diffusione a nord, poiché i Lituani residenti a Riga sono da considerare come emigrati al pari di quelli stabiliti in Inghilterra e nelle due Americhe. Anche la frontiera tedesca divide dalla patria i Lituani abitanti nella cosiddetta Lituania minore a sud del Nemunas. Il confine polacco, invece, penetra assai profondamente nel territorio linguistico lituano. In cambio esistono parecchi nuclei polacchi entro i confini della Lituania; né vi mancano isole linguistiche russe, tedesche ed ebraiche (yiddisch). Non si possono trascurare i Lituani emigrati specialmente negli Stati Uniti, non solo perché numericamente rappresentano parte cospicua dell'intera nazione e sebbene divenuti bilingui restano tenacemente attaccati alla lingua dei padri, ma anche perché in tempi nei quali in Lituania, specialmente nella parte soggetta alla Russia, la letteratura era soffocata da misure politiche esose, le colonie lituane d'America furono centri attivissimi di cultura nazionale.

I dialetti lituani si distribuiscono in due gruppi principali: alto e basso lituano. Come discriminante si suole prendere il diverso trattamento dei fonemi tj, dj nei due gruppi; ma poiché gli esiti č risp. , caratteristici dell'alto lituano, si ritrovano anche in una frazione del basso lituano, sembra più conveniente basare la distinzione sul fatto che ai dittonghi ie, uo dell'alto lituano il basso lituano risponde con ī, ū (zona SE.) e con ẹi, ọu (zona NO.): per es., píenas pīns péins "latte", dúona, dūna dóuna "pane". Il basso lituano o samogizio o žemaitico (da žemas "basso" deriva žemaītis "abitante le terre basse", nome che risponde meglio alla realtà geografica d'altri tempi che all'odierna) occupa un'area limitata dal mare Baltico, dal confine linguistico lettone e da una linea che si può indicare approssimativamente fissando i punti: Vegeriai, Šiauliai, Raseiniai, Eržvilkas, Tauragė, Katyčiai e Rusnė. Nell'alto lituano si distinguono due zone dialettali, l'una a occidente, contigua al territorio samogizio e più ristretta, l'altra a oriente e più vasta. Dicesi lituano orientale il complesso dei dialetti parlati in questa, e medio lituano l'altro, che è quello su cui si fonda la lingua letteraria odierna.

La documentazione del lituano comincia con la traduzione del catechismo luterano e d'un certo numero di canti liturgici fatta da M. Mažvydas (Königsberg 1547). Però il più antico cimelio lituano, se autentico, sarebbe una poesiola il cui testo ci giunse intessuto sopra un nastro di seta con la data 1512. Lo studio del lituano, già coltivato in patria nei due secoli precedenti, entrò nella fase moderna con la Laut- und Tonlehre di F. Kurschat (Königsberg 1849), che poi diede la più copiosa grammatica del nativo idioma, dopo che un grande glottologo tedesco, A. Schleicher, ebbe dettato la prima grammatica scientifica e mostrato l'importanza del lituano per la linguistica indoeuropea. Non pochi illustri cultori di questa sono stati (A. Leskien, A. Bezzenberger) e sono (E. Fraenkel, E. Hermann) valorosi lituanisti. Nella risorta Lituania lo studio, anche scientifim, della lingua nazionale fiorisce e fiorirà, anche se la morte ha già rapito forti lavoratori (K. Büga nel 1924, J. Jablonskis nel 1929).

Grammatiche: A. Schleicher, Handbuch der litauischen Sprache, Praga 1856-57; F. Kurschat, Grammatik der littauischen Sprache, Halle 1876; O. Wiedemann, Handbuch d. lit. Sprache, Strasburgo 1897; A. Leskien, Litauisches Lesebuch (con ampia grammatica), Heidelberg 1919. La migliore grammatica descrittiva della lingua odierna: J. Jablonskis (pseudon. Rygišskiu Jonas), Lietuvių kalbos gramatika, 2ª ed., Kaunas 1922; la migliore per uso degli stranieri: A. Senn, Kleine litauische Sprachlehre, Heidelberg 1929.

