ROLANDO, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 88 (2017)

ROLANDO, Luigi

Germana Pareti

– Nacque a Torino il 16 giugno 1773. Non si conosce l’identità dei genitori.

Alla morte del padre, avvenuta quand’era in tenera età, fu affidato, insieme con il fratello e la sorella, alle cure di uno zio materno, don Antonio Maffei, il quale gli consentì di godere dei privilegi di un ambiente intellettualmente vivace. Si distinse per gli studi filosofici e si iscrisse all’Università di Torino per studiare medicina, dove fu allievo di Gian Tommaso Anforni. Incoraggiato dal suo professore di anatomia, Gian Francesco Cigna, si laureò nel 1793 con una tesi sulla struttura e fisiologia dei polmoni e sugli effetti provocati dalla tisi tubercolare, aggregandosi al Collegio medico nel 1802.

I primi studi si orientarono verso l’apparato respiratorio, e compì esperimenti sulla respirazione in condizione controllata, ovvero di atmosfera sia naturale sia artificiale, gettando le basi della dottrina chimico-fisiologica sulla funzione dei polmoni. L’interesse per la ‘contemplazione della natura’ e la ricerca e collezione di insetti contrassegnarono una gioventù alquanto solitaria. Fece eccezione l’amicizia con lo zoologo Franco Andrea Bonelli, al quale dedicò, in una lettura all’Accademia delle scienze di Torino nel gennaio 1822, la scoperta di una nuova specie di Echinodermi, la Bonellia viridis (Description d’un animal nouveau..., 1821, p. 551).

Nel 1804, accogliendo l’invito dell’archiatra di corte Giuseppe Audiberti, decise di trasferirsi in Sardegna al seguito dei Savoia, costretti a rifugiarsi nell’isola dopo l’occupazione napoleonica. Qui accettò l’incarico di professore di medicina pratica presso l’Università di Sassari. La sua partenza dal porto di Livorno, tuttavia, fu ostacolata da un’epidemia di febbre gialla, che lo dirottò a Firenze, dove trascorse un paio d’anni (1805-07) per completare gli studi anatomici e apprendere le tecniche del disegno e della ceroplastica nel laboratorio di Paolo Mascagni e Felice Fontana. In quel periodo si formò la volontà di «conoscere il vero congegno delle organiche tessiture» fin dalle prime fasi della vita embrionale, con particolare riferimento ai sistemi cellulo-vascolare e nervoso, un interesse che si concretizzò nell’opera Sulle cause da cui dipende la vita negli esseri organizzati (p. 282). Nel quadro della disputa sulla dottrina browniana (della ‘incitabilità’), indagò le ‘potenze morbose’ e i medicamenti che potevano ingenerare eccitamenti. Pubblicata a Firenze nel 1807, la memoria Sulle cause da cui dipende la vita degli esseri organizzati fu scritta nel periodo sassarese, e costituisce un lavoro preliminare ai Cenni fisico-patologici sulle differenti specie di eccitazione del 1821.

Con questi studi, Rolando si proponeva di indagare la «macchina animale» (Sulle cause..., cit., p. IV) nel quadro di una pratica medica volta a restituire la ‘perduta salute’. Difatti, quantunque messi in luce dall’illustre medico scozzese’ (John Brown), i rapporti tra gli stimoli e gli effetti venivano generalmente trascurati nella terapeutica, una lacuna che Rolando intese colmare. Tralasciando l’indagine sulla mente o anima ‘ragionevole’, si dedicò al principio materiale a fondamento dei fenomeni vitali negli animali e nei vegetali (p. 49). Con questa impostazione di studi, Rolando si inseriva nel filone del meccanicismo settecentesco, seppure ancora venato di umoralismo. Alla browniana ‘eccitabilità’ preferì il concetto di ‘mobilità’, ché le funzioni nervose venivano «messe in moto» dagli stimoli (p. 7), conservando la circolazione degli umori (p. 20). Tale circolazione, poi, poteva essere alterata dall’azione dei debilitanti (gas, veleni, freddo, eccesso del calorico, fluidi elettrici, galvanici ecc.) agenti sul movimento molecolare.

