VERONELLI, Luigi

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 98 (2020)

VERONELLI, Luigi

Gian Arturo Rota

VERONELLI, Luigi. – Nacque a Milano il 2 febbraio 1926, secondogenito con il gemello Giovanni, di Adolfo, imprenditore chimico, e di Claudia Genta; primogenita, la sorella Marisa.

Luigi crebbe in una famiglia benestante, con il culto della buona tavola. Proprio in casa celebrò il suo ‘battesimo enoico’: il giorno della prima comunione il padre gli concesse l’assaggio del vino, che accompagnò con parole severe e affettuose insieme: il vino va bevuto con rispetto, perché dentro c’è la fatica dei contadini. Gli si stamparono in mente indelebili, e fecero da bussola nel suo lavoro per l’affermazione della qualità.

Dopo essersi diplomato al liceo classico, Luigi si iscrisse per volontà paterna alla facoltà di ingegneria chimica ed entrò in azienda. Abbandonò entrambe alla morte del genitore e passò a filosofia, alla Statale di Milano, ove fu assistente di Giovanni Emanuele Bariè, cattedra di filosofia teoretica, sino al suicidio del professore, nel 1956.

Investì buona parte dell’eredità in viaggi di istruzione, Francia in primis, e nella cultura (libri antichi e incisioni). Nel 1948 sposò Maria Teresa Pina, bergamasca e figlia di pasticceri, con cui ebbe tre figlie: Benedetta, Chiara e Lucia.

Nel 1956 fondò la Veronelli Editore; eterogeneo il catalogo, in forza della sua vivacissima curiosità intellettuale: filosofia, letteratura, politica, sport (l’amatissimo sci) e gastronomia. Pubblicò autori libertini come il marchese de Sade, ribelli come Anatole France e anarchici come Pierre-Joseph Proudhon. Non ebbe vita facile: Storielle, racconti e raccontini, di de Sade, subì un processo per oscenità (sia i testi sia i disegni di nudo di Alberto Manfredi). Assolto in primo grado, Veronelli fu condannato in secondo a tre mesi di carcere, mai scontati; il libro fu sequestrato e messo al rogo, ultimo in Italia, nel cortile della questura di Varese.

Puntò anche su tre periodici: Problemi del socialismo (linea politica di Lelio Basso), Il Pensiero (di filosofia neotrascendentale) e Il gastronomo (letteratura gastronomica, di sua direzione). La terza gli diede notorietà, anche per le sue nette prese di posizione: «Solo la gente volgare giudica la gastronomia una disciplina volgare e la crede rivolta all’unica soddisfazione dell’appetito» (Il gastronomo, inverno 1956-1957, n. 1).

Decisivo l’incontro con Luigi Carnacina, maître di bravura leggendaria; con lui accrebbe le conoscenze tecniche, comprese le potenzialità della ristorazione e l’importanza degli abbinamenti tra piatti e vini. Scrissero, lungo il loro sodalizio, opere fondamentali per la moderna codificazione della cucina italiana.

Chiuse la casa editrice nel 1962, non redditizia e perché attratto maggiormente dal giornalismo. Nello stesso anno incontrò Italo Pietra, direttore del Giorno, che ne intuì il talento e lo lanciò; Luigi conquistò subito i lettori con i servizi di gola per il Giro d’Italia e collaborò con il quotidiano sino al 1983; qui conobbe due colossi della scrittura, Gianni Brera e Mario Soldati, con cui fiorì una grande amicizia.

Scrisse per varie altre testate, tra cui: Panorama (battaglieri gli articoli per la richiesta di modifica della legge che negava il nome del vigneto in etichetta), Epoca (si ricordano gli speciali L’aristocrazia dei cibi, dei vini, delle acqueviti, dei formaggi, dei dolci), Il vino, L’Espresso (durissimo il pezzo – Imbecilli e corrotti – sullo scandalo del metanolo, nel 1986), Sorrisi e canzoni tv, Corriere della sera, La gazzetta dello sport, Class (rubrica Maître à vivre, a riconoscergli il valore di filosofo), più l’inglese Decanter, la spagnola Gran reserva e Carta capital, brasiliana.

Da scrittore enoico esordì nel 1961 con I vini d’Italia, libro – impreziosito da testimonianze letterarie, per esempio di Giovanni Arpino, Giorgio Caproni, Giuseppe Dessì e Leonida Repaci – che rivelò il valore del nostro patrimonio enologico. Iniziò da qui il suo inesauribile impegno per il rinascimento del vino italiano e fece leva sul concetto di ‘cru’ (l’esaltazione della vigna, o porzione di essa, di maggior pregio) e sulle basse rese: «Piccolo il podere, minima la vigna, perfetto il vino», fu l’epigrafe dei cataloghi Bolaffi. La serie di questi ultimi e, non completata, delle Guide all’Italia piacevole divennero due capisaldi: della critica enoica l’una, l’altra dell’identità turistica italiana, un mosaico di fascinose diversità, non solo per cibi e vini.

Dal 1975 al 1979 Veronelli diresse Vini&Liquori, rimasto nella memoria per i coraggiosi reportage su frodi e sofisticazioni. Clamoroso quello sulla Coca-Cola, nel 1977; accortosi dell’irregolarità nell’elencazione degli ingredienti sulla bottiglia fece esposto contro la compagnia americana; lo accolse il pretore Mario Sossi di Genova, che ordinò il sequestro della bibita per un giorno in tutt’Italia, fatto che procurò a Veronelli non pochi fastidi.

