Arrighi, Ludovico

Enciclopedia machiavelliana (2014)

Arrighi, Ludovico

Maurizio Tarantino

L’opera di A. (Cornedo Vicentino 1475? - Roma 1527?) amanuense e tipografo si colloca in perfetta coerenza con i fasti della Roma di inizio Cinquecento, dove egli giunse, forse per intervento di Gian Giorgio Trissino, nel 1510 (Pratesi 1962) e dove lavorò fino al 1527, prima di scomparire nella fosca vicenda del Sacco e della peste.

Studiato fino alla metà del 20° secolo essenzialmente dal punto di vista paleografico (Casamassima 1962; Tinto 1967), A. ha visto nel primo decennio del 21° secolo intensificarsi gli studi relativi anche alla sua personalità, grazie all’identificazione di un numero rilevante di suoi nuovi manoscritti e libri a stampa (Pagliaroli 2005; Romei 2008).

All’inizio del Cinquecento la produzione a stampa aveva avuto la meglio e per il manoscritto restavano ambiti limitati: soprattutto la copia di libri di dedica raffinati e prestigiosi, da donare a personaggi importanti. In questa prospettiva si colloca la riforma grafica di A. e il suo lavoro di copista, in perfetta sintonia di intenti e di risultati. A. utilizzò una corsiva di derivazione cancelleresca, ariosa ed elegante, che permetteva di associare qualche tratto lezioso a un’impostazione essenzialmente rigorosa e chiara. A. aveva avuto un passato come scriba di curia; la scrittura dei brevi papali, autorevole oltre che raffinata e leggibile, può essergli sembrata la più adatta a passare alle generazioni

future come scrittura d’uso. I manoscritti finora identificati come suoi sono ventisei. Solo in tre A. si sottoscrisse, datandoli: al 1508 un manoscritto petrarchesco (Madrid, Biblioteca Nacional, Vit. 22-23), al 1517 l’Etica Nicomachea (Amsterdam, Universiteitsbibliotheek, XV D 6), al 1520 il Messale (Berlino, Kupferstichkabinett, 78 D 17).

Dopo esser stato copista e prima di immergersi nel mondo della tipografia, A. volle fermare le regole della miglior scrittura da utilizzare per la stampa.

Formalizzò dunque a tal fine la grafia che aveva utilizzato di propria mano in due manualetti stampati a Venezia: La operina di Ludovico Vicentino da imparare a scrivere in littera cancelleresca, del 1522, e Del modo di temperare le penne con varie sorti di lettere, del 1523. È un’opera di mediazione che ha del romantico: un artista che al momento di abbandonare la produzione di oggetti così preziosi tenta di immortalare la propria arte per i posteri, nel legno della tavoletta xilografica e poi nel metallo dei caratteri mobili: «le sue [...] edizioni riproducono fedelmente l’aspetto dei codici […] in una fedeltà assoluta all’eleganza e alla bellezza del manoscritto» (Bertolo 1997).

A. stampò a Roma dal 1524 al 1527; l’elenco aggiornato al 2007 delle sue trentanove edizioni è consultabile nel sito della banca dati Nuovo Rinascimento (http://www.nuovorinascimento.org/n-rinasc/bibliogr/pdf/romei/arrighi/catalweb.pdf, 11 nov. 2013). Le sue «sono edizioni austere, di un’elegante semplicità, che rilevano orientamenti decisi e aristocratici» (Romei 2008). Al nitore formale si univa inoltre la cura per la correttezza testuale. Disegnò nuovi caratteri per la stampa che, affiancando e poi superando quelli prodotti da Francesco Grifo per Aldo Manuzio, possono essere considerati capostipiti dei moderni corsivi. Stampò in volgare e latino, quasi esclusivamente autori contemporanei, tra cui Pietro Aretino, Agnolo Firenzuola, Gian Giorgio Trissino, Marco Girolamo Vida; tutti in vario modo legati alla corte romana. Dalla curia ebbe probabilmente l’incarico di stampare il breve del 1527 con il quale Clemente VII assolveva dalla scomunica gli imperiali che avevano conquistato Roma. È questo l’ultimo prodotto conosciuto della tipografia di A.: emblematico per il suo contenuto, che sembra testimoniare la totale disfatta, anche morale, di una città dove egli stesso troverà di lì a breve la morte, e per la sua forma tipografica perfetta, che lo rende un piccolo (20×29 cm) capolavoro.

All’atelier di A. si può riportare la copia del Principe, oggi conservata nella Biblioteca Apostolica Vaticana tra i mss. Barberiniani latini (5093). Il ms., segnalato già all’inizio del Novecento (Gerber 1912-1913, pp. 90-91 e tav. 1), fu redatto dallo spagnolo Genesio de la Barrera (→), uno dei migliori discepoli di Arrighi. Anche il ms. del Principe Charlecote Park L.2. è attribuito a un discepolo o a un imitatore di A.: fu scoperto nel 1969, tra i volumi della biblioteca della grande country house cinquecentesca di Charlecote Park, nella contea inglese del Warwickshire, da John Humphreys Withfield (Withfield 1967), che ne pubblicò un’edizione facsimilare (Withfield 1969).

