SANTUCCI, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 90 (2017)

SANTUCCI, Luigi

Valentina Puleo

– Nacque a Milano l’11 novembre 1918 da Alessandro e da Emma Pera, unico figlio di una famiglia dell’alta borghesia con ascendenze aristocratiche.

Conseguita la maturità classica presso l’istituto Leone XIII (1937), si iscrisse a lettere moderne all’Università cattolica, dove si laureò nel 1941 sotto la guida di Mario Apollonio (di cui restò assistente fino al 1951), discutendo una tesi in letteratura per l’infanzia (Limiti e ragioni della letteratura infantile, Firenze 1942; poi La letteratura infantile, Milano 1958). Iniziò quindi a insegnare negli istituti superiori di Gorizia e Milano, esercitando la docenza fino al 1962, quando si dedicò definitivamente alla scrittura. Antifascista convinto al punto di doversi rifugiare in Svizzera nel 1944, partecipò alla Resistenza dapprima in Val Cannobina, poi a Milano, dove si impegnò nella redazione del periodico L’Uomo, accanto allo stesso Apollonio e a Gustavo Bontadini, David Maria Turoldo e Camillo De Piaz.

Fu nella stagione successiva alla guerra che Santucci cominciò ad approfondire la sua vena narrativa: a parte il precedente saggio Folgore da San Gimignano (Firenze 1942), nel 1946 diede alle stampe i Misteri gaudiosi (Milano; poi in Imperfetta letizia, Firenze 1954), brevi riflessioni in prosa sui misteri del rosario, che vinsero il premio Paraggi. L’anno seguente, uscì il primo romanzo In Australia con mio nonno (Milano 1947, insignito con il premio Mondadori nello stesso anno) e salutato dalla critica come prova di uno «scrittore nuovo, dotato di vivace carica satirica e grottesca» (Cristini, 1976, p. 18).

Nel frattempo, nel 1950, si unì in matrimonio con l’amica d’infanzia Bice Cima, dalla quale ebbe quattro figli: Michele, Agnese, Raimondo ed Emma.

Gli anni Cinquanta furono dedicati a ripubblicazioni e aggiornamenti di opere precedenti, alla scrittura per il teatro (con i drammi sacri Chiara, Milano 1955; l’Angelo di Caino, Assisi 1956, e l’atto unico Un buco nel presepio, Milano 1953) e alla produzione di raccolte di racconti come Lo zio prete (Milano 1951, premio Marzotto nel 1952), o di racconti singoli come Il diavolo in seminario (Milano 1955; poi incluso nella riedizione dello Zio prete per Mondadori, Milano 1957). Da allora si corroborarono per lui gli appellativi di ‘scrittore cattolico’ e ‘umorista cristiano’, che già con i Misteri gaudiosi erano stati avanzati, ma che l’autore tollerò sempre poco.

Gli anni Sessanta si aprirono con Il libro dell’amicizia (Milano 1960), antologia ragionata che raccoglie passi di autori celebri sul tema, ma che più propriamente è una dichiarazione di fede nel valore che Santucci poneva al centro della sua vita di credente e di uomo. In questi anni, scrisse anche i romanzi della maturità e del vero successo: Il Velocifero (Milano 1963) e Orfeo in Paradiso (Milano 1967, premio Campiello).

Se il primo narra, con ampi echi manzoniani e inserti dialettali, la storia di una famiglia borghese milanese di primo Novecento, il vero capolavoro – ripreso anche in uno sceneggiato televisivo nel 1971 per la regia di Leandro Castellani – rimane Orfeo in Paradiso, trasposizione letteraria del superamento della morte della madre di Santucci (1963) e recupero del mito orfico in chiave cristiana.

Nello stesso decennio, pubblicò gli scritti sacri Leggende cristiane (Milano 1963), Cento storie del Regno (Milano 1968, per bambini) e Volete andarvene anche voi? Una vita di Cristo (Milano 1969; poi Cinisello Balsamo 1995), interpretazione in chiave poetica del dettato evangelico e declinazione della «scrittura come via alla trascendenza, come strumento che conduce a Dio» (Elli, 2014, p. 152). Si dedicò, inoltre, al teatro con le commedie in dialetto L’arca di Noè (1964) e Noblesse oblige (1966), alla saggistica (Collodi, Brescia 1961; Donne alla mola, Milano 1965; Cantico delle cose di Papa Giovanni, Milano 1968), alle prose brevi (Prossimo tuo, Bologna 1963; Alleluia e altre prose natalizie, Ancona 1966) e alla poesia, con componimenti per bambini (Poesie con le gambe corte, Milano 1966) e in memoria della madre morta (Se io mi scorderò, Milano 1969).

