MORANDI, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 76 (2012)

MORANDI, Luigi

Alberto Brambilla

MORANDI, Luigi. – Nacque il 18 dicembre 1844 a Todi, in provincia di Perugia, da Giovanni e da Elisabetta Loddi.

Studente esemplare alla scuola Normale maschile di Perugia, dove ebbe maestri Giuseppe Cocchi e Luigi Bonazzi, intraprese neppure ventenne la carriera d’insegnante. Dal 1863 al 1873 fu docente nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado a Spoleto, dirigendo anche le locali scuole serali. In quegli anni partecipò attivamente alla vita politico-sociale della sua regione, contribuendo a fondare a Spoleto una Banca popolare e creando egli stesso una biblioteca circolante, inaugurata nell’aprile 1867.

Rivelando la grande versatilità poi destinata a distinguerlo, creò e diresse, tra il 1868 e il 1870, la rivista L’Umbria e le Marche, che mescolava erudizione locale e produzione letteraria e si avvaleva anche di collaborazioni nazionali. Gli scritti del periodo confermano la varietà degli interessi, mai disgiunti dall’attenzione per l’educazione e la formazione civile dei cittadini e da quella per il territorio, come dimostrò il lavoro Stornelli ed altre poesie (Sanseverino Marche 1867) e il Saggio di proverbi umbri (ibid. 1868), che riprendeva precedenti ricerche sulla cultura popolare.

Nel 1874 ebbe la cattedra di italiano all’Istituto tecnico di Forlì, poi per tre anni fu a Parma, dove tentò invano di ottenere all’università la libera docenza di Letteratura italiana, e, dal 1879, all’Istituto tecnico di Roma. Nel frattempo si era arruolato come volontario tra i garibaldini, partecipando alla spedizione verso Roma nel settembre 1867 e prendendo parte alle battaglie di Mentana e Monterotondo, dopo la quale fu nominato da Garibaldi ufficiale addetto allo Stato maggiore; nel 1871 ricevette inoltre la medaglia ai benemeriti della liberazione di Roma (memorie di tale militanza in Da Corese a Tivoli. Appunti, ibid. 1868).

Trasferitosi a Roma, nel 1880 ottenne l’idoneità all’insegnamento di letteratura italiana all’Università (dopo l’intervento del Consiglio superiore, che impose l’accettazione della domanda rigettata dalla Commissione esaminatrice). A quella data risultava sposato, ma senza figli, con Imogene Biagini anch’essa di Todi.

In quegli anni spaziò nel campo della ricerca storica e in quello della produzione letteraria, pubblicando un volume di Poesie (Torino 1875) e testi per diversi musicisti (La preghiera di un fanciullo, Milano 1877; A lei, ibid. 1877; Primo bacio, ibid. 1877); nonché, come critico letterario, il saggio Le correzioni ai Promessi Sposi e l’unità della lingua. Lettera inedita di Alessandro Manzoni con un Discorso di Luigi Morandi (ibid. 1874).

Nel saggio Morandi entrava nel vivo della disputa linguistica che da decenni appassionava e divideva la cultura italiana; sulla scia di Ruggiero Bonghi fu tra i più convinti assertori della teoria manzoniana della lingua, considerata una bussola sicura per orientare l’insegnamento linguistico della nuova Italia, come si evince dalla prefazione alla terza edizione del volume sui Promessi Sposi (Parma 1879, pp. X s.). In questa linea di ricerca pubblicò nel 1884 il saggio Origine della lingua italiana, presso l’editore Lapi, con cui Morandi aveva da tempo stretto un rapporto di collaborazione protrattosi poi negli anni.

Dal 1881 al 1886, mentre collaborava anche alla rivista La cultura, fu docente di materie letterarie del Principe di Napoli, su proposta di Bonghi, per il quale scrisse la prefazione al libro Perché la letteratura italiana non sia popolare in Italia (Napoli 1884).

L’attività di precettore fu ricordata in Come fu educato Vittorio Emanuele III (Torino 1901), uscito poco dopo l’ascesa al trono del principe e nel quale furono riassunti i contenuti delle lezioni impartite nei cinque anni, accompagnati da ricordi e osservazioni personali. Anche in questo, Morandi rivelava la sua predilezione per gli autori moderni: «[…] per tutto il primo anno, avrei continuato a insegnargli grammatica e lingua italiana e precetti letterari, specialmente con gli esercizi del comporre e con copiose letture. Il primo luogo tra queste, lo avrebbero sul principio tenuto, contro l’uso allora prevalente nelle scuole pubbliche, prosatori e poeti moderni, attinenti soprattutto il nostro risorgimento politico» (pp. 19 s.). Il libro ebbe ristampe e integrazioni fino a superare nel 1914, a detta dell’editore, le 40.000 copie vendute.

