MASCHERONI, Lorenzo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 71 (2008)

MASCHERONI, Lorenzo

Luigi Pepe

– Primo di quattro figli, nacque a Castagneta, frazione di Bergamo, il 13 maggio 1750 da Giovanni Paolo e da Maria Ceribelli.

Il padre, discendente da una modesta famiglia originaria della Val Brembana, si era costruito una discreta fortuna nel commercio, cui dovette la nomina a quaderniere della Camera fiscale di Bergamo.

Come i suoi due fratelli, dal 1759 il M. studiò nel seminario di Bergamo con profitto e, dopo gli studi grammaticali, nel triennio di retorica (1763-66) ebbe come docente O. Bolgeni, buon letterato e autore di apprezzati componimenti poetici. Nel 1768 completò il corso filosofico, discutendo pubblicamente tesi «magna cum laude». Seguì poi il corso teologico, interrotto nel 1771 quando ottenne, come assistente di Bolgeni, la prima licenza per insegnare. Tre anni dopo fu ordinato sacerdote. In seminario cominciò a scrivere poesie latine e italiane, legate essenzialmente a pratiche devozionali o a particolari circostanze; altre ne scrisse in età matura, destinate a restare per lo più inedite.

Nel 1773 il M. entrò come lettore di retorica nel collegio Mariano di Bergamo, le scuole pubbliche della città: qui gli fu assegnato un contributo per le spese di stampa di Alcune poesie, recitate in lode del protettore s. Giovanni Crisostomo (Bergamo 1777). Due anni dopo diede alle stampe una delle sue più note composizione satiriche, La falsa eloquenza del pulpito (ibid.). Nello stesso 1779 ottenne una delle due letture filosofiche del collegio Mariano, tenendola fino al 1786.

L’insegnamento filosofico tradizionale comprendeva la logica, la metafisica e la fisica; il M., però, diede grande spazio anche alle matematiche, come propedeutiche all’insegnamento della fisica. Con questo pretesto alcuni ex gesuiti bergamaschi, che avevano dovuto lasciare l’insegnamento al Mariano in seguito alla soppressione della Compagnia e che aspiravano a rientrarvi come ecclesiastici secolari, concentrarono su di lui una serie di attacchi. Nell’offensiva si distinse l’ex gesuita L. Mozzi, diventato persona di fiducia del vescovo di Bergamo G.P. Dolfin. L’amministrazione del Mariano si schierò, tuttavia, dalla parte del M., cui nel 1784 venne associato come insegnante di filosofia il suo allievo e amico G.A. Tadini.

In relazione all’insegnamento filosofico si precisarono e si svilupparono anche gli interessi scientifici del M., del quale comparvero i primi scritti matematici: una dissertazione sulla Maniera di misurare l’inclinazione dell’ago calamitato (ibid. 1782), dedicata a G. Giustinian, podestà di Bergamo, discussa l’anno prima nell’Accademia bergamasca degli Eccitati, nonché la lettera Al nobile signor Achille Alessandri (ibid. 1782), su una proprietà della curva isocrona a direzioni convergenti.

In entrambe il M. si mostrava già padrone dei metodi del calcolo differenziale e integrale, che tuttavia non aveva appreso dalle opere di L. Euler, ma leggendo le memorie di Jacob e Johann Bernoulli, G. de l’Hospital e P. Varignon, pubblicate negli atti accademici dell’inizio del secolo, o da trattati come quelli di C. Wolff, M.G. Agnesi, O. Gherli. Nello stesso periodo stabiliva i primi contatti scientifici con P. Frisi a Milano, A.M. Lorgna a Verona e A. Barca a Padova. Nel 1784, superando ancora i confini bergamaschi, pubblicò a Milano, nel volume VII degli Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti (pp. 73-75), una nota Sulle curve che servono a delineare le ore ineguali degli antichi sulle superficie piane, originata da un’osservazione dell’abate bergamasco S. Dehe. Nello stesso anno, ottenuto un permesso di studio per alcuni mesi, il M. si recò a Pavia incontrando nell’università due professori tra i più famosi, Gregorio Fontana e A. Volta.

