GALVANI, Luigi

Enciclopedia Italiana (1932)

GALVANI, Luigi

Arturo CASTIGLIONI
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Scienziato, nato a Bologna il 9 settembre 1737, morto a Bologna il 4 dicembre 1798. Studiò dapprima teologia, poi si dedicò alla medicina, specie all'anatomia e alla fisiologia; nel 1759 ebbe la laurea, nel 1763 fu nominato a Bologna professore onorario di operazioni chirurgiche e anatomico ordinario. Nel 1768 divenne professore di medicina pratica, ma presto lasciò questa cattedra per tornare all'insegnamento dell'anatomia. Proclamata la Repubblica Cisalpina nel 1797, il G. si rifiutò di prestare il giuramento ai nuovi governanti e fu spogliato delle cariche.

Operatore e ostetrico valentissimo, compì notevoli ricerche di anatomia comparata, specialmente sulla struttura dei reni e degli organi urinarî dei polli, sull'organo elettrico delle torpedini, sulla ghiandola pituitaria. Ma il merito del G. è soprattutto quello di avere per primo aperto i vasti orizzonti delle azioni fisiologiche dell'elettricità. Non è ben certo il modo secondo cui il caso lo pose sulla via della grande scoperta, che fin dall'inizio ebbe immensa risonanza nel mondo degli studiosi. Sembra che il G. notasse come una lama di coltello, appoggiata al nervo crurale di una rana scorticata, fosse capace di provocare delle violente contrazioni muscolari, ogni volta che una macchina elettrostatica posta in vicinanza produceva delle scintille. In ciò consiste la scoperta delle azioni fisiologiche dell'elettricità, scoperta a cui particolarmente è legato il nome del G. Ripetendo queste esperienze e altre da queste derivate, il G. ebbe ad accorgersi come analoghe contrazioni erano ottenibili senza il concorso di una macchina elettrica, ma solo toccando con gli estremi d'un arco formato da due metalli contemporaneamente i nervi lombari e i muscoli della coscia. Per spiegare questo fenomeno analogo a quello prima osservato, non essendovi ora in apparenza alcuna causa elettrica, il G. fu indotto a pensare che la rana fosse la sede del fenomeno elettrico, e che questa fosse da considerareuna bottiglia di Leyda, e che l'arco non avesse altra funzione che di provocarne la scarica, seguita dagli effetti fisiologici o mai noti. Questa sua spiegazione fu confutata dal Volta in una serie di famose discussioni, alle quali partecipò anche il chimico Fabbroni. Le idee del G. non trionfarono su quelle del Volta, ma l'opera del G. è tuttavia da ricordare come preziosa, oltre che per le osservazioni fatte, anche per avere indotto il Volta alle ricerche che dovevano condurlo alla scoperta della pila e alla spiegazione di quei fenomeni, spiegazione che ha resistito a oltre un secolo di critiche e che è ancora accettata. Le relazioni degli esperimenti del G. furono da lui pubblicate negli scritti De viribus electricitatis in motu muscolari (Bologna 1791) e successivamente in Lettera al sig. prof. Bassano Carminato sulla sede dell'animale elettricità (ibid. 1792) e Dell'uso e dell'attività dell'arco conduttore nella contrazione dei n/uscoli (ibidem 1794). Cfr. le Opere edite e inedite del prof. L. G. (Bologna 1841).

Bibl.: M. Medici, Compendio storico della scuola anatomica di Bologna, Bologna 1857.

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