MAGLIONE, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 67 (2006)

MAGLIONE, Luigi

Francesco Malgeri

Nacque a Casoria, presso Napoli, il 3 marzo 1877, da Nicola e da Maria Gaetana Cortese. Compiuti gli studi ginnasiali nel seminario di Cerreto Sannita (1889-91), frequentò il liceo classico a Napoli, presso l'istituto Pontano diretto dai padri gesuiti, conseguendo nel 1895 la licenza liceale. Trasferitosi a Roma nel 1896, entrò nel collegio Capranica e si iscrisse all'Università Gregoriana, ove, nel 1898, conseguì la laurea in filosofia e nel 1902 in teologia. Nel 1904, si laureò in diritto canonico all'Apollinare. Il 25 luglio 1901 venne ordinato sacerdote a Roma, nella chiesa di S. Apollinare, per le mani di mons. G. Ceppetelli, vicegerente di Roma. Tornato a Casoria, fu, per breve tempo, a fianco del fratello Domenico (che era preposito curato nella parrocchia di S. Mauro). Il 5 maggio 1905 rientrò a Roma come viceparroco nel quartiere Testaccio, collaborando anche, nell'Agro romano, con mons. A. Lupi, nell'opera di assistenza spirituale delle popolazioni locali.

Iscrittosi all'Accademia dei nobili ecclesiastici, nel 1907 superò gli esami di diplomazia e l'anno successivo entrò nella segreteria di Stato con la qualifica di addetto nella congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari, divenendo minutante il 21 genn. 1909. Nel giugno 1910 fu nominato cameriere segreto soprannumerario di sua santità e, nel febbraio 1918, prelato domestico. Negli stessi anni si dedicò anche all'insegnamento di diplomazia presso l'Accademia dei nobili ecclesiastici (1908-18) e fu ripetitore di teologia nel collegio Leonino (1910-13). Dal 1912 al 1918 fu anche direttore spirituale presso il collegio Capranica.

Benedetto XV, apprezzando le sue qualità e la sua preparazione in campo diplomatico, decise, nel febbraio 1918, di nominarlo rappresentante della S. Sede presso la Confederazione svizzera.

In quegli ultimi mesi di guerra, la Svizzera fu al centro di un'intensa attività diplomatica che mirava a trovare una soluzione pacifica al conflitto e, grazie anche al sostegno della diplomazia vaticana, fu realizzata una serie di iniziative assistenziali tese a soccorrere le vittime della guerra e a favorire lo scambio dei prigionieri. L'attività svolta dai rappresentanti della S. Sede, in particolare la collaborazione delle istituzioni cattoliche con la Confederazione elvetica in campo assistenziale e caritativo durante la guerra e nel dopoguerra, contribuì a favorire una ripresa ufficiale dei rapporti diplomatici tra la S. Sede e la Svizzera, interrotti dal 1873.

Nel giugno del 1920 il Consiglio federale elvetico deliberò la ripresa delle relazioni diplomatiche con la S. Sede. Un mese dopo la S. Sede decretava il ristabilimento della nunziatura e il 1 settembre procedeva alla nomina del M. a nunzio apostolico a Berna. Il successivo 26 settembre, presso la basilica di S. Maria in Trastevere a Roma, il M. fu consacrato arcivescovo in partibus di Cesarea da parte del cardinale segretario di Stato P. Gasparri. Il M. resse la nunziatura di Berna per sei anni.

Curò, tra l'altro, la ripresa delle relazioni ufficiali tra il Cantone di Berna e la diocesi di Basilea. Con la bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum del 17 ott. 1924 aggiunse alla diocesi di Losanna e Ginevra anche il titolo di Friburgo, elevando la chiesa di S. Nicola di Friburgo alla dignità di capitolo cattedrale. Inoltre, il M. si occupò delle opere educative e di istruzione cattoliche, dell'assistenza al mondo del lavoro, in particolare all'emigrazione operaia nella Federazione elvetica, della stampa e dell'organizzazione dell'Azione cattolica.

Il 23 giugno 1926 il M. fu nominato nunzio apostolico in Francia; giunse a Parigi il 3 novembre di quell'anno, raccogliendo l'eredità di mons. B. Cerretti. Egli affrontò il suo nuovo impegno dedicandosi particolarmente al rinnovo dell'episcopato francese; infatti, la gran parte dei vescovi francesi, nominati da Pio X dopo la rottura del concordato tra Francia e S. Sede, si caratterizzava per l'orientamento conservatore e monarchico, e alcuni avevano talvolta mostrato simpatia per il movimento reazionario dell'Action française.