Gli anni Settanta videro la fioritura di diversi romanzi: Non sparate sui Narcisi (Milano 1971), Come se (Milano, 1973), Il Mandragolo (Milano 1979), tutti editi da Mondadori.

Se il primo recupera il mito dell’infanzia e la figura della madre in una Milano della contestazione sessantottina, il secondo affronta la passione per la musica nel rapporto controverso tra due fratelli, mentre il terzo, apparentemente eterodosso, rivela «l’ortodossia sostanziale di Santucci. [...] Per quanto eccessivi possano essere gli ingredienti erotici nel suo romanzo, non cede in definitiva, alla confusione: il sesso, la musica, l’occultismo, la filosofia dell’essere possono in qualche momento far intravvedere Dio; ma in realtà, se si fanno esclusivi, si rivelano falsi profeti» (Girardi, 2008, p. 64).

Non trascurò, tuttavia, la scrittura d’argomento sacro con le riflessioni Utopia del Natale (Brescia 1974) e Poesia e preghiera nella Bibbia (Torino 1979). Ricevette anche il premio Pietrzak, conferitogli dall’Istituto Pax di Varsavia (1976).

I due decenni successivi videro Santucci dedicarsi soprattutto a prose brevi o alla «saggistica d’intrattenimento, a sfondo memoriale o spirituale» (Beck, 2008, p. 130). Pubblicò per Mondadori nel 1981 la raccolta di racconti Il bambino della strega (premio Basilicata; nuova edizione, per i tipi di Piemme, nel 1991 con qualche modifica, fra cui il titolo: Manoscritto da Itaca), incentrata sull’eponima novella che mostra la «celebrazione e mitizzazione della vita prenatale» (Impellizzeri, 2014, p. 112) da un punto di vista vicino all’eresia albigese. L’interesse per il Medioevo continuò nel romanzo breve Il ballo della sposa (Milano 1985), che, sullo sfondo delle crociate, recupera il tema dell’infanzia e della spiritualità tradizionale a confronto con quella apparentemente eterodossa.

Santucci non mancò di dedicarsi alle prose spirituali, spesso meditate alla luce dei rapporti di amicizia con scrittori e consacrati: ne sono un esempio Il Vangelo secondo gli amici (Ancona 1985), Pellegrini in Terrasanta (Milano 1987), scritto in collaborazione con monsignor Gianfranco Ravasi, e Cristo nella nostra sorte di scrittori (Urbino 1997). Negli stessi anni, si rafforzò nello scrittore la passione non solo verso la sua Milano, ma anche per la Lombardia in generale: di qui i contributi sulla Brianza (Brianza e altri amori, Milano 1981), sulla Lombardia (Nostra Lombardia, Bergamo 1982) e sulla sua città (Uomo, Duomo, Controduomo, Milano 1986). Raccolse inoltre la saggezza popolare cristiana non solo lombarda, ma italiana, scandendola su base stagionale (L’Almanacco di Adamo, Milano 1985) o mensile (In taverna coi santi, Casale Monferrato 1991) e, ripercorrendo la propria storia, sentì di lasciare testimonianza di sé come uomo politicamente impegnato (Antifascisti perché, Milano 1983) e come intellettuale dalle molteplici sfaccettature (Il cuore dell’inverno, Casale Monferrato 1992, insignito con il premio Frontino-Montefeltro nel 1993).

Tuttavia, la vera autobiografia spirituale di Santucci fu forse l’ultimo suo scritto, Eschaton (Novara 1999), viaggio interiore che dantescamente conduce il protagonista dall’inferno al paradiso, in cui la felicità è sempre possibile «entro il battere d’ogni nostra ora» (p. 41).

Morì a Milano il 23 maggio 1999.

Postumi sono stati pubblicati il carteggio Santucci-Mazzolari (Con tutta l’amicizia, Cinisello Balsamo 2001), l’Autoritratto (Milano 2004), le Confidenze a una figlia curiosa (Milano 2007), I nidi delle cicogne e altri scritti inediti (Torino 2011), Amici, maestri e... una zia (Panzano in Chianti 2015) che corroborano l’immagine di Santucci come valido amico e scrittore, giungendo al fondo delle radici della sua vocazione: «più volte mi sono chiesto che cosa abbia spinto il mio io a fare questo mestiere di scrittore. A ben pensarci, io dico che se dovessi sintetizzare in un’espressione, in una formula il mio essere stato scrittore, credo che sarebbe questa: che scrivo per lodare» (Autoritratto, cit., p. 260).

