GROSSI, Lodovico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 59 (2002)

GROSSI, Lodovico (Lodovico da Viadana)

Augusto Petacchi

Nacque nel 1564 a Viadana, all'epoca borgo del Ducato di Mantova, da un'antica e illustre famiglia locale. Entrato a far parte dell'Ordine dei minori osservanti assunse il nome di Lodovico Viadana o da Viadana, in ossequio alla consuetudine di tacere il proprio casato per distinguersi soltanto dal nome di battesimo e da quello del luogo di nascita.

Alcuni biografi sostengono che la sua prima formazione musicale sia avvenuta a Bologna presso C. Porta, ma la notizia non è documentabile. Stando a quanto riportato nella dedica a Fulvio Gonzaga "principe e marchese del Sacro Impero e Signore di Vescovato", contenuta nel secondo libro del Completorium Romanumocto vocibus decantandum, op. 16 (Venezia 1606), in cui il G. afferma di "esser[si] dato tutto agli studi della musica fin da' [suoi] primi anni", è ragionevole credere che egli abbia effettivamente incominciato gli studi musicali in giovane età, ma verosimilmente proprio a Viadana, realtà musicale senza dubbio minore, ma comunque viva e in grado di esprimere figure locali di distinti maestri di cappella e compositori quali B. Marchesi (contemporaneo del G.), G. Arrighi, F. Cappellari, P. Morelli, G. Villani, L. Petrali.

Il G. entrò a far parte dell'Ordine dei minori osservanti del convento di S. Francesco a Viadana in data imprecisata, ma certamente prima della sua nomina a maestro di cappella della cattedrale di Mantova (anch'essa di incerta collocazione cronologica ma comunque anteriore al gennaio 1594), come è possibile arguire dalla dedica a Francesco Gonzaga, vescovo di Mantova, contenuta nel suo Missarum… Liber primus, a 4 voci (Venezia, R. Amadino, 1596). Sebbene nelle sue prime opere a stampa egli non abbia mai fatto uso del titolo di frate, la circostanza che già nel 1588, a cominciare dalla pubblicazione a Venezia del suo primo lavoro (Vespertina omnium solemnitatum psalmodia, a 5 voci), il G. si sia firmato "Lodovico Viadana", lascia presumere che il suo ingresso nell'Ordine fosse a quell'epoca comunque già avvenuto.

Anche la data della succitata nomina a maestro di cappella della cattedrale di Mantova è di difficile decifrazione. Terminus ad quem può essere considerata la data del 7 genn. 1594 a cui risale un documento nel quale, in occasione della definizione dei termini economici dell'attività didattica del G. presso la cattedrale di Mantova, si fa esplicita menzione del suo status di maestro di cappella e di un precedente periodo di servizio presso la medesima istituzione: "Alli 7 gennaio fu determinato che avendo il maestro di cappella reverendo frate Lodovico da Viadana, Osservante di S. Francesco, insegnato il canto fermo a' nostri Chierici dal tempo che venne alla servitù di Monsignor Illustrissimo nostro, al presente, gli si desse, non in locho di pagamento, ma per cortesia, scudi 3 da d. 6; intendendo però che per l'avvenire insegnasse gratis, conforme alcuni dicevano alla intenzione detta da Monsignore Illustrissimo" (Mantova, Arch. del Capitolo della cattedrale). Benché in modo più approssimativo, sembrerebbe tuttavia ragionevole individuare il terminus a quo nel periodo compreso tra il 1588 e il 1590: è questo infatti il tempo in cui il G. esordì come compositore dando alle stampe i suoi due primi lavori (rispettivamente Vespertina omnium solemnitatum psalmodia (Venetiis, apud J. Vincentium, 1588) e il primo libro di Canzonette a quattro voci… con un dialogo a otto di ninfe e pastori, & un'aria di canzon francese (Venezia, Ricciardo Amadino, 1590, dedicato a Alessandro Pico della Mirandola), che avendogli procurato una certa notorietà potrebbero avergli valso di lì a poco il suo primo incarico ufficiale.

