LUDOVICO d'Aragona, re di Sicilia

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)

LUDOVICO (Luigi) d'Aragona, re di Sicilia (Trinacria)

Salvatore Fodale

Nacque a Catania, il 4 febbr. 1338, dal re di Sicilia Pietro II e dalla regina Elisabetta, figlia del duca Enrico (II) di Carinzia.

Lo stesso giorno della nascita il padre annunciò l'evento a tutte le Universitates, assicurando la successione al trono, giacché, dopo la morte nel 1325 del primogenito Federico, il re aveva avuto fino ad allora solo discendenti femminili. Come scrisse in un documento del 12 febbraio, che esonerava i Catanesi dal pagamento dell'ospitalità ai sovrani e alla corte, il re ritenne che la nascita fosse dovuta all'intercessione di s. Agata, protettrice di Catania, nella cui festività L. era nato.

Alla morte del padre (15 ag. 1342), L. come primogenitus, e in quanto infans, ricevette soltanto il titolo di successor, mentre lo zio Giovanni d'Aragona, duca d'Atene e di Neopatria, come vicario del Regno, assunse la reggenza. Il 1 settembre Giovanni invitò i Palermitani a nominare i loro rappresentanti per prestare il giuramento di fedeltà nell'incoronazione del nuovo re. La cerimonia avvenne nella cattedrale di Palermo il 15 sett. 1342, e L. ottenne il titolo di re di Sicilia.

Fu poi condotto a Catania, dove rimase tra l'ottobre 1342 e il marzo successivo. Sappiamo di una trattativa, a fine 1344, per il suo matrimonio con Costanza, figlia del re d'Aragona Pietro IV; nel giugno 1346 un ambasciatore di re Luigi d'Ungheria avrebbe invece proposto le nozze con una parente del sovrano angioino.

In seguito al trattato di pace concluso con il Regno napoletano il 7 nov. 1347, L. ottenne il riconoscimento del possesso del Regno siciliano, con l'impegno ad assumere il titolo di re di Trinacria, ma al trattato mancò la necessaria ratifica del papa Clemente VI. Dopo la morte di Giovanni d'Aragona (3 apr. 1348), poiché L. era ancora minore, la reggenza, per disposizione testamentaria del duca, fu assunta da Blasco Alagona il Giovane, che ricopriva anche l'ufficio di gran giustiziere del Regno e svolgeva le funzioni di luogotenente del vicario fin dall'ottobre 1342.

Nel maggio 1348 L. risiedeva a Messina, dove conferì al cugino Federico d'Aragona, orfano ancora minore di Giovanni, l'investitura del ducato di Atene e Neopatria e del marchesato di Randazzo.

Al ritorno in Sicilia (prima metà di giugno) del conte Matteo Palizzi, esule a Pisa, L. fu invitato da Alagona a trasferirsi a Catania, ma dopo una sosta a Taormina (prima metà di novembre 1348) si stabilì invece con la regina madre nel castello di Montalbano, da dove Elisabetta poté prendere contatto e accordarsi con Palizzi, al quale, tornati a Messina, affidò la tutela del giovane re.

Mentre aveva luogo un duro scontro tra Alagona da una parte, Palizzi e Chiaramonte dall'altra, e i rispettivi sostenitori, L. era a Lentini da fine marzo ad aprile, ad Augusta in maggio e fino all'inizio di giugno, e da giugno a luglio 1349 era presente all'assedio di Catania. Il 22 luglio era di nuovo a Lentini, quindi tra settembre e ottobre a Castrogiovanni, a novembre a San Filippo d'Argirò e dal dicembre 1349 riprese a risiedere a Messina.

Un accordo, concluso tra i baroni in conflitto il 1( sett. 1350 in presenza del re, stabilì il congelamento della situazione, finché L. avesse raggiunto la maggiore età. Dopo che L. aveva compiuto il quattordicesimo anno, il 23 febbr. 1352 Palizzi gli fece infatti scrivere una lettera, per comunicare ai Catanesi la volontà di assumere il governo del Regno, ma suscitò una reazione negativa dettata da Blasco Alagona, al quale L. il 22 agosto inviò ambasciatori. Ai primi di ottobre fu conclusa la pace.