Vocabolarî: F. Kurschat, Wörterbuch d. litt. Sprache, I, Halle 1870-74; II, 1883; A. Lalis, Dictionary of the English and Lithuanian Languages, 3ª ed., Chicago 1915; H. H. Bender, Lithuanian etymological index, Princeton 1921. Il grande lessico moderno iniziato da K. Būga, Lietuvių kalbos žodynas, Kaunas 1924-25, è sospeso per la morte dell'autore. Ottimo vocabolario della lingua letteraria odierna in corso di stampa: M. Niedermann, A. Senn e F. Brender, Wörterbuch d. lit. Schriftsprache, Heidelberg 1926 segg.

Storia della lingua: E. Hermann, Die lit. Gemeinsprache als Problem der allgemeinen Sprachwissenschaft, Gottinga 1929. Sul lituano in America: A. Senn, in Studi Baltici, II, 1932. Sulla lingua degli antichi testi: A. Bezzenberger, Beiträge zur Geschichte d. lit. Sprache, Gottinga 1877; C. S. Stang, Die Sprache d. lit. Katechismus von Mažvydas, Oslo 1929.

Dialetti: A. Doritsch, Beiträge zur litauischen Dialektologie, Heidelberg 1912; A. Baranowski e F. Specht, Litauische Mundarten, Lipsia 1920-22; G. Gerullis, Litauische Dialektstudien, Lipsia 1930; A. Salys, Die zemaitischen Mundarten, Kaunas 1930.

Letteratura.

Per rintracciare i primi elementi di una letteratura lituana bisogna saltare a piè pari tutto il Medioevo e rifarsi al secolo della Riforma e all'azione energica spiegata dai gesuiti con la Controriforma nel secolo XVII. Ciò vuol dire che i secoli del maggiore splendore storico della Lituania sono privi di qualsiasi documentazione scritta originale. Un simile anacronismo è solo comprensibile se si tengono presenti le vicende storiche a cui la Lituania dovette sottostare e soprattutto quelle che accompagnarono e seguirono la sua laboriosa conversione al cristianesimo. Questa conversione, che si effettuò più per forza che per convinzione, porta con sé nel paese le prime infiltrazioni della cultura occidentale, sacrificando quanto di originale e di caratteristico vi era nella produzione anonima degli antichi Vaidilos e dei Kanklininkai, specie di rapsodi sacri e profani dei tempi del paganesimo. Parecchi elementi di questa letteratura popolare delle origini sono stati poi variati e rielaborati nella poesia più recente dei dainos e più ancora nelle interessanti narrazioni dei pasakos. Per la sostanza e per la forma, le ricchissime raccolte di questa letteratura a carattere prettamente popolare costituiscono una miniera preziosa per la comprensione di certi tratti ancora un po' arcaici del loro aspetto artistico attuale. Si tratta di documenti di un'importanza anche più decisiva per ciò che si riferisce all'evoluzione della lingua lituana, della quale non è traccia nei documenti ufficiali dello stato fino alla fine del sec. XIX.

La classe nobile lituana, allettata da vantaggi materiali e morali, si era andata allontanando dalla lingua nazionale per adottare quella russa o polacca. La rinascita dell'idioma nazionale non s'iniziò che nel periodo più oscuro della soggezione politica del paese, quando, cioè, dal popolo che aveva perduto ogni contatto con la classe nobile e colta, sorsero uomini che impadronendosi degli elementi della cultura rimisero in onore la lingua dei padri.

I primi saggi stampati, nel campo di una letteratura nazionale lituana propriamente detta, compaiono nella Lituania minore, l'attuale Prussia orientale, e sono dovuti a Stanislao Rapagelonis (1545) autore di una raccolta di inni sulla natività e sulla passione di Cristo. Il suo contemporaneo Abramo Kulviškis, morto a Vilna nel 1545, tradusse i Salmi di David, mentre M. Mažvydis, nel 1547, stampò un'opera composta di un alfabeto, di un catechismo e di una raccolta di canti religiosi. Nel 1579 Bartolomeo Vilentas tradusse dal tedesco e pubblicò l'Enchiridion. Ma si tratta più che altro di tentativi ispirati dalla volontà di proselitismo con cui la Riforma cercava di strappare al cattolicismo la Lituania anziché di manifestazioni letterarie vere e proprie. Più notevole in proposito è lo sforzo fatto da Giovanni Bretkūnas (1535-1602), autore di una Colectas e di una Postila, nonché di una traduzione delle Sacre Scritture, opera rimasta in manoscritto nell'archivio di Königsberg.