Nel 1785 apparvero a Bergamo le Nuove ricerche sull’equilibrio delle volte, dedicate «Ai nobili presidenti del collegio Mariano». Si tratta di un volume di scienza delle costruzioni di notevole completezza e complessità, che si colloca tra i migliori del suo tempo, superando quelli quasi coevi dei più celebri Frisi e Lorgna. La statica delle volte e delle cupole era uno fra gli argomenti più delicati dell’arte e della scienza del costruire. Riallacciandosi alle trattazioni scientifiche in materia, il M. ricordava ai pratici che ancora nel 1732, per difetto di conoscenze teoriche, un deposito di munizioni nel Sud della Francia era crollato prima ancora di essere stato ultimato. Gli studi ai quali si riferiva erano opera dell’abate C. Bossut e di C.A. Couplet per le volte, e ancora di Bossut e P. Bouguer per le cupole. Per l’Italia citava il De fornicum vi et firmitate, inserito nel II volume delle opere di Frisi (Mediolani 1783), e i Saggi di statica e meccanica di Lorgna (Venezia 1782). Le nuove ricerche, condotte dal M. con le tecniche del calcolo differenziale, erano divise in dodici capitoli: I, «Dell’equilibrio dei rettilinei»; II, «Dell’equilibrio degli archi»; III, «Della grossezza degli archi»; IV, «De’ piani composti di cunei che hanno forza d’archi»; V, «Dell’equilibrio degli archi rampanti e caricati»; VI, «Delle cupole»; VII, «Delle cupole caricate»; VIII, «De’ piani circolari composti di cunei che hanno forze di cupole»; IX, «Delle cupole a base poligona ed ovale»; X, «De’ volti annulari e spirali»; XI, «Degli archi e volti composti»; XII, «Delle curve d’equilibrio a direzioni di gravità convergenti». Tuttavia il M. non fu solo un teorico dell’equilibrio delle volte e delle cupole: i suoi studi per la cupola del duomo di Bergamo servirono effettivamente nell’Ottocento per realizzare quell’imponente struttura.

Fattosi conoscere con l’Equilibrio delle volte, nel 1786 il M., in seguito al trasferimento a Pisa di P. Paoli, fu chiamato sulla cattedra di matematiche elementari (algebra e geometria) dell’Università di Pavia. Risolto con un ricovero in istituto il problema della malattia mentale del fratello Paolo, cui aveva dovuto provvedere per molto tempo, si trasferì a Pavia per gli inizi dell’anno accademico, alloggiando inizialmente nel convento dei barnabiti, dove, avendo come colleghi e amici F.A. Alpruni e Mariano Fontana, ricoprì dal 1786 al 1796 la cattedra di matematica elementare, facendosi presto apprezzare per l’operosità didattica e scientifica. Preparò anche il «Piano per gli ingegneri» nel quale si compiva per la prima volta la formazione universitaria di professionisti, tradizionalmente esclusi dai titoli universitari. Rettore dell’Università per due volte, nel 1789 e nel 1794, nel 1798 fu principe dell’Accademia degli Affidati.

Al periodo pavese potrebbe risalire l’adesione del M. alla massoneria, alla quale facevano riferimento professori come A. Bertola e Gregorio Fontana e funzionari come il conte J.J. von Wilzeck: iscritto alla loggia bergamasca con amici quali M. Alessandri e G.A. Tadini, il M. ebbe molto vicino l’esule napoletano F. Massa; il gran maestro J.-J. de Lalande sarà poi il primo a commemorare il M. nel Magasin encyclopédique (VI [1800], 2, p. 416).

