CRISTIANI, Luca

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 31 (1985)

CRISTIANI, Luca

Margherita Beretta Spampinato

Nacque a Ferentino (Frosinone) intorno al 1300.

Che il C. fosse originario di Ferentino appare da una bolla di papa Innocenzo VI del 12 nov. 1353, in cui gli viene assegnato il canonicato di Laon in Francia, con la relativa prebenda, in cambio della prevostura da lui ricoperta di S. Antonino di Piacenza; il Petrarca invece lo dice piacentino, forse per il fatto che abitò a lungo in quella città come prevosto.

Amico intimo del Petrarca, con il quale condivise gli studi a Bologna negli anni 1323-26, poi familiare come lui del cardinale Giovanni Colonna ad Avignone, il C. è noto per essere, sotto il nome di Olimpio, il destinatario di cinque delle Familiares del Petrarca (le Fam. VIII, 2, 3, 4, 5 e la Fam. XI, 12), secondo l'identificazione accennata fin dal 1533 dal Gesualdo e rinnovata dal Cochin, dal Sapegno, dal Rossi e dal Fermi.

Di parere diverso è il Fracassetti, editore nell'Ottocento delle Familiares e autore di un loro volgarizzamento commentato, che vede nel personaggio di Olimpio un altro intimo amico del Petrarca e del C. stesso, Accursio Mainardo, mentre attribuisce al C. le lettere dirette a Luca da Piacenza, rettore della parrocchia di S. Stefano in Parma, amico e confessore del poeta che a lui, e non al C. come scrive il Fracassetti, avrebbe ceduto nell'ottobre del 1352 il canonicato di Modena. Il C., infatti, in quella data risulta ancora prevosto di S. Antonino. A stretto rigore egli avrebbe potuto ricoprire contemporaneamente le due cariche, ma se il cumulo dei benefici ecclesiastici era ammissibile per il Petrarca, personaggio famosissimo, amico di principi, segretario dei Colonna e addentro alle segrete cose della Curia avignonese, non pare conciliabile con l'assai più modesta figura del canonico di S. Antonino.

Le quattro epistole comprese nel libro ottavo delle Familiares, alle quali Il Petrarca, assegnò le date fittizie rispettivamente del 5, 17, 18 e 19 maggio, sono la frammentazione di una lunga epistola del 19 maggio 1349, rinvenuta dal Fracassetti nel cod. Vat. lat. 5621 oltre che nel Barb. lat. XXX, 184, col titolo D.no Christiano praeposito S. Antonini Placentiae, pubbl. poi sulla sCorta di altri codici rimasti sconosciuti al Fracassetti, da Vittorio Rossi come la stesura originale (testo Ÿ) delle quattro lettere (testo α).

Si tratta di un tipico esempio di quella profonda rielaborazione cui il Petrarca sottoponeva il suo epistolario (cfr. il saggio del Sanesi, che in proposito adduce, tra gli altri, anche quest'esempio).

Nella Fam. VIII, 2 il Petrarca si duole di essersi trovato lontano da Parma in occasione della visita fattagli dal C. e dal Mainardo di ritorno da un viaggio ad Avignone. Nella Fam. VIII., 3rassicura il C. contro il sospetto, da questo espressogli in una lettera lasciatagli a Parma, che egli pensi di ritornare a Valchiusa, di cui pure serba un dolce ricordo. Nella Fam. VIII, 4, dopo aver esortato l'amico alla modestia dei desideri e a non differire l'inizio di una vita migliore, lo invita caldamente a fare con gli amici Mainardo. Socrate (così era classicamente detto il fiammingo Ludwig van Kempen) e con sé, vita comune a Parma o a Padova. L'epistola VIII, 5, come si è detto, riprende tutti gli argomenti trattati nelle altre epistole.