La data della copia non è certa, e si colloca tra quella della composizione dell’opera (1513) e quella dell’editio princeps (1532). Il terzo lavoro machiavelliano di A. si colloca in corrispondenza dell’ultima visita romana di Machiavelli. Si tratta del codice della Clizia, scoperto nel 1960 da Beatrice Corrigan, che successivamente lo descrisse (Corrigan 1961); anch’esso giacente in una biblioteca inglese di provincia, il Colchester and Essex Museum. «Un gran bel libriccino, una cosa di lusso» (Ridolfi 1968, p. 135), ornato da una bordura riccamente miniata.

L’esistenza dei tre manoscritti arrighiani ha suggerito ad alcuni studiosi (Clough 1972-1973; Thomp - son 1965) l’ipotesi che M., nella visita romana dell’aprile del 1526, oltre a discutere con papa Clemente VII delle fortificazioni per proteggere Firenze dall’imminente discesa dei lanzi imperiali, promuovesse anche la stampa delle sue opere presso la tipografia di Arrighi. «Se tale progetto di pubblicazione fu effettivamente concepito, la sua realizzazione fu certo pregiudicata e rinviata dal sacco di Roma» (Procacci 1995, p. 9).

Bibliografia: A. Gerber, Niccolò Machiavelli; die Hand - schriften, Ausgaben und Übersetzungen seiner Werke im 16. und 17. Jahrhundert, Gotha 1912-1913 (rist. anast. Torino 1962); B. Corrigan, An unrecorded manuscript of Machiavelli’s ‘La Clizia’, «La bibliofilia», 1961, 63, pp. 63-67; E. Casamassima, Ludovico degli Arrighi detto Vicentino copista dell’Itinerario del Varthema, «La bibliofilia», 1962, 64, pp. 117-62; A. Pratesi, Ludovico degli Arrighi, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 4° vol., Roma 1962, ad vocem; F.A. Thompson, The significance of the Colchester Clitia MS., in Calligraphy and paleog - raphy, essay presented to A. Fairbank, London 1965, pp. 121-23; A. Tinto, Ludovico degli Arrighi, in L. Balsamo, A. Tinto, Origini del corsivo nella tipografia italiana del Cinquecento, Milano 1967, pp. 127-47; J.H. Withfield, The Charlecote manuscript of Machiavelli’s Prince, «Italian studies», 1967, 22, 6, pp. 6-25; R. Ridolfi, Novità sulla ‘Clizia’, «Il Veltro», 1960, 4, 12, pp. 5 e segg., e Contributo a un’edizione critica della Clizia, «La bibliofilia», 1967, 69, pp. 91-101, poi in Id., Studi sulle commedie del Machiavelli, Pisa 1968, pp. 135-62; J.H. Whitfield, prefazione a N. Machiavelli, Il Principe, Paris-La Haye, 1969, pp. VIII-XXIX; F.A. Thompson, The Genesius Il Principe, «Journal of Society for Ital - ic handwriting», 1970, 64, pp. 12-15; J. Ruysschaert, Le copiste Genesius de la Barrera et le manuscrit Barberini de Il Principe de Machiavelli, in Studies on Machiavelli, ed. M.P. Gilmore, Firenze 1972, pp. 349-60; G. Sasso, In margine al quinto centenario di Machiavelli, Napoli 1972, poi in Id., Machiavelli e gli antichi e altri saggi, 4° vol., Milano-Napoli 1997; C.H. Clough, Ludovico degli Arrighi’s contact with Raphael and with Machiavelli, «La bibliofilia», 1972-1973, 75, pp. 293-308; D. Perocco, Per una edizione critica della Clizia di Niccolò Machiavelli, Padova 1979; G. Inglese, introduzione a N. Machiavelli, De principatibus, testo critico a cura di G. Inglese, Roma 1994; G. Procacci, Machiavelli nella cultura europea dell’età moderna, Bari-Roma 1995; F. M. Bertolo, Ludovico Arrighi, in Dizionario dei tipografi e degli editori italiani, Il Cinquecento, a cura di M. Menato, E. Sandal, G. Zappella, Milano 1997, pp. 41-45; S. Pagliaroli, Ludovico degli Arrighi, «Studi medievali e umanistici», 2005, 3, pp. 47-79; D. Romei, Ludovico degli Arrighi, in Officine del nuovo: sodalizi fra letterati, artisti ed editori nella cultura italiana fra Riforma e Controriforma, Atti del Simposio internazionale, Utrecht 8-10 nov. 2007, a cura di H. Hendrix, P. Procaccioli, Manziana 2008. Si veda inoltre: D. Romei, Catalogo abbreviato delle edizioni tipografiche di Ludovico degli Arrighi detto il Vicentino, 2007, http://www.nuovorinascimento.org/n-rinasc/bibliogr/pdf/romei/arrighi/catalweb.pdf (11 nov. 2013).

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