TORCHI, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 96 (2019)

TORCHI, Luigi.

Marco Targa

– Nacque a Mordano, presso Bologna, il 7 novembre 1858, da Avito Luigi, medico condotto, originario di Monteveglio, e da Geltrude Tibaldi.

Trascorsa l’infanzia a Mordano e a San Giorgio di Piano, nel 1874 Torchi si stabilì con la famiglia a Bologna, dove frequentò il collegio S. Luigi e studiò composizione con Filippo Vanduzzi all’Accademia filarmonica, giungendo al diploma nel 1877. In parallelo agli studi bolognesi, frequentò il corso di composizione di Paolo Serrao al conservatorio di Napoli. Nell’anno del diploma, dopo un breve soggiorno in Francia, andò a Lipsia per perfezionarsi con Salomon Jadassohn e Carl Reinecke; e si dedicò allo studio della storia della musica frequentando all’università le lezioni di Oscar Paul.

Nell’ambiente lipsiense, dove la musicologia tedesca aveva iniziato a guadagnare un proprio spazio in ambito universitario, Torchi venne a contatto con il pensiero positivistico tedesco e francese, un orientamento culturale che segnò tutta la sua futura attività di studioso (Auguste Comte, Hippolyte Taine e Herbert Spencer furono i suoi pensatori di riferimento).

In Germania portò a termine la prima importante traduzione: il trattato di Eduard Hanslick Vom Musikalisch-Schönen (1854), pubblicato da Ricordi nel 1883 (Del bello nella musica).

Frutto degli studi di composizione fu un’ouverture orchestrale dalle evidenti ascendenze wagneriane (1881), ispirata alla tragedia Almansor di Heinrich Heine. Approfondì la conoscenza del teatro wagneriano, del quale, al ritorno in Italia nel 1884, fu poi sollecito divulgatore, seppur non senza riserve critiche. In quell’anno iniziò a collaborare con la Gazzetta musicale di Milano, dedicando ampia parte del suo primo contributo al compositore tedesco (La scuola romantica in Germania e i suoi rapporti coll’opera nazionale e con la musica, XXXIX (1884), pp. 73 s., 83-85, 91 s., 101 s.).

Il catalogo delle composizioni musicali di Torchi contava due opere (oggi perdute), La tempestaria (1875) e l’incompleto Il re di Sion (1884), una sinfonia e la citata ouverture, quand’egli decise di rinunziare a questa attività di compositore e di concentrare tutte le energie nella critica musicale, nella ricerca musicologica e nell’insegnamento. Tornato in Italia nel 1884, dall’anno seguente insegnò storia della musica e fu bibliotecario nel liceo musicale di Pesaro e nel 1891 si trasferì, con analoghi incarichi, al liceo musicale di Bologna, dove nel 1895 ricevette anche l’incarico di docente di composizione, disciplina di cui, nel 1906, ottenne la cattedra, sedendovi fino al 1914. Fra i suoi allievi vi furono Ottorino Respighi, Alceo Toni e Francesco Vatielli. Negli anni 1912-14 ricoprì anche l’incarico di direttore dell’istituto.

L’esito più importante della prima fase dei suoi studi musicologici fu Riccardo Wagner: studio critico (Bologna 1890), prima ampia monografia italiana dedicata all’autore.

Con il suo libro Torchi intese proporre una valutazione dell’artista esente da intenti propagandistici di parte e ciò in un’epoca in cui in Italia infuriava il dibattito tra wagneriani e antiwagneriani: mirava anzi ad affrontare il teatro di Wagner con criteri oggettivi e scientificamente fondati. L’impegno nel diffondere la conoscenza diretta del pensiero wagneriano si concretizzò anche nella traduzione italiana di alcuni scritti del compositore, pubblicati dall’editore Giuseppe Bocca di Torino: Musica dell’avvenire (1893), Opera e dramma (1894) e Il giudaismo nella musica (in Rivista musicale italiana, IV (1897), pp. 95-113); dalle tesi razziste di quest’ultimo libello Torchi prese apertamente distanza.

