Valli, Luigi

Enciclopedia Dantesca (1970)

Valli, Luigi

Nicolò Mineo

Critico letterario (Roma 1878 - Terni 1931); professore di filosofia nei licei. Influenzato dalle correnti mistico-irrazionalistiche di fine Ottocento, approdò (formando - come scrisse il Garin nelle sue Cronache di filosofia italiana, Bari 1955, 166 - triade con Stirner e Corradini) a un'associazione di naturalismo pseudo-scientifico e vitalismo mistico, di religiosità misteriosofica e di nazionalismo e bellicismo politico. Un autore congeniale e precorritore di contemporanee formule ideologiche egli credette di scoprire in D., che interpretò in chiave esoterica e iniziatica, ponendosi consapevolmente alla confluenza della linea esegetica instaurata, secondo lui, dal Foscolo e culminata, attraverso Caetani e Rossetti, nel Pascoli.

Ben diversi però i suoi presupposti e i suoi risultati da quelli laico-ghibellini del Foscolo e del Rossetti, essendo il V. orientato a interpretare le posizioni dantesche non come eterodosse ma anzi come " supercattoliche ". Nell'ultimo decennio della sua vita il V. sostenne con vari scritti (L'allegoria di D. secondo G. Pascoli, Bologna 1922; Il segreto della Croce e dell'Aquila nella D.C., ibid. 1922; La chiave della D.C., ibid. 1925; Il linguaggio segreto di D. e dei Fedeli d'Amore, Roma 1928-30; La struttura morale dell'universo dantesco, ibid. 1935) alcune tesi costantemente ribadite: l'appartenenza di D. a una sorta di setta, dei " Fedeli d'Amore ", i cui adepti avrebbero comunicato con un loro linguaggio a chiave (uno sviluppo della tesi rossettiana); la realtà esclusivamente simbolica di Beatrice, figurante la Sapienza mistica del Cantico dei Cantici (sviluppo della tesi Perez-Pascoli); la funzione salvifica necessariamente concomitante e interdipendente della grazia di Dio manifestantesi nella vita attiva come giustizia operata dall'Impero, di cui è simbolo l'aquila, e nella vita contemplativa come sapienza custodita dalla Chiesa, di cui è simbolo la Croce, e anche Beatrice (sviluppo della tesi Caetani - Pascoli). Tale parallelismo d'azione si tradurrebbe nella Commedia in una serie di simmetrie (il V. ne indicò trentadue).

Si tratta certo di dottrine tutt'altro che verificabili su un piano rigorosamente storico e filologico, così come sono sostenute e formulate dal V., e sostanzialmente mistificatorie delle effettive convinzioni di D., il quale d'altronde dichiarava abbastanza apertamente gran parte dei contenuti secondo il V. " segreti " del suo pensiero storico-politico. Tuttavia la corrente di cui il V. fa parte e la sua stessa opera ebbero il merito storico, sia pur procedendo per vie spesso ambigue e oggi impraticabili, di mantenere viva, contro le ideologiche laicizzazioni risorgimentali e positivistiche di D. e contro ogni lettura di tipo frammentistico ed estrapolante, la coscienza dell'esistenza e del valore storico di un impegno ideologico-religioso (anche con risvolti e sottofondi mistici) nel capolavoro dantesco e l'esigenza di una comprensione unitaria di esso come totalità (anche composta di livelli allegorici).

Bibl. - A. Ricolfi, L'Impero e la Redenzione in D. secondo il Pascoli e il V., in " Nuova Rivista Stor. " XXVIII-XXIX (1944-45); A. Vallone, La critica dantesca contemporanea, Pisa 1953, 204 ss.