Questa lettera, che il Petrarca dice di aver spedito per mezzo del suo cuoco Gebelino., non venne mai recapitata al C. perché il messaggero non riuscì a rintracciarlo. Era avvenuto, infatti, che attraversando l'Appennino toscano non molto lontano da Firenze, il C. era stato assalito con l'Accursio da una banda di ladri, e, mentre il compagno veniva ucciso e derubato di 2.000 fiorini d'oro, egli, armato di una spada, si difendeva e si metteva in salvo su un veloce cavallo. Questo tragico avvenimento (di cui serbò memoria anche Matteo Villani nella sua Historia)viene esposto dal Petrarca angosciatissimo nella Fam. VIII, 7 a Socrate, del 22 giugno 1349, e, in parte, anche in una protesta per l'aggressione che il poeta inviò al gonfaloniere ed ai Priori di Firenze e in una contro gli Ubaldini, che ai ladroni accordavano protezione e ricetto nei loro castelli (Var. 53, ed. Fracassetti; Fam. VIII 10, ed. Rossi).

L'unica altra epistola inviata al C., sotto il nome di Olimpio, è la Fam. XI, 12, datata ad fontem Sorgiae il 19 luglio 1351. L'epistola conferma che Olimpio non poteva essere l'Accursio, rimasto ucciso due anni prima, ma il Fracassetti, sempre convinto della sua identificazione, aggira l'ostacolo congetturando che il destinatario di questa lettera sia un secondo Olimpio non identificabile (Adnotationes..., p. 199). Nella lettera il Petrarca si scusa con l'amico della volubilità dei suoi propositi (diversa era, infatti, l'intenzione espressa nella lettera precedente, la Fam. VIII, 3, ugualmente diretta all'amico Olimpio, in cui dichiarava di non voler far ritorno in Provenza) e, lodato il soggiorno di Valchiusa, dice di volervisi fermare due anni con l'intenzione di terminare delle opere ivi iniziate ("spes ingens supremam opusculis meis imponendi manum", ed. Rossi, pp. 351 s.), di attendere agli alberi e all'orto da lui stesso piantati e di dar aria ai suoi libri.

Dopo il 1353, anno della bolla pontificia che lo riguarda, non si hanno più notizie del C.; non si conoscono il luogo e la data della sua morte.

Fonti e Bibl.: Per il testo delle epistole dirette al C. si veda l'edizione a cura di G. Fracassetti, F. Petrarchae Epistulae de rebus familiaribus et Variae, Florentiae 1859, I, pp. 416-435; II, pp. 136-139 e il loro volgarizzamento: F. Petrarca, Delle cose familiari libri ventiquattro, lettere varie libro unico, ora per la prima volta raccolte, volgarizzate e dichiarate con note, Firenze 1891, I, pp. 282-319; II, pp. 74-78. Migliore e definitiva l'ediz. critica di V. Rossi nell'ambito dell'ediz. naz. delle opere del Petrarca: F. Petrarca, Familiarium rerum libri, Firenze 1934, II, pp. 157-173, 350-353. Circa l'identificazione del C. con Olimpio, si veda G. A. Gesualdo, Il Petrarcha colla spositione..., Venezia 1533, pp. 250-253; G. Fracassetti, In epistulis Francisci Patrarcae de rebus familiaribus et variis Adnotationes, a cura di C. Antona Traversi-F. Raffaelli, Firmi 1890, pp. 143, 238; H. Cochin, Le texte des "Epistolae de rebus familiaribus" de Fr. Pétrarque d'après un manuscrit de la Bibliothèque Nationale de Paris, in F. Petrarca e la Lombardia, Milano 1904, p. 155, n. 1; N. Sapegno, Il Trecento, Milano 1934, p. 183; I. Sanesi, Studi umanistici di V. Rossi, in Nuova Rivista storica, XIX (1935), pp. 406-407; S. Fermi, Note piacentine su F. Petrarca, in Boll. stor. piacent., XXXI(1936), 3, pp. 73-81; 4, pp. 113-121. Per l'episodio dei ferimento cfr. M. Villani, Historia, I, Venetiis 1562, p. 17.

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