A Pavia il M. si dedicò allo studio dei trattati di Euler, che aveva rivoluzionato l’insegnamento e la ricerca dell’analisi matematica. Nel 1788 pubblicò la memoria Soluzione d’un problema dell’Eulero (in Biblioteca fisica d’Europa, VI, p. 149), originata da un punto del Methodus inveniendi lineas curvas maximi minimive proprietate gaudentes (Lausannae-Genevae 1744). Nel 1790 e nel 1792, col titolo modesto di Adnotationes ad calculum integralem Euleri (il primo volume è dedicato a Wilzeck) vide la luce a Pavia una serie di memorie e note originate dalla lettura dei testi euleriani, con forti elementi di originalità. Una di queste note (Adnotationes, 1790, p. 23) riguarda la costante detta di Euler-Mascheroni, che per la sua importanza matematica è tuttora oggetto di studi approfonditi; per calcolarla il M. aveva avuto la collaborazione di Tommaso Rossi, ripetitore di matematica e di filosofia.

Studiando la somma dei reciproci dei numeri naturali (De progressionibus harmonicis observationes, 1734) Euler aveva scoperto che essa differiva dal logaritmo del più grande di tali numeri, all’infinito, per una costante. Tornando sull’argomento molti anni dopo (De summis serierum numeros bernoullianos involventium, 1769) aveva spinto il calcolo della costante fino alla sedicesima cifra decimale, nella convinzione che si trattasse di un numero irrazionale. Il M. rettificò il calcolo di Euler, arrivando a trentadue cifre decimali (1790), delle quali solo le prime diciannove si sono rivelate esatte, e sostenendo implicitamente la razionalità della costante, il cui valore approssimato è dato da: 0,577215.664901.532860.6. Essa è nota nella letteratura matematica con la lettera greca γ, per la sua relazione con la funzione di Eulero C. L’uso di calcolatori ha reso di grande attualità il calcolo della costante di Euler-Mascheroni, che è stato portato molto avanti: nel 1999 si è giunti a calcolarne 108.000.000 cifre, senza però decidere ancora la questione della razionalità. Considerando che nell’Ottocento è stata dimostrata la trascendenza di e e di , e quindi la loro irrazionalità, la trascendenza o l’irrazionalità di γ rimane il più importante problema aperto in questo tipo di studi, legati tra l’altro alla celebre ipotesi di B. Riemann.

Nel 1791 il M. compì un lungo viaggio in Italia fino a Napoli, tra l’estate e l’autunno, in compagnia di Mariano Fontana, G. Mangili e C. Baldinotti. Da Pavia (6 luglio) passarono a Piacenza, Parma, Modena per fermarsi a Bologna, dove sostarono per visitare l’Istituto delle scienze (Fontana era introdotto nell’ambiente bolognese). Proseguirono poi per Faenza, Rimini, Pesaro, Fano, le Marche e l’Abruzzo; il 30 luglio erano a Teramo, da dove, via Sulmona e Castel di Sangro, giunsero a Napoli, dove compirono un’ascensione sul Vesuvio (agosto-settembre). Il ritorno fu più diretto: Roma, Firenze, Pavia.

All’Università di Pavia è legata l’opera letteraria più celebre del M., L’invito, versi sciolti di Dafni Orobiano a Lesbia Cidonia (Pavia 1793), appartenente a un genere letterario, la poesia didascalica, molto coltivato nel Settecento. Il successo dell’Invito fu immediato e duraturo: nel 1793 fu ristampato a Pavia e a Milano, fece parlare i contemporanei di un secondo G. Parini, G. Leopardi ne incluse ampi stralci nella sua Crestomazia italiana e fino ai nostri giorni il poemetto ha raggiunto oltre cinquanta edizioni.

L’Invito, rivolto alla contessa Paolina Secco Suardo Grismondi di Bergamo (1748-1801), poetessa allora famosa con il nome arcadico di Lesbia Cidonia, sollecita a visitare Pavia e la sua università, riformata da Maria Teresa e illustrata da celebri docenti (Volta, A. Scarpa, G. Fontana, L. Spallanzani). Tra le glorie dell’Università di Pavia, descritte con dettagli nell’Invito, vi era il Museo di storia naturale, oggetto delle cure particolari di Spallanzani, che lo diresse dalla fondazione al 1799. Altro stabilimento di eccellenza era il Teatro di fisica, con all’ingresso le statue di Galileo e di B. Cavalieri, che custodiva una macchina elettrica e il condensatore di Volta. Si passava poi alla Biblioteca e al Teatro anatomico per finire con la descrizione dell’Orto botanico.