È certo che a Mantova ricoprì la carica di maestro di cappella fino al 1597, ma esistono elementi per credere che la sua permanenza si sia protratta, se non proprio per quindici anni come sostiene poco verosimilmente il Parazzi (p. 10), almeno fino al 1600. Durante questo periodo il G. si recò ripetutamente a Venezia per seguire la stampa delle proprie opere musicali e nel 1597 a Roma, città in cui dichiarò di aver concepito il "basso continuo", impiegandolo per la prima volta nei Cento concerti ecclesiastici a una, a due, a tre, et a quattro voci, op. 12 (Venezia 1602). Risale infatti alla seconda ristampa che nel 1603 l'editore veneziano G. Vincenti realizzò di quest'opera, l'affermazione del G. riportata nell'"avviso a' lettori" d'aver fatto questa "nova inventione" proprio a Roma "cinque o sei anni addietro".

In quegli stessi anni di fine secolo ricevette la nomina onorifica di prefetto dell'Odeo di Padova, "l'Accademia ove si provavano le musiche prima di esporle al pubblico" (Parazzi, p. 10), ragion per cui, in segno di gratitudine, dedicò al vescovo di quella città Marco Corner, patrono dell'istituto, il primo libro del Completorium Romanum octonis vocibus infractis decantandum (Venezia 1597). Nel 1602 fu maestro di cappella presso il convento di S. Luca a Cremona (The New Grove Dict., p. 517). Il 16 nov. 1608 il G. fu nominato maestro di cappella della cattedrale di Concordia, nei pressi di Portogruaro, dove però rimase solo fino all'anno seguente (aprile-maggio 1609), spostandosi successivamente a Fano (1610) per assumere l'incarico di maestro di cappella presso il locale duomo, carica ricoperta fino al marzo 1612.

Il successo del G. è testimoniato, oltre che dal grande favore incontrato dalle sue opere, anche dal pubblico riconoscimento con il quale G. Vincenti volle onorarlo, nella dedica all'arciduca d'Austria contenuta nell'edizione a stampa delle Sinfonie musicali a otto voci, op. 18 (Venezia 1610), chiamandolo "maestro celebratissimo e virtuosissimo". Per avere un'idea della celebrità raggiunta dal G. in quegli anni sarà sufficiente considerare il numero eccezionalmente alto delle edizioni delle sue opere, molte delle quali conobbero vasta diffusione anche all'estero, in particolar modo in Francia e in Germania, e le cui dediche, sovente indirizzate a personalità illustri, costituiscono un'ulteriore testimonianza del notevole grado di inserimento raggiunto dal G. presso molti ambienti. Talvolta i lavori musicali che egli lasciava incompiuti o comunque non riveduti venivano raccolti, ultimati e dati alle stampe da altri compositori, probabilmente suoi allievi o collaboratori. Valga per tutti l'esempio del secondo libro dei Concerti ecclesiastici a una, a due, a tre, et a quattro voci, con il basso continuo per sonar nell'organo, di Lodovico Viadana, raccolti da fra Danielle da Perugia, minore osservante, op. 17 (Venezia 1607).

L'intensa attività compositiva non distolse comunque mai il G. dall'adempiere ai doveri del suo ufficio religioso, che egli svolse sempre con scrupolo e dedizione non minori di quelli profusi nell'attività musicale: dagli Atti capitolari della cattedrale di Fano si apprende che nel 1612, dovendosi assentare per recarsi al capitolo del suo Ordine, si adoperò prontamente per nominare un supplente (Fano, Arch. del Capitolo della cattedrale, Atti capitolari, anni 1611-30, c. 11v). In data 11 maggio 1614 il G. venne nominato definitore del suo Ordine per la provincia di Bologna, che comprendeva all'epoca Mantova, Ferrara e Piacenza, rimanendo in carica per tre anni. Nel 1615, a Piacenza, in occasione della congregazione del suo Ordine, si trovò coinvolto, proprio in questa nuova veste, in una intricata questione riguardante l'elezione del nuovo guardiano del convento di S. Francesco di Viadana presso cui è presumibile che abbia fatto ritorno poco tempo dopo, e in seguito alla quale ebbe inizio una stagione di tensioni all'interno del proprio Ordine che lo riguardò in prima persona. Facendo base a Viadana, come già in passato, si spostò ripetutamente a Bologna e a Mantova per incontrare il generale del suo Ordine, e a Venezia per seguire la pubblicazione dei suoi lavori. Il fatto che a partire dal 1619 il G. non si sia più firmato come in precedenza con il titolo di maestro di cappella, ma unicamente con la qualifica di frate o di minore osservante, induce a credere che quello presso il duomo di Fano fu il suo ultimo incarico ufficiale. Gli ultimi anni della sua vita furono caratterizzati da rapporti turbolenti con i suoi confratelli, ragion per cui fu costretto ad allontanarsi, recandosi in un primo tempo a Busseto (1623), e successivamente nel convento di S. Andrea a Gualtieri, nei pressi di Parma, dove morì il 2 maggio 1627.

