LIVIA DRUSILLA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1961)

LIVIA DRUSILLA

L. Fabbrini

Figlia di Livio Druso Claudiano e di Alfidia, nacque nel 57 a. C. Andò sposa nel 43 a Tiberio Claudio Nerone e gli dette due figli: Tiberio e Druso. Nel 41 lo seguì in Sicilia per sfuggire alla persecuzione di Ottaviano. Nel 38 si separò da lui, quantunque ne attendesse il secondo figlio (v. Tiberio), e divenne moglie di Ottaviano, al quale non dette prole. Dopo la morte di Augusto (12 d. C.) fu adottata per testamento di lui nella gente Giulia con il nome di Iulia Augusta. Morì nel 29 all'età di ottantasei anni. Fu consacrata diva sotto Claudio nel 41.

La tradizione non è stata troppo generosa con Livia. Pur riconoscendole acume, bellezza e fedeltà ad Augusto ne ha fatto una donna dura, priva di scrupoli e calcolatrice, che con sottile lavorio e con straordinaria tenacia riuscì ad imporre le proprie ambizioni nelle vicende dinastiche e politiche. Il nomignolo di Ulixem Stolatum, finemente attribuitole dal nipote Caligola, lumeggerebbe con efficace sintesi la sua personalità.

Il volto di L., quale appare fin nelle edizioni idealizzate dei suoi ritratti, sembra il più eloquente commento alla figura morale tratteggiata dalle fonti: breve, dalla larga mandibola triangolare, è dominato dagli occhi grandissimi e intensi. La bocca piccola dal taglio duro e il naso accentuatamente aquilino dichiarano il carattere ostinato e volitivo di questa donna.

Le fonti letterarie citano più volte statue innalzate all'imperatrice come donna e come dea; le iscrizioni, le effigi monetali e le statue arricchiscono la documentazione. L. appare preferibilmente rappresentata sotto l'aspetto di Giunone, di Cerere, di Vesta e sotto le corrispondenti divinità dell'Olimpo greco, o impersonante i concetti di Salus, di Iustitia, di Pietas, di Fortuna secondo il simbolismo caro ai Romani. Tuttavia sulla identificazione iconografica di L. e sulla stessa sequenza cronologica delle rappresentazioni non si è ancora raggiunto l'accordo perché il problema si presenta, sotto molti aspetti, ancora più complesso che per il ritratto di Augusto. La posizione di L. a prima donna dell'Impero lodata ed esaltata come bella, ma, ovviamente, non nel senso classico; ha fatto sì che questa bellezza alla moda influenzasse largamente con le proprie caratteristiche il ritratto muliebre contemporaneo, fosse esso di principesse come di private. Mancando poi una documentazione monetale contemporanea sulla quale seguire il variare delle caratteristiche iconografiche del personaggio, in armonia con l'evolversi della moda e del gusto, ben scarsa documentazione offre agli effetti gran parte dei ritratti di scultura, per lo più riproduzioni o idealizzazioni di ritratti giovanili, eseguiti nel periodo tiberiano e claudio. Di conseguenza è anche impossibile impostare storicamente un rapporto tra ambiente artistico e stile di rappresentazione.

