Pintilie, Lucian

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Regista cinematografico e teatrale romeno (Tarutino, Bessarabia, od. Moldavia, 1933 - Bucarest 2018). Irruento esponente del rinnovamento del cinema romeno negli anni Sessanta, ha introdotto nella produzione del suo Paese novità di contenuto e forma, parallelamente al contemporaneo movimento europeo della nouvelle vague. Soprannominato «il selvaggio» da E. Ionesco, con Terminus Paradis (1998) ha vinto il Gran premio speciale della giuria alla Mostra del cinema di Venezia.

Vita e opere

Formatosi all'Istituto d'arte di Bucarest, esordì nel 1959 con la regia di Oraşul visurilor noastre («La città dei nostri sogni») di Arzubov, seguito da Copii soarelui («I figli del sole», di M. Gorkij, 1961) al teatro Lucia Sturdza Balandra, dove nel corso di un decennio si impose come l'esponente più significativo del rinnovamento del teatro romeno, proponendo nel teatro L.S. Bulandra innovative regie di opere di M. Gor′kij, G.B. Shaw, M. Frisch, A.P. Čechov, N.V. Gogol′, I.L. Caragiale, F. Dürrenmatt: Cezar şi Cleopatra («Cesare e Cleopatra», di G.B. Shaw, 1963); Biedermann şi incendiatorii («Biedermann e gli incendiari», di M. Frisch, 1964); Livada ou vişini («Il giardino dei ciliegi», di A. Cěchov, 1967); Revizorul («L'ispettore generale», di N. Gogol, 1972).  La formazione teatrale, l'abilità nella direzione degli attori, l'uso di un dialogo insensato, la visione di un universo paradossale e dominato dal caso, derivata dal teatro dell'assurdo, avrebbero influenzato anche il suo linguaggio cinematografico. Nel cinema, dopo aver lavorato come assistente del regista Victor Iliu (allievo di Sergej M. Ejzenštejn), esordì agli albori del regime di N. Ceauşescu, con il film Duminicǎ la ora şase («Domenica alle sei», 1965), storia tragica di un amore nel periodo della Resistenza, raccontato col linguaggio della nouvelle vague, seguito da Reconstituirea («La ricostruzione», 1969), angosciante e kafkiana ricerca della verità al di fuori delle finzioni del regime. Il film risultò un forte apologo morale, un invito rivolto alla presa di coscienza degli spettatori e alla ricerca della verità al di fuori delle manipolazioni del regime, e suscitò l'atteggiamento ostile delle autorità. Per sfuggire alla condanna, P. dovette abbandonare la Romania per trasferirsi in Francia, dove riprese l'attività teatrale. Ha lavorato soprattutto per teatri e festival francesi (Les trois sceurs, 1979; Les coéphores, 1979; Il faut passer par les nuages di F. Billetdoux, 1988; Scènes de carnaval di I. L. Caragiale, 1992). Nel 1990 P. è tornato definitivamente in patria ed è stato nominato direttore del settore cinema del Ministero della cultura. Fra i suoi film successivi: Paviljon VI («Padiglione , 1973, dal racconto di Čechov, realizzato in Iugoslavia); De ce trag clopotele, Miticâ? («Perché suonano le campane, Miticâ?», 1982, bloccato dalla censura e distribuito in Romania solo nel 1990); Balanţa («La bilancia», 1992); Un été inoubliable (1994, dal romanzo di Petri Dumitriu); Terminus Paradis (1998; Gran premio speciale della giuria a Venezia), cronaca di un amore nella Romania postcomunista devastata e senza speranza; L'après-midi d'un tortionnaire (2001), presentato in concorso alla Mostra di Venezia, nel quale P. ha affrontato il tema del confronto fra un'agghiacciante realtà e l'impossibilità di raccontarla e di risarcire l'ingiustizia della Storia; Niki Ardelean, colonel în rezervă («Niki Ardelean, colonnello in pensione», 2003);Tertium non datur (2006).

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