Per arginare la vivace campagna protestante, che, servendosi dell'idioma nazionale, cercava di attirare la Lituania nell'orbita del protestantesimo, il vescovo cattolico Melchiorre Giedraitis (1577-1609) suggerì al canonico Mykolas Daukša di pubblicare un catechismo e una raccolta dei suoi sermoni, a cui il prelato aggiunse una prefazione, che rimane uno dei documenti più interessanti della rinascita della lingua lituana. In questa prefazione si stigmatizza con calorosi argomenti il malvezzo invalso tra i nobili di usare la lingua polacca, e fra l'altro si dice che "chi distrugge la bella catena di amore che è per lo stato una lingua, mette fine di colpo alla concordia, all'unità, all'amorosa unione; dopo di che non rimane che oscurità, caos, disperazione e morte".

Ma l'ammonimento del canonico di Samogizia non riuscì a distruggere il dualismo che ormai si era prodotto in Lituania fra i nobili che pur conservando spiriti e intenti nazionali avrebbero voluto che il paese si rassegnasse all'uso del polacco, e il popolo che rimase fedele alla propria lingua. A sostegno di questa seconda corrente integralmente lituana affluiscono, a mano a mano che gli elementi del sapere diventano accessibili alla massa, nuovi campioni usciti per lo più dalla classe popolare. Così nel secolo XVII le aspirazioni del paese verso una maggiore coscienza linguistica e letteraria si affinano e si precisano pure restando nell'ambito della concorrenza religiosa fra protestanti e cattolici che continuano a gareggiare nel servirsi del lituano come lingua accessibile al popolo. S'iniziano le pubblicazioni di grammatiche e di dizionarî. A Vilna il gesuita Costantino Sirvydas (1564-1631) oltre ai suoi sermoni pubblica un Dictionarium trium linguarum, una grammatica, e, nel 1629, uno studio sui dialetti lituani. A lui fa eco da Tilsit, nella Prussia orientale, il pastore protestante Daniele Klein (1610-1666) con la pubblicazione di una grammatica lituana e di un Compendium lituanicum-germanicum. Né va dimenticata una raccolta d'inni calvinisti dovuta a un anonimo e dedicata al principe Janus Radzivill quale "difensore e protettore della chiesa di Calvino e strenuo difensore della patria oppressa".

Gli scritti del sec. XVIII e della prima metà del sec. XIX si distaccano, a mano a mano, dai modelli precedenti. Essi risentono vieppiù dell'influenza germanica nel territorio di Memel e in Prussia orientale mentre conservano l'impronta polacca nella Lituania maggiore. L'influenza straniera si fa sempre più prepotente e annienta in parte l'impulso che il secolo precedente aveva dato alla rinascita di una cultura lituana propriamente detta.

Bisogna tuttavia citare le opere dei due Rūgys padre e figlio, più conosciuti col nome germanizzato di Ruhig, ossia una grammatica e uno studio sui principî della lingua (1745-1747). Il Ruhig padre inoltre ha lasciato una delle prime raccolte di dainos con traduzione in tedesco, raccolta che, attraverso la segnalazione del Lessing e del Herder, fu lodata dal Goethe in uno studio sul folklore slavo e baltico. Un posto a parte in tutta la letteratura lituana merita il grande poeta della Lituania minore Cristiano Duonelaitis (1714-89) per il suo poema in esametri Metai (Le stagioni).