In Sardegna, grazie anche alla maggiore tranquillità della vita isolana, conseguì le prime importanti conoscenze sul cervello e il sistema nervoso. Applicando il metodo sperimentale, suffragato da una notevole abilità anatomica, compì esperienze sugli emisferi cerebrali, intesi come sede delle facoltà intellettuali (giudizio, ideazione, volontà), sull’asse cerebro-spinale, sul sensorio del midollo allungato e sul cervelletto, non disdegnando l’impiego dell’elettrostimolazione con la corrente galvanica. Queste osservazioni lo portarono ad assumere una posizione materialistica affine alla frenologia di Franz-Joseph Gall e Johann-Gaspar Spurzheim. In un periodo di studi con impostazione dichiaratamente olistica, Rolando fu una voce fuori del coro, sostenendo la tesi opposta, ovvero che l’attività nervosa dovesse essere ricondotta a organi nervosi ‘specifici’.

Sempre al periodo sassarese, al 1809, risale il Saggio sulla vera struttura del cervello, nel quale espose i risultati dello studio sulla direzione delle ramificazioni cerebrali, sull’intima struttura del midollo e del cervelletto. Al fine di evidenziarne l’intricata organizzazione, si servì di un metodo ‘di tagli e sezioni’, completato da indagini embriologiche, che gli consentì di effettuare notevoli osservazioni sui nervi olfattivi e ottici, sulle fibre dei corpi piramidali, sulla differenza della sostanza grigia cerebrale rispetto ai corpi striati. Nel cervelletto riconobbe una sostanza ‘intermedia’ tra la bianca e la grigia (giallognola, tendente al rossigno), che forma la linea dentata nei peduncoli e nelle prominenze olivari (p. 29).

Alla Restaurazione, rientrato a Torino nel 1814 insieme ai Savoia, fu professore di anatomia nell’Ateneo, medico di corte, socio dell’Accademia delle scienze. A questo periodo risale il perfezionamento delle ricerche neuroanatomiche avviate in Sardegna ed estese all’intero sistema nervoso e al suo sviluppo. Non limitandosi a un’analisi descrittivo-comparativa, ebbe come punti di riferimento i lavori di Félix Vicq d’Azyr sulle circonvoluzioni cerebrali e la sostanza grigia del midollo spinale e le ricerche del conterraneo Vincenzo Malacarne (‘il Saluzzese’, come lo chiamava nei suoi lavori) sull’anatomia del cervelletto, un ambito nel quale ebbe il merito di introdurre una terminologia tuttora in uso per differenziarne le parti.

Nondimeno, in parallelo con le ricerche neuroanatomiche, restava immutato l’interesse per la mobilità, ‘proprietà’ caratterizzante le varie forme dell’organizzazione vivente. Sotto l’influsso di Giacomo Tommasini e di François-Joseph-Victor Broussais, dal quale aveva recepito il concetto di infiammazione, nei Cenni fisico-patologici sulle differenti specie di eccitazione (1821) dedicati al suo mentore Audiberti, Rolando indagò le cause dell’indebolimento, del sovraeccitamento e dell’irritazione delle proprietà vitali.

Alle affezioni perturbanti lo spirito si dovevano opporre le rispettive classi di medicamenti, cioè i rimedi debilitanti, stimolanti o irritanti, secondo la dottrina del controstimolo proposta da Giovanni Rasori. In opposizione al vitalismo (p. 3), Rolando rinviava alla concezione browniana della vita come prodotto di forze o potenze esterne operanti sull’eccitabilità nervosa e vascolare (p. 7), quest’ultima provocata da oscillazioni e contrazioni dei vasi capillari che, mentre negli stati normali favoriscono il corso dei fluidi, in condizioni di irregolare eccitamento provocano infiammazioni e alterazioni.

