TORRIGIANI, Luigi Maria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 96 (2019)

TORRIGIANI, Luigi

(Ludovico) Maria
Simona Negruzzo

– Nacque a Firenze il 18 ottobre 1697 in una famiglia del contado di antiche origini mercantili, affermatasi in città nel XVI secolo e residente nel palazzo avito di Porta Rossa, già costruito per i Bartolini Salimbeni. Il padre Giovanni Vincenzo (1662-1719) sarebbe riuscito a far elevare a marchesato nel 1719 per concessione di Clemente XI la baronia di Decimo, acquistata nel 1688 dal nonno, Carlo (1616-1684), senatore dal 1657. La madre, Teresa del Nero, diede alla luce tre figli: Carlo, Luca (morto nel 1768) e Luigi (sopravvissuto ai fratelli, morti senza eredi maschi).

Ricevette in famiglia la prima istruzione, poi, intorno ai dodici anni, fu inviato a Roma per proseguire gli studi presso i gesuiti del Collegio romano. Nel 1716 fu ammesso all’Accademia dei nobili ecclesiastici, dove ebbe compagno di qualche anno più grande Carlo Rezzonico, futuro Clemente XIII, sotto la direzione dei padri della missione.

Intrapresa la carriera ecclesiastica, fu referendario del tribunale della Segnatura apostolica (4 settembre 1721), governatore di Rieti (dal 23 settembre 1721), governatore di Città di Castello (dal 17 agosto 1722), relatore presso la congregazione della Consulta (dal marzo 1728). Nominato prelato domestico da Clemente XII, fu uno dei nove membri della congregazione delle Immunità.

Nel 1734 fu inviato a Perugia, commissario generale sovrintendente al passaggio delle truppe spagnole che si muovevano verso Napoli a sostegno di Carlo di Borbone. L’anno seguente fu nominato segretario della congregazione per il Commercio e porto di Ancona, e l’anno dopo ancora responsabile finanziario delle Legazioni di Ravenna e Ferrara; in seguito divenne segretario della congregazione delle Immunità (dall’aprile 1737), segretario della congregazione della Consulta (dal settembre 1743). Nel giugno del 1746 fu nominato protonotario apostolico soprannumerario.

Nel Concistoro segreto del 26 novembre 1753 Benedetto XIV lo creò cardinale, tre giorni dopo gli concesse la berretta cardinalizia e il 10 dicembre gli assegnò il titolo diaconale dei Ss. Cosma e Damiano, mutato una prima volta in quello dei Ss. Vito, Modesto e Crescenzia (22 aprile 1754) e, infine, in quello di S. Agata alla Suburra (22 aprile 1765). Il 1° e il 2 giugno 1754 ricevette gli ordini minori e il suddiaconato.

Ascritto alle congregazioni delle Immunità, del Buon Governo, Concistoriale, dei Riti, dell’Indice, della Fabbrica di S. Pietro e delle Acque, fu anche cardinale protettore di verginiani (1758), olivetani (1761), terz’ordine regolare e frati minori osservanti (1763).

Quando l’antico collega dell’Accademia, Carlo Rezzonico, fu eletto papa con il nome di Clemente XIII, volle Torrigiani come segretario di Stato (8 ottobre 1758) in sostituzione del defunto cardinale Alberico Archinto. Assistito dal futuro arcivescovo Giovanni Marchetti, tenne l’ufficio fino alla morte del papa (2 febbraio 1769), di cui, insieme all’omonimo nipote del pontefice Carlo Rezzonico, segretario dei Memoriali, condivise le complesse vicende di governo, specialmente le difficili relazioni internazionali con le corti europee che espellevano i gesuiti dai loro Paesi.

La difesa della Compagnia di Gesù, motivata dalla convinzione che attraverso di essa i governi volessero attaccare la S. Sede, portò Torrigiani a un fermo sostegno presso tutti i nunzi e a una intransigente opposizione alla politica giurisdizionalistica degli Stati. I politici legati alla Spagna lo presentarono come un docile strumento nelle mani del suo confessore e parente Lorenzo Ricci, ultimo generale dei gesuiti (1758-75) prima della soppressione dell’Ordine, benché egli, una volta assurto al nuovo ufficio, non si fosse più servito del padre Ricci. I governi borbonici si rifiutarono di trattare con lui e, dopo la pubblicazione della bolla Apostolicum pascendi (7 gennaio 1765), che rigettava le critiche ai gesuiti come calunnie e ne lodava l’utilità per la Chiesa, richiesero al papa un nuovo interlocutore. Torrigiani offrì le sue dimissioni, che però non furono accolte, sebbene si desse al cardinale Andrea Negroni l’incarico di proseguire i negoziati con i Borbone. Non cessarono, tuttavia, le ostilità contro Torrigiani e Ricci, che dal segretario di Stato fu invitato ad astenersi dai consueti incontri mensili con il papa.

