LUDOVICO II re d'Italia e imperatore

Enciclopedia Italiana (1934)

LUDOVICO II re d'Italia e imperatore

Augusto Lizier

Figlio di Lotario I e nipote, quindi, di Ludovico il Pio, nacque nell'825. Non ancora ventenne, fu mandato dal padre a reggere l'Italia, che, forse, gli era stata assegnata, fin dall'839, a Worms, dall'avo Ludovico e che diventò e rimase per il non breve suo regno oggetto esclusivo delle sue assidue cure; vero re e imperatore d'Italia, come anche fu chiamato. Venutovi la prima volta nella primavera 844 a capo di un numeroso esercito, scese a Roma, dove un partito antimperiale tendeva a scuotervi l'egemonia franca, e, accoltovi con gran festa e incoronato re (15 giugno 844), riuscì a ristabilirvi l'autorità imperiale, recandosi poi a Pavia. Nell'846 partecipò, in Francia all'assemblea tenuta da Lotario per organizzare la difesa dell'Italia dai Saraceni, nella quale fu stabilito (Capitulare de expeditione contra Saracenos facienda) che egli con un esercito d'Italiani rafforzato con milizie franche, borgognone e provenzali iniziasse nel marzo 847 la campagna contro i Musulmani del Mezzogiorno d'Italia e che, nello stesso tempo, si componessero le lotte dinastiche del ducato di Benevento che tanto avevano giovato ai progressi degl'infedeli. Il ducato, con un trattato firmato alla presenza di re L., fu diviso nei principati di Benevento e di Salerno. Della spedizione si sa solo che nell'848 trionfò dei Musulmani. La vittoria navale di Ostia dell'849 va considerata come un felice complemento dei successi di L., che, ripassando per Roma, nell'aprile 849 riceveva da papa Leone IV la corona d' imperatore, restando così associato al padre nella dignità imperiale. Da questo stesso anno L. cominciò a governare l'Italia in nome proprio.

Della sua opera legislativa e riformatrice resta ricordo specialmente nel grande sinodo ecclesiastico convocato a Pavia verso l'850, seguito, nello stesso anno, da un'assemblea di conti, e nelle assemblee tenute pure a Pavia il 20 luglio 855 e al principio dell'856. Nel giugno 855 troviamo L. di nuovo a Roma, dove fa comparire dinnanzi al suo tribunale il superista Graziano, accusato di essere a capo della fazione antimperiale. Nello stesso anno si mescola a un tentativo per sostituire con altro candidato il papa Benedetto III, già canonicamente eletto; manifestando con tutto ciò il proposito di esercitare un'autorità sempre più energica e diretta nelle cose di Roma e del papato. Più risolutamente intervenne nell'aprile 858 nell'elezione del nuovo pontefice, imponendo quella di Nicolò I, il quale, tuttavia, doveva rivelarsi strenuo difensore dell'indipendenza del papato, e più tardi (863) cercò, in un primo momento, di piegare questo papa alle sue voglie nella famosa controversia per il divorzio del fratello Lotario II. Morto (29 febbraio 855) il padre, L. acquistò la pienezza dell'autorità imperiale; ma non riuscì, per quanto avanzasse pretese a una parte maggiore dell'eredità paterna, a modificare l'estensione dei suoi dominî, che restarono limitati all'Italia, salvo le poche aggiunte delle tre diocesi di Ginevra, di Losanna e di Sion, ottenute per patti con Lotario nell'859, e delle provincie di Aix, Arles, Embrun, della diocesi di Moriana, e della contea di Grenoble, avute nell'863, alla morte del fratello Carlo.

Parte importantissima nella storia di L. hanno i suoi sforzi per consolidare ed estendere la sua autorità nel Mezzogiorno e per combattervi i Saraceni. L. aveva fatto, nell'852, un tentativo infruttuoso di togliere Bari ai Saraceni. Nell'860 fa una nuova discesa per dare addosso ai principi ribelli di Spoleto e di Camerino e ad Adelchi di Benevento presso il quale quelli si erano rifugiati. Di una quarta discesa nell'863 si ha solo qualche fugace menzione. Importante invece la campagna disposta per l'anno 866, preceduta da una grande assemblea di ottimati tenuta a Pavia (4 febbraio 865) per assicurare prima una relativa tranquillità nel regno (nomina di missi), e dalla promulgazione della Constitutio promotioitis exercitus, vera legge di reclutamento militare fondato sul possesso, e, insieme, ordine di marcia e piano di operazioni. È incerto se la campagna si svolgesse nel '66 o nel '67. L. riuscì a stringere i nemici verso le coste; ma la stanchezza dell'esercito e le malattie gl'impedirono di sfruttare il successo. Corsero allora trattative fra L. e i Bizantini, nel comune interesse di fronteggiare i Saraceni, già padroni di tutta la Sicilia. Fallite queste, L. riuscì, ricomposto l'esercito, a chiudere i Saraceni a Bari, che infine espugnò il 2 febbraio 871, volgendosi poi contro Taranto, l'ultimo loro baluardo nella penisola. Ma la stessa troppa potenza, che con questi successi andava acquistando l'imperatore, strinse contro di lui principi longobardi e città campane. Scoppiata la ribellione, L. fu assalito nel suo palazzo di Benevento, costretto ad arrendersi al duca di Benevento, Adelchi (13 agosto 871) e liberato dopo oltre un mese di prigionia, forse per la voce diffusa che un esercito franco accorresse in suo aiuto, ma dopo aver giurato di rinunziare a vendette e di non metter più piede nei dominî longobardi. Nel maggio 872 L. è a Roma, dove è nuovamente incoronato imperatore dal papa. Fattosi sciogliere dal giuramento, riprende le armi contro i Saraceni che assediavano Salerno e contro il duca di Benevento. Ma se quelli abbandonarono l'impresa, ritirandosi in Sicilia, nulla L. conchiuse contro questo. Ritornato nell'Italia Settentrionale morì (12 agosto 875) presso Brescia, lasciando la vedova Engelberga, forse longobarda di nascita, che egli aveva sposato nell'851 e che gli fu devota compagna e animosa consigliera, e una sola figlia, Ermengarda.

Bibl.: J. Gay, L'Italie meridionale et l'empire byzantin depuis l'avènement de Basil I jusqu'à la prise de Bari par les Normands (867-1071), Parigi 1904; L. M. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, III, 1, Gotha 1908, capitoli 6° e 7°; G. Romano, Le dominazioni barbariche in Italia, Milano 1909, IV, capp. 5° e 6°; M. Schipa, Il Mezzogiorno d'Italia, Bari 1923, cap. 5°.

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