Consigliato dal padre assunzionista L. Merklen, direttore de La Croix, dal padre domenicano M.-V. Bernadot, dal gesuita G. Desbuquois e dal sulpiziano J. Verdier, il M. suggerì a Roma la scelta di personalità autorevoli, espressione di idee sociali avanzate e sensibili ai valori democratici; questo nuovo indirizzo fu salutato con favore dagli ambienti democratici francesi. Scrivendo a L. Sturzo il 4 dic. 1929, M. Vaussard, riferendosi alla nomina di Verdier ad arcivescovo di Parigi, affermava: "Il nuovo arcivescovo di Parigi è perfetto. Ancora dieci anni di sedi vescovili provviste così, e la Francia avrà l'episcopato che non ha mai avuto dalla Rivoluzione in qua (e forse anche prima). Dobbiamo a mons. Maglione una gratitudine immensa" (L. Sturzo - M. Vaussard, Carteggio 1917-1958, a cura di E. Serra, Roma 1999, p. 68).

Grazie all'opera del M. si ebbe anche un avvicinamento tra governo francese e Vaticano, dopo che, nel 1924, era stata avanzata, da parte del ministero Herriot, l'ipotesi, poi abbandonata, di abolire l'ambasciata di Francia presso la S. Sede. Il ristabilimento dei buoni rapporti con la Chiesa cattolica portò anche, nel marzo 1929, alla discussione e approvazione da parte del Parlamento francese di due proposte governative, grazie alle quali si restituivano alle associazioni di culto diocesane i beni ecclesiastici incamerati dallo Stato e non ancora destinati ad altro uso, e si dava facoltà alle congregazioni missionarie di usufruire dei beni delle congregazioni disciolte per istituti missionari fuori del territorio metropolitano. Nel periodo della sua nunziatura a Parigi, il M. dovette misurarsi anche con il contrasto tra la S. Sede e l'Action française.

Il 20 dic. 1926 Pio XI, nella sua allocuzione concistoriale, aveva deplorato il movimento dell'Action française e il 29 dicembre era stato pubblicato il decreto di condanna da parte del S. Uffizio. Per la sua ferma posizione nei confronti del movimento di Ch. Maurras, il M. venne duramente attaccato dall'Action française: nel 1932 l'organo del movimento giunse ad accusarlo di essere stato una spia al servizio della Germania quando si trovava in Svizzera durante la guerra e lo contestò duramente a Marsiglia nel corso di un convegno di studenti.

Nel gennaio del 1932, nel suo indirizzo di auguri al presidente della Repubblica, il M. aveva sottolineato i problemi che investivano l'assetto economico internazionale nel quadro della grande crisi che seguì il crollo di Wall Street, denunciando il "malessere economico", che metteva a dura prova tutte le nazioni, e invitando i governi a "prendere provvedimenti speciali a favore della classe lavoratrice" (in L'Osservatore romano, 2-3 genn. 1932). Nell'ottobre 1935 tentò anche, senza successo, una mediazione diplomatica, intervenendo sul ministro degli Esteri P. Laval, al fine di risolvere in modo pacifico la controversia tra l'Italia e l'Etiopia.

Nel concistoro del 16 dic. 1935, il M. fu creato cardinale con il titolo di S. Pudenziana; nel luglio 1936 lasciò Parigi.

Dopo la nomina a cardinale, il M. ricoprì numerose e importanti cariche ecclesiastiche: fu membro delle congregazioni del S. Uffizio, concistoriale per la Chiesa orientale, dei Sacramenti, del Concilio, dei Religiosi, di Propaganda Fide, del Cerimoniale, dei Seminari e delle Università degli studi, e del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica. Fece, inoltre, parte delle commissioni per gli studi biblici, per la redazione del codice di diritto canonico orientale, della commissione cardinalizia di vigilanza sul pontificio santuario di Pompei e della commissione cardinalizia per l'amministrazione dei beni della S. Sede, di cui era presidente. Il 22 luglio 1938 fu nominato prefetto della sacra congregazione del Concilio.