Ad eccezione del bronzo pergameno di Charinus, nel quale L. appare assimilata ad Hera, ma in un tipo iconografico assai generico (Brit. Mus. Cat., Mysia, p. 139, n. 148, tav. xxviii, 6), le effigi monetali di L. databili con una certa precisione, appartengono al periodo tiberiano e claudio. Le altre, riproducenti il profilo di L. o i capita iugata di Augusto e L., tutte coniate nelle province, potrebbero aggiungere nuovi dati preziosi, ma non sono state ancora studiate per il loro esatto valore cronologico. Data la stilizzazione dei profili non dovrebbero comunque precedere il tardo principato augusteo. La rappresentazione di L. su tutte queste serie fa capo a due tipi fondamentali, riproducenti con ogni probabilità statue ufficiali o di culto diffuse nelle province dell'Impero. In entrambi i tipi l'imperatrice è ritratta con una giovinezza di maniera e i capelli sono acconciati alla moda augustea. Nel primo tipo L. porta l'acconciatura "italica" del periodo tardo-repubblicano, caratterizzata da nodus frontale, treccia al vertice del cranio e rigonfio posteriore: ricordiamo le monete di Efeso (Syll. Numm. Graec., Danish Nat. Mus., Ionia, 22, i, 1946, tav. 8, nn. 360-369), di Clazomene (ibid., tav. 2, n. 117), il bel bronzo di Oea (S. W. Grose, Cat. McClean Collection, 1929, iii, p. 458, tav. 378, 6) e le monete di Augusta di Cilicia (Brit. Mus. Gat., Lycaonia, Isauria and Cilicia, p. 44, tav. 7, 10-12) di età tiberiana. L'altro tipo, di tono aulico, grecizzante, presenta l'imperatrice con i capelli spartiti al centro della fronte e raccolti, con o senza avvolgimenti sulle tempie, in un rigonfio posteriore. Nelle varianti la testa appare velata o diademata. Sono i tipi della Salus (Bernoulli, xxxii, 12), della Iustitia (Bernoulli, xxxii, 13), della Pietas (Bernoulli, xxxii, i) sui dupondi di Tiberio coniati a Roma e tipi simili ricorrono tra l'altro su bronzi coniati a Pergamo, a Bisanzio, a Corinto e in città occidentali.

La numerosa serie dei ritratti ufficiali dell'imperatrice, che ci sono documentati da gemme e da sculture di marmo e di bronzo, si riconducono ugualmente a questi due tipi.

Possono considerarsi un po' eccezioni il delizioso busto della Collezione Van Bergen di Oslo, datato per le caratteristiche di stile al decennio 40-30 a. C. Nonostante il parere discorde di alcuni studiosi, che vollero vedervi una Ottavia, il ritratto sembra offrirci con chiaro naturalismo una madre di Tiberio giovanissima. Sono palesi i lineamenti caratteristici, che saranno poi accentuati dalle idealizzazioni posteriori.

La pasta vitrea del British Museum n. 3813 (H. B. Walters, Brit. Mus. Cat. Gems, 1926, p. 357, tav. xxxix) riproduce ancora un tipo giovanile di L., assai vicino ad una testa marmorea, conservata a Marboury Hall (Phot. Einzelaufn., 3109-3111; testo di Fr. Poulsen, 1929). Già stilizzato appare il profilo inciso sul bel cammeo Roger del Cabinet des Médailles di Parigi (cfr. J. Babelon), cui si riconduce tutto un gruppo di ritratti marmorei ufficiali, e nel più tardo e finissimo cammeo conservato nel Gabinetto Numismatico dell'Aja. Un altro ritratto naturalistico, proveniente da Roma dalla tomba dei Licinii, e conservato a Copenaghen nella Gliptoteca Ny Carlsberg (cfr. W. Helbig, Billedtavier, tav. l, n. 614), è stato considerato sinora un caposaldo per la ricostruzione iconografica di Livia. L'imperatrice vi appare avanzata negli anni, con l'acconciatura dell'età di Tiberio. I dubbi avanzati di recente non sono sufficienti per scuotere la legittimità della identificazione, tanto più che accanto a questo ritratto potrebbe allinearsi il più trito bronzo di New York (cfr. C. Alexander) e persino un ritratto ufficiale come quello marmoreo dal teatro di Vicenza (Poulsen, Norditalienische etc., p. 78, tav. lxi, 178). Con una certa approssimazione si avvicina a questo tipo il profilo inciso su una sardonice dell'Ermitage di Leningrado (Bernoulli, xxvii, 5). La risultante tra il tipo espresso sul cammeo Roger e il ritratto di Copenaghen ha creato la estrema raffinata stilizzazione del profilo inciso sul cammeo di New York (cfr. Richter) con acconciatura ridotta all'essenziale e abbassata sul collo alla moda claudia: più che di una Antonia, come comunemente si crede, sembrerebbe trattarsi di un ritratto postumo di L. del tempo della divinizzazione.