Verso la fine del sec. XVII l'attività intellettuale del paese si concentra a Vilna, capitale del granducato. Comincia qua e là a farsi strada l'idea di una patria sciolta dai vecchi vincoli storici e culturali con la Polonia. Caratteristiche di questo stato d'animo sono le lezioni di storia del canonico di Vilna N. Bohusz (1746-1820), in cui con accento indignato si parla dell'abbandono di una lingua nella quale si risentono gli echi dell'antica comune lingua proto-indoeuropea. A questi appelli fanno eco le poesie ispirate di Antonio Strazdas (in polacco e russo Drozdowski; 1763-1833). Il suo canto Pulkim ant keliu (Prostriamoci in ginocchio) e le poesie, L'orfanello, La canzone del merlo, La canzone della primavera ebbero una grande virtù di commozione fra il popolo che tenne carissimo questo suo strano poeta e sacerdote, vagabondo e amico dei derelitti. Nel 1825 il professore dell'università di Königsberg Liūdas Rėza (1777-1840) pubblica un'altra raccolta di dainos e un interessante studio sul folklore lituano. Nello stesso tempo si distinguono: il giudice di Samogizia Dionigi Poška-Paškevičius (1760-1831) con una serie di poemi; Simone Stanevičius e il poeta Silvestro Valiūnas (1790-1831) che con le loro opere segnano l'entrata della letteratura lituana nella grande corrente del Romanticismo. Essa è favorita dal rifiorire da parte di scrittori polacchi di studî storici e folkloristici riguardanti la Lituania: Teodoro Narbut (1784-1864) scrive in polacco Dzieje narodu litewskiego (Storia del popolo lituano, voll. 9, Vilna 1835-41) in cui per la prima volta sono raccolti con amore e con ordine gli avvenimenti della Lituania fino all'epoca dell'Unione di Lublino. Il più importante di tutti è però Simone Daukantas (1793-1864), l'antesignano della rinascita degli studî storici in Lituania con due densi volumi scritti in stile elevato e con l'opera Costumi degli antichi Lituani e Samogizî. Il vescovo Matteo Valancius (1801-1864) è autore oltre che di vite di santi e di raccolte di favole e di racconti in stile elevato e patriottico, di una notevole storia del vescovato di Samogizia. In poesia giganteggia l'influenza del poeta polacco Adamo Mickiewicz (1799-1824) che sulla Lituania che chiamava "la sua adorata patria" ha scritto alcuni dei suoi versi migliori, e molti dei soggetti dei suoi poemi, quali Pan Tadeusz e Grażyna, o sono tolti dalla storia lituana o descrivono ambienti e costumi della Lituania.

Nella seconda metà del sec. XIX s'inizia il periodo della stampa di giornali lituani, di cui il primo esemplare è dovuto a Laurino Ivinskis (1811-1881) col suo Matraščiai e seguito da Pričkus Kursaitis (Kurschat, 1806-1884), fondatore del Keleivis, che si pubblica tuttora a Tilsit. Invano la reazione russa alla rivolta polacco-lituana del 1863 cercò di stroncare questo intenso lavoro di risveglio proibendo dal 1864 al 1904 la pubblicazione di qualsiasi libro scritto in caratteri latini e ordinando la chiusura delle scuole lituane. Nel 1883 il patriota e scrittore Giovanni Basanavičius (1851-1927) autore di una decina di volumi di carattere storico, folkloristico e archeologico, fondò il giornale Aušra (L'aurora) che getta le basi del futuro movimento di rinascita politica lituana. Attorno a Basanavičius è tutta una pleiade di scrittori come Sliupas, Silvestravičius, Miliauskas, e altri. Continuatore dell'opera di Basanavičius e fondatore in Lituania del partito dei "populisti" o Liaudininkai è Vincenzo Kudirka (1858-1899) creatore del giornale Varpas (La campana) e scrittore di racconti come il Tiltas e i Virsininkai che sono una caustica e mordente caricatura dei funzionarî del regime zarista in Lituania. Egli ha scritto anche le parole e la musica dell'inno nazionale. Nel campo puramente letterario va ricordato il vescovo Antonio Baranauskas (1835-1902) autore del poemetto La foresta Anykščiai. Alla scuola del Baranauskas si forma il poeta nazionale Giovanni Maironis-Maciulis (1862-1932), autore di poemi, di drammi storici e di volumi di varia erudizione.

