Londra

Enciclopedia Dantesca (1970)

Londra

Adolfo Cecilia
Eugenio Ragni

Città capitale dell'Inghilterra e del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Per la sua posizione geografica, in particolare per il suo porto sul Tamigi, è sempre stata la città più importante di tutta la regione britannica, tranne forse che nel periodo compreso tra i secoli V e VIII, allorché decadde notevolmente.

Tacito già la ricorda come località nota per abbondanza di vettovaglie e di mercati. Sul finire del sec. XIII Edoardo I concesse alla città, in aggiunta agli altri privilegi di cui già godeva, quello di eleggere il proprio ‛ mayor ', oltre al definitivo ordinamento municipale.

I Fiorentini del tempo di D. avevano a L., che potevano raggiungere in trenta giorni, enormi interessi (Davidsohn, Storia, passim); vi possedevano anche una succursale di un banco di cambio (v. INGHILTERRA, anche per l'ipotesi della presenza di D. sul suolo inglese).

Il nome della città non compare in alcun luogo dantesco, ma in If XII 119-120 Colui fesse in grembo a Dio / lo cor che 'n su Tamisi ancor si cola (v. MONTFORT, Guido di), 'n su Tamisi sta a indicare Londra.

Sono custoditi a L. non pochi manoscritti di opere dantesche, tutti di provenienza italiana, acquistati o lasciati come legato da privati collezionisti. Spiccano per importanza i codici del British Museum, particolarmente quelli dei tre fondi Egerton, Harley e Additional.

Tra i manoscritti del primo fondo, rilevante sia sul piano filologico che su quello artistico il valore del n. 943, databile attorno alla metà del sec. XIV, contenente la Commedia (cfr. Petrocchi, Introduzione 64-65; P. Brieger - M. Meiss, Illuminated manuscrits of the D.C., Princeton 1969, I 262-268), illustrato da 261 miniature di scuola settentrionale (padovana o, più genericamente, emiliana). L'Egerton 1148 contiene 50 composizioni delle Rime.

Degli Additional, importanti i numeri 19587 (con miniature di scuola napoletana) e il 31918 (col commento di Guido da Pisa) per la Commedia; il 28804 per la Monarchia; il 26772 per le Rime.

I codici della Commedia più antichi del fondo Harley sono del sec. XV, tranne il 3488, che è della fine del sec. XIV. Il n. 3478 contiene alcune Rime.

Di notevolissima importanza artistica, ancora al British Museum, il codice Yates Thompson 36 (metà del sec. XV) con le miniature attribuite (cfr. P. Brieger-M. Meiss, op. cit., I 270) a Priamo della Quercia (Inferno e Purgatorio) e a Giovanni di Paolo (Paradiso), già posseduto da Alfonso I di Napoli.

Nella biblioteca della Robinson Trust era conservato infine un altro manoscritto abbastanza interessante della Commedia, datato 1363 (Phillipps 8881), venduto da Sotheby nel 1970 a un collezionista nord-americano.

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