SAPELLI, Luigi

Enciclopedia Italiana (1936)

SAPELLI, Luigi (pseudonimo: Caramba)

Mario FERRIGNI

Giornalista, più noto poi come pittore scenografo, nato a Pinerolo nel 1867. Poco più che sedicenne entrò al Fischietto e vi rimase per quindici anni, divenendo anche direttore del Pasquino dopo la morte di Teja; dopo il 1890 fu alla Gazzetta di Torino. Al teatro ha portato vivacità di fantasia nell'immaginare costumi scenici, che ha sempre inquadrato in bozzetti e tracce di scene guidando gli scenografi, accentrando in sé il complesso di attività che costituiscono l'interpretazione visiva dell'opera teatrale e assumendo talora anche la direzione tecnica di compagnie. Chiamato come consulente artistico dalla società Suvini e Zerboni, egli costituì, diresse e fornì di allestimento scenico le diverse compagnie di operette che vissero fra il 1900 e il 1915, e anche la compagnia dei Grandi Spettacoli. Oltre ai primi figurini del Cyrano di Bergerac (per A. Maggi) e ai costumi per la Geisha, sono da ricordare i costumi della Vedova allegra e della Principessa dei dollari (1907) e quelli della Maschera di Bruto (1908). Nel 1902 cominciò a lavorare per la Scala di Milano, cui si è poi dedicato ininterrottamente dal 1921. Per la scena drammatica ha interpretato le tragedie del D'Annunzio, del Benelli, i drammi storici e semi-storici del Sardou (Strega, Madame Sans-Gêne, Gismonda, Madame Tallien, Processo dei veleni, ecc.); e sono anche da ricordare per originalità e modernità gli allestimenti di Amleto e Macbeth (per Ruggeri), di Otello (per Chiantoni) e di altre opere di Shakespeare, con scene a tendaggi; per la scena comica musicale molte operette del vecchio repertorio che egli rimise in scena (come La fille de Madame Angot, Mascotte, Boccaccio, Bella Elena, Duchino), le nuove italiane, fra le quali il Capitan Fracassa di Mario Costa, e le straniere di Lehár, di Fall e dei migliori autori d'ogni paese. Nelle interpretazioni in cui la fedeltà di ricostruzione storica prevalga sulla fantasia, S. è di una scrupolosità che i modernisti gli rimproverano come troppo realistica e che egli manifestò anche nelle sue esperienze cinematografiche, come regista dei Borgia e dello scenario dantesco nella Mirabile visione (1921). L'opera del S. comprende non meno di sessantamila costumi per oltre cinquecento spettacoli.