LOCRIDE

Enciclopedia dell' Arte Antica (1995)

LOCRIDE (Λοκρίς, Locris)

Ph. Dakoronia

Regione storica della Grecia centrale, divisa dalla Focide e dalla Doride in due parti: una sud-occidentale, detta L. Ozolia, lungo il golfo di Corinto, l'altra orientale, detta L. Opunzia, lungo il golfo Maliaco e il mare di Eubea.

L. Ozolia. - È costituita da una stretta e montuosa fascia costiera delimitata a S dal golfo di Corinto, fra la Focide a E, la Doride a Ν e l'Etolia a Ν e a O. Verso la Focide il territorio della città locrese di Amphissa confinava direttamente con quello di Delfi. Tale limite fu definito fra la fine della III guerra sacra (346 a.C.) e il 337 a.C. (arcontato di Ornichidas); fu quindi probabilmente rivisto nel 190 a.C. e ristabilito con certezza nel 180-179 a.C., grazie a un arbitrato dei Rodi; ancora nel 125 a.C. e infine in epoca traianea (115 d.C.) sono documentate epigrafi relative alla delimitazione del territorio di Delfi e di quello delle città limitrofe. A O il confine della L. Ozolia era costituito dal monte Taphiassos, a occidente del promontorio di Antirrhion. Poco si sa sul limite settentrionale della regione, a eccezione del fatto che la fascia di territorio era sensibilmente più sottile a O e che non lontano era la metropoli dei Dori.

Quasi nulla è noto sulle risorse del territorio in età antica. Da un accenno di Tucidide (1, 5) si ricava che gli abitanti della costa erano dediti alla pirateria. Nelle regioni interne l'attività principale doveva essere la pastorizia: lo stesso termine di Ozoli derivava, secondo Plutarco (Mor., 294 E-F) e Pausania (X, 38,3), dall'odore delle pelli con le quali si vestivano i Locresi. Strabone (IX, 4, 8) lo attribuisce invece alla decomposizione del corpo di Nesso e degli altri centauri che sarebbero sepolti sul monte Taphiassos. Da fonti epigrafiche si ricava che in territorio locrese erano coltivati l'olivo e la vite.

Le più antiche tracce di occupazione del territorio della L. Ozolia non risalgono oltre l'Antico Elladico e pochi sono i siti noti databili all'Età del Bronzo. Questo dato, tuttavia, dipende probabilmente dalla carenza della documentazione. Gli insediamenti dell'Antico Elladico sono attestati presso la costa (isola di Apsephia) o nella pianura di Kirra (Amphissa). Non è finora conosciuto alcun sito di particolare importanza durante il periodo miceneo. Poco è noto ancora per la c.d. Dark Age (a eccezione della necropoli submicenea presso Itea), mentre un incremento nel numero degli abitati si riscontra a partire dal Geometrico. In età storica i Locresi erano riuniti in un koinòn, la cui esistenza è documentata a partire almeno dal IV sec. a.C., con sede nella città dei Physkeis.

Difficile da attraversare per via di terra a causa della natura montuosa del suo territorio, la L. Ozolia era sfiorata a E dalla strada di collegamento, esistente già in epoca micenea, fra il golfo di Itea e quello Maliaco (v. focide): lungo tale percorso si sviluppò l'abitato di Amphissa. Da un passo di Tucidide (m, 101-102), relativo alla spedizione spartana di Euriloco, si ricava tuttavia l'esistenza di una strada da Amphissa fino a Naupatto.

Nella zona NO della pianura di Kirra, sulle pendici del colle Elatos, sono le rovine di Amphissa, presso la moderna città omonima. Nonostante la più antica menzione delle fonti (Herodot., VIII, 8, 35) risalga solo al 480 a.C., i reperti archeologici rivelano l'esistenza di un abitato già dall'Antico Elladico. Nella zona di Charmaina, a NO della città classica, sono state rinvenute alcune tombe di VIII-VII sec. a.C. nei cui corredi sono presenti gioielli e soprattutto diversi vasi bronzei che mostrano evidenti relazioni con quelli della Grecia settentrionale. È nota anche una parte di un'ampia necropoli utilizzata dall'VIII-VII sec. a.C. (tombe a cassone con materiali bronzei fra cui spilloni del tipo roll top) fino in epoca romana. La vita del sito continuò peraltro fino al dominio turco, quando il centro si chiamava Salona, corruzione del franco La Sole. Si conservano tratti delle fortificazioni in opera isodoma e poligonale, relativi alla cinta della città distrutta da Filippo II nel 338 a.C. e parzialmente riutilizzati nelle mura medievali, costruite nel 1223 da Thomas d'Autremencourt. Sono state scavate abitazioni di epoca imperiale con vani mosaicati; nella zona più alta, cinta da fortificazioni, alcune cisterne medievali sono costruite su una o due cisterne di epoca classica. Sull'acropoli era il Tempio di Atena.