Il nome del G. è legato principalmente alla tecnica compositiva del basso continuo, di cui gli è stata frequentemente attribuita la paternità. Il basso continuo esisteva in realtà già da tempo in forme più elementari, come per esempio quella del cosiddetto "basso seguente", una parte strumentale che in una composizione a più voci raddoppiava costantemente la linea più grave del complesso vocale. Il primato del G. consiste piuttosto nell'aver impiegato questa tecnica nell'ambito del repertorio sacro e nell'averle impresso, allo scopo di supplire alla frequente mancanza di cantori per l'esecuzione di composizioni polifoniche, quella caratteristica funzione di sostegno armonico che contribuì, agli inizi del Seicento, alla creazione di un nuovo stile monodico. A testimonianza della vasta fama di cui godettero le opere del G. sta, oltre al gran numero di edizioni che se ne realizzarono in Italia, Francia e Germania, anche l'altrettanto significativo numero di compositori italiani (A. Agazzari, G.F. Anerio, A. Banchieri, F. Bianciardi, A. Cifra, O. Durante, A. Grandi, G. Moro, G.B. Nanino) e stranieri (in Germania principalmente, G. Aichinger, J.Ch. Demantius, M. Praetorius, S. Scheidt, J.H. Schein, H. Schütz) che intrapresero la strada indicata dai suoi Concerti ecclesiastici. Tracce del suo influsso artistico sono attestabili anche in regioni periferiche della compagine europea quali Dalmazia e Polonia.

Oltre alle opere citate in precedenza si segnalano, tutte pubblicate a Venezia, salvo diversa indicazione: Madrigali a quattro voci, 1591; Missa defunctorum (a 3 voci), R. Amadino, 1592; Madrigali a sei voci, 1593; Canzonette a tre voci. Libro primo, R. Amadino, 1594; Falsi bordoni (a 5 voci), G. Vicenti, 1596; Motecta, op. 10 (a 8 voci), R. Amadino, 1597; Officium defunctorum, op. 11 (a 4 voci), 1600; Psalmi omnes ad vespera. Liber secundus, op. 13 (a 5 voci), 1604; Officium ac missa defunctorum, op. 15 (a 5 voci), 1604; Letanie che si cantano nella S. Casa di Loreto,… a tre-otto, et 12 voci, op. 14, 1605; Salmi a quattro voci pari col basso per l'organo, brevi commodi et ariosi. Con dui magnificat, op. 20, 1608; Completorium Romanumquaternis vocibus decantandum, una cum basso continuo pro organo. Liber primus, op. 21, 1609; Lamentationes Hieremiae prophetae, op. 22 (a 4 voci), 1609; Responsoria ad lamentationes Hieremiae prophetae.Liber primus, op. 23, 1609; Il terzo libro de' concerti ecclesiastici a due, a tre, et a quattro voci con il basso per sonar nell'organo, op. 24, 1609; Salmi campagnoli a quattro… con li Sicut erata otto si placet,op. 25-26 (con basso continuo per organo), 1612; Salmi a quattro chori per cantare e concertare nelle gran solennità di tutto l'anno, op. 27 (con organo), 1612; Falsi bordoni a quattro voci con i Sicut erat a otto, et il Te Deum laudamus e Salve Regina a otto, op. 28 (con organo), Roma 1612; Centum sacri concentusab una voce sola, op. 30 (con organo), 1614; Ventiquattro Credo a canto fermo, 1619.

