VALENTI, Ludovico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 97 (2020)

VALENTI, Ludovico. –

David Armando

Nacque a Trevi il 27 aprile 1695 da Alessandro, conte di Riosecco, e da Maria Paolina Venturelli, nobile di Amelia.

Si trasferì in giovane età a Roma per compiere gli studi alla Sapienza, dove si addottorò in utroque iure nel 1719.

Agli esordi della carriera curiale si giovò della protezione e della guida del cardinale Roberto Imperiali, cui la sua famiglia era legata, del vescovo titolare di Teodosia, Antonio Francesco Valenti (v. la voce in questo Dizionario), e soprattutto dello zio paterno Ferdinando, influente avvocato concistoriale che affiancò come coadiutore dal 1721. Nello stesso anno il camerlengo Annibale Albani lo nominò commissario del conclave da cui uscì eletto Innocenzo XIII, che lo fece coadiutore dello zio anche nell’avvocatura del fisco e della Camera apostolica. Entrambi i parenti erano vicini al cardinale Lorenzo Corsini, che una volta divenuto pontefice, il 12 luglio 1730, con il nome di Clemente XII promosse Anton Francesco alla carica di datario, mentre il 7 dicembre nominò lo stesso Ludovico prelato domestico e referendario delle due Segnature.

Fra i primi atti del nuovo pontificato fu l’istituzione, l’8 agosto, di una commissione de nonnullis chiamata a giudicare le malversazioni di cui era accusato l’arcivescovo di Benevento Niccolò Coscia, di cui Valenti fu nominato avvocato fiscale. La congregazione terminò i lavori nel maggio del 1733 decretando una condanna alla scomunica maggiore e a dieci anni di reclusione. Valenti fu inoltre membro della commissione incaricata nel 1731 della revisione del concordato con la corte sabauda riguardo ai feudi ecclesiastici esistenti nel Regno di Sardegna.

Morto lo zio Ferdinando nel 1732, gli subentrò nelle cariche, cui si aggiunse, il 29 marzo 1734, quella di promotore della fede nella congregazione dei Riti. Nel settembre seguente fu nominato consultore del S. Uffizio. Dallo stesso anno figura inoltre fra i votanti della Segnatura di grazia e dal 1737 fra i protonotari apostolici soprannumerari.

Fra le prime cause trattate in qualità di promotore della fede fu quella, postulata da Albani, per la concessione dell’ufficio di diciassette santi venerati nel territorio della sua diocesi di Sabina; Valenti ne espose le ragioni in una Dissertatio de sanctis Sabinae dioecesis (Roma 1735). Poco dopo, in un Discursus pro veritate [...] super intelligentia decreti editi a Sacrorum Rituum Congregatione die 11 Augusti 1736, stampato a Roma, offrì un’interpretazione restrittiva del provvedimento che limitava la concessione dell’ufficio dei santi e dei beati in ragione del culto immemorabile.

Consacrato presbitero di S. Pietro in Vaticano il 31 marzo 1736, l’11 luglio fu nominato segretario della commissione inquisitoriale incaricata dell’esame del breviario parigino di François-Philippe Mesenguy e del messale fatto redigere dal vescovo di Troyes, Jacques-Benignes Bossuet, accusati di contenere proposizioni giansenistiche e gallicane (Archivio della congregazione per la Dottrina della fede, da qui in poi ACDF, S. Offizio, St. st., G 6 a-1, c. 30r-v). Fra le cause affidategli negli anni successivi figura la censura della Vita mirabile, e dottrina celeste di S. Caterina Fiesca Adorna, attribuita a Cattaneo Marabotto ed Ettore Vernazza (Padova 1743). Nella discussione relativa ai riti cinesi che preluse alla condanna pronunciata nel 1742 da Benedetto XIV, espresse un articolato parere contro le concessioni accordate dal nunzio apostolico Carlo Ambrogio Mezzabarba (ACDF, S. Offizio, St. st., PP 3-b, cc. 71r-86r).

Il 22 novembre 1737 il Collegio degli avvocati concistoriali lo elesse rettore della Sapienza. Pochi anni dopo, salito al pontificato con il nome di Benedetto XIV Prospero Lambertini, che lo aveva preceduto nel rettorato, Valenti formulò un piano di riforma dell’università. Incontrò però l’opposizione degli avvocati concistoriali che nell’agosto del 1741 nominarono al suo posto Tommaso Antamori. Il suo progetto fu ripreso in seguito dal segretario di Stato Silvio Valenti Gonzaga. Successivamente Bendetto XIV lo fece prelato della Fabbrica di S. Pietro e, nel novembre del 1741, esaminatore dei vescovi in sacri canoni.

Gli anni seguenti lo videro impegnato a promuovere l’edizione degli scritti giuridici di Ferdinando Valenti: un’iniziativa che, all’omaggio nei confronti dello zio e mentore, associava l’intento di ampliare la propria rete di relazioni in Curia, come appare chiaramente dalle lettere dedicatorie che egli stesso redasse per ciascun volume.