La localizzazione della città di Myania nel sito di Haghia Euthymia, presso Amphissa, si deve a una citazione della Cronaca inedita di Galaxidi, redatta dal monaco Euthymios nel 1705. La città era cinta da un muro di fortificazione con torri quadrangolari.

Sul promontorio che chiude a O il golfo di Itea, in un'insenatura fronteggiata dall'isoletta di Apsiphia, il moderno centro di Galaxidi sorge sui resti di un abitato con tracce di occupazione dall'Antico Elladico fino al Tardo Elladico e quindi, dopo una cesura nel corso della Dark Age, nuovamente dal Geometrico fino a epoca paleocristiana. Il sito era stato già identificato con quello della città di Oiantheia o Euantheia sulla scorta di un passo di Polibio (IV, 57) e grazie al rinvenimento di due epigrafi incise su bronzo del V sec. a.C. (IG, IX, 1, 333 e 334 = IG IX, 12, 717 e 718, custodite al British Museum), una delle quali menziona un trattato fra Oiantheia e Cha- leion. Più recentemente, tuttavia, si è preferita l'identificazione con Chaleion, sulla base dei medesimi dati epigrafici e su un attento esame delle fonti. Il sito di Oiantheia è probabilmente da ricercare più a O, presso Vitrinitsa. A Galaxidi si conservano parti del muro di cinta costruito nel IV sec. a.C., con torri quadrangolari. All'interno della città, presso la Piazza degli Eroi, sono state rinvenute circa trenta tombe, di epoca ellenistico-romana, principalmente del tipo a cassone di forma rettangolare; alcune deposizioni erano in vasi fittili. Da segnalare un edificio funerario (m 7,70 x 5,25) con apertura a O, composto da un corridoio e da cinque scomparti di uguali dimensioni per altrettanti defunti. Fuori dal perimetro delle fortificazioni, sul declivio a SO, sono state scavate otto tombe a cista, con scheletri in posizione contratta. Fra i rinvenimenti si segnalano vasi fittili di produzione locale e corinzia, databili dal Tardo Geometrico alla fine del VII sec. a.C. e diversi bronzi (vasi e fibule, specie dalla tomba 8). Questa necropoli è probabilmente pertinente a un abitato sito sul vicino colle di Haghios Athanasios, dove sono resti di fortificazioni (dai quali ha origine un muro che chiudeva la valle a S), forse databile all'età geometrica; l'occupazione di questo insediamento si sarebbe protratta fino al V sec. a.C. Poco più a S, sull'acropoli di Kephalari, sono visibili tratti di una cinta muraria dell'Età del Bronzo. Inoltre, sulle pendici del colle a SE della città antica, è la c.d. Tomba di Locro, in realtà una sepoltura familiare di epoca tardo-romana scavata nella roccia.

Nell'isola di Apsiphia, sito di un abitato dell'Antico Elladico II, dovrebbe essere ubicato il Santuario di Apollo Nasiòtas noto da testimonianze epigrafiche.

Il sito della città di Physkeis (il nome Physkos non è attestato che da Stefano Bizantino), capitale del koinòn locrese, è stato identificato, grazie ad alcuni dati epigrafici, con quello della collina a S del moderno villaggio di Malandrino. Physkeis sarebbe stata fondata, come Oiantheia, da Lokros. Si conservano ancora i resti del muro di fortificazione con torri quadrangolari; all'interno della cinta, dove sono state recuperate epigrafi databili dal III sec. a.C. fino al II-III sec. d.C., la chiesa di Haghios Apostolos sorge probabilmente sul basamento di un tempio. Dal testo di alcune epigrafi si ricava che nella città era venerata Atena Iliàs. Nei pressi della città antica un'esedra con inciso un decreto di prossenia del koinòn locrese del III sec. a.C. (?) sorge sul sito di un santuario verosimilmente dedicato a Zeus Meilìchios e agli Agathòi Theòi.