In relazione all’insegnamento il M. si interessò anche di geometria pratica. Nel 1787 pubblicò l’opuscolo Metodo per misurare i poligoni piani (Pavia) e nel 1793 i Problemi per gli agrimensori, con varie soluzioni (ibid.). Questa fortunata operetta fu ristampata, completa di dimostrazioni, nel 1802 e poi tradotta in francese (1803).

L’arrivo dei Francesi a Pavia nel 1796 segnò una svolta nella vita del M., che aderì con convinzione al nuovo ordine come molti altri docenti illustri dell’Università (G. Fontana, C. Barletti, Alpruni), e che assunse funzioni di primo piano nella creazione della Repubblica Cisalpina e nel suo ordinamento. Nel 1797 fu tra gli estensori del testo della costituzione della Repubblica. Per arrivare al testo definitivo furono necessari alcuni incontri con Napoleone Bonaparte a Mombello. Il generale, che aveva una cultura matematica considerevole, si intrattenne più volte con il M., che stava preparando per la stampa la sua Geometria del compasso. La stampa dell’opera fu ultimata, a Pavia, agli inizi dell’estate del 1797 con la dedica poetica a «Bonaparte l’Italico».

Un primo saggio era comparso come Lettera… all’illustrissimo signor don Annibale Beccaria patrizio milanese con alcuni problemi geometrici sciolti col solo cerchio senza la regola, nel Giornale fisico-medico (II [1795], pp. 185-206), edito da L. Brugnatelli; Beccaria, noto costruttore di strumenti, era fratello del celebre Cesare. Il M. insegnava a risolvere in modo elegante con il solo compasso i problemi che sono alla base di tutte le costruzioni geometriche con riga e compasso: dividere la circonferenza i quattro e cinque parti uguali; dividere in n parti uguali un segmento; trovare geometricamente le radici dei numeri interi fino a dieci; dati due punti di una retta e due punti di un’altra trovare il punto in cui esse si tagliano; dato un arco trovare il suo seno, il coseno, la tangente, la secante; circoscrivere a un cerchio un quadrato, un pentagono, ecc.; trovare il centro di un cerchio dato; trovare i lati dei poliedri regolari iscritti in una sfera; duplicare un cubo per approssimazione.

La geometria del compasso, nata nell’ambito della geometria pratica per la maggiore precisione del compasso rispetto alla riga, si inserì nel quadro del rinnovamento degli studi geometrici di fine Settecento promosso da G. Monge, e finì per confluire con le ricerche sui fondamenti della geometria condotte da J.-V. Poncelet e J. Steiner. Poncelet provò nel 1822 che le costruzioni con riga e compasso si possono effettuare anche con la sola riga, se è dato un cerchio e il suo centro. Il libro del M. fu tradotto in francese (Paris 1798) e in tedesco (Berlin 1825). Solo nel 1928, con la riproposizione in tedesco dell’Euclides danicus di Georg Mohr (1640-97), stampato ad Amsterdam nel 1672 in danese e olandese, si aprì una questione di priorità per le costruzioni geometriche con il solo compasso. Le costruzioni del M. e di Mohr sono comunque diverse.

Il 20 messidoro dell’anno V (8 luglio 1797) il M., con G. Fontana, P. Moscati e altri esponenti del riformismo lombardo, sottoscrisse la costituzione della Repubblica Cisalpina.