Dopo l’esperienza a Casa reale, Morandi non proseguì la carriera universitaria, forse anche per contrasti con docenti romani, ma scelse la vita politica militando nei banchi della destra; dal 1895 fu eletto deputato per tre legislature (XIX, XX, XXI) nel collegio di Todi, e nel 1905 (XXII) senatore del Regno, carica ricoperta fino alla morte. Nella sua vita parlamentare si occupò soprattutto di temi legati all’istruzione pubblica, senza però abbandonare studi e ricerche.

Sempre in ambito critico, nel 1882 diede alle stampe a Roma, Voltaire contro Shakespeare, Baretti contro Voltaire (poi Città di Castello 1888). L’anno dopo uscì la raccolta Due commedie e un discorso sull’unità della lingua rispetto alla commedia (Roma 1883), con due opere teatrali (La maestrina e La figlia senza babbo) già rappresentate tra il 1875 e il 1877: la passione per il teatro era nata grazie al suo vecchio docente Bonazzi, per il quale scrisse nel 1884 la prefazione del libro Gustavo Modena e l’arte sua. In questi anni Morandi proseguì anche lo studio delle tradizioni popolari, pubblicando I sinonimi del verbo morire (Roma 1882), rivisto e ampliato pochi mesi dopo nell’edizione In quanti modi si possa morire in Italia, o i sinonimi del verbo morire (Torino 1882).

Alla sua notorietà concorse in misura speciale la fervida attività di autore di sussidi per le scuole, a cominciare dalla fortunatissima Antologia della nostra critica letteraria moderna (Città di Castello 1884), primo esempio del genere in Italia, e non a caso largamente diffusa in ambito scolastico.

Morandi fu capace di recepire sia le principali intuizioni della vecchia scuola puristica napoletana, sia le novità metodologiche desanctisiane, senza disdegnare gli scavi storicofilologici della Scuola storica, alla quale guardava da sempre con interesse. Inoltre fu originale l’intento didattico, basato sulla scelta di non nascondere né edulcorare i contrasti esistenti in seno alla letteratura e alla critica italiana, al fine di stimolare la riflessione di docenti e studenti, chiamati in qualche modo a prendere posizione di fronte alle diverse opzioni. L’Antologia andò presto esaurita, tanto da richiedere a fine anno una «seconda impressione », e una terza nel 1887. Nel 1890 si ebbe un’ulteriore edizione «assai migliorata e accresciuta di ventidue scritti», con un’importante Avvertenza dell’autore.

Successivamente Morandi pubblicò alcuni libri indirizzati espressamente alle scuole, tra cui un’altrettanto fortunata silloge Prose e poesie italiane (Città di Castello 1892) «per uso delle scuole ginnasiali tecniche e normali», a cui tre anni dopo aggiungeva l’Appendice di poesie alle Prose e poesie italiane (ibid. 1895). Ancora maggior successo conobbe la Grammatica italiana. Regole ed esercizi per uso delle scuole ginnasiali, tecniche e normali (Torino 1894) realizzata in collaborazione con Giulio Cappuccini, che introdusse numerosi elementi di novità nello studio della lingua, recependo numerosi tratti tipici dell’impostazione manzoniana. Più tardi apparvero una Grammatichetta italiana (ibid. 1898), curata dagli stessi autori e destinata alle scuole elementari, e un volume di Letture educative facili e piacevoli proposte alle scuole (Città di Castello 1913). Notevoli inoltre i due volumi, dei Poeti stranieri lirici, epici, drammatici, scelti nella versione italiana da Morandi e Domenico Ciampoli (stampati da Lapi nel 1894 ma apparsi come Leipzig, Raimund Gerhard). L’apporto più significativo alla critica letteraria lo diede alla produzione dialettale, in particolare romanesca nella quale si impegnò in un’interessante edizione dei Centoventi sonetti in dialetto romanesco curata da Luigi Ferretti (Firenze 1879) e nella prima edizione commentata dei sonetti di Giuseppe Gioacchino Belli, I sonetti romaneschi pubblicati dal nipote Giacomo (Città di Castello 1886-89), una raccolta quasi completa in sei volumi realizzata con la collaborazione di Filippo Chiappini.

L’edizione dei sonetti di Belli – frutto di un lavoro quasi ventennale sull’opera del poeta, iniziato con alcuni articoli sulla Rivista contemporanea nel 1869 e proseguito con la pubblicazione parziale di alcuni sonetti tra 1869 e 1870 – costituì un importante sostegno per le concezioni politiche di Morandi. Negli anni successivi l’autore approfondì altri temi dell’opera di Belli, evidenziandone più volte la correlazione con quella di Manzoni.

Il 20 dicembre 1919 fu eletto socio dell’Accademia della Crusca.

Morì a Roma il 6 gennaio 1922.