Opere. L’opera di Luigi Santucci è stata riunita per i tipi di Aragno in Opere, con introduzione di C. Magris, I-II, Torino 2015. Si ricordino, inoltre, le traduzioni di D. De Rougemont, Vita e morte dell’Europa (Firenze 1949), Fedeltà e amore (Torino 1954) e L’amore e l’Occidente (Milano 1958); nonché: N. Fabbretti - L. Santucci, Parliamo del cardinal Ferrari, Milano 1963.

Cinquant’anni di costume, in Cinquant’anni a Milano, Milano 1967; San Pietro: Epistole cattoliche, trad. it. di L. Santucci, in Bibbia-Nuovo Testamento, Roma 1967; La lode degli animali, Padova 1981; Ramon il mercedario, San Miniato 1981; Fuga dall’Egitto, Brescia 1991; L’uomo del flauto. Gesù racconta ai ragazzi la sua storia, Cinisello Balsamo 1991; Una strana notte di Natale, Casale Monferrato 1992; L’incantesimo del fuoco. Racconti natalizi, Novara 1995; Le frittate di Clorinda, Firenze 1996; Tra pirati e delfini, Milano 1996; Nell’orto dell’esistenza, Torino 1996; Il compleanno del bandito, Monte Cremasco 1998; Nell’amore della memoria, in Istituzione letteraria e drammaturgia. Mario Apollonio (1901-1971). I giorni e le opere, Atti del Convegno, Brescia-Milano... 2001, a cura di C. Annoni, Milano 2003, pp. 35-46.

Fonti e Bibl.: C. Toscani, Quesiti a L. S., in Il Ragguaglio librario, XXXIX (1972), 9, pp. 300-302; G. Badilini, S. tra provocazione e mistero, Milano 1976; G. Cristini, Invito alla lettura di S., Milano 1976; C. Sgorlon, La fuga nell’Eden, in Nuova Antologia, CXI (1976), pp. 55-64; Ritratti di L. S. Trentacinque amici, a cura di M. Beck, Milano 2000; B. Urbani, Hasard et Providence dans l’oeuvre de L. S., in Italies, 2005, vol. 9, pp. 207-229; A. Pastore, L. S. e il “Ragguaglio Librario”, in Otto/Novecento, XXX (2006), 1, pp. 49-71; M. Beck, L. S. Cacciatore di gioia nei campi delle parole, in Letture, LXIII (2008), 646, pp. 123-130, poi in Id., Le mani e le sere, Novara 2015, pp. 323-337; E.N. Girardi, Il ‘sacro’ nel romanzo italiano da Manzoni a S., in Id., Letteratura italiana e religione negli ultimi due secoli, Milano 2008, pp. 51-64; F. Strazzi, Il Vangelo secondo S., in La Bibbia nella letteratura italiana. L’età contemporanea, a cura di P. Gibellini - N. Di Nino, II, Brescia 2009, pp. 379-396; D. Piccini, L. S. L’insidia del Paradiso, in L. Santucci, Orfeo in Paradiso, Genova 2010, pp. 199-210; V. Puleo, L’«Orfeo in Paradiso» di L. S.: il superamento del mito in chiave cristiana, in Otto/Novecento, XXXV (2011), 3, pp. 109-124; E. Elli, L’«insoluto mistero» del prete nei racconti di L. S., in Chierici e laici nella letteratura italiana, prima e dopo il Concilio, Atti del Convegno nazionale, Milano-Brescia... 2013, a cura di G. Langella, Borgomanero 2014, pp. 146-156; V. Impellizzeri, «Gran piaga verticale». La visione cristiana dell’uomo in S. e Luzi, in Mi metto la mano sulla bocca, a cura di M. Naro, Roma 2014, pp. 89-127; G. Ravasi, La teologia narrativa di L. S., in L. Santucci, Una vita di Cristo. Volete andarvene anche voi?, Milano 2015, pp. 5-16; L. S. La libertà e la fede, Atti del Convegno, Firenze-Panzano in Chianti... 2015, in corso di stampa.

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