CALUSO, Ludovico Niccolò

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)

CALUSO (Calusio, Caluxio), Ludovico Niccolò

Angela Dillon Bussi

Nacque a Chambéry con tutta probabilità fra il 1520 e il 1530, figlio forse unico di Pietro e di Franceschina Della Riva, da Vigone.

Del padre si sa che, come dottore in ambo le leggi, visse a Chambéry, ove morì nell'anno stesso, il 1545, in cui aveva contratto le seconde nozze con una nobildonna del luogo, certa Luisa di Cusinens. La famiglia dei Caluso, originaria di Cumiana (Torino), all'inizio del sec. XIV si era trasferita a Vigone (Torino), dove rimase e fu una delle famiglie notabili. Due suoi membri, per prescrizione statutaria, dovevano sempre far parte del Consiglio comunale. Fu però con l'acquisto di un quarto di Fenile nella valle di Lucerna (Pinerolo), avvenuto nella prima metà del sec. XIV, che i Caluio ottennero un titolo feudale, appunto come consignori di Fenile. Tale titolo venne trasmesso al C. e da lui ai suoi figli. La figlia Francesca, ricevutane investitura il 18 luglio 1620, vendette ogni ragione su Fenile ai Ressano di Pinerolo. Famiglia di piccola nobiltà provinciale, non ebbe nomi di grande risonanza, né figure di eccessivo rilievo fta i suoi componenti. Va tuttavia segnalata una sua moderata partecipazione alla vita pubblica, attraverso l'esercizio di uffici di tesoriere e consigliere dei principi d'Acaia.

Non si conoscono le vie che portarono il C. a ricoprire l'importante carica di segretario del duca di Savoia, Emanuele Filiberto. Certo non costituì pregiudizio il giuramento di fedeltà da lui prestato il 30 ag. 1546 a Francesco I di Francia, per la quarta parte del feudo e ragioni feudali di Fenile, al fine di ottenerne regolare investitura. Ma va detto che a tale giuramento ben pochi signori poterono o vollero sottrarsi (il rifiuto di giurare comportava la perdita del feudo) in un periodo in cui i Savoia conservavano poco o nulla dei loro possedimenti e della loro autorità in Piemonte, mentre la Francia pareva avviata ad una totale conquista. È certo che nel gennaio del 1562 il C. era già segretario del duca e che mantenne tale carica, conservatagli anche da Carlo Emanuele I, fino alla morte. Anzi è probabile che, negli ultimi anni, il C. abbia ottenuto anche la nomina a consigliere; mentre non è probante il fatto che in un documento del 1580 ed in un altro postumo del 1620 sia denominato primo segretario, al fine di affermare che egli sia stato effettivamente il primo segretario di Stato.

La segreteria di Emanuele Filiberto si componeva di un primo segretario (carica creata il 4 nov. 1521 da Carlo III) e di parecchi segretari la cui importanza variava in funzione del favore di cui godevano personalmente presso il principe. Primi segretari di Emanuele Filiberto furono Giovanni Fabri, fino al 1576, e Claudio Pobel di Molard, fino al 1581. Accanto ai loro, ricorrono molti altri nomi, fra cui quello del C. che certo fu uno dei principali segretari di Emanuele Filiberto, senza mai conseguire l'ufficio maggiore. L'esame di un regio biglietto del 28 giugno 1576, con cui vengono stabiliti o confermati gli stipendi dei vari segretari, permette di valutare concretamente quale forte differenza fosse fatta tra i vari gradi della gerarchia di quest'ufficio. Al primo segretario Pobel sono assegnati, infatti, 2.300 scudi all'anno, al C. e al Lacreste, secondo e terzo nominati, 500 scudi, ad altri 200, 100, 84 e 50 scudi annui. Ciò spiega le affermazioni fatte dagli ambasciatori veneti, nelle loro relazioni, riguardo al numero dei segretari di Emanuele Filiberto. Andrea Boldù e Sigismondo Cavalli, che sono a Torino nel 1561 e 1563, dichiarano che il duca ha tre segretari: Fabri, Maurizio e Ponziglione. Gianfrancesco Morosini scrive, invece, che Emanuele Filiberto "tiene quattro segretari, ma di due solamente se ne vale per ordinario"; e sono il Fabri ed il Caluso. Sebbene i segretari fossero in maggior numero, gli ambasciatori veneti intesero indicare solo quelli strettamente operanti con e per il duca. A questi relatori dobbiamo due indicazioni che chiariscono la posizione del Caluso. Il Cavalli nel 1563 non lo menziona come segretario, il che fa presumere che il C. occupasse ancora un posto secondario nella cancelleria ducale. Il Morosini (1570) esalta il Fabri come uomo assai valente, contrapponendogli il C. che "non val molto", ma è, ciò nonostante, uno dei due segretari prediletti del duca; giudizio degno di qualche considerazione perché è da ritenersi con tutta probabilità imparziale.