Nel 1894 fu eletto presidente dell’Accademia filarmonica di Bologna e nello stesso anno si adoperò nella creazione della Rivista musicale italiana, il primo importante organo editoriale dell’incipiente musicologia italiana: in esso pubblicò complessivamente una trentina di contributi critici e storici e oltre quattrocento recensioni, e vi ricoprì pure il ruolo di caporedattore. Voluta dall’editore Bocca, la Rivista musicale italiana era nata per promuovere anche in Italia la fioritura di un’attività musicologica improntata ai principi del positivismo tedesco e francese, nell’intento di colmare il ritardo accumulato rispetto ai Paesi d’Oltralpe. Fra i fondatori del periodico vanno annoverati anche Oscar Chilesotti, con il quale Torchi diede impulso alla riscoperta del patrimonio della musica strumentale preromantica, e Romualdo Giani, che già nei primi numeri della rivista innescò con Torchi uno scambio polemico circa i fondamenti della critica musicale. Nel saggio R. Schumann e le sue “Scene tratte dal Faust di Goethe” (II (1895), pp. 381-419), Torchi espose il convincimento che la valutazione critica di un compositore dovesse fondarsi in massima parte sul suo carattere nazionale, ovvero su quanto un compositore fosse riuscito a legare la propria arte all’identità collettiva della nazione d’appartenenza: l’ideologica adesione al nazionalismo fu infatti una componente fondante nell’indirizzo di pensiero del musicologo bolognese.

L’entusiasmo nazionalistico fu lo sprone che lo spinse alla riscoperta del vasto patrimonio di musica strumentale italiana preottocentesca, alla quale dedicò alcuni saggi di taglio storico apparsi nella Rivista, quali L’accompagnamento degl’istrumenti nei melodrammi italiani della prima metà del Seicento (I (1894), pp. 7-38; II (1895), pp. 666-671), La musica istrumentale in Italia nei secoli XVI, XVII e XVIII (IV (1897), pp. 581-630; V (1898), pp. 64-84, 281-320, 455-489; VI (1899), pp. 255-288 e 693-726; VII (1900), pp. 233-251, VIII (1901), pp. 1-42), nonché e soprattutto il primo grande progetto editoriale dedicato alle antiche composizioni di autori italiani, L’arte musicale in Italia. Fin dal sottotitolo la serie, varata dall’editore milanese Ricordi, enuncia il programma: «pubblicazione nazionale delle più importanti opere musicali italiane dal secolo XIV al XVIII, tratte da codici, antichi manoscritti ed edizioni primitive, scelte, trascritte in notazione moderna, messe in partitura, armonizzate ed annotate» (1897-1903).

Per Ricordi già nel 1895 Torchi aveva curato una raccolta di musiche antiche, le Eleganti canzoni ed arie italiane del sec. XVII. Con L’arte musicale in Italia, impresa ispirata ai Denkmäler der Tonkunst in Österreich di Guido Adler e ad analoghe serie monumentali apparse in vari Paesi europei nei decenni precedenti, il musicologo intendeva dar vita a un’imponente silloge di brani strumentali e vocali antichi, che desse accesso a composizioni di spicco dal Trecento al Settecento. Il progetto originario prevedeva trentadue volumi, ma l’opera si arrestò al settimo. Torchi aveva bensì affiancato alla ricognizione e raccolta delle fonti un parallelo lavoro di erudizione storica; tuttavia i criteri ecdotici adottati per la collana appaiono oggi sguarniti delle necessarie preoccupazioni filologiche, giacché ammettevano ampi interventi ‘normalizzatori’ del curatore sulle partiture, allo scopo di rendere le musiche del passato più vicine alle consuetudini degli esecutori contemporanei. L’inattendibilità filologica non impedì tuttavia che L’arte musicale in Italia svolgesse un’azione fecondante nel processo di diffusione della conoscenza della musica antica italiana. Fra gli intenti di questa impresa editoriale vi era anche il tentativo di riallacciare un legame con la gloriosa tradizione della musica strumentale italiana, interrotto – così si argomentava – dalla schiacciante preponderanza del melodramma nell’Ottocento.

In veste di critico, Torchi rivolse sempre un’attenzione particolare ai compositori coevi dediti ai generi strumentali, in primis all’amico Giuseppe Martucci. Stroncature senza appello riservò invece ai melodrammi della cosiddetta Giovane Scuola e allo stile dell’opera verista. In particolare Pietro Mascagni e Giacomo Puccini furono i bersagli delle critiche più aspre, in occasione delle ‘prime’ di Guglielmo Ratcliff (1895; in Rivista musicale italiana, II, pp. 287-311) e di Tosca (1900; ibid., VI, pp. 78-114). Anche a Giuseppe Verdi dedicò un ampio saggio critico (L’opera di Giuseppe Verdi e i suoi caratteri principali, ibid., VIII (1901), pp. 279-325) nel quale, pur ribadendo la convinzione che il melodramma ottocentesco fosse espressione della decadenza del genio italiano, al compositore appena deceduto riconobbe doti di grande drammaturgo musicale.