Il sito del Santuario di Apollo Phaistìnos è probabilmente da ricercare nel territorio di Panormos (Kisseli), più vicino al mare di quanto non sia il moderno abitato, nel quale si trovano comunque riutilizzati materiali da costruzione antichi e alcune iscrizioni. È da ricordare il rinvenimento, immediatamente a O di Eratinè, di un'epigrafe menzionante due atti di affrancamento ad Apollo Phaistìnos. Va peraltro sottolineato come, con ogni probabilità, il santuario dipendesse dalla città di Phaistìnos sita più all'interno, nei pressi del villaggio di Ano Kisseli.

Poco a O di Panormos, nell'entroterra del porto di Eratinè è il centro di Vitrinitsa, verosimilmente sito dell'antica città di Oiantheia.

A E di Kisseli, le rovine poco a Ν dell'abitato di Haghioi Pantes (Vidavi), in località Marmara, sono da identificare certamente con quelle della città di Tolophon, dotata di un muro di fortificazione con torri quadrangolari, in parte conservate.

Una delle estreme città della L. Ozolia verso O, oltre Naupatto, presso il promontorio di Antirrhion, era Molykreion, la cui localizzazione è tuttora incerta. Antica colonia corinzia, divenne possesso ateniese nel V sec. a.C.; la città possedeva un santuario dedicato a Posidone sulla sponda opposta, vicino Rhion d'Acaia. A. Orlandos aveva proposto di identificare Molykreion con il sito Hellenikò di Velvina, ove sono state riportate alla luce le fondazioni forse di un piccolo tempio (m 16 x 11) con orientamento N-S e, poco distanti, quelle di un altro tempio (m 31 x 14) orientato E-O, forse dedicato ad Atena e probabilmente mai finito, e di una stoà a pilastri: questi ultimi due edifici sono di epoca ellenistica. L'identificazione dei resti con quelli di Molykreion non è stata tuttavia accettata.

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(N. Cucuzza)

L. Opunzia. - I suoi confini vanno dalle Termopili e dal locale Santuario di Demetra fino alla pianura di Larymna, la cui l'appartenenza alla L. è tuttavia incerta (mentre è sicuro che Larymna e la vicina città di Halai, attuale Haghios Ioannis Theologos, si trovavano sotto il dominio e l'influenza dei Beoti); a occidente i monti Chlomòn e Knemis la separano dalla Focide. Oggi inclusa nel nomòs della Ftiotide, posta di fronte all'Eubea.

I primi abitanti della L. erano probabilmente Eoli che successivamente, con la discesa delle tribù greche nordoccidentali, in parte migrarono e in parte vennero sottomesse da quelle. Il nome di Locresi dovette appartenere al popolo che abitò la regione prima dell'arrivo delle nuove genti, ma fu conservato come avvenne anche in Acaia, ad Argo e nella Focide. I Locresi d'Oriente sono chiamati anche con gli epiteti di Opunzi, Epicnemidi e Ipocnemidi; sono ricordati inoltre come Locresi Lelegi, nome che però non sembra essere stato usato per caratterizzarli in epoca storica. Il dialetto locrese appartiene ai gruppi dei dialetti greci nord-occidentali con numerosi elementi eolici e relazioni con i dialetti della Focide e dell'Elide. La mitologia locrese ha stretti rapporti con quella tessala e, in generale, si può osservare che i miti in relazione con la nascita degli uomini hanno inizio o si connettono con la Locride.

I Locresi erano membri della Anfizionia pilaica, che aveva la sua sede nel Santuario di Demetra, ad Antele, presso le Termopili e in essa avevano un ruolo preminente. Tuttavia alla fine della prima guerra sacra, in cui furono implicati i Locresi di Oriente e quelli di Occidente, la sede dell'anfizionia fu trasferita a Delfi, e venne dunque meno l'importanza dell'anfizionia pilaica e del Santuario di Demetra, che era sotto il controllo dei Locresi. Il periodo di espansione e di occupazione di nuove regioni verso oriente e occidente da parte dei Locresi si arresta nel VII sec. a.C., quando fu conquistata Larymna, che prima di allora apparteneva a Orchomenòs. Durante le guerre persiane i Locresi si allearono con le altre genti greche. Nel corso della guerra del Peloponneso i Locresi si schierarono dalla parte degli Spartani e li aiutarono con truppe di cavalleria subendo incursioni e devastazioni da parte degli Ateniesi che distrussero le città costiere della regione, per proteggere l'Eubea e le vie marittime dai pirati locresi; anche l'isola di Atalanti, odierna Talantonisi, fu conquistata e presidiata dagli Ateniesi, ma alla fine della guerra tornò in possesso dei Locresi. Agli inizî del IV sec. a.C., nella lotta tra Sparta e Tebe per l'egemonia sulla Grecia, i Locresi furono di nuovo alleati degli Spartani, ma con la vittoria dei Tebani, dal 377 a.C. si schierarono con questi ultimi.