Il potere legislativo della Repubblica era esercitato dal Gran Consiglio e dal Consiglio dei seniori; il potere esecutivo da un direttorio di cinque membri. Veniva poi regolata in modo egualitario l’amministrazione della giustizia, sopprimendo i tribunali ecclesiastici. La Repubblica avocava a sé l’istruzione pubblica primaria e secondaria, ed era creato un Istituto nazionale «incaricato di raccogliere le scoperte e di perfezionare le arti e le scienze». Il Gran Consiglio tenne la sua prima seduta il 22 nov. 1797, con la presidenza di G. Fontana. I rappresentanti giurarono «osservanza della Costituzione, odio eterno al governo dei re, degli aristocratici e degli oligarchi», e di contribuire con tutte le proprie forze «al sostegno della libertà, dell’eguaglianza e alla conservazione e alla prosperità della Repubblica». Il M. intervenne più volte nel Gran Consiglio: per difendere il sistema proporzionale nelle elezioni, sul metodo di proclamazione delle leggi, sulla divisione amministrativa del territorio, per un finanziamento stabile dell’istruzione pubblica e per uno da dare alla Società italiana, fondata da Lorgna e benemerita per le sue Memorie di matematica e fisica. Il 18 genn. 1798 era già al lavoro la commissione per la Pubblica Istruzione, della quale facevano parte G. Fontana e il M.: risultato di otto mesi di discussioni fu il piano generale di Pubblica Istruzione, presentato al Gran Consiglio il 24 luglio 1798, del quale il M. fu il principale autore ed estensore: vi si affermava la gratuità e obbligatorietà dell’istruzione primaria e la piena laicità della scuola pubblica, con esclusione di ogni insegnamento religioso. Dimostrando inoltre notevole indipendenza dal modello francese delle Grandes Écoles la commissione, costituita in maggioranza da professori delle università di Pavia, Bologna e Ferrara, scelse di mantenere il modello dell’istruzione superiore fondato sulle università (chiamate però scuole di approvazione), creò la scuola media, inserita tra la scuola primaria e le scuole centrali, istituì il sistema pubblico dell’istruzione basato sulla divisione amministrativa del territorio, con due sole sedi universitarie (Bologna e Pavia). Al vertice del sistema dell’istruzione pubblica era posto l’Istituto nazionale, con compiti sia di ricerca sia di didattica specialistica. Contro il «piano» prese la parola, per una vera e propria controrelazione, Vincenzo Dandolo, chiedendo l’abolizione delle università e la riproposizione di fatto del modello francese delle scuole speciali.

Il M. collaborò anche al progetto di estensione ai territori italiani del sistema metrico-decimale di pesi e misure. Per la definitiva approvazione del sistema nel settembre del 1798 fu inviato a Parigi, dove ebbe modo di frequentare l’Institut, matematici come G.L. Lagrange e P.-S. de Laplace, nonché diversi scienziati europei convocati per il sistema metrico. Tornò anche alla poesia con alcune composizioni notevoli: la canzone All’Italia, con la quale invocava il ritorno di Bonaparte e la liberazione dagli Austro-Russi e dagli antichi regimi restaurati; una composizione poetica velata di tristezza, dedicata A Carlo Testi, con un’invocazione alla verità che deve trionfare; una celebrata elegia latina In morte Bordae viri celeberrimi, per la scomparsa (19 febbr. 1799) del matematico e astronomo J.-Ch. de Borda.

A Parigi, dove lo sorprese la fine della prima Cisalpina (maggio 1799), morì il 14 luglio 1800.

La commozione per la sua scomparsa fu grande e coinvolse in primo luogo il nutrito numero di letterati scienziati e studiosi esuli a Parigi (G. Compagnoni, U. Lampredi, C. Testi, V. Monti). Monti compose in suo ricordo la cantica In morte di L. M. (1801). Si è discusso se il M., negli anni della Cisalpina caratterizzati dalla soppressione dei conventi e da una politica anticlericale, si sia allontanato dalla Chiesa come molti altri ecclesiastici (G.B. Venturi, G. Fontana, C. Lauberg, Compagnoni ecc.). Ricerche sull’incardinamento del M. nel clero parigino, svolte da Angelo Roncalli, poi papa Giovanni XXIII, nel periodo della sua nunziatura in Francia, diedero risultati negativi.

