GRADI, Luigi Napoleone

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002)

GRADI (Grady), Luigi Napoleone

Sergio Cortesini

Nacque il 26 sett. 1860 a Santa Cristina, presso Pavia, da Giuseppe e da Emilia Bianchi.

Nel 1870 la famiglia viveva già a Milano, in corso Concordia al n. 9, dove il G. risiedette fino al 1925. Cominciò gli studi letterari, per passare quindi a quelli scientifici nelle cliniche pavesi (Lucilio, p. 833); fu il padre, veterinario, ad avviarlo allo studio della medicina, ma presto il G. si iscrisse all'Accademia di Brera. Qui fu allievo dapprima di Francesco Hayez, quindi di Giuseppe Bertini e di Raffaele Casnedi, concludendo gli studi nel 1880.

Esordì nel maggio 1881 all'Esposizione nazionale di belle arti a Milano con un paesaggio (Luogo abbandonato), uno studio di figura (Pensosa) e tre quadri di genere (Bel mattino, Nel parco e la scena settecentista di Ritrovo d'amore), tutti di ubicazione ignota (l'ultimo riprodotto nel catalogo dell'Esposizione, tav. n.n.).

Nel 1882 presentò alla XLI Esposizione della Società promotrice delle belle arti di Torino gli oli Aprile, Emma e Sul belvedere di ubicazione ignota. In seguito partecipò a molte delle successive rassegne: nel 1883, nel 1885, nel 1890, nel 1892, nel 1896, nel 1897, esponendo piccoli ritratti o studi di volti femminili (Ines, Bice, Zelmira, Lea, oggi tutti di ubicazione ignota) alternati a paesaggi.

Il G. fu particolarmente incline a carpire rêveries, languori, desideri e pentimenti di romantiche creature femminili, dando prova di essere un sapiente disegnatore di anatomie femminee e maestro nella resa della luce sugli incarnati, mentre l'ambiente e lo sfondo sono caratterizzati da una pennellata più allungata e divisa (Visione d'artista e Tersicore moderna, ripr. in Natura ed arte, XIV [1905], 10, pp. 680, 688; La sensitiva, ripr. in Mostra del pittore L. N. G., copertina; Il debutto, 1903, ripr. in Finarte, Dipinti del XIX secolo. Asta 770, Milano 1990, p. 71).

Nel 1883 il G. fu all'Esposizione internazionale di belle arti di Roma con cinque tele, tra cui il soggetto orientaleggiante L'odalisca vincitrice, di ubicazione ignota. All'Esposizione generale italiana di Torino del 1884 espose La bella dei fiori (ripr. in Lucilio, p. 838), Graziosa contemplazione, Amelia (ubicazioni ignote). Nello stesso anno prese uno studio al n. 3 di via Rossini, dove rimase fino al 1914.

Nel 1885 presentò all'Esposizione dell'Accademia di Brera il Ritratto del signor Emilio Pizzi, il Ritratto del defunto principe Antonio Barbiano Belgioioso d'Este, uno Studio dal vero (ubicazioni ignote) e Volle morir così (ripr. in Lucilio, p. 834), uno dei suoi quadri più famosi, in cui una dama è languidamente riversa su un letto cosparso di fiori.

L'immagine del Belgioioso, commissionatagli dalla famiglia, dimostra che a pochi anni dall'uscita dall'Accademia il G. aveva affermato nella migliore società lombarda un suo apprezzato e antirealistico stile di ritratto. Michele Rigillo, a tal proposito, commentava: "[è] il pittore delle belle forme, perché tutti i suoi ritratti di donne hanno delle belle e rigogliose forme, malgrado le fattezze degli originali".

Tra i nomi della società milanese ritratti dall'artista furono la principessa Maddalena Barbiano Belgioioso d'Este, Emma Turati, Carlotta Mazzucchelli-Gianni (1886, ripr. in Lucilio, p. 840), il tenore Francesco Tamagno. Con quest'ultimo il G. fu legato da amicizia fraterna; fu il suo consulente per la collezione di pittura esposta nella villa di Varese. Un altro esempio per misurare la qualità della ritrattistica del G. è il Ritratto di signora (Milano, Galleria d'arte moderna).