Il 6 agosto 1906 a Bologna sposò Teresa Marchesini; dall’unione nacquero nel 1907 a Monteveglio, luogo d’origine della famiglia di Torchi, la figlia Atte e nel 1909 il figlio Steno. Quest’ultimo morì nel 1923 a Ponte di Legno per l’esplosione di un residuato bellico. Dopo la nascita dei figli, una malattia polmonare costrinse Torchi a diminuire gradualmente il carico del lavoro: nel 1909 lasciò la presidenza dell’Accademia filarmonica e il saggio Studi di orchestrazione. L’anello del Nibelungo di Riccardo Wagner fu il suo ultimo ampio contributo alla Rivista musicale italiana (XX (1913), pp. 347-353; XXI (1914), pp. 503-512, 768-774). Nel 1914 lasciò l’insegnamento e si ritirò nella residenza Villa Atte sulle colline di Bazzano.

Morì a Bologna il 19 settembre 1920 per trombosi cerebrale. Un suo ritratto, di mano di Giuseppe Tivoli, è nel Museo della musica di Bologna.

La figura di Torchi non poté lasciare un segno durevole sulla generazione seguente di musicologi italiani, perché l’impostazione positivistica che ne aveva caratterizzato l’intera produzione fu velocemente posta in minoranza dal dilagare dei principi dell’idealismo crociano anche nella sfera della critica musicale. Molti suoi contributi storici e atteggiamenti critici appaiono oggi ampiamente superati (soprattutto il giudizio di condanna su tutta l’esperienza del teatro verista e pucciniano); nondimeno la sua opera di scavo e il costante impegno nel sottrarre la critica musicale alla pratica dilettantesca e nel dotare la ricerca storico-musicale di fondamenti oggettivi, ispirati al rigore delle scienze esatte, furono apporti importanti per la nascita di una scuola musicologica italiana.

Opere. Ulteriori scritti critici nella Rivista musicale italiana: Canzoni ed arie italiane ad una voce nel secolo XVII, I (1894), pp. 581-656; Una giustificazione necessaria, III (1896), pp. 304-308; Per l’arte, IV (1897), pp. 148-150; L’educazione del musicista italiano, IX (1902), pp. 888-902; I monumenti dell’antica musica francese a Bologna, XIII (1906), pp. 451-505 e 575-615; “Salome” di Riccardo Strauss, XIV (1907), pp. 113-156; L’acustica, base dell’orchestrazione, XVI (1909), pp. 298-310. Il volume Studi di storia della musica, Bologna 1969, reca la ristampa anastatica di una selezione di saggi.

Fonti e Bibl.: F. Vatielli, L. T., in Rivista musicale italiana, XXVII (1920), pp. 682-696; A. Toni, L. T. e gli ultimi trent’anni di vita musicale italiana, in Il primato artistico italiano, III (1921), nn. 4-5, pp. 19-22; L. Ronga, Per la critica wagneriana, in Arte e gusto nella musica: dall’ars nova a Debussy, Milano-Napoli 1956, pp. 355-359; G. Pestelli, La generazione dell’Ottanta e la resistibile ascesa della musicologia italiana, in Musica italiana del primo Novecento. La generazione dell’Ottanta. Atti del Convegno... 1980, a cura di F. Nicolodi, Firenze 1981, pp. 31-44; A. Ziino, Aspetti della critica wagneriana in Italia, in Wagner in Italia, a cura di G. Rostirolla, Torino 1982, pp. 315-407; A. Basso, L. T. e la musicologia italiana del suo tempo, in Recerca musicològica, XI-XII (1991-1992), pp. 231-241; M. Giani, L. T. traduttore di Wagner, in Tra le note. Studi di lessicologia musicale, a cura di F. Nicolodi - P. Trovato, Fiesole 1996, pp. 93-104; C. Criscione, L. T., un musicologo italiano tra Otto e Novecento, Imola 1997; A. Sessa, Il melodramma italiano (1861-1900), Firenze 2003, pp. 471 s.; I. Cavallini, Per uno studio della storiografia musicale in Italia nel XIX secolo, in Musica e storia, XIII (2005), pp. 197-229; A. Caroccia, L’aurora della musicologia italiana: “La rinascita musicale”, in Rivista italiana di musicologia, XLIII-XLV (2008-2010), pp. 337-379; B.M. Antolini, La musicologia in Italia nel primo quindicennio del Novecento: congressi, associazioni, edizioni, concerti, in Francesco Mantica e il “Risorgimento civile” degli italiani. Atti del Convegno... 2006, a cura di M. Grande - G. Pitarresi, Reggio Calabria 2009, pp. 65-126; M.F. Bertola, Nazione come categoria musicale: nazionalismo e nascita della ‘musicologia’ in Italia nella polemica T.-Giani, 1895-1897, in Rivista italiana di musicologia, XLVII (2012), pp. 103-124; L. Bianconi et al., I ritratti del Museo della Musica di Bologna, Firenze 2018, pp. 619 s.

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