Il conclave successivo alla morte di Pio XI (10 febbr. 1939) fece emergere il M. come uno fra i possibili successori di papa Ratti. Lo sostenne soprattutto il cardinale E. Tisserant e un nucleo di cardinali francesi e italiani; la scelta del conclave cadde, tuttavia, su E. Pacelli. Il nuovo pontefice, Pio XII, il 10 marzo 1939, sotto la pressione dei vescovi francesi, nominò il M. segretario di Stato, pur "tergiversando alcun poco". Nel suo delicato incarico "seguì l'avvicinarsi e lo scoppio della guerra, con le sue idee che non erano precisamente quelle del papa. Ma [(] egli, pure esponendole, restava fedelissimo al compito suo di piena obbedienza" (Dalla Torre, pp. 141 s.).

La difficoltà nel rapporto con Pio XII nasceva sia dal carattere esuberante del M., rispetto al rigore del pontefice, sia dal fatto che "non aveva forse saputo trarre fino all'ultimo le conseguenze della differenza frapposta fra i due dall'assunzione del primo al romano pontificato": una differenza alla quale Pio XII teneva (Nicolini, p. 145).

La sua nomina trovò ampi consensi soprattutto negli ambienti democratici internazionali, che lo giudicavano abile diplomatico, personalità sensibile ai valori democratici e ostile ai totalitarismi. Dopo la nomina ottenne da Vittorio Emanuele III, il 29 dic. 1939, l'Ordine cavalleresco del Collare dell'Annunziata. Nel suo nuovo incarico si avvalse ampiamente della collaborazione del segretario per gli Affari straordinari mons. D. Tardini e del sostituto per gli Affari ordinari mons. G.B. Montini. Questi tre personaggi ressero il governo della Chiesa negli anni difficili e travagliati della seconda guerra mondiale, cercando di mantenere la S. Sede su un piano di neutralità e imparzialità, tentando, soprattutto nella fase iniziale della guerra, di realizzare una mediazione diplomatica con l'obiettivo di arrivare a una composizione pacifica del conflitto.

A partire dalla crisi di Danzica, il M. fu al centro del fitto lavorio della segreteria di Stato vaticana in favore della pace e, nei mesi successivi, sviluppò un impegno diplomatico particolarmente intenso, con l'obiettivo di allontanare il rischio di un conflitto europeo. Compì l'ultimo tentativo il 31 ag. 1939, alla vigilia dell'attacco tedesco alla Polonia, convocando gli ambasciatori di Germania, Francia, Italia, Polonia, Spagna e Inghilterra.

Dopo l'invasione tedesca di Belgio, Olanda e Lussemburgo, preparò il testo di una comunicazione, da pubblicare nell'Osservatore romano, in cui si condannava l'aggressione e si deploravano poi "le violazioni del diritto internazionale e naturale, le quali da qualsiasi parte si producano sono causa di orrori, che riempiono il cuore di ogni persona ben nata di indicibile cordoglio" (Actes et documents, I, p. 446). Il documento, tuttavia, non venne pubblicato in quanto Pio XII preferì inviare telegrammi di solidarietà ai sovrani dei tre Paesi aggrediti. Notevole fu l'impegno del M. anche per scongiurare l'ingresso in guerra dell'Italia e, dopo la caduta della Francia, tentò, senza successo, una nuova mediazione diplomatica (ibid., pp. 493 ss.).

Le iniziative diplomatiche della S. Sede in favore della pace non riuscirono mai a trovare concrete possibilità di successo, cosa di cui lo stesso M. si rendeva conto. Particolarmente attenta fu la posizione del M. nei riguardi della questione polacca, soprattutto di fronte alla persecuzione subita dai cattolici dopo l'occupazione nazista.

Alla S. Sede erano giunte non poche sollecitazioni e proteste da parte del primate polacco cardinale A. Hlond e di importanti figure dell'episcopato quali l'arcivescovo di Cracovia, A.S. Sapiehae e K.M. Radonski, che chiedevano un più energico intervento del Vaticano nei confronti di Berlino; rispondendo a Radonski il 9 genn. 1943, il M. fu molto fermo nel rivendicare la chiara posizione assunta dal pontefice a favore dei Polacchi. Di lì a qualche mese, il 2 marzo 1943, il M. indirizzava direttamente a J. von Ribbentrop una sorta di atto d'accusa sulle persecuzioni naziste in Polonia contro la Chiesa cattolica. Il documento denunciava anche le dure condizioni inflitte ai prigionieri nei campi di concentramento e agli operai polacchi in Germania, e rimarcava il rifiuto tedesco alla richiesta di inviare in Polonia un rappresentante della S. Sede (Actes et documents, III, pp. 742-752) La nota venne respinta dal ministero degli Esteri tedesco in quanto giudicata "irricevibile" (ibid., VII, pp. 268-270). La replica del M. fu decisa. Scrisse infatti al nunzio a Berlino, mons. C. Orsenigo, il 17 apr. 1943, invitandolo a informare il governo del Reich "che il gesto compiuto dal ministero degli Esteri non è un gesto amichevole nei confronti della S. Sede", e "che la S. Sede da parte sua [(] ritiene tale documento regolarmente giunto a destinazione" (ibid., pp. 304 s.).