A fianco dei Tebani, dei Tessali e di altri, combatterono, nel corso della terza guerra sacra (356-346 a.C.), contro i Focesi, subendo da questi la distruzione di alcune città. Onomarco rase al suolo Thronion e le Termopili furono abbandonate. Il dominio dei Focesi si allargò allora fino a Dafnunte che persero comunque insieme con gli altri dominî nella L. orientale quando nella guerra intervenne Filippo di Macedonia.

Benché teoricamente indipendente, con la presa del potere da parte dei Macedoni la L. si schierò dalla loro parte, passando tuttavia, dopo la morte di Alessandro, di volta in volta sotto l'influenza o il dominio degli stessi Macedoni, dei Beoti e degli Etoli. Opunte e la regione circostante furono in qualche rapporto con la Lega Beotica, mentre la L. Epicnemidia sembra che fin dagli inizî del predominio e dell'espansione della Lega Etolica fosse sottomessa agli Etoli. Nel 279 a.C., i Locresi a fianco degli altri Greci, combatterono di nuovo alle Termopili contro i Galati. Nel 197 a.C. Tito Quinzio Flaminino concesse ai Locresi l'indipendenza. Nel 167/6 a.C., dopo la terza guerra macedonica la L. riconquista la sua indipendenza dagli Etoli e nel 165 a.C. è menzionato di nuovo il koinòn dei Locresi di Oriente. Con il dominio romano la L. segue le sorti del resto della Grecia.

In epoca tardo repubblicana e nel primo secolo dell'impero i Locresi, con i Beoti, gli Euboici, i Dori e i Focesi, costituiscono ancora una lega.

Delle città della L. solo Opunte sembra conservare la sua floridezza e fino al 700 d.C. fu sede episcopale. Le altre città o sono scomparse in seguito ai varî eventi bellici avvenuti nella regione nel periodo ellenistico o sono decadute.

La costituzione della L. era aristocratica e oligarchica e il potere era detenuto dalle «cento case», le cento famiglie nobili che facevano risalire le loro origini agli eroi e agli dèi. Ne era a capo un archòs che esercitava il potere assieme alla boulè, costituita da cento membri, rappresentanti delle cento famiglie, con gli altri funzionari e l’ekklesìa (assemblea) di mille cittadini notabili, rappresentanti del popolo. Le diverse città dei Locresi avevano ciascuna una propria gerarchia e una struttura di potere. Maggiori informazioni possediamo per Opunte, distrutta da un terremoto nel 106 a.C., la cui preminenza e posizione dominante tra i Locresi è ampiamente dimostrata e ammessa.

Famoso era il Santuario di Demetra ad Antele, il cui culto, assieme a quello di Kore, era il più antico praticato dai Locresi. Atena con là denominazione di Aiantìa, Lokrìs, Polìochos e Pròmachos era un'altra divinità particolarmente venerata. Il culto di Hera Pharỳgaia era praticato nella città di Pharygai nella L. orientale.

A Opunte erano venerati Aiace, Euclea, Patroclo e Prometeo; a Kynos, Deucalione e Pirra mentre il culto delle Ninfe è attestato a Kyrtone, presso una sorgente dove era anche un piccolo santuario.

Nel «Catalogo delle navi» Omero (II., 11, 527-533) ricorda diverse città dei Locresi: Kynos, Opunte, Kalliaros, Bessa, Skarphe, Augeies, Tarphe e Thronion; di queste Kynos si può identificare con qualche sicurezza sulla collina di Pyrgos, presso la spiaggia di Livanates. Recenti ricerche in quel sito hanno portato alla luce tombe medio elladiche e ampi resti di edifici e depositi micenei. La collina conserva anche un'acropoli di epoca ellenistica e edifici romani.

