CALDESI, Ludovico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)

CALDESI, Ludovico

Giuseppe Monsagrati

Nacque a Faenza il 19 febbr. 1821 da Domenico e da Maddalena de' Pazzi, nobildonna fiorentina. Sull'esempio dei cugini Leonida e Vincenzo - specie di questo, maggiore d'età e più autorevole - partecipò al movimento delle cospirazioni e sette liberali, che in Romagna coinvolgeva intere famiglie e si era diffuso fin anche nei pubblici uffici, e che a Faenza aveva un tipico centro d'incontro nella farmacia Ubaldini. Implicato con i cugini nei moti del '45, riparò con loro a Firenze e poi in Francia, rientrando a Faenza in seguito all'amnistia di Pio IX. Pur di carattere più chiuso e riflessivo di Leonida e di Vincenzo, riprese subito il lavorio politico.

Il C. visse anchegli tutta l'esperienza degli eventi del '48-49. Nel marzo del '48 faceva parte della colonna di volontari, guidata dallo Zambeccari, che mosse da Bologna su Modena per aiutarvi l'insurrezione. Tornato a Bologna, entrò nel corpo che si veniva formando agli ordini del generale Durando: capitano dei cacciatori nel battaglione mobile faentino comandato dal Pasi, raggiunse Vicenza il 7 maggio, prese parte ai combattimenti del 20 e 23, e visse fino alla capitolazione della città (10 giugno) l'intrepida, ma vana, resistenza agli Austriaci. Rientrato a Faenza, era eletto membro della Magistratura civica; Ma rinunziava, e si recava a Firenze, dove si concentrava negli studi di botanica sotto la guida di F. Parlatore.

Per l'evolversi della situazione politica e il richiamo degli amici, rientrò nella città natale. Accompagnò così i delegati di Faenza alla riunione dei circoli politici di Bologna, Romagna e Marche tenutasi a Forlì il 13 dic. 1848 per chiedere, essendo Pio IX fuggito da Roma, la convocazione di un'Assemblea costituente. Eletto il 23 genn. 1849 - come il cugino Vincenzo - tra i dodici deputati della provincia di Ravenna alla Costituente, si recò a Roma, dove visse le vicende della Repubblica, come deputato e commissario di Trastevere.

Caduta la Repubblica, il 7 luglio 1849 si allontanava da Roma, per San Marino, poi per Firenze e per Genova - dove riprendeva gli studi di botanica col marchese Petrucci e con il professor De Notaris - e infine per la Svizzera. Rientrato a Faenza nel 1859, venne eletto deputato all'Assemblea delle Romagne, a Bologna. Modesto e schivo, rifiutava la cattedra di botanica presso l'ateneo bolognese che gli offriva il Farini, dittatore dell'Emilia. Dal 1857 il C. era venuto formando ricche collezioni botaniche, frutto di escursioni nelle zone liguri, toscane, romagnole, alpine e tunisine; parte dei materiali raccolti furono da lui donati al Museo botanico di Firenze, e l'erbario, lasciato per testamento all'università di Bologna. Un intervallo nella suia vita di studioso fu il mandato parlamentare che, nelle elezioni politiche del 22 ott. 1865, ricevette come candidato democratico e repubblicano di Faenza contro il moderato conte F. Zauli Naldi. Lasciò però il seggio alla dichiarazione della guerra del '66 per arruolarsi tra i garibaldini come capitano del reggimento comandato da G. Cadolini.

A Faenza il C. ricoprì cariche amministrative pubbliche; sposò nel 1870 la contessa Francesca Diotallevi. In questi anni si dedicò allo studio sistematico delle specie di piante che crescono spontanee in Val di Lamone, Val di Marzeno e del Sermio, e pubblicò quello che per modestia volle chiamare Tentamen e che è un'opera che appartiene a quel tipo di lavori che, pur di piccola mole, sono precisi ed utili a lavori più generali.

Il Florae Gasentinae Tentamen, uscito nel Nuovo Giornale botanico italiano (prima parte, XI [1879], pp. 321-346; seconda ed ultima, XII [1880], pp. 81-132, 161-196, 257-290), contiene l'elenco delle piante vascolari presenti nel mandamento di Faenza, con la descrizione delle sole specie nuove per quei luoghi, e la sola citazione, per le altre, degli autori che più esattamente le avevano illustrate.

Nel 1882 la morte dell'unico figlio, Furio Camillo, nel collegio Baragiola di Capolago in Svizzera, fu per lui un trauma irreparabile. Morì il 25 maggio 1884, per un incidente durante una delle rare uscite in carrozza dalla sua villa di Persolino: legò per testamento le sue sostanze alla fondazione in Faenza di un collegio convitto agrario da intitolarsi al figlio.

Fonti e Bibl.: Patrioti e legittimisti delle Romagne, a cura di G. Maioli-P. Zama, Roma 1935, pp. 71 s.; Stato degli inquisiti dalla S. Consulta per la rivoluzione del 1849, Roma 1937, II, p. 26; Cospir. di Romagna e Bologna nelle mem. di F. Comandini e di altri, a cura di A. Comandini, Bologna 1899, pp. 123-127; L. C. Farini, Epistolario, a cura di L. Rava, III, Bologna 1914, ad Indicem;G. C. Abba, A L. C. …, Faenza 1884; O. Montenovesi, I casi di Romagna (20-30 sett. 1845), in Rass. stor. del Risorg., VIII (1921), pp. 307-426; M. Cattani, Vincenzo Caldesi e i suoi tempi, Bagnocavallo 1922, passim;P. Zama, Con L.C. alla difesa di Vicenza e di Roma (1848-1849), in Rass. stor. del Risorg., XIX (1932), pp. 139-181; L'emigrazione politica in Genova ed in Liguria dal 1848 al 1857, III, Modena 1957, pp. 492, 494, 551; T. Sarti, IlParl. subalp. e naz., p. 204; Diz. del Ris. naz., II, p.484.

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