Nel frattempo, tuttavia, gli studi sull’anatomia del cervello erano molto progrediti in Europa, e grande dovette essere il suo disappunto nel constatare che molte delle sue osservazioni erano state pubblicate anche da altri, al punto che ebbe a precisare: «molto tempo, avanti che i medici Viennesi pubblicassero le loro osservazioni anatomiche, doveva essere a me nota la descritta struttura del cervello» (Saggio sopra la vera struttura…, 1828, p. 4). Per divulgare le sue teorie, intraprese allora un viaggio nelle maggiori capitali europee.

Il 4 maggio 1823 presentò all’Accademia delle scienze di Torino una memoria sul cervelletto, nella quale descrisse gli esperimenti condotti su animali, nei quali aveva osservato che, in conseguenza di lesioni provocate con il trapano, si alterava il movimento. Addirittura «ne nasceva la cessazione dei movimenti volontari» (Osservazioni sul cervelletto, 1825, p. 19) proporzionalmente all’estensione e alla profondità delle lesioni. Ne concluse che il cervelletto fosse la sede dell’attività motoria. L’anno seguente, Marie Jean-Pierre Flourens descrisse tale funzione, osservando tuttavia che, dopo l’ablazione del cervelletto, i movimenti, pur persistendo, risultavano irregolari e scoordinati (Recherches expérimentales sur les proprietés et les fonctions du système nerveux dans les animaux vertébrés, Paris 1824, § 5). Egli non citò le precedenti ricerche di Rolando, il quale commentò: «Ignoro se il signor Flourens abbia avuto cognizione del Saggio sulla vera struttura del cervello [...] ma pare impossibile che [...] non ne sia in qualche maniera informato» (Saggio sopra la vera struttura del cervello, 1828, p. 18). A conclusione della disputa, va riconosciuto che Flourens più precisamente attribuì al cervelletto la funzione del controllo motorio, mentre Rolando ritenne che fosse produttore di movimento (cfr. Castellani, 1975, p. 510).

Nella struttura del cervello Rolando descrisse i cosiddetti processi enteroidei separati da anfrattuosità o solchi, aventi quindi forme e posizioni ben determinate: «dalla porzione trasversa del processo, che circonda la valle del Silvio, s’innalzano quattro processi pressoché verticali» (Della struttura..., 1831, p. 107); i due mediani più lunghi erano già stati descritti da Vicq d’Azyr, ma Rolando si soffermò con particolare attenzione su quelli che ora sono definiti i giri pre e postcentrale, che delimitano il solco centrale, reputando però che «non occorre parlare de’ solchi più o meno costanti da cui sono divisi» (p. 110). Successivamente, quel solco sulla faccia esterna degli emisferi a separazione dei lobi frontali dalla corteccia parietale ascendente fu definito scissura di Rolando dall’anatomista francese François Leuret, il quale rilevò che la scissura ad angolo retto che si osserva nel cervello delle scimmie era stata descritta da Rolando nel cervello umano, dove si nota ancora più sviluppata che nella scimmia (F. Leuret, Anatomie comparée du système nerveux considerée dans ses rapports avec l’intelligence, I, Paris 1839, p. 398).

Tra le altre formazioni da lui scoperte va annoverato il tuber cinereum, una piccola prominenza nel midollo allungato situata, più precisamente, dietro il ‘riunimento’ dei nervi ottici (il chiasma ottico). Nelle corna posteriori del midollo scoprì e descrisse anche una ‘sostanza cinericcia particolare’ con un aspetto diverso, più gelatinoso, e più ‘fosca’ e ‘oscura’ di quella che si vede nella parte anteriore. Questa sostanza, posta nella seconda lamina del midollo spinale, e che si allunga in esso, è oggi denominata sostanza gelatinosa di Rolando, ed è composta in gran parte da nevroglia e da cellule piccole e addensate.

