VALERIO, Lorenzo

Enciclopedia Italiana (1937)

VALERIO, Lorenzo

Mario Menghini

Uomo politico, nato a Torino il 23 novembre 1810, morto a Messina il 26 agosto 1865. Direttore di una casa manufatturiera di sete, simpatizzante per le idee liberali, nel 1831 ebbe una perquisizione che lo persuase a lasciare per qualche tempo il Piemonte. Andò a Vienna e per conto di un suo zio materno viaggiò a scopo di commercio per la Germania, la Francia, l'Ungheria e parte della Russia. Tornato in Italia nel 1836, assunse la direzione di un setificio ad Agliè. E anche nel 1836 fondò un giornaletto settimanale col titolo Letture popolari, al quale ben presto collaborarono eletti ingegni, ma che il 27 marzo 1841 fu soppresso dal governo sardo. Ripreso più tardi col titolo di Letture di famiglia, il periodico fu definitivamente soppresso il 27 maggio 1847. Nel 1844 era stato uno dei fondatori di quell'associazione agraria che nei congressi da essa tenuti, specialmente in quello del 30 agosto-3 settembre 1847, in Casale, fu quanto mai ardita nell'invocare miglioramenti economici e politici in senso liberale. Subito dopo le riforme dell'ottobre 1847, il V. fondò a Torino la Concordia (1° gennaio 1848), quindi fu eletto deputato al Parlamento Subalpino per il collegio di Casteggio, che gli fu fedele nelle successive legislature fino alla VI. Schieratosi nel partito di sinistra, il V., dopo i disastri della guerra del 1848 fu nella Concordia tenace accusatore di coloro che riteneva responsabili della sconfitta militare; e dapprima sostenitore della politica del Gioberti, lo avversò quando preparò l'intervento del Piemonte in Toscana, contro quel governo democratico. Nel decennio di preparazione, il V., che dopo la cessazione della Concordia aveva contribuito a fondare dapprima il Progresso e poi il Diritto, i quali rappresentarono in Piemonte il partito della sinistra, fu avversario della politica del Cavour. Tuttavia, come deputato, approvò le provvidenze ministeriali riguardanti le fortificazioni di Casale, il trasporto della marina militare alla Spezia, il trattato di Parigi, infine, i pieni poteri dati al governo per la guerra del 1859. Liberata la Lombardia, il V. accettò dal gabinetto Rattazzi la carica di commissario del re per la provincia di Como, da lui conservata anche quando (gennaio 1860) il Cavour riprese le redini del potere. Il 12 settembre, liberate le Marche, il V. andò commissario colà, e vi rimase fino al 19 gennaio dell'anno successivo, quindi fu nominato prefetto di Como e senatore del regno (30 novembre 1862). Votò in favore della convenzione di settembre (1864) e pochi mesi dopo (luglio 1865) fu trasferito prefetto a Messina.

Bibl.: P. Sbarbaro, Commemoraz. di L. V., Modena 1865; I. Regazzoni, Cenni biogr. di L. V., s. l. 1865; P. Gherardi, L. V. Cenni biogr., Urbino 1868; A. Salice, L. V. Cenni biogr., Milano s. a.; A. Carlotti, L. V., elogio, Torino 1872; A. Colombo, I due periodici torinesi, Il Risorgimento e La Concordia negli albori della libertà, in Il Risorgimento, 1910; E. Passamonti, Il giornalismo giobertiano in Torino nel 1847 e '48, Milano 1914; A. Custodero, Il Piemonte negli albori del '48 attraverso il carteggio Gioberti-V., in Il Risorgimento, 1927.

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