Alla morte del M., per volere di Bonaparte i suoi beni (effetti personali, libri, manoscritti) furono inventariati e trasmessi a Milano. I manoscritti, dopo un esame di B. Oriani, che tranne qualche eccezione non li giudicò meritevoli di pubblicazione, furono consegnati al fratello Giuseppe. Fu data invece alle stampe la Spiegazione popolare della maniera con la quale si regola l’anno sestile o intercalare ed il cominciamento dell’anno repubblicano (in Memorie di matematica e di fisica della Soc. italiana delle scienze, IX [1802], pp. 321-334). Nel 1819 i manoscritti furono acquistati da Luigi (Aloisio) Fantoni; dagli eredi di questo passarono poi in proprietà di Vincenzo Barca. Suddivisi in trentanove volumi, furono descritti da G. Rovelli (Bibliogr. mascheroniana ossia Catalogo bibliografico delle opere a stampa dell’abbate L. M. con un elenco de’ suoi manoscritti, Bergamo 1881). Dopo lunghe trattative con gli eredi Barca i manoscritti del M. furono acquisiti nel 1924 dalla Biblioteca civica Angelo Mai di Bergamo, e sono ora modernamente descritti nel Catalogo delle lettere e delle opere di L. M., a cura di F. Tadini - L. Bani - M. Sirtori, in Bergomum, XCIV (1999), 2-3: il volume contiene, in particolare, un calendario della corrispondenza del M., con 2019 documenti, e il catalogo delle sue opere a stampa, dal 1767 al 1999.

Fra le edizioni delle opere del M. si vedano da ultimo (tutte pubblicate a Bergamo nel 2000): L. Mascheroni, L’invito a Lesbia Cidonia, a cura di I. Botta; La geometria del compasso, a cura di G. Mirandola; Nel turbine de’ pubblici affari, scritti (1775-1800), a cura di D. Tongiorgi; Memorie analitiche, a cura di L. Pepe.