Si entra così nel periodo della letteratura contemporanea, la quale da una parte segue la tradizione classico-romantica del periodo precedente con più accentuati caratteri di modernità, quali si riscontrano nello scrittore Vincas Krėvė-Mickevičius, maestro nel genere simbolico e leggendario, con una dozzina di volumi di novelle, di drammi storici e di riesumazioni leggendarie, in Liūdas Gira, delicato poeta lirico e drammaturgo, in Tumas-Vaižgandas, in Antanas Smetona, in Jakĕtas-Dambrauskas, in Vaitkus, in Gustaitis, nel filosofo e drammaturgo Guglielmo Storasta (Storost) più comunemente conosciuto con lo pseudonimo di Vydūnas, i cui drammi sono a sfondo nazionale e teosofico, nel drammaturgo e poeta Petras Vaičiunas, nei poeti Mikolaitis-Putinas, Fausto Kirsa, Balys Sruoga, Kazys Binkis, nel polemista e drammaturgo Herbačauskas e in tanti altri; mentre dall'altra parte si nota l'impulso a seguire movimenti più generalmente conosciuti nel resto dell'Europa occidentale conl'opera di giovani i quali tentano di affermarsi, ma di cui è difficile prevedere gli sviluppi e gli atteggiamenti definitivi.

Bibl.: Solo in questi ultimi tempi si vengono pubblicando trattati completi di letteratura lituana in lingua lituana. Fra essi, i migliori sono quelli di M. Biržiška, Mūsų Raštų Istorija, di cui nel 1925 a Kaunas è uscito soltanto il primo volume che abbraccia la storia della letteratura lituana fino al 1864. Dello stesso Biržiška è assai interessante, per gli studiosi dell'evoluzione della lingua, una raccolta di antiche scritture lituane: Rinktiniai Mūsų Senovés Raštai, Kaunas 1927, e uno studio sulle dainos, Dainų Literaturos Vadovélis, Kaunas 1923. Per la conoscenza della letteratura moderna sono utili i due volumi di A. Jakštas, Mūsų Naujoji Literatūra, Kaunas 1923-24, nonché, per uno sguardo generale e riassuntivo, un agile Abrégé d'histoire littéraire de la Lithuanie, dovuto a Sofija Čiurlionienè, in Mercure de France, 15 luglio 1929.

Arti figurative.

L'arte lituana è, naturalmente, in stretta connessione con la vita sociale, politica, economica e storica della nazione. Da taluni studiosi la Lituania è stata chiamata il paese dei paradossi storici. Ciò è tanto più vero se si considerano le apparenti anomalie del suo sviluppo artistico. Mentre in Lituania l'arte si manifesta qua e là con monumenti in tutto simili a quelli che si osservano nell'Europa occidentale, questi monumenti però presentano quasi ovunque grandi contrasti con le case di legno e di paglia che li circondano e che nella loro architettura semplice e primitiva si fanno spesso ammirare per un'insolita delicatezza di linee e leggerezza di costruzione. Da una parte le modeste abitazioni e le abitudini del popolo, le sue condizioni di vita quasi primitiva, le singolari manifestazioni della sua arte rustica e popolare, dall'altra le chiese ornate di affreschi e di stucchi, le ben arredate dimore dei grandi signori, dall'architettura ricca e fastosa. Ma non poteva essere diversamente se si pensa che mentre il popolo era rimasto tenacemente attaccato alla sua cultura e alle sue tradizioni i signori e i nobili facevano a gara nell'assumere le fogge dell'arte e della cultura straniera.

L'attaccamento del popolo lituano alla tradizione lo preservò dallo snazionalizzarsi, nonostante gli sforzi che vennero fatti a tal fine. Solo grazie a questa situazione anormale l'arte popolare lituana poté raggiungere un notevole sviluppo.