L’Opera omnia selectiora del giureconsulto uscì fra il 1744 e il 1746 presso lo stampatore romano Morandini in tre volumi e quattro tomi, il primo dei quali era dedicato a Benedetto XIV, cui Valenti esprimeva gratitudine per il contributo all’avvio della sua carriera. I tomi successivi sono dedicati rispettivamente a Neri Corsini, al cardinale Antonio Saverio Gentili e al segretario di Stato Valenti Gonzaga, elogiato particolarmente per il suo mecenatismo culturale. Nel 1751, videro le stampe a Roma anche tre volumi di Dissertationes fiscales di Ferdinando Valenti, dedicati al cardinale Tommaso Ruffo, all’arcivescovo di Ferrara Marcello Crescenzi e al tesoriere generale Francesco Bancheri.

La strategia di autopromozione ebbe successo, giacché il 26 novembre 1753 Valenti fu nominato dal papa all’importante carica di assessore del S. Uffizio, di cui prese possesso nel gennaio seguente (ACDF, S. Offizio, Privilegia, 1750-54, cc. 536-537), ma proseguì l’ufficio di promotore della fede ancora per alcuni mesi e continuò anche in seguito a sedere nella congregazione dei Riti in qualità di consultore. Il 7 luglio fu creato canonico della basilica Vaticana; collaborò inoltre alla stesura della bolla Ad supremum iustitiae solium, con cui nel 1755 Benedetto XIV riformò i tribunali romani.

Forse anche per l’età avanzata del commissario, Alessandro Pio Sauli, la documentazione inquisitoriale testimonia un impegno particolarmente intenso di Valenti nel coordinare i lavori e tenere la corrispondenza della congregazione, impegnata in quegli anni, sul piano della censura libraria, nel tentativo di contrastare la diffusione di testi improntati alla teologia e all’ecclesiologia giansenista e alla filosofia dei lumi. Nel 1755 si pronunciò ad esempio contro la ristampa romana del De gratia dei et libero arbitrio di Agostino. Nel 1759, da poco salito al soglio Clemente XIII, redasse fra l’altro le minute delle condanne delle opere di Antoine Arnaud e del trattato di Claude-Adrien Hélvetius L’ésprit (ibid., Censura librorum, 1759, II, 3, 7).

La sottoscrizione, il 2 agosto 1759, del decreto di condanna dell’Encyclopèdie (ibid., n. 1, c. 1v) fu uno degli ultimi atti di Valenti come assessore dell’Inquisizione. Nel Concistoro del 24 settembre 1759 Clemente XIII lo creò cardinale con il titolo di S. Susanna e lo nominò vescovo di Rimini. Consacrato dal papa stesso il 14 ottobre a Castel Gandolfo insieme a Carlo Odescalchi, fu subito fatto membro delle congregazioni del Concilio, dell’Esame dei vescovi, dei Riti, delle Indulgenze e reliquie e, il 22 febbraio 1760, di quella dei Vescovi e regolari.

Il futuro cardinale Giuseppe Garampi prese possesso per lui della diocesi di Rimini, dove egli fece ingresso il 25 maggio 1760. Delle cerimonie di accoglienza rimane una raccolta di Componimenti poetici per il pubblico, e solenne ingresso che fa’ in Arimino l’E.mo, e R.mo Sig. Cardinale Lodovico Valenti (Rimini 1760).

La sua prima Lettera pastorale al clero della città e diocesi di Rimini (Roma 1760) costituisce un richiamo severo all’osservanza della disciplina ecclesiastica e alla difesa della dignità sacerdotale contro l’uso invalso fra gli ecclesiastici di indulgere negli impieghi, nell’abbigliamento e nelle frequentazioni secolari; in esplicita continuità con la lunga esperienza inquisitoriale di Valenti, il testo si conclude con un lungo ammonimento nei confronti della diffusione dei libri irreligiosi, offrendo nel complesso un’immagine di forte chiusura nei confronti delle innovazioni proposte dalla cultura e dalla società settecentesche che non sembra del tutto confermata dalle successive misure di governo della diocesi.

Nel maggio dell’anno seguente Valenti decretò l’inizio dei lavori per l’ampliamento dell’edificio del seminario vescovile, affidati all’architetto riminese Giuliano Copioli e finanziati con un contributo imposto a confraternite e ospedali. Contemporaneamente provvide alla nomina degli ufficiali e dei professori istituendo nuove cattedre, fra cui quella di filosofia, affidata al naturalista Giovanni Antonio Battarra. Quest’ultimo, in un Discorso per l’apertura della cattedra di filosofia, pubblicato l’anno successivo a Cesena e dedicato al vescovo, espose il programma di un insegnamento rivolto non solo ai futuri sacerdoti, ma anche ai giovani destinati alle carriere civili e fortemente improntato alla cultura scientifica contemporanea, in particolare alla fisica newtoniana.