Il 9 giugno 1353 L. lasciò Messina, accompagnato dai Chiaramonte. A Taormina ricevette l'omaggio del conte Enrico Rosso, che si rifiutò di accompagnarlo per domare la rivolta di Castroreale. Il 13 giugno era nella Piana di Milazzo. Tornato a Taormina, non riuscì, per l'opposizione dei Chiaramonte, a incontrare Alagona, secondo gli accordi presi da sua sorella, la badessa Costanza, che lo accompagnava, giacché la regina Elisabetta era morta (tra maggio e luglio 1349). A fine giugno tornò a Messina, nella cui cattedrale assistette alla sepoltura del fratello Giovanni.

Benché L. si fosse adoperato per evitare l'assalto della città, il 17 luglio un tumulto popolare aprì le porte di Messina e consentì l'ingresso degli uomini condotti da Rosso e dal conte Simone Chiaramonte. Il 19 luglio L. rifiutò la consegna di Palizzi alla folla che invase il palazzo reale. Mentre Palizzi fu scoperto e ucciso, L. riuscì a mettersi in salvo.

Imbarcatosi su una nave catalana, il 29 luglio arrivò a Catania, dove fu accolto da Alagona e si stabilì nel castello Ursino. Un documento del 10 novembre ci informa che le funzioni di vicaria erano ormai svolte dalla sorella Costanza.

Il 2 ottobre partì con Alagona alla testa di una spedizione contro Milazzo, ma dovette ritirarsi e rientrò a Catania il 24 ottobre. L'8 novembre dichiarò i Chiaramonte traditori. Il 15 novembre entrò ad Agira, proseguendo poi per Calascibetta, ma non riuscì a entrare a Castrogiovanni, sicché il 28 novembre fu deciso il ritorno a Catania. Pochi giorni dopo entrava a Taormina, ma il 4 dicembre era di nuovo a Catania.

Nel maggio 1354 fu inviato a Napoli un ambasciatore per protestare a nome di L. contro l'invasione della Sicilia, avvenuta in alleanza con i Chiaramonte. Il 4 giugno un'altra ambasceria partì per chiedere soccorso al re d'Aragona, Pietro IV. In giugno L. provvide poi alla riabilitazione e reintegrazione degli antichi rivali dei Chiaramonte, i Ventimiglia, cui già aveva concesso a vita l'ufficio di camerario.

A novembre L. condusse personalmente un tentativo di riconquista di Piazza, cui seguirono alcune azioni militari condotte in Val di Mazara, che determinarono l'occupazione di Cammarata - mentre Castronovo gli resistette - nonché di Trapani e Calatafimi, dove si trovava tra la fine di dicembre e i primi di gennaio. Dopo essere stato a Giuliana il 7 genn. 1355, a febbraio era a Catania, da dove il 13 maggio, con gli Alagona, guidò una spedizione contro Lentini, il cui assedio fu tolto a metà giugno. Il 1( luglio, per un'epidemia di peste, lasciò Catania e si stabilì a Messina, da dove condusse un'offensiva navale e terrestre contro Palermo, che si limitò alla devastazione delle campagne attorno alla città. A settembre tornò a Catania.

Il 10 ott. 1355 la sorella Eleonora, regina d'Aragona, gli aveva scritto riaprendo le trattative per il matrimonio di L. con Costanza d'Aragona. Altre trattative erano in corso per il matrimonio con una figlia di Matteo Visconti o con Margherita di Durazzo.

Da Catania L. si era trasferito ad Aci, dove, colpito dalla peste, morì la mattina del 16 ott. 1355.

La sera stessa il corpo fu trasportato a Catania nella chiesa fuori le mura di S. Maria la Grande. Il 17 ottobre il corteo funebre attraversò la città fino alla cattedrale, dove fu sepolto nella tomba in cui già riposavano il nonno Federico III e lo zio Giovanni d'Aragona. Lasciò due figli illegittimi: Antonio e Luigi, allevati a Barcellona dalla zia, la regina Eleonora.

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