Arte preistorica. - Benché le prime manifestazioni dell'arte lituana propriamente detta siano ancora nāscoste nelle piliekalnai o antiche fortezze, nelle tombe degli eroi e negli antichi cimiteri, tuttavia l'archeologia è riuscita a chiarire alcuni caratteri della vita lituana preistorica. Sulle ceramiche trovate negli scavi s'incontrano già decorazioni di doppio carattere: geometrico l'uno, a croci, a rombi, a nastri, ecc.; imitativo l'altro, con riproduzione di piante e di foglie. Tecnicamente questi ornamenti sono ottenuti mediante incavi o rilievi. Uguali decorazioni si usavano anche sugli oggetti d'ambra, come fanno fede gli oggetti trovati nelle vicinanze di Palanga sul Mar Baltico. Forse più interessanti sono gli avanzi e i cimelî dell'epoca del bronzo che eccellono su quelli trovati nei paesi limitrofi. La decorazione di questi oggetti ha due modi: il primo è ottenuto con riempiture di smalto negli incavi, il secondo è a filigrana con fili metallici e con granelli incastrati a formare figure di animali e di piante. Quegli oggetti hanno forma molto varia e dimostrano un senso estetico sviluppato; appartengono all'epoca dal sec. VI all'VIII detta "Ragine Kultura".

Gli avanzi e i cimelî appartenenti alla cosiddetta "Luicino Kultura", sono molto più modesti e dimostrano poca originalità. Sono per lo più oggetti d'argento. Invece gli oggetti del secolo IX sono caratterizzati dal tentativo di conferire al bronzo l'aspetto dell'oro. La maggior parte di tali oggetti serviva di ornamento al vestiario. Nei secoli XI e XII la decorazione degli oggetti diventa più uniforme e minuziosa; poi, verso la fine del sec. XII, l'uso di ornare i vestiti con decorazioni metalliche cessa del tutto in Lituania.

Manifestazioni artistiche dell'epoca storica. - Architettura. - Alla fine del sec. XII e nel sec. XIII la Lituania pagana entra in contatto con la cultura bizantino-russa, subendone una notevole influenza. I più importanti monumenti architettonici di quell'epoca sono la chiesa dei Ss. Boris e Gleb a Koloża presso Grodno (Gardinas), la chiesa Sobornaja a Vilna e alcune chiese di Troki (Trakai). La più interessante è la chiesa di Koloża (sec. XII) che, per il materiale usato e per lo stile, appartiene all'architettura bizantina, ma per le sue decorazioni tanto architettoniche quanto pittoriche appartiene a un tipo locale di cui non esiste l'eguale né in Russia né nel Caucaso. Ne è ignoto l'architetto, che vi dimostrò grande talento. Ma benché in Lituania vi sia stato un periodo favorevole all'arte bizantino-orientale, il cattolicismo latino con i suoi caratteri di cultura occidentale troncò ogni suo ulteriore sviluppo. Praticamente un grande ostacolo a tale sviluppo fu posto dal cosiddetto "editto di Velune" che vietava in paese la costruzione di chiese ortodosse; quando poi l'applicazione di quell'editto, al principio del secolo XVI, venne sospesa per un certo tempo, era ormai interrotta ogni possibilità di sviluppo dell'arte bizantina in Lituania. Così all'architettura bizantina seguì quella di tipo gotico che fu introdotta perfino nelle chiese ortodosse. Anche monumenti gotici hanno in Lituania molteplici caratteri locali tanto che il loro stile viene detto "gotico lituano". Un saggio, il più bello del genere, è la chiesa di Sant'Anna a Vilna costruita fra il 1392 e il 1396; un altro è il cosiddetto tempio di Perkunas a Kaunas. Mancano quasi del tutto monumenti di architettura gotica civile, se si eccettuino le rovine del castello dei granduchi a Troki.

Come in altre parti dell'Europa, anche in Lituania lo stile gotico dovette cedere il posto al Rinascimento, e poi al Barocco. Uno dei monumenti più caratteristici del Barocco è la chiesa del monastero di Pazaislis (presso Kaunas) costruita tra la fine del secolo XVII e il principio del secolo XVIII dagli architetti italiani Lodovico Fredo e Pietro Puttini, con tale magnificenza che le pareti interne del tempio vennero totalmente ricoperte di marmi rari e preziosi trasportati dalla stessa Italia.

