Ghibèrti, Lorenzo

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Scultore, orafo, architetto, pittore e scrittore d'arte (Firenze 1378 - ivi 1455). Educato nella bottega del patrigno, l'orafo Bartolo di Michele, si firmò Lorenzo di Bartolo, finché nel 1444 riprese il nome paterno (Lorenzo di Cione). Nel 1401, la sua formella del Sacrificio di Isacco (Firenze, museo del Bargello) vinse il famoso concorso per la seconda porta del battistero (porta nord) prevalendo anche su I. della Quercia e F. Brunelleschi. La porta, realizzata (1403-23) secondo uno schema che ricalca il modello della prima porta eseguita da A. Pisano, presenta entro 28 quadrilobi Storie del Nuovo Testamento, gli Evangelisti e i Padri della Chiesa, resi con grande abilità tecnica, in uno stile dai ritmi equilibrati che rinnova il naturalismo delle correnti tardo gotiche attraverso l'armoniosa convivenza tra eleganti cadenze lineari, maggior risalto plastico e il costante riferimento all'arte classica. Sicuramente Gh. si era educato a Firenze sugli esempî dell'arte francese e renana, e sull'antico che ebbe modo di approfondire, durante un viaggio a Roma, nel 1416. Alla guida di una bottega, divenuta il primo importante centro della fusione del bronzo, Gh. fece fronte a importanti commissioni, dalle statue ordinate dalle arti di Calimala, del Cambio e della Lana per Orsanmichele (S. Giovanni Battista, 1414-16; S. Matteo, 1419-22; S. Stefano, 1425-29) ai rilievi per il fonte battesimale di Siena (Battesimo di Cristo e Il Battista incontra Erode, 1417-27). Fornì anche disegni per vetrate (dal 1404 e poi dal 1434 al 1443) per il duomo ed eseguì raffinate opere di oreficeria (nessuna rimasta). Dopo un secondo soggiorno a Roma, tra la fine del 1429 ed i primi mesi del 1430, Gh. riceveva l'incarico, con F. Brunelleschi, di sovrintendere ai lavori del duomo, collaborazione difficile, cui poneva fine nel 1436. Nel 1452 terminava la terza porta del battistero (forse iniziata nel 1429), chiamata "del Paradiso", che presenta Storie dell'Antico Testamento, sintetizzate entro dieci grandi cornici, secondo un programma iconografico stilato da L. Bruni e in seguito modificato da altri umanisti (A. Trevisani, N. Niccoli). Nella porta del Paradiso, realizzata in collaborazione con numerosi aiuti, vengono abbandonati i compassi gotici per un più semplice schema compositivo che, se dimostra l'adesione del Gh. ai principî della rappresentazione prospettica, tuttavia non rinuncia alla ricchezza narrativa e al gusto per i particolari. La ricca doratura della porta accentua grandemente il valore pittorico dell'opera. Tra i lavori di quegli anni, oltre a numerose statuette e bassorilievi in terracotta: l'Arca dei Tre Martiri (1428, Firenze, museo del Bargello) e l'Urna in bronzo di s. Zanobi (1442, Firenze, duomo). Tra i suoi numerosi aiuti figurano, dal 1437, anche i figli Tommaso (n. 1415) e Vittorio (1416-1496), autore, tra l'altro, del fregio che incornicia la porta di A. Pisano. Nei Commentari, in tre libri, scritti dopo il 1448, Gh. mostra una diretta conoscenza dell'arte antica (Plinio, Vitruvio) e una viva sensibilità per l'arte toscana del 14º e 15º secolo.

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