Poiché i gesuiti annoveravano Torrigiani fra i loro amici – «era straordinariamente amico dei gesuiti», scriveva Ludwig von Pastor (Storia dei papi, XVI, 1, Roma 1933, p. 480) –, egli è stato trattato con acredine dagli oppositori della Compagnia di Gesù (Vincenzo Gioberti, 1847, scrive che il cardinale intendeva dimettersi, mentre il generale dei gesuiti gli imponeva di «morire per la Compagnia», p. 305). Non mancò chi lo definì dispotico e indegno degli alti incarichi ricoperti, ma perfino un anticurialista come Bernardo Tanucci lo riteneva franco e onesto. In generale era considerato uomo di talento, giusto, di proposito costante, gran lavoratore, benché eccessivamente sicuro di sé, poco disponibile a collaborare e molto preoccupato dei suoi interessi. A lui comunque furono addossati i limiti del pontificato di Clemente XIII, del quale, però, egli fu spesso solo il braccio operativo e non il promotore, specie nel campo delle relazioni con l’estero.

Appoggiò la condanna del febronianesimo espressa da Clemente XIII nel 1764 in occasione della pubblicazione pseudonima del De Statu Ecclesiae et legitima potestate Romani Pontificis di Johann Nikolaus von Hontheim.

Lasciato l’ufficio di segretario di Stato, partecipò con impegno al lavoro delle congregazioni cui era ascritto. Pio VI lo nominò segretario del S. Uffizio (22 febbraio 1775). Intervenne ai conclavi del 1758 (Clemente XIII), del 1769 (Clemente XIV) e, con qualche problema di salute, del 1775 (Pio VI). Quando ancora era convittore del seminario romano, appartenne all’Arcadia con il nome di Darete Epidaurico.

Morì a Roma il 6 gennaio 1777. La salma fu esposta al pubblico e poi sepolta nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, nella tomba che si era fatta costruire in vita nel corso del restauro della cappella di S. Filippo Neri.

Istituì erede il pronipote Pietro Guadagni, del ramo detto dell’Opera, nato da Giovanni Battista e da Teresa Maria Torrigiani, figlia del fratello Carlo. In cambio della rinuncia del cognome paterno, egli divenne il destinatario del ricchissimo patrimonio Torrigiani, con proprietà a Firenze e in varie località toscane (nel 1771 il granduca Pietro Leopoldo di Lorena aveva già acquistato il palazzo Torrigiani di via Romana, a Firenze, per collocarvi l’Imperiale e Reale Museo di fisica e storia naturale, il più antico museo scientifico europeo).

Fonti e Bibl.: Presso l’Archivio di Stato di Firenze si conserva il Fondo Torrigiani (1279-XX secolo) con ricca documentazione sulla famiglia; si veda pure D. Marzi, Notizie intorno ai documenti di alcune illustri famiglie fiorentine conservati nell’archivio dei signori marchesi Torrigiani, in Atti del Congresso internazionale di scienze storiche... 1903, III, Roma 1906, pp. 381-384. Abbondante documentazione è sparsa nei fondi dell’Archivio segreto Vaticano relativi agli uffici da lui ricoperti.

L’unica biografia pubblicata è ricavata da sole fonti edite: W. Baum, L.M. T. (1697-1777) Kardinalstaatssekretär Papst Klemens’ XIII., in Zeitschrift für katholische Theologie, 1972, 94, pp. 46-78. Sulla famiglia: L. Passerini, Genealogia e storia della famiglia Guadagni, Firenze 1873. Riferimenti in Prose degli Arcadi, III, Roma 1718, pp. XL, CLXXXVI; M. Crescimbeni, Commentarj della volgar poesia, IV, Venezia 1730, p. 376; L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della santa romana Chiesa, IX, Roma 1797, pp. 54 s.; V. Gioberti, Il gesuita moderno, III, Losanna 1847, pp. 305, 384; Dizionario biografico universale, V, Firenze 1849, p. 376; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LXXVIII, Venezia 1856, pp. 5 s.; G. Rosa, Notizie del cardinale Andrea Archetti nunzio in Polonia, in Archivio storico italiano, s. 3, I (1865), parte I, pp. 63-89 (in partic. pp. 69-75); G. Tomassetti, La campagna romana antica, medioevale e moderna, II, Roma 1910, p. 227; K. Eubel, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VI, Patavii 1958, p. 17; Lettere di Bernardo Tanucci a Carlo III di Borbone: 1759-1776, a cura di R. Mincuzzi, Roma 1969, ad ind.; B. Tanucci, Epistolario, I, a cura di R.P. Coppini - L. Del Bianco - R. Nieri, Roma 1980, p. 194, II, a cura di R.P. Coppini - R. Nieri, p. 95, IV, a cura di L. Del Bianco, 1984, p. 78, IX, a cura di M.G. Migliorini, 1985, p. 9; Archivi dell’aristocrazia fiorentina. Mostra di documenti privati restaurati a cura della Sovrintendenza Archivistica per la Toscana tra il 1977 e il 1989..., Firenze 1989, pp. 197 ss.; M.G. Paviolo, I testamenti di cardinali. L. T. (1697-1777), s.n.t. 2018.

(Ludovico)

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