Per i ritratti ufficiali dell'imperatrice si suggeriscono i seguenti raggruppamenti:

I tipo: con acconciatura "italica". - a) In sembianze molto giovanili: 1) busto dall'odeon di Cartagine: P. Gauckler, in Rev. Arch., 41, 1902, p. 396, tav. xix, 1.2) Busto da Tarragona: A. Garcia y Bellido, Esculturas, p. 42 s., tav. 29, 23. Derivano dai tipi precedenti: 3) testa di Glanum: H. Rolland, xi Suppl. a Gallia, 1958, tav. 14, 1-2.4) Testa frammentaria di Bologna: Guida alla Mostra 22 sett. - 13 ott. 1957, fig. 2. Ancora a tipi molto giovanili sono riconducibili: 5) testa nei Magazzini Vaticani n. 636: G. Kaschnitz-Weinberg, Sculture del Magazzino del Museo Vaticano, 1936, tav. ciii, 636. 4) Testa di Paestum: Fasti Arch., xi, 1958, n. 4731, tav. xxxviii, 101. - b) In sembianze giovanili; la seguente serie di ritratti si raggruppa intorno al cammeo Roger ed è il tipo che ricorre sul bronzo di Oea e sulla moneta di Clazomene: i) testa dal Fayyūm nella Gliptoteca di Copenaghen: Billedtavler, tav. l, n. 615; R. West, op. cit. in bibl., tav. xxvii, 108. 2) Testa al British Museum, n. 1990: H. M. Smith, Brit. Mus. Cat. Sculpture, 1904, iii, tav. xxi, 1990. 3) Testa nel Museo Oliveriano di Pesaro n. 3820: L. Fabbrini, op. cit. in bibl. 4) Testa da Tigani: F. W. Goethert, op. cit. in bibl., tav. xxi, 2-3.5) Acrolito dal Foro Vecchio di Leptis Magna: S. Aurigemma, op. cit. in bibl., figg. 32-35. La seguente serie di ritratti si ricollega ai tipi espressi sulla pasta di Berlino con i capita iugata di Augusto e L. (Bernoulli, xxvii, i) e di Firenze con i capita iugata di Tiberio e L. (Bernoulli, xxvii, 8). 6) Cosiddetta Orante vaticana dalla basilica di Otricoli: W. Amelung, Die Sculpturen des Vaticanischen Museums, ii, Berlino 1908, p. 538 ss., tav. 70, n. 352.7) Statua nel Museo Capitolino, Atrio, n. 8: H. S. Jones, The Sculpture of the Museo Capitolino, Oxford 1912, p. 27 s., tav. 3.8) Cosiddetta Cerere Borghese al Louvre: M. L. Marella, op. cit., in bibl., p. 75, fig. 35.9) Statua da Iponuba, Madrid, Museo Archeologico: A. Garcia y Bellido, Esculturas, p. 159, tav. 129, 171. 10) Statua da Cerveteri, nel Museo Lateranense: A. Giuliano, Catalogo ritratti, Città del Vaticano 1957, p. 16, tav. 13, 20. c) Un posto a sé occupano i seguenti ritratti, i cui ascendenti cronologici sono tuttora oggetto di discussione: 1) piccolo busto bronzeo da Neully-le-Réal, dedicato da Atespatus: E. Espérandieu, Recueil, xi, 1925, n. 7040; R. West, op. cit. in bibl., xxxi, 127. 2) Busto proveniente da Costantinopoli nella Gliptoteca di Copenaghen: Billedtavler, tav. l, n. 616.