All'Esposizione nazionale artistica di Venezia nel 1887 espose Estate, Pesca delle muggini (ripr. in Lucilio, p. 833) e di nuovo Volle morir così.

Il G. considerò successivamente i primi quadri di figura e i ritratti un retaggio accademico, attribuendo invece il suo interesse per il paesaggio a un nuovo fermento, dopo un infelice amore giovanile e un lungo periodo di malinconia. I temi patetici delle prime tele di ubicazione ignota, Postuma, Volle morir così, Mesta contemplazione, Desolazione, definite dall'artista stesso "della mia prima maniera" (Lucilio, p. 836), avrebbero così lasciato spazio alla contemplazione diretta della natura e, benché si fosse dedicato prevalentemente alla ritrattistica, nel 1905 il G. dichiarava di preferire il paesaggio, "che mi dà impressioni più violente e non di rado irresistibili. Lo provano i disagi cui mi sottometto, a volte, per recarmi nei punti più lontani e meno agevoli di una sommità o di una vallata" (ibid., p. 838). Di fronte allo spettacolo naturale si professava pittore impulsivo, dalla fattura larga, di getto, estraneo all'innovativa tecnica divisionista, allora al centro del dibattito artistico, soprattutto in area lombarda (ibid., pp. 840 s.).

Dagli anni Ottanta dell'Ottocento fino a tutti gli anni Venti del Novecento il G. frequentò tanto la Riviera ligure (Sestri Levante, Portofino, Monterosso, Lerici, Varigotti), di cui ha lasciato scene di pescatori e marine (Paranze da pesca, 1887; Quiete marina, 1888; Plenilunio: alla pesca, 1904, ripr. in Lucilio, pp. 835, 837), quanto le valli tra Lombardia e Piemonte, alla ricerca di punti panoramici registrati in una quantità di piccole tavole, che scambiava anche con Mosè Bianchi, Eugenio Gignous e Pompeo Mariani, cui fu legato da amicizia.

Il G. dipinse scorci della Val Cuvia e dei monti di Miazzina: località non distanti da Stresa, luogo di villeggiatura di moda frequentato anche da Gignous, vedute del lago d'Iseo, della Valle di Scalve, della Valsesia, della Val Malenco, delle falde del monte Rosa, delle sponde del Tanaro e dell'alta pianura bergamasca. Di tali vallate restituiva vedute estive e invernali, registrando l'impressione di particolari ore del giorno, pascoli alpini (il segantiniano Alti pascoli: alpe di Camaggiore, ripr. in Lucilio, p. 808), laghi montani, baite e boschi. Ma tali pellegrinaggi offrivano anche lo spunto per indugiare sul pittoresco popolare: contadinelle, lavandaie, pastorelle scalze, orfane, idilli bucolici (Pastorella; Chiamata a raccolta, ripr. in Lucilio, pp. 841, 844), temi peraltro ampiamente frequentati dalla pittura lombarda contemporanea.

Uno dei paesaggi nati da quelle esperienze, Mattino in Val di Scalve, venne premiato all'Esposizione internazionale di Colonia del 1889 con una medaglia d'oro, quindi acquistato dal ministero della Pubblica Istruzione.

Nello stesso anno, il G. aveva sposato a Guanzate Maria Binaghi.

Nuovi apprezzamenti ebbe con le esposizioni di Biarritz e di Poitiers (Lucilio, p. 835), con l'Esposizione nazionale di belle arti di Bologna del 1888, dove presentò di nuovo Pesca delle muggini, con quelle di Londra (1891) e di Basilea (1892).

Ma fu al dipinto La capinera (1894, ripr. in Lucilio, p. 836), esposto alla II Triennale dell'Accademia di Brera nel 1894, che il G. (che aveva partecipato anche alla prima edizione della mostra nel 1891) dovette la sua fama.

La capinera, melodrammatica scena di una suora afferrata alla grata della finestra della cella in un anelito di libertà, è una ripresa, aggiornata al modello verghiano e al tono da feuilleton, di un tema frequentato con successo da Mosè Bianchi, quello della manzoniana monaca di Monza, e apprezzato da altri pittori, che moltiplicarono immagini di religiose tra peccato e preghiera.