Per quanto riguarda Opunte, la città più celebre della L., le opinioni sono divise tra l'identificazione con l'odierna Atalanti e l'altura di Kastraki, presso Kyparissi, dove si conservano i resti di un'acropoli con cinta muraria. In questo sito, alcuni saggi effettuati dal Biegen hanno restituito anche frammenti ceramici dell'Età del Bronzo. Alle pendici della collina è stato scavato un edificio in forma di portico, del VI sec. a.C., nonché altre strutture abitative e tombe di epoche successive. Ad Atalanti, è stato da poco scavato un muro in opera isodoma di età ellenistica, che copre una grande estensione e dovrebbe appartenere a un' importante città antica che esisteva ed era abitata almeno dal X sec. a.C., come assicurano le sue necropoli micenee e protogeometriche, di recente rinvenimento. Ad Atalanti, tra l'altro, sono rappresentati in maniera notevole anche i periodi ellenistico, romano e paleocristiano. Sulla base delle numerose iscrizioni là rinvenute che menzionano gli Όπούντιοι (IG, IX, 1, 268-269) e il δῆμος Όττουντίων (IG, IX, ι, 282), alcuni studiosi avevano identificato Atalanti con Opunte (Klaffenbach), ipotesi sulla quale non tutti erano d'accordo (Oldfather).

Per Kalliaros, che diversi studiosi localizzano nella pianura di Atalanti, non conosciamo la precisa posizione. Gli scavi effettuati recentemente nel sito di Palaiokastra Megaplatanou hanno portato alla luce un'acropoli di età classica in precedenza ignota e parti di una ricca necropoli della stessa epoca nell'area circostante. Un certo numero di frammenti ceramici protogeometrici rinvenuti nel sito, un gruppo di sei tombe a camera di epoca micenea a breve distanza dall'acropoli e un piccolo frammento di iscrizione con la parte finale d'una parola (...λιαρων) ci offrono un labile indizio per l'identificazione del sito con Kalliaros. Il plurale della parola può forse giustificarsi con la notizia di Stefano di Bisanzio che la città era chiamata anche Kalliara e probabilmente il nome era determinato da un insieme di kòmai presenti nella zona.

Altre città della L. che conosciamo dalle fonti antiche sono Larymna, Ales, Korseia, Kyrtones, Alope, Dafnunte, Naryx, Pharyges, Nikaia, Boumelitaia. Di queste, a eccezione di Halai, che è stata scavata, e di Larymna, solo Naryx è stata sicuramente identificata sull'altura di Haghios Ioannis presso Renghini, sulla base di un'iscrizione lì rinvenuta.

I resti archeologici della L. orientale, a parte quelli degli scavi di Halai, risultano assai scarsi e sono costituiti soprattutto da iscrizioni e monete. Un noto monumento del periodo paleocristiano è la basilica dei Dafnusi, presso l'odierno villaggio di Haghios Konstantinos. Negli ultimi anni gli scavi del Servizio Archeologico greco hanno portato alla luce nuovi reperti, assai significativi. Oltre a quelli, di cui già si è detto, sono da menzionare: alcune necropoli micenee a Tragana, Livanates, Agnandi e tombe protogeometriche a Tragana e a Veriki Megaplatanou; una necropoli tardogeometrica ad Anavra presso le Termopili; necropoli di età classica, con sepolture principalmente in pìthoi a Roustiana Livanaton e a Triandaphyllia Livanaton; botteghe di ceramica e molte abitazioni di epoca tardoellenistica e romana ad Atalanti e un edificio termale di epoca tardoantica sulla spiaggia di quest'ultima località.

Rinvenimenti di superficie hanno, tra l'altro, mostrato che nella regione è rappresentato anche il Neolitico, benché ancora non vi sia una conferma da scavo.

Per quanto riguarda gli aspetti artistici, va detto che in epoca classica fiorì nella regione un'intensa produzione coroplastica di cui si hanno molti esempî; dovevano esserci diverse botteghe, principalmente a Halai e nella regione di Kynos. Per la scultura, poche informazioni offrono i noti rilievi, editi, di età classica, da Martino (probabilmente l'antica Boumelitaia) e la statua marmorea di Afrodite, di età ellenistica, da Atalanti.

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