Lo studio sul midollo allungato, vero e proprio ‘nodo della vita’, sede del sensorio comune, della sensibilità fisica e dell’istinto (Recherches anatomiques, 1825, p. 1) lo spinse ad approfondire le ricerche sul midollo spinale, un organo che era stato trascurato dagli anatomici moderni. A Rolando stava a cuore dimostrare, soprattutto per mezzo di osservazioni embriologiche, che né il cervello né il midollo debbono essere considerati una produzione l’uno dell’altro, e che quel «funicolo» non è un rudimento primitivo, bensì un vero e proprio prolungamento, che si forma poco per volta, estendendosi dal midollo allungato (Ricerche anatomiche..., 1824, p. 85).

Nell’ambiente torinese appoggiò la creazione di un Museo di anatomia che fosse indipendente dalle altre collezioni di storia naturale, e avviò la costituzione di un piccolo laboratorio per la costruzione di modelli di cera, secondo la tecnica appresa a Firenze, città nella quale fece ritorno nel 1830 per acquistare modelli anatomici di cera da portare a Torino. Dal dicembre del 1829 insegnò anatomia all’Accademia di belle arti di Torino, e fu membro di svariate accademie italiane ed europee (Capparoni, 1932, p. 104). Stava diventando un personaggio famoso, ancorché forse non del tutto felice, in quanto indebolito da un problema di natura gastrica che lo afflisse per tutta la vita. Di lì a breve, infatti, la sua salute peggiorò al punto di non potersi alzare dal letto per mesi e, il 10 gennaio 1831, a seguito di nausee e vomito protratti, si diagnosticò un’ostruzione del piloro, un male che lo avrebbe condotto alla morte dopo un lento periodo di agonia (Caputi et al., 1995, p. 934).

Lorenzo Martini, con il quale aveva fondato il Dizionario periodico di medicina e che gli rimase accanto per tutto il tempo della malattia, raccontò che nel mese di febbraio continuò ad accusare dolori fortissimi allo stomaco, un singhiozzo irrefrenabile, senza riuscire a bere neppure un po’ d’acqua senza vomitarla immediatamente. Il mese seguente rimase in uno stato di torpore, ma ancora cosciente e in grado di riconoscere gli amici.

Morì il 20 aprile 1831 per un cancro al piloro.

Opere. Sulle cause da cui dipende la vita negli esseri organizzati, Firenze 1807; Saggio sopra la vera struttura del cervello e sopra le funzioni del sistema nervoso, Sassari 1809 (II ed. Torino 1828); Manuale di anatomia fisiologica, Torino 1819; Cenni fisico-patologici sulle differenti specie d’eccitabilità e d’eccitamento, sull’irritazione e sulle potenze eccitanti, debilitanti ed irritanti…, Torino 1821; Description d’un animal nouveau qui appartienent à la classe des Échinodermes, in Memorie della Reale Accademia delle scienze di Torino, 1821, t. 21, pp. 539-556; Ricerche anatomiche sulla struttura del midollo spinale, Torino 1824; Recherches anatomiques sur la moelle alongée, in Memorie della Reale Accademia delle scienze di Torino, 1825, t. 29, pp. 1-78; Osservazioni sul cervelletto, ibid., pp. 163-188; Saggio sopra la vera struttura del cervello e sopra le funzioni del sistema nervoso, II ed., Torino 1828; Della struttura degli emisferi cerebrali, in Memorie della Reale Accademia delle scienze di Torino, 1831, t. 35, pp. 103-146.

Fonti e Bibl.: P. Capparoni, L. R. (1773-1831), in Profili bio-bibliografici di medici e naturalisti celebri italiani, Roma 1932, pp. 101-104; E. Manni, L. R., 1773-1831, in Experimental Neurology, 1973, vol. 38, pp. 1-5; C. Castellani, R., L., in Dictionary of scientific biography, a cura di C.C. Gillispie, New York 1975, pp. 510 s.; F. Caputi et al., L. R. and his pioneering efforts to relate structure to function in the nervous system, in Journal of Neurosurgery, 1995, vol. 83, pp. 933-937; K. Sammet, L. R. (1773-1831), in Journal of Neurology, 2007, vol. 254, pp. 404 s.

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