L'opera gli valse la nomina a cavaliere della Corona, su proposta del ministero della Pubblica Istruzione, e venne esposta di nuovo nel 1895 alla I Triennale di Torino e nel 1897 all'Esposizione internazionale di Bruxelles, dove ottenne la massima onorificenza: la grande medaglia d'oro (Thieme - Becker). Il quadro era allora nella collezione del tenore Tamagno e fu diffuso nel mondo in migliaia di stampe (Lucilio, pp. 834 s.).

Il G. partecipò alla mostra annuale della Società per le belle arti e all'Esposizione permanente di Milano nel 1895, con i soggetti spagnoleggianti La bella del torero e Madrilena (di ubicazione ignota), e ancora nel 1896.

Due anni dopo, all'Esposizione nazionale italiana di Torino, espose il vasto Mattino entro la selva (ripr. in Lucilio, p. 839) e Promessa! (ripr. in catal., 1898, p. 189).

Fu quindi all'Esposizione universale di Liegi nel 1905 e alla Mostra internazionale d'arte nel Palazzo di Cristallo di Monaco nel 1909 con il paesaggio Epilogo (ubicazione ignota).

Dal secondo decennio del nuovo secolo il G. figura nelle mostre milanesi in modo più sporadico. Nell'autunno 1910 presentò, all'Esposizione nazionale di belle arti dell'Accademia di Brera, In Val Cuvia (ubicazione ignota); nel 1916 fu all'Esposizione d'arte degli Alleati a beneficio della Croce rossa italiana di Milano con Avamposti arabi al Gariam e all'Esposizione nazionale di belle arti con Splendori autunnali (ubicazioni ignote). Nel 1917 alla mostra della Società per le belle arti presentò Profuga (ubicazione ignota); in quest'opera anche l'attualità della guerra stemperava in aneddoto sentimentale.

Il G. partecipò alla vita sociale delle istituzioni artistiche milanesi: fu membro della Società per le belle arti, della Famiglia artistica e dell'Associazione degli acquerellisti lombardi (fondata nel 1910). Nel 1925 si trasferì a Besano, quindi in un'accogliente casa sulla strada tra Porto Ceresio e Brusimpiano, sulla riva del lago di Lugano. Un S. Andrea (1947), il suo ultimo quadro, è conservato nella chiesa di S. Maria Nascente a Brusimpiano, presso Varese.

Il G. morì in questa località il 18 luglio 1949.

Fonti e Bibl.: F. Fontana, Pennelli e scalpelli. Esposizione internazionale di belle arti. Roma 1883, Milano 1883, pp. 21, 151; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti italiani viventi, Firenze 1889, p. 237; L. Lucilio, Piccoli medaglioni artistici. N. G., in Natura ed arte, XIV (1905), 12, pp. 808, 833-844; M. Rigillo, Il dovere dell'arte, in Arte e storia, XXVIII (1909), 11, p. 347; Acquerellisti lombardi, Milano s. d. (ma 1914), p. 9; La Galleria d'arte moderna, I, I dipinti, Milano 1935, p. 255; Mostra del pittore L.N. G., Monza 1939; D.A. Grossi, Si è spento sulle rive del Ceresio il pittore L. G., in La Prealpina, 21 luglio 1949; La morte del pittore L. G., in L'Italia, 22 luglio 1949; Morto novantenne il celebre pittore pavese N.L. G., in La Provincia pavese, 23 luglio 1949; D.A. G[rossi], Ricordo del pittore N. Gradj, in L'Italia, 29 dic. 1961; L. Caramel - C. Pirovano, Galleria d'arte moderna. Opere dell'Ottocento, II, Milano 1975, p. 327; G. Buzzi - P. Frigerio, La chiesa di S. Maria Nascente a Brusimpiano, Brusimpiano 1994, pp. 42 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, pp. 471 s. (con bibl.); A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, III, Milano 1972, p. 1526 (con bibl.); Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani…, VI, p. 128.

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