Fonti e Bibl.: G.B. Savioli, Memorie e documenti appartenenti alla vita ed agli studi dell’abbate L. M., Milano 1801; F. Landi, Elogio di L. M., in Memorie di matematica e fisica della Soc. italiana delle scienze, XI (1804), pp. XXXVIII ss.; G. Mangili, Elogio di L. M., Milano 1812; G. Leopardi, Crestomazia italiana poetica…, Milano 1828, II, pp. 476-480; A. Fantoni, Poesie di L. M., raccolte dai suoi manoscritti, Firenze 1863; J.-V. Poncelet, Traité des propriétés projectives des figures, Paris 1865, I, pp. 181-184, 413-414; J.W.L. Glaisher, History of Euler’s constant, in The Messenger of mathematics, I (1872), pp. 25-30; Memorie e documenti per la storia dell’Università di Pavia e degli uomini più illustri che vi insegnarono, _ I-II, Pavia 1877-78, ad nomen; G. Zanella, Storia della letteratura italiana dal Settecento ai nostri giorni, Milano 1880, pp. 104 s.; P. Riccardi, Per una completa collezione delle opere matematiche di L. M., in Bull. di bibliogr. e di storia delle scienze matematiche e fisiche, XIX (1886), pp. 59-66; L. Mascheroni, Poesie e prose italiane e latine edite ed inedite, a cura di C. Caversazzi, Bergamo 1903; Contributi alla biografia di L. M.: notizie documenti e lettere, a cura di A. Fiammazzo, con aggiunta di tre articoli scientifici di G. Loria - S. Lussana - E. Forconi, con due ritratti e un busto, Bergamo 1904; G. Mazzola, L. M. e il piano generale della Pubblica Istruzione per la Repubblica Cisalpina (1798), in Boll. della Biblioteca civica di Bergamo, V (1911), pp. 165-255; L. Euler, Opera omnia, XII, a cura di F. Engel - L. Schlesinger, Lipsiae-Berolini 1914, p. 431; G. Vivanti, Spigolature mascheroniane, in Contributi alla storia dell’Università di Pavia, Pavia 1925, pp. 363-378; E. Daniele, Sulla risoluzione dei problemi geometrici col compasso, in Questioni riguardanti le matematiche elementari, a cura di F. Enriques, II, Bologna 1926, pp. 155-179; G. Castelnuovo, Sulla risolubilità dei problemi geometrici cogli strumenti elementari: il contributo della geometria analitica, ibid., pp. 231-262; Assemblee della Repubblica Cisalpina, a cura di C. Montalcini - A. Alberti, VI, Bologna 1927, ad nomen; R. Soriga, L’idea nazionale italiana dal sec. XVIII all’unificazione, Modena 1941, pp. 99, 121, 125 s.; Id., Le società segrete, l’emigrazione politica e i primi moti per l’indipendenza, Modena 1942, pp. 157 s., 256; M. Parenti, Prime edizioni italiane, Milano 1948, pp. 338-340; Le costituzioni italiane, a cura di A. Aquarone - M. D’Addio - G. Negri, Milano 1958, pp. 87-119; M. Crosland, The congress on definitive metric standards, 1798-1799. The first international scientific conference, in Isis, LX (1969), pp. 226-231; A. Seidenberg, M. L., in Dictionary of scientific biography, IX, New York 1974, pp. 156-158; R.P. Brent - E.M. McMillan, Some new algoritms for high-precision computation of Euler’s constant, in Mathematics of computation, 1980, vol. 34, pp. 305-312; A.C. Capelo - M. Ferrari - M. Padovani, Un manoscritto inedito di L. M. sulle ovali policentriche, in L’insegnamento della matematica e delle scienze integrate, VI (1983), pp. 84-118; L. Pepe, Sulla trattatistica del calcolo differenziale in Italia nel sec. XVIII, in La storia delle matematiche in Italia. Atti del Convegno… 1982, a cura di O. Montaldo - L. Grugnetti, Cagliari 1984, pp. 145-227; A.C. Capelo - M. Ferrari - T. Scapolla, Un manoscritto inedito di L. M. sulla composizione delle forze, in L’Insegnamento della matematica e delle scienze integrate, VIII (1985), pp. 105-120; N. Dhombres - J. Dhombres, Naissance d’un nouveau pouvoir: sciences et savants en France, 1793-1824, Paris 1989, pp. 489, 588, 665; M. Pacati, Da Pavia a Napoli: appunti di viaggio (1791). Descrizione del manoscritto, in Bergomum, LXXXVI (1991), 2, pp. 193-227 (f. monografico dedicato al M.); Mètre et système métrique, a cura di S. Debarbat - A. Ten, Valencia 1993, ad ind.; L. Pepe, Università o Grandes Écoles: il piano Mascheroni e il dibattito al Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina, in Università in Europa. Le istituzioni universitarie dal Medio Evo ai nostri giorni: strutture, organizzazione, funzionamento. Atti del Convegno…, Milazzo… 1993, a cura di A. Romano, Soveria Mannelli 1995, pp. 511-523; Id., Matematica e fisica nei collegi del Settecento, in Studi settecenteschi, XVIII (1998), pp. 407-420; Id., M., matematico, poeta e cittadino, in Boll. dell’Unione matematica italiana, s. 8, II-A (1999), pp. 145-158; M. Dillon Wanke, Oltre il dolce Parrasio. Sulle poesie di L. M., Bergamo 2000; A. Gigli Berzolari, L. M., abate, Milano 2001; L. M., scienza e letteratura nell’età dei lumi. Atti del Convegno… 2000, a cura di M. Dillon Wanke - D. Tongiorgi, Bergamo 2004; C.C. Gillispie, Science and polity in France. The revolutionary and Napoleonic years, Princeton 2004, pp. 466 s., 469 s.; L. Pepe, Istituti nazionali, Accademie e società scientifiche nell’Europa di Napoleone, Firenze 2005, pp. 14, 20, 26, 129, 134, 154, 160, 164, 202.

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