Opere: manca una bibliografia dell’opera di Morandi, assai varia e dispersa in numerose riviste e giornali, anche locali, di non facile accesso. Per la sua fruttuosa collaborazione con Scipione Lapi e la casa editrice (che ne stampò gran parte delle opere) cfr. il Catalogo generale delle edizioni di Scipione Lapi, a cura di G. Cecchini - P. Pimpinelli, Città di Castello 1969. Fra i testi che meglio ne documentano l’attività multiforme, oltre ai citati, si ricordano: Sonetti satirici in dialetto romanesco attribuiti a Giuseppe Gioacchino Belli, Sanseverino Marche 1869; Duecento sonetti in dialetto romanesco di Giuseppe Gioacchino Belli, Firenze 1870; Le biblioteche circolanti, Firenze 1878; Le correzioni ai Promessi Sposi e l’unità della lingua. Discorsi di Luigi Morandi preceduti dalla lettera del Manzoni al Casanova e seguita da altri documenti, Parma 1879 («terza edizione migliorata e molto accresciuta da poter servire anche alle scuole»); La Francesca di Dante, Città di Castello 1884; Lorenzo il Magnifico, Leonardo da Vinci e la prima grammatica italiana, ibid. 1908; Il Belli e il Manzoni. Lingua - Dialetti - Vocabolari, in Il Giornale d’Italia, 16 settembre 1911; Sonetti scelti di G.G. Belli, a cura di L. Morandi, Città di Castello 1912.

Fonti e Bibl.: Notizie sull’attività didattica sono Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Personale 1860-1880, b. 1418. Il suo ricco carteggio è in via di catalogazione alla Biblioteca nazionale di Firenze, ma non ancora consultabile; per una sommaria descrizione cfr. Guida agli archivi delle personalità della cultura in Toscana tra ’800’ e ’900. L’area fiorentina, a cura di E. Capannelli - E. Insabato, Firenze 1996, p. 414. Lettere di Morandi sono conservate nei carteggi di singoli studiosi: ad Alessandro D’Ancona, Carteggio D’Ancona, Pisa, Biblioteca della Scuola normale superiore; a Ruggiero Bonghi, Carteggio Bonghi, Archivio di Stato di Napoli; a Giosuè Carducci: Bologna, Biblioteca e Casa Carducci; a Pio Rajna, Carteggio Rajna, Firenze, Biblioteca Marucelliana. A. De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, pp. 737 s.; R. Bonghi, Antologia della nostra critica letteraria moderna, in La cultura, IV, 1° aprile 1885, vol. 6, pp. 220- 225; G. Piergili, Notizia letteraria. La cultura letteraria nelle scuole, in Nuova Antologia, 1° ottobre 1885, pp. 536-541; G. Pitrè, Bibliografia delle tradizioni popolari d’Italia, Torino-Palermo 1894, nn. 630-632, 1757, 3032-3036; B. Croce, L. M.– F. D’Ovidio (1909), in Id., La letteratura della nuova Italia, III, Bari 1973, pp. 281-298; C. Trabalza, Studi e profili, Torino 1920, pp. 270- 297; Rapporto dell’anno accademico 1921-22, in Atti dell’Accademia della Crusca, 1922, p. 160; C. Calcaterra, L. M., in Giornale storico della letteratura italiana, 1922, vol. 79, p. 160; M. Rosi, Dizionario del Risorgimento nazionale, III, Le persone, Milano 1933, p. 639; F. Foffano, M. L., in Enc. Italiana, XXIII, Roma 1934, p. 796; A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, Roma 1942, s.v.; G. Natali, L. M., in Studi romani, X (1962), 4, pp. 423-431; M.G. Pala, L’Umbria e le Marche (1868-1870), in Annali della facoltà di lettere e filosofia dell’Università degli studi di Perugia, n.s., 1979-1980, vol. 17, pp. 275- 302; Id., Teoria, critica e storia letteraria nella «Antologia della nostra critica letteraria moderna» di L. M., in Critica letteraria e scienze nelle scuole di fine Ottocento, Napoli 1989, pp. 19-142; Id., Letteratura e scuola alla fine dell’Ottocento nell’antologia di L. M. «Prose e poesie italiane» (1892), in Annali della facoltà di lettere e filosofia di Perugia, 3. Studi linguistico-letterari, n.s., XIII (1989-90), vol. 17, pp. 157-186; P. Gibellini, L. M. editore ed interprete del Belli, in Rivista di letteratura italiana, X (1992), 3, pp. 621-634; P. Gibellini - A. Tuzi - A. Spotti, Al tempo del Belli...: il dialetto dei sonetti nel carteggio Chiappini-M., a cura di F. Onorati, Roma 2002; T. Iermano, Critica militante ed erudizione, in Storia della letteratura italiana, a cura di E. Malato, XI, La critica letteraria dal Due al Novecento, Roma 2003, p. 835; N. Di Nino, Il Belli popolare di L. M. (con lettere inedite all’editore Barbèra), in Critica letteraria, 2003, n. 121, pp. 671-698; A. Brambilla, Un libro istruttivo e piacevole. Appunti sulla «Antologia della nostra critica letteraria moderna» di L. M., in Il canone letterario nella scuola dell’Ottocento. Antologie e manuali di letteratura italiana, a cura di R. Cremante - S. Santucci, Bologna 2009, pp. 373-407.

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