Valenti istituì inoltre un’accademia ecclesiastica in cui venivano discusse memorie su temi teologici, filosofici e letterari (senza risparmiare argomenti attuali e controversi), alcune delle quali furono stampate nei volumi delle Raccolte di dissertazioni di storia ecclesiastica curate da Francesco Antonio Zaccaria (Roma 1776-1797). Fra i membri, in prevalenza ma non esclusivamente chierici, figurarono il futuro cardinale Francesco Maria Banditi, segretario della classe di liturgia, che il 4 gennaio del 1762 vi lesse un testo sull’origine dell’ufficio divino, e diversi personaggi formatisi alla scuola dell’erudito e naturalista Giovanni Bianchi, punto di contatto fra l’ambiente riminese e la cultura europea, come l’arciprete Giampaolo Giovanardi, il giurista Francesco Ferrari e Battarra. Quest’ultimo in seguito, pur definendo Valenti «ignorante», ne avrebbe tracciato il ritratto lusinghiero di un «uomo di mente, di grandissimo discernimento, [...] molto sagace per conoscer gli uomini» (Battarra, 2005, p. 72).

Malato, Valenti fece ritorno a Roma, dove morì il 18 ottobre 1763 nell’abitazione del cognato Nicolò de Vecchi, decano degli avvocati concistoriali. Fu sepolto nella chiesa di S. Croce in Gerusalemme, al cui titolo era stato traslato il 20 dicembre precedente.

Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio della congregazione per la Dottrina della fede, S. Offizio, St. st., L 5-g, Elenco dei cardinali segretari, degli assessori e dei p. commissari del S. Officio, cc. 46r-v, 64v. Notizie per l’anno 1734, Roma 1734, p. 175; Notizie per l’anno 1737, Roma 1737, p. 90; Notizie per l’anno 1754, Roma 1754, p. 293; Diario di Roma, 1763, n. 7224, pp. 4 s.

G.V. Marchesi, Antichità ed eccellenza del protonotariato apostolico partecipante, Faenza 1751, p. 530 s.; F.M. Renazzi, Storia dell’Universita degli studi di Roma, IV, Roma 1806, pp. 68-70; L. Nardi, Cronotassi dei pastori della Santa Chiesa riminese, Rimini 1813, pp. 314-316, 321, 436; F. Alighieri - S. Ponzio, Le antichità valentine, Perugia 1828, passim; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LVII, Venezia 1853, pp. 300 s., LXXXVII, Venezia 1858, pp. 244-246; C. Tonini, La coltura letteraria e scientifica in Rimini dal secolo XIV ai primordi del XIX, II, Rimini 1884, pp. 211, 217 s., 436 s., 459; L. Tonini, Rimini dal 1500 al 1800, parte II, Rimini 1887, pp. 401 s.; R. Ritzler - P. Sefrrin, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VI, Padova 1958, pp. 21, 43, 49, 100; M. Rubertini, Cenni storici sul seminario diocesano dalle origini fino al 1800, in Rivista diocesana Rimini, XXXII (1967), pp. 57-60; M.R. Di Simone, La «Sapienza» romana nel Settecento, Roma 1980, pp. 123-125; G. Papa, Cardinali prefetti, segretari, promotori generali della fede e relatori generali della Congregazione, in Miscellanea in occasione del IV centenario della Congregazione per le Cause dei Santi (1588-1988), Città del Vaticano 1988, p. 427; M.V. Maneschi Prosperi Valenti, Il cardinale L. V., in Bollettino storico della città di Foligno, Foligno 1989, pp. 261-268 (testo basato sui documenti dell’archivio di famiglia, per il resto di scarso interesse); Ch. Weber, Genealogie zur papstgeschichte, II, Stuttgart 1999, p. 954; Id., Die päpstlichen Referendare. 1566-1809, III, Stuttgart 2003-2004, p. 960; G.A. Battarra, Comentario, a cura di C. Di Carlo, Rimini 2005; S.M. Seidler - Ch. Weber, Päpste und kardinäle in der mitte des 18. jahrhunderts (1730-1770), Frankfurt a. M. 2007, pp. 447-450; Storia della Chiesa riminese, III, Dal Concilio di Trento all’età napoleonica, a cura di S. Giombi, Rimini 2013 (in partic. M.T. Fattori, La Chiesa riminese, la riforma tridentina e la sua recezione, pp. 67 s., 95, 110, 116; P. Delbianco - G. Cantarutti, Cultura ed erudizione: i rapporti tra letteratura, scienza e religione, pp. 406, 428-430), IV, Dalla Restaurazione ai nostri giorni, a cura di P. Grazzi, Rimini 2015 (in partic.: A. Vannoni, La musica sacra, pp. 564 s.; C. Montevecchi, Istituto superiore di scienze religiose ‘Alberto Marvelli’, Biblioteca diocesana ‘Emilio Bianchieri’, p. 649).

TAG

Congregazione per la dottrina della fede

Francesco antonio zaccaria

Carlo ambrogio mezzabarba

Giovanni antonio battarra

Arcivescovo di benevento