Viscónti, Luchino

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Regista (Milano 1906 - Roma 1976); esordì nel cinema come aiuto di J. Renoir, passando alla regia nel 1942. Personalità fra le più interessanti e colte del cinema europeo, con idee personali sulla vita, la società e la nostra epoca, spesso ideatore del soggetto, quasi sempre collaboratore ai dialoghi e alla sceneggiatura, diresse: Ossessione (1942); La terra trema (1948), considerato uno dei classici del neorealismo; Bellissima (1951); Senso (1954); Le notti bianche (1957); Rocco e i suoi fratelli (1960); Il gattopardo (1963); Vaghe stelle dell'Orsa ... (1965); Lo straniero (1967); La caduta degli dei (1969); Morte a Venezia (1971); Ludwig (1973); Gruppo di famiglia in un interno (1975); L'innocente (1976). La sua problematica, soprattutto negli ultimi film, è incentrata sul tema fondamentale della decadenza e della morte, spesso intesa come consapevole volontà di autodissolvimento. Regista teatrale dal 1945, diresse un gran numero di spettacoli con repertorio assai eclettico, nel quale, pur con la messa in scena felicissima anche di opere classiche (Troilo e Cressida e Rosalinda di Shakespeare; Oreste di Alfieri; La locandiera e L'impresario delle Smirne di Goldoni; Le tre sorelle, Zio Vania, Il giardino dei ciliegi di Čechov), è prevalente la scelta di autori moderni, nei testi dei quali V. spesso trova espresse accuse a quel tipo di società contro il quale è diretta la sua attenzione (Hemingway, Caldwell, Sartre, Anouilh, Cocteau, Williams, Miller, Testori, Pinter, ecc.). Regista lirico di grande talento (La vestale, La traviata, La sonnambula, Anna Bolena, ecc.), ha svolto un ruolo decisivo nel rinnovamento delle messinscene italiane. ▭ Tav.

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