AGLIÈ, Ludovico San Martino marchese di

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

AGLIÈ, Ludovico San Martino marchese di

Renzo De Felice

Nacque a Torino nel 1578 da Nicolò, cavaliere dell'Annunziata, e da Antonina Provana di Brusolino. Cadetto, fu avviato dal padre alla carriera di corte, nella quale si affermò giovanissimo come letterato e diplomatico. Nel 1602 era luogotenente nella compagnia "La Manta", nel 1603-04 accompagnò il duca nel suo viaggio in Provenza e in Savoia. Nel 1609 fu nominato gentiluomo di camera del cardinale Maurizio di Savoia, del quale divenne il principale collaboratore per molti anni: lo accompagnò a Roma nel 1611, poi nel 1621 in occasione del conclave, e nel 1622 in Francia.

Dal 1623 al 1637 risiedette a Roma, prima come consigliere del cardinale Maurizio e poi, dal 1627, in qualità di ambasciatore ducale. In tale veste dovette trattare questioni di notevole importanza (come la questione del titolo regio, la questione di Ginevra, di Genova, di Masserano e, specialmente, del Monferrato), e, in difficili situazioni, si dimostrò nel complesso all'altezza del compito. Il 25luglio 1633 ottenne il marchesato di S. Damiano. Nell'aprile 1637 gli fu conferito il Gran Collare dell'Annunziata dal duca Vittorio Amedeo I. Morto questo nell'ottobre dello stesso anno, fu richiamato a Torino dalla reggente Maria Cristina e fu nominato, con patenti del 1genn. 1638, sovrintendente generale delle finanze ed aio del piccolo Francesco Giacinto, e, dopo la morte di questo (4 ott. 1638), del futuro Carlo Emanuele II. Durante la guerra civile, parve essere travolto nella rovina del nipote Filippo, insieme con il quale egli fu arrestato, per ordine del Richelieu, la sera del 30 dic. 1640. Per le insistenze della reggente venne, però, liberato pochi giorni dopo.

Verseggiatore fecondo, fu apprezzato da Carlo Emanuele I, del quale divenne il principale collaboratore letterario, aiutandolo, fra l'altro, nella stesura del melodramma Trasformazioni di Millefonti (1606).

Ma la sua produzione letteraria è priva di vigore e di originalità e ha solo notevole importanza nella storia delle origini del melodramma. L'A. svolse infatti a Torino, in collaborazione con il musicista palermitano Sigismondo D'India, dal 1611 maestro della musica di camera di Carlo Emanuele I, un'intensa attività di autore drammatico.

Cominciò con la favola pastorale Alvida (1606), cui seguirono, con la musica del d'India, vari melodrammi, la Zalizura (1611-1612, ma pubblicata solo nel 1919 dal Torri, pp. 16-35), la Caccia (1620), il dramma sacro S. Eustacchio (1625), ecc.

All'attività teatrale accompagnò una varia produzione poetica sostanzialmente d'occasione. Nel 1603 pubblicò a Torino una raccolta di madrigali in lode della figlia di Carlo Emanuele, Ritratto della ser. Infanta Margherita di Savoia, cui fece seguire, per il ciclo delle stagioni voluto da Carlo Emanuele, il poema didascalico Autunno (Torino 1610), con varie rime annesse. Altre rime si conservano inedite nella Biblioteca nazionale di Torino.

Scrisse anche alcune operette di carattere politico. La Ragion di Stato, di cui si ignora la data di composizione e che fu pubblicata a Torino nel 1895 da G. Rua, è forse il rifacimento di uno scritto altrui, e si presenta come una replica a un Discorso, stampato anonimo a Milano nel 1617, di uno scrittore politico genovese, certo Soccino, che vi esaltava la dominazione spagnola in Italia.

Lo scritto del Soccino suscitò anche la reazione del Tassoni. Il punto di vista politico dell'A, è, però, in questo scritto, quanto mai ristretto e si riduce esclusivamente alla difesa della politica del suo signore, il duca Carlo Emanuele. Ancor meno interessanti sono gli altri due scritterelli politici dell'A., un violento Manifesto contro il duca di Mantova, a proposito della questione del Monferrato, e una Controrisposta (gennaio 1629), sempre in relazione alla questione del Monferrato. In quest'ultimo scritto, l'A., in conformità alla nuova situazione politica (il duca era ora alleato alla Spagna), si mostra eccessivamente antifrancese. In definitiva si tratta di documenti di polemica politica contingente, non certo opera di pensiero politico. I suoi carteggi diplomatici si conservano nell'Archivio di Stato di Torino.

Morì a Torino il 21 sett. 1646.

Bibl.: G. Rua, Poeti della corte di Carlo Emanuele I di Savoia, Torino 1899, pp. 1-112, che riassume la precedente bibliografia; A. Solerti, Feste musicali alla corte di Savoia nella prima metà del sec. XVII, in Riv. musicale ital., XI (1904), pp. 675-724; L. Torri, Il primo melodramma a Torino, ibid., XXVI (1919), pp. 1-35;M. Zucchi, I governatori dei principi reali di Savoia illustrati nella loro serie, Torino 1925, pp. 48-49; Encicl. dello Spettac., I, col. 173.

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