Fonti e Bibl.: Mantova, Arch. del Capitolo della cattedrale, Atti capitolari, voll. dal 1503 al 1617; Fano, Arch. del Capitolo della cattedrale, Atti capitolari, anni 1602-11, p. 13; anni 1611-30, cc. 11v, 15v; A. Parazzi, Della vita e delle opere musicali di L. G.-Viadana inventore del basso continuo nel secolo XVI, Milano [1876]; F.X. Haberl, L. G. da Viadana: eine bio-bibliographische Studie, in Kirchenmusikalisches Jahrbuch, IV (1889), pp. 44-67; A. Chybinsky, Über die polnische mehrstimmige Musik des XVI. Jahrhunderts, in Riemann-Festschrift. Gesammelte Schriften von Freunden und Schülern, Berlin 1909, p. 348; M. Schneider, Die Anfänge des Basso continuo und seiner Bezifferung, Leipzig 1918, pp. 1-13, 17 s., 50, 52, 62, 64, 66, 69-74, 77-79, 81, 85-89, 172-202; G. Vale - L. Asioli, L. da Viadana a Portogruaro e a Fano, in Note d'archivio, I (1924), pp. 287-289; F. Blume, Das monodische Prinzip in der protestantischen Kirchenmusik, Leipzig 1925, pp. 55-57, 64-66, 82-84, 97-99, 101, 107, 116, 153; R. Paolucci, La cappella musicale del duomo di Fano, in Note d'archivio, IV (1927), p. 225; F.T. Arnold, The art of accompaniment from a thorough-bass, London 1931, pp. 9-11; Music of earlier times (13th century to Bach), a cura di J. Wolf, New York 1946, p. 117; L. Schrade, Monteverdi: creator of modern music, New York 1950, p. 164; D. Arnold, Giovanni Croce and the concertato style, in The Musical Quarterly, XXXIX (1953), pp. 37-40, 43; N. Fortune, Italian secular monody from 1600 to 1635: an introductory survey, ibid., pp. 185, 189 s., 195; H.H. Eggebrecht, Arten des Generalbaßes im frühen und mittleren 17. Jahrhundert, in Archiv für Musikwissensschaft, XIV (1957), pp. 61, 65, 69-73; P. Wagner, Geschichte des Messe, Hildesheim-Wiesbaden 1963, pp. 411-413, 534-545; G. Frotscher, Geschichte der Orgelspiels und der Orgelkomposition, II, Berlin 1959, pp. 240-243; C. Gallico, L'arte dei "Cento concerti ecclesiastici" di L. Viadana, in Quaderni della Rassegna musicale italiana, III (1965), pp. 55-86; Id., Monteverdi e i dazi di Viadana, in Riv. italiana di musicologia, XVI (1966), pp. 241-245; H. Haack, H. Schütz und L. Viadana, in Musikforschung, 1966, pp. 28 s.; H. Leichtentritt, Geschichte der Motette, Hildesheim-Wiesbaden 1967, pp. 239-242; F. Mompellio, L. Viadana, musicista fra due secoli (XVI-XVII), Firenze 1967; J.J. Soluri, The "Concerti ecclesiastici" of L. G. da Viadana, Diss., University of Michigan, 1967; The Monteverdi Companion, a cura di D. Arnold - N. Fortune, London 1968, pp. 122-124; H. Haack, Die Anfänge des Generalbass-Satzes: die "Cento concerti ecclesiastici" (1602) von L. Viadana, Tutzing 1974; M.T. Barzoni, I "Salmi a quattro chori" (1612) di L. Viadana, tesi di laurea, Università di Parma, 1984; C. Wilkinson, Gabriele Fattorini: rival of Viadana, in Music and letters, LXV (1984), pp. 329-336; R. Tibaldi, L'Ufficio e la Messa dei defunti di L. Viadana, tesi di laurea, Università di Pavia, 1988; G. Reese, La musica nel Rinascimento, Firenze 1990, pp. 437, 448, 512, 572, 791, 801; Storia della musica, IV, C. Gallico, L'età dell'Umanesimo e del Rinascimento, Torino 1991, pp. 54, 80, 108 s.; V, L. Bianconi, Il Seicento, ibid. 1991, pp. 3, 36, 108, 144, 146, 149, 155 (ad nomenViadana, L.); F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, VIII, pp. 335-338; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, X, pp. 72-75; H. Riemann, Handbuch der Musikgeschichte, II, Berlin 1922, pp. 72 s.; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, XIII, coll. 1575-1581; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, VIII, pp. 221 s.; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XXVI, pp. 516-518 (s.v. Viadana, Lodovico).

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