Riacquistata l'indipendenza, la Lituania fu costretta a trasferire la propria capitale da Vilna a Kaunas. Ma questa città era completamente sprovvista di edifici adatti alle nuove condizioni di vita, sì che si dovette procedere a un intenso lavoro edilizio. In questo periodo sono risorte le forme del Barocco con l'introduzione di speciali caratteri lituani, e ha acquistato notevole fama l'architetto Dubeneckis a cui fra l'altro si deve il restauro del Teatro di stato. È difficile giudicare quali sviluppi assumerà in avvenire l'architettura lituana, ma è evidente fin da oggi la tendenza ad applicarvi i caratteri locali e i motivi decorativi nazionali.

Scultura. - La scultura in Lituania si manifesta soltanto nel Rinascimento. Le opere, che hanno per lo più carattere religioso e sono costituite da statue, da busti e da monumenti sepolcrali, sono dovute soprattutto a maestri italiani. Come per la pittura, così per la scultura solo il risveglio nazionale ha permesso l'affermarsi di scultori nazionali. Da rilevare fra i primi: Petras Rimša e Juozas Zikaras. Il Rimša, dalle sue prime composizioni simboliche e realistiche come L'aratore e La scuola lituana, si è levato a nuove e coraggiose affermazioni in cui un vivace espressionismo si unisce alla ricchezza e alla varietà dei motivi decorativi in gran parte nazionali. Egli tratta anche la difficile arte della medaglia. Il Zikaras invece è rimasto fedele al suo simbolismo realistico (p. esempio, nel gruppo Salvateci!) che però è alquanto soffocato dai ricordi dell'accademia di Pietrogrado. Più interessanti sono i suoi ritratti di personalità lituane viventi.

Pittura. - L'arte pittorica ha trovato in Lituania condizioni molto difficili. Le prime manifestazioni di essa sono scarse e poco rilevanti. Non resta quasi più traccia della pittura bizantina che pure dovette avere in Lituania un periodo di floridezza. Il granduca Jagellone, poi re di Polonia, protesse il pittore lituano Jokubas Zaltis il quale per sua commissione eseguì parecchie opere di carattere religioso e molti ritratti, ma di tali opere che, secondo la testimonianza dei contemporanei, portavano un'evidente impronta russo-bizantina, nulla rimane, dacché l'unico dipinto superstite, una Madonna che ancora si conservava nel 1843, andò distrutto in seguito all'incendio della chiesa di Sokolius. Né vi è più traccia dei tanti affreschi che decoravano le chiese ortodosse, o delle iconi custodite dai granduchi nelle loro dimore. Tutto ciò che ancora sussiste della pittura di quell'epoca si riduce agli scarsi frammenti rimasti nelle rovine del castello di Troki.

L'epoca del Gotico e del Rinascimento non lasciò in Lituania nessun'opera pittorica degna di rilievo. I primi esemplari pittorici di qualche importanza risalgono all'epoca del Barocco. Così nella chiesa di Pažaislais a Kaunas esistono affreschi dell'italiano Del Bene, il quale decorò anche il palazzo dei principi Sapieha a Vilna.

I primi segni di un risveglio della pittura lituana si manifeatarono dopo la rivoluzione del 1905 e se ne videro i frutti nell'esposizione di Vilna nel 1907. Le opere esposte in questa prima rassegna di pittori lituani testimoniano che il paese comincia a sollevarsi della terribile crisi che per tanto tempo ha tenuto divisa la classe del popolo da quella dei nobili e degl'intellettuali. Sinteticamente si potrebbero caratterizzare le opere esposte alla mostra di Vilna come manifestazioni di un nazionalismo romantico. Gli artisti si ispirano alle bellezze del paese nativo, rivivono le sofferenze passate e cercano d'intuire un avvenire migliore. Fra tutti primeggia M. K. Čiurlionis che, affermatosi dapprima come musicista, rivela nelle sue pitture una spiccata tendenza al simbolismo. I suoi seguaci, però, tra cui il più noto è Simonis, si avvicinano a lui più per certa maniera di dipingere esteriore che per un'essenza e consistenza spirituale.