II tipo: con acconciatura classicheggiante. - a) In sembianze molto giovanili: i) statua da Paestum al Museo del Prado, Madrid: A. Garcia y Bellido, La Livia etc. 2) Testa nella Collezione Torlonia: Gab. Fot. Naz., E 36738-39.3) Testa da Cherchell: St. Gsell, in Rev. Arch., 38, 1901, p. 79.4) Testa nella Gliptoteca di Copenaghen: Billedtavler, tav. l, n. 618. 5) Testa al British Museum, n. 1504 da Cirene: E. Rosenbaum, Cyrenaican Portrait Sculpture, Londra 1960, tav. xvi, 3-4. I due ritratti seguenti esprimono lo stesso tipo, velato e coronato di fiori, che ci è noto da una bella sardonice di Firenze (Bernoulli, xxvii, 6). 6) Testa nei Musei di Berlino: C. Blümel, Römische Bildnisse, Berlino 1933, tav. 17, R 25.7) Statua di Lowther Castle; E. A. 3088-3090. - b) In sembianze giovanili: L. nel tipo velato e diademato compare sull'ara dei Magistri Vici Sandaliari, datata al 2 d. C.: 1) statua di Holkhan Hall, da Villa Ginetti di Velletri: Fr. Poulsen, English Country Houses, p. 53 ss., fig. 28.2) Testa nei Magazzini Vaticani n. 637, dai Giardini Vaticani: Kaschnitz-Weinberg, op. cit., p. 271, tav. ciii. 3) Statua dal Foro Vecchio di Leptis Magna: S. Aurigemma, op. cit. in bibl., p. 74, figg. 51-52. 4) Statua dall'odeon di Cartagine: P. Gauckler, in Rev. Arch., 41, 1902, p. 395, tav. xvi, 3 e xvii, 7. 5) Testa da Gortina (per il quale peraltro può sussistere il dubbio con un tipo di Antonia): L. Mariani, in Am. Journ. Arch., i, 1897, p. 269 55., fig. 3 e tav. xii, 3; 6) Testa all'Ermitage di Leningrado: O. Waldhauer, op. cit. in bibl. 7) Statua dalla Villa dei Misteri, Pompei: A. Maiuri, op. cit. in bibl. 8) Statua da Pozzuoli nella Gliptoteca di Copenaghen: Billedtavler, tav. xxxx, n. 531. 9) Testa colossale da Cerveteri nella Gliptoteca di Copenaghen: Billedtavler, tav. l, n. 617. Questi ultimi ritratti ci mostrano una L. in sembianze più mature, da avvicinarsi ai tipi espressi nella sardonice di Vienna (Bernoulli, xxvii, 2) e sul cammeo della Ste. Chapelle (Bernoulli, p. 281 e tav. xxx). Conclude la serie la grande statua postuma da Velleia (Fr. Poulsen, Norditalienische etc., p. 52 s., tavv. lxxv-lxxvii).

Alcuni studiosi hanno identificato L. nella giovane donna, che compare al seguito di Agrippa nella processione del recinto meridionale dell'Ara Pacis e, ugualmente, nella figura diademata presso Augusto nel rilievo di Ravenna. In entrambi i casi, nel primo in particolare, l'ipotesi non trova conferma negli elementi fisionomici. Piuttosto forzato è il riconoscimento di L. nel delicato profilo di donna espresso su un medaglione di gesso da Begram, conservato nel museo di Kabul; in quanto alla Livia di Aquileia, che gli è stata accostata, i rapporti tra le componenti del volto, che si intuiscono al di sotto della lisciatura subita dal pezzo in età moderna, conducono a caratteristiche fisionomiche più vicine a quelle di Sabina (v.) che a quelle di L. anche nei ritratti maggiormente idealizzati. Di recente è stata proposta la identificazione di L. in una statua bronzea panneggiata, rinvenuta a Cartoceto (Pesaro). Identificazione peraltro assai discutibile.

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