La mancata distinzione di ministeri tra i vari segretari, propria dei tempi, la natura fortemente accentratrice di Emanuele Filiberto che, assai spesso, per non partecipare ad altri i segreti di Stato, scriveva di suo pugno, non permettono di definire con precisione le mansioni del Caluso. Numerosi documenti portano la sua firma autografa seguita da uno speciale signum tabellionatus.Con molta approssimazione, si possono distinguere in contratti di vario tipo, ma sempre pubblici, e lettere. I primi sono il risultato di un'attività di documentazione in senso stretto, riservata alla cancelleria e facente capo ai segretari; le seconde sono invece il risultato bell'attività di segretario personale del duca e costituiscono la parte storicamente più interessante. A differenza di altri segretari, il C. non fu quasi mai impiegato in ambascerie, né deputato a intrattenere relazioni con altri Stati. Il 1º nov. 1577 venne incaricato dell'esazione dell'emolumento del sigillo e segnatura e delle spedizioni della cancelleria.

Una precisa mansione del C. fu quella esercitata nell'Ordine della SS. Annunziata, quale greffiere prima (1º febbr. 1576) e segretario poi. Carica questa che, con la riforma del 1577, veniva affidata ad un segretario di Stato che fosse gentiluomo di stirpe e che comportava varie prerogative: speciale protezione del sovrano, sottrazione al giudice naturale, esenzioni fiscali, oltre ad una formale preminenza su tutti i segretari di Stato, ad eccezione del primo segretario.

Negli ultimi anni della sua vita il C. appare angustiato da questioni finanziarie, per le quali non esita a chiedere al nuovo duca Carlo Emanuele I di provvedere in suo favore. Il 3 febbr. 1580, in seguito ad una sua richiesta in cui, tra le altre cose, dichiara di non poter far fronte a spese e decoro, gli viene donata una casa del valore di 597 scudi, nella parrocchia di S. Giovanni a Torino, in considerazione degli uffici prestati e della qualità delle prestazioni. Il 9 nov. 1580 ottiene la donazione di un reddito annuo di 200 scudi; ma nell'agosto del 1581 il C. scrive una lettera al duca nella quale accusa la Camera dei conti di procurargli "traversie e travagli" e di frapporsi fra lui ed il sovrano, opponendosi all'interinazione delle lettere di mercede dei 200 scudi.

Morì l'11 sett. 1583, lasciando in "grande povertà" i figli Girolamo Gaspare, Ludovico, Lucia, Francesca, Ludovica e Matelda che solo nel 1585 ottennero il riconoscimento dei crediti del padre cui, negli ultimi anni, non era stato corrisposto alcuno stipendio.

Fonti e Bibl.:Arch. di Stato di Torino, Sezione I, Lettere particolari, mazzo 9 Cal-Cam, 1576 in 1581, 4 sett. 1576, agosto 1581; Protocolli di corte, n. 124, f. 90; n. 126, f. 68; n. 132, f. 154; n. 225, f. 197; n. 236 (protocollo del segretario Caluso); Ibid., Sezione Camerale, Patenti Piemonte, reg. 14, ff. 155, 184; reg. 15, f. 253; reg. 16, ff. 90, 92; Interinazioni, 1578 in 1581, n. 8, f. 204; 1584 in 1585, n. 11, f. 115; Indice dei feudi, 1540 in 1541, n. 104, f. 255; Investiture Camera regia, 1547 in 1551, n. 11, f. 215; Controllo finanze, reg. 45, f. 133; G. B. Borelli, Editti antichi e nuovi di Savoia, Torino 1681, p. 463; F. A. Duboin, Raccolta per ordine di materie delle leggi, editti, manifesti della Real Casa di Savoia, III, Torino 1826, pp. 540-41, 544; VIII, ibid. 1832, pp. 9, 137 n.; Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, a cura di E. Alberi, s.2, 1, Firenze 1839, p. 433; II, ibid. 1841, pp. 31, 166-67; Torino, Bibl. naz., A. Manno, Ilpatriziato subalpino, III (datt.), p. 174; F. A. Della Chiesa, Corona reale di Savoia, Torino 1777, pp. 151, 160; V. A. Cigna-Santi, Serie cronol. de' cavalieri della Santissima Nunziata, Torino 1786, p. 276; [G. Galli della Loggia], Cariche del Piemonte, III, Torino 1798, pp. 30-32; E. Ricotti, Degli scritti di Emanuele Filiberto duca di Savoia, in Mem. della R. Acc. delle scienze di Torino, s. 2, XVII(1858), pp. 151-52; L. Cibrario, Notizia storica del nobilissimo Ordine supremo della SS. Annunziata, Firenze 1869, pp. 38-39, 45-46; G. Claretta, La successione di Emanuele Filiberto al trono sabaudo, Torino 1884, pp. 418, 427, 433; E. A. De Foras, Armorial et nobiliaire de l'ancien duché de Savoie, I, Grenoble 1863, p. 166; II, ibid. 1878, p. 251; III, ibid. 1893, p. 235 n.; IV, ibid. 1900, p. 77; F. Guasco, Dizionario feudale degli antichi Stati sardi, II, Pinerolo 1911, pp. 211 s.; C. De Antonio, La Valle d'Aosta ed Emanuele Filiberto, in Lo Stato Sabaudo al tempo di Emanuele Filiberto, a cura di C. Patrucco, I, Torino 1928, p. 217; Elenco dei cavalieri dell'Ordine supremo della SS. Annunziata, Cascais 1962, p. 75.

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