Il M. affrontò anche il problema delle persecuzioni antisemite compiute dai nazisti.

Scrivendo il 6 febbr. 1941 al card. T. Innitzer, arcivescovo di Vienna - che aveva denunciato l'imminente deportazione di migliaia di ebrei austriaci, chiedendo l'intervento del papa per ottenere visti per il Brasile e gli Stati Uniti e aiuti finanziari - il M. non mancava di sottolineare tutti i passi compiuti dalla S. Sede: si trattava di interventi volti a mitigare le leggi razziali, soprattutto a favore degli "ebrei convertiti", a far liberare gli ebrei internati, migliorare le condizioni dei prigionieri, prestare aiuto economico alle famiglie, incoraggiare la formazione di comitati nazionali per l'aiuto ai rifugiati, ottenere visti d'immigrazione per l'America del Sud e del Nord (ibid., VIII, pp. 90-94). In una nota inviata all'ambasciatore polacco C. Papée, il 28 marzo 1941, il M. scriveva: "Non c'è bisogno che aggiunga che la S. Sede intende continuare i suoi sforzi per portare aiuto dovunque e in qualunque maniera le sarà possibile. Se essa non alza più sovente la sua voce è solo per non attirare sugli infelici deportati, mediante un intervento intempestivo, misure di maggior rigore che non faranno che aumentare le loro sofferenze" (ibid., p. 154).

Il M. aveva più volte manifestato, anche all'ambasciatore tedesco presso la S. Sede, E. Weizsäcker, l'impressione che da parte nazista si assumessero iniziative repressive che andavano oltre "le necessità della guerra", di fronte alle quali la S. Sede non poteva a lungo restare in silenzio. Dopo la razzia operata dai Tedeschi nel ghetto di Roma nella notte tra il 15 e il 16 ott. 1943, il M. convocò l'ambasciatore e lo invitò a intervenire "in nome dell'umanità, della carità cristiana". Aggiunse che per il santo padre era "doloroso oltre ogni dire che proprio a Roma, sotto gli occhi del Padre comune, siano fatte soffrire tante persone, unicamente perché appartengono ad un stirpe determinata". Infine ammonì che "la S. Sede non deve essere messa nella necessità di protestare: qualora la S. Sede fosse obbligata a farlo, si affiderebbe, per le conseguenze, alla divina provvidenza" (ibid., IX, pp. 506 s.).

Notevole fu anche l'impegno di M. per scongiurare i bombardamenti sulle città italiane, cercando invano di arrivare alla dichiarazione di Roma "città aperta". Dopo la caduta del fascismo e la nascita della Repubblica sociale italiana (RSI), il M. intese precisare che la S. Sede non poteva riconoscere il nuovo Stato, in quanto era norma consolidata non "riconoscere de jure governi che si costituiscono durante la guerra a causa della guerra, quando vi è già un governo legale" (ibid., VIII, p. 652).

Il M. morì il 22 ag. 1944 a Casoria, dove si era recato da alcune settimane per un periodo di riposo. Alla sua morte Pio XII prese la decisione di non nominare un nuovo segretario di Stato.

Fonti e Bibl.: Le carte relative all'attività del M. sono conservate presso l'Archivio segreto Vaticano, nei fondi relativi alle nunziature a Berna (1918-26) e a Parigi (1926-36) e alla Segreteria di Stato (1939-44). Un'ampia selezione dei documenti della Segreteria di Stato durante la seconda guerra mondiale sono stati pubblicati negli undici volumi degli Actes et documents du Saint-Siège relatifs à la seconde guerre mondiale, Città del Vaticano 1970-81. Non esistono raccolte di scritti e opere del M.; numerosissimi sono i riferimenti sulla sua attività di segretario di Stato nella ricca bibliografia dedicata al ruolo della S. Sede e di Pio XII durante la seconda guerra mondiale.