I contemporanei di Čiurlionis, A. Varnas, P. Kalpokas, A. Žmuidzinavičius, I. Šileika sono nelle loro opere più realisti e si dedicano quasi esclusivamente al paesaggio o al ritratto. Sono sopra tutto interessanti i ritratti di A. Varnas per la penetrazione e lo studio psicologico che rivelano. I più giovani come J. Vienožinskis e A. Galdikas riflettono meglio le tendenze pittoriche più moderne.

Arte rustica e popolare. - L'arte popolare in Lituania apre la via più sicura per la conoscenza dello spirito e della forza creatrice della nazione.

Il popolo, abbandonato a sé stesso e senza guida, riparò per istintiva aspirazione verso il bello, nel soave stupore delle sue campagne e nella mitezza malinconica e raccolta della sua vita familiare, rievocando le suggestioni delle semplici e primitive leggende; si diede silenziosamente a ornare le sue rustiche dimore, i suoi mobili, i suoi attrezzi da lavoro con motivi puramente tradizionali; nei cortili delle solitarie sodybe, sui cigli dei fiumi e delle strade eresse le sue croci di legno fantasticamente ornate e scolpite, costruì le sue cappellette votive, nelle cui nicchie si pigiò una folla di statuine rozzamente intagliate dagli umili e devoti carpentieri.

Le croci di legno lituane si scostano dai soliti stampi della tradizione cattolica europea. Anzi gli archeologi lituani vorrebbero farle derivare nella loro struttura da modificazioni successive a cui fu sottoposta la primitiva stele di pietra o il tronco d'albero con cui gli antichi Borussi (una tribù dei Lituani) adornavano le tombe anche prima della penetrazione del cristianesimo. D'altra parte nella struttura di quelle croci non mancano evidenti influenze gotiche e barocche: un tipo di croce molto agile e slanciato, con un'ornamentazione minuta e delicata, denota nei Lituani un'inconsapevole ricerca di imitare lo stile gotico; un altro tipo più massiccio, con ornamentazioni esuberanti e per lo più scultoree, richiama lo stile barocco. Ma simili affinità stilistiche non soffocano il carattere e l'originalità di queste croci che si riscontrano esclusivamente nel territorio etnografico lituano e che possiedono elementi non ancora del tutto classificati, quale ad esempio la sovrapposizione armoniosa per piani (due o tre) delle croci stesse o dei tetti delle cappelle votive, come nelle case, nelle chiese di campagna e in certe sinagoghe.

La tipica casa lituana, costruita di legno, sebbene abbia perduto una parte della sua antica bellezza, tuttavia presenta ancora molti elementi originali, come le larghe cornici frontali, spesso traforate, che costituiscono un prolungamento del tetto, il piccolo portico prospiciente l'ingresso principale della casa, il cosiddetto kletis o granaio in cui il contadino lituano ripone il raccolto e dove trasporta il suo letto durante la bella stagione.

La statuaria popolare lituana è meno originale e meno antica delle croci; vi si osserva una maggiore influenza della cultura straniera.

Come il lituano si esprime negl'intagli in legno, così la donna lituana, ugualmente fedele alle tradizioni, nei tessuti e nei ricami: cinture, grembiali, tovaglie, coperte, tappeti, cravatte, ecc. Per il disegno questi lavori sono più uniformi delle sculture in legno ma sorpassano queste per la delicata ricerca nell'armonia dei colori e per la superiore finezza dell'esecuzione.

Degno di rilievo il fatto che l'arte popolare lituana non è mai stata alterata dal commercialismo, difendendosi anche così dall'influenza straniera. (V. tavv. LXIII-LXVI).

Bibl.: P. Weber, Wilna. Eine vergessene Kunststätte, Vilna 1917; S. Salkauskis, Sur les confins de deux mondes, Ginevra 1919; G. de Danilowicz, La Lithuanie artistique, Losanna 1919; P. Galaune, Viniaus Meno Mokykla (1793-1831). Jos istorija, profesoriai ir mokiniai, Kaunas 1928; G. Salvatori, L'arte rustica e popolare in Lituania, Milano 1925.

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