CHANEY, Lon

Enciclopedia del Cinema (2003)

Chaney, Lon (propr. Leonidas Frank)

Leonardo Gandini

Attore cinematografico statunitense, nato a Colorado Springs il 1° aprile 1883 e morto a New York il 26 agosto 1930. Tra i più grandi attori del muto, si specializzò in ruoli di personaggi deformi o sfigurati, sempre animati però da tratti di dolorosa pietà. Figlio di sordomuti, imparò presto a comunicare attraverso la mimica facciale, abilità che sarebbe stata una delle chiavi del suo successo. Abbandonati gli studi, iniziò fin da ragazzo a lavorare nei teatri come macchinista e attrezzista; a vent'anni era già impegnato come attore teatrale in compagnie di giro del Midwest. Nel 1910 si stabilì a Los Angeles, dove continuò la sua attività anche come attore e coreografo di numeri musicali. Dopo qualche anno, a causa dello scarso successo sulla scena, si rivolse al cinema, interpretando, dal 1913 al 1918, piccole parti in film prodotti dalla Universal. Soltanto nel 1919, nel ruolo di un falso storpio nel film The miracle man (L'uomo del miracolo) di George Loane Tucker, riuscì a ottenere una certa attenzione da parte della critica. La consacrazione definitiva arrivò l'anno seguente con il personaggio di un criminale senza gambe a causa di un intervento chirurgico sbagliato in The penalty (1920) di Wallace Worsley. Grazie alle sue interpretazioni in The hunchback of Notre Dame (1923; Nostra Signora di Parigi) ancora di Worseley, The phantom of the Opera (1925; Il fantasma dell'Opera) di Rupert Julian e The unholy three (1925; I tre) di Tod Browning, diventò una delle figure più celebri e affermate di Hollywood, meritandosi, per la disinvoltura con cui rendeva credibile ogni sorta di personaggio deforme, spesso sordido, l'appellativo di 'uomo dai mille volti'. Quattro giorni prima della sua morte, la Universal aveva acquisito i diritti per una trasposizione cinematografica della storia del conte Dracula che probabilmente lo avrebbe visto nel ruolo del vampiro. Nel 1957 gli fu dedicato un film, Man of a thousand faces (L'uomo dai mille volti), diretto da Joseph Pevney e interpretato da James Cagney. Nel panorama del cinema statunitense degli anni Venti, C. rappresentò un raro caso di popolarità che si sviluppò secondo principi antitetici al divismo hollywoodiano. Sottraendosi alla regola che imponeva alle star, per lo più femminili, di rendere pubblica la propria vita familiare e di mantenere uno stile compatibile con l'immagine cinematografica, C. custodì sempre gelosamente la propria privacy, nella convinzione che, come ebbe a dichiarare, "gli attori dovrebbero concentrarsi più sul loro lavoro, e meno sulle lettere degli ammiratori". Inoltre, mentre il divismo si basava sulla bellezza dell'interprete e sull'abilità con cui fotografi e registi riuscivano a esaltarne, di film in film, i tratti del viso, C. passò alla storia hollywoodiana in quanto attore capace di rendere ogni volta diversa e irriconoscibile la propria fisionomia, trasfigurandola in chiave grottesca e orripilante. Dal gangster protagonista di The penalty, privo di gambe, al gobbo Quasimodo in The hunchback of Notre Dame, all'Erik di The phantom of the Opera, che ha il volto deturpato, C. si specializzò in figure mostruose e deformi, per interpretare le quali applicava al volto e al corpo materiali e sostanze che ideava da sé, con l'ausilio della sua misteriosa, e assai famosa, valigetta per il trucco. Fondamentale al riguardo fu il sodalizio con il regista T. Browning, con il quale C. lavorò soprattutto nell'ultima parte della sua carriera, dal 1925 in poi. In film come The blackbird (1926; Il corvo), The unknown (1927; Lo sconosciuto) e West of Zanzibar (1929; La serpe di Zanzibar) diede vita a una serie di personaggi nei quali la mutilazione assume connotazioni metaforiche, collegate alla repressione della propria sessualità. Forse proprio per questo motivo i film di C. diretti da Browning, pur risultando oggi i più interessanti, ebbero all'epoca meno successo degli altri interpretati dall'attore.

Anche il figlio, Lon Chaney Jr (propr. Creighton Chaney, 1907-1973), fu attore cinematografico, confinato dapprima in parti di caratterista e quindi utilizzato in film del terrore di media qualità, in cui interpretò, tra l'altro, il ruolo dell'Uomo lupo. Diede comunque buone prove in Of mice and men (1939; Uomini e topi) di Lewis Milestone, High noon (1952; Mezzogiorno di fuoco) di Fred Zinnemann e The defiant ones (1958; La parete di fango) di Stanley Kramer.

Bibliografia

G. Paolucci, L'ombra poetica di Lon Chaney, in "Cinema", 1941, 111.

R.G. Anderson, Faces, forms, films: the artistry of Lon Chaney, South Brunswick (NJ) 1971.

C.Th. Beck, Heroes of the horrors, New York 1975.

C. Viviani, Lon Chaney, ou la politique de l'acteur, in "Positif", 1978.

S. Meth, Reflections in a cinema eye: Lon Chaney, in "Classic film collector", 1979.

F.M. Blake, A thousand of faces: Lon Chaney's unique artistry in motion pictures, Vestal (NY) 1995.

F.M. Blake, The films of Lon Chaney, Lanham 1998.

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