Necr., in L'Osservatore romano, 23 ag. 1944; Il Quotidiano, 23 ag. 1944 e La Civiltà cattolica, XCV (1944), 3, p. 312. Si vedano inoltre: L. Salvatorelli, Pio XI e la sua eredità pontificale, Torino 1939, pp. 64, 101 s.; Memoriae et laudi eminentissimi viri Aloisii M. card., Città del Vaticano 1944; Ricordo della nunziatura nella Confederazione elvetica, in L'Osservatore romano, 27 ag. 1944; Luminoso apostolato, ibid., 28-29 ag. 1944; La solenne cappella funebre alla basilica Vaticana in suffragio del compianto cardinale L. M., ibid., 30 ag. 1944; L'imperituro ricordo del card. M., ibid., 31 ag. 1944; R. Guariglia, Ricordi (1922-1946), Napoli 1949, passim; Alla venerata memoria dell'em.mo card. L. M. segretario di Stato di s.s. Pio XII Casoria-Napoli 27 genn. 1957, Napoli 1957; A. Dansette, Chiesa e società nella Francia contemporanea. La Terza Repubblica (1879-1930), Firenze 1959, II, pp. 32, 525, 589, 591 s.; N. Del Re, I cardinali prefetti della sacra congregazione del Concilio dalle origini ad oggi (1564-1964), in La sacra congregazione del Concilio. Quarto centenario della fondazione (1564-1964). Studi e ricerche, Città del Vaticano 1964, pp. 265-307; G. Dalla Torre, Memorie, Milano 1967, pp. 141 s.; N. Del Re, La Curia romana. Lineamenti storico-giuridici, Roma 1970, pp. 76, 85, 162; F. Engel-Janosi, Il Vaticano fra fascismo e nazismo, Firenze 1973, passim; R.A. Graham, Il Vaticano e il nazismo, Roma 1975, passim; A. Rhodes, Il Vaticano e le dittature. 1922-1945, Milano 1975, passim; M. Massara, La Chiesa cattolica nella seconda guerra mondiale, Legnano 1977, passim; E. Di Nolfo, Vaticano e Stati Uniti 1939-1952. Dalle carte di Myron C. Taylor, Milano 1978, passim; A. Riccardi, Roma città sacra? Dalla Conciliazione all'operazione Sturzo, Milano 1979, pp. 165, 173, 181 s., 211, 232, 324; G. Nicolini, Il cardinale Domenico Tardini, Padova 1980, pp. 7 s., 108, 113, 120, 130, 145, 238; Pio XII, a cura di A. Riccardi, Roma-Bari 1984, passim; G. Angelozzi Gariboldi, Pio XII, Hitler e Mussolini. Il Vaticano tra le due dittature, Milano 1988, passim; I. Garzia, Pio XII e l'Italia nella seconda guerra mondiale, Brescia 1988, passim; A. Riccardi, Il potere del papa da Pio XII a Paolo VI, Bari-Roma 1988, pp. 31 s., 37, 42-44; C.F. Casula, Domenico Tardini (1888-1961). L'azione della S. Sede nella crisi fra le due guerre, Roma 1988, passim; R. De Felice, Mussolini l'alleato: 1940-45, I-II, Torino 1990-97, passim; J.-D. Durand, L'Église catholique dans la crise de l'Italie (1943-1948), Rome 1991, passim; A. Spinosa, Pio XII l'ultimo papa, Milano 1992, passim; M. Nicolò, L. M. tra Berna e Parigi, tesi di laurea, Università degli studi di Napoli Federico II, fac. di lettere e filosofia, a.a. 1994-95; A. Riccardi, La segreteria di Stato e la diplomazia vaticana tra guerra e dopoguerra, in Cattolici, Chiesa, Resistenza, a cura di G. De Rosa, Bologna 1997, pp. 61, 64, 77 s., 88 s., 91 s.; P. Blet, Pio XII e la seconda guerra mondiale negli archivi vaticani, Cinisello Balsamo 1999, passim; G. Miccoli, I dilemmi e i silenzi di Pio XII, Milano 2000, passim; M.L. Napolitano, Pio XII tra guerra e pace. Profezia e diplomazia di un papa (1939-1945), Roma 2002, passim; La beata Cristina Brando e il cardinale L. M.: figure luminose della Chiesa. Atti del Convegno, 2004, Casoria 2005, pp. 15-36, 47-58, 65-68; P. Di Petta, Il card. L. M., segretario di Stato di papa Pio XII, s.l. [ma Casoria] 2005.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE
TAG

Supremo tribunale della segnatura apostolica

Università degli studi di napoli federico ii

Accademia dei nobili ecclesiastici

Repubblica sociale italiana

Codice di diritto canonico