La televisione aumentò la sua popolarità. Nel 1960 la prima esperienza, ospite nel rotocalco Personalità; pur positiva, tenne a distanza il piccolo schermo, impaurito dall’eccessiva semplificazione del linguaggio. Cedette più avanti, sulle insistenze del direttore RAI di Torino, Luciano Rispoli, che volle lui, nel 1971, per il programma pilota Colazione allo studio 7. Terminate le venti puntate, Veronelli ribaltò il pregiudizio, si rese conto della potenza comunicativa del mezzo e proseguì. Il titolo cambiò in A tavola alle 7, grandi l’ascolto e il successo, in particolare nelle edizioni con Ave Ninchi; i due – nel ruolo di massaia lei, lui di professore – formarono una delle coppie televisive più amate.

Per RAI Tre, nel 1979 realizzò con il coautore Nichi Stefi, il Viaggio sentimentale nell’Italia dei vini, un docufilm di aggiornamento sulla viticoltura, di elogio della civiltà contadina e di denuncia delle leggi sfacciatamente pro industria; di qui, uno dei suoi più pungenti aforismi: «Il peggior vino contadino è migliore del miglior vino d’industria».

L’anno dopo Veronelli fu involontario protagonista dei cosiddetti fatti di Asti. Durante una manifestazione di protesta contro le misure agricole del governo, fu invitato, fuori programma, a salire sul palco; solidale con gli agricoltori, li incitò a reagire: «È iniquo obbedire a leggi inique». Detto fatto, questi bloccarono la stazione ferroviaria e le strade cittadine con i trattori. Veronelli fu denunciato. Nel processo, fu l’unico imputato per il reato di blocco stradale aggravato, ma poi tutto finì in prescrizione.

Tra i suoi libri di cucina ebbe affezione speciale per Alla ricerca dei cibi perduti – colta, singolare narrazione tra segni zodiacali e ricette d’antan, del 1966 – con «un Veronelli che scriveva d’impeto, raccontava le sue cose e i suoi incontri migliori», disse in un’intervista del 1999 per RaiSat Gambero Rosso.

Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta uscirono: le guide gastronomiche ai ristoranti e ai vini, che fecero scuola per l’approccio carico di humanitas; Il Veronelli, enciclopedia a dispense su vini e acqueviti del mondo, per volontà di completezza un notevole sforzo editoriale; I vignaioli storici, ritratti delle grandi famiglie del vino. In più, con la direzione grafica del designer Giacomo Bersanetti, l’Etichetta, «il periodico più ambizioso, lussuoso e graficamente impegnato d’Italia, vera e propria guida alla vita materiale attraverso l’incontro estetico con le ‘cose’ – non solo gastronomiche – della vita di ogni giorno» (editoriale, autunno 1983, n. 1).

Nel 1986, Veronelli costituì, con alcuni illustri produttori, il Seminario permanente Luigi Veronelli, associazione per la cultura del vino e degli alimenti, con l’obiettivo di diffondere e promuovere la gastronomia come cultura. Ne restò presidente onorario a vita.

Le censure subite e la scadenza dei diritti di sue opere, lo spinsero a ricreare la Veronelli Editore, nel 1989. Dapprima con il bimestrale Ex-Vinis, che diventò il suo diario personale, poi con cataloghi, ricettari, guide e due collane letterarie: I luoghi e la memoria (sul viaggio) e I semi (biografie di donne e uomini votati all’agricoltura).

Negli ultimi anni di vita si fece ancora più agguerrito nella difesa delle produzioni alimentari e del genius loci. Creò le De.Co. (denominazioni comunali), una certificazione di origine rilasciata su semplice delibera dall’amministrazione comunale. Osteggiatissime all’inizio, perché interpretate in contrapposizione alle denominazioni di origine vigenti, le De.Co. vennero riabilitate, con valore di censimento, dal ministero delle Politiche agricole.

Prese a cuore la disperazione dei tanti olivicoltori costretti a non produrre, a causa del monopolio delle multinazionali nel mercato dell’olio d’oliva, con prezzi a litro bassissimi; si oppose con veemenza: articoli, appelli alla politica e azioni eclatanti, come l’occupazione del porto di Monopoli per impedire lo sbarco di navi cisterna piene, si diceva, di ettolitri di olio estero o di semi, raffinato chimicamente e poi venduto per italiano. Intensificò le relazioni con i centri sociali, speranzoso nella sovversione per il ritorno alla terra: «Il mio lavoro consiste nel camminare le terre e nel raccontarne la qualità. La terra è l’anima» (Bergamo, Archivio familiare, manoscritto s.d.). Fondò il premio letterario internazionale Nonino-Risit d’aur; ispirò il Primo Congresso mondiale degli scrittori del vino; fu consulente, tra gli altri, del Poligrafico dello Stato per due CD-ROM compendio su cucina e vini, e di Alessi per linee di bicchieri. Inventò il giornalismo enogastronomico e lo interpretò con sensibilità da precursore.

Si distinse per lo stile aulico, metaforico e provocatorio; coniò neologismi, come vino da meditazione, acquadipiatt, giacimenti gastronomici, oppure tutt’affatto, vaddassè, ant’anni fa.

Fu esteta raffinato e – nel senso di teso alla ricerca del meglio – elitario. Educò generazioni al buon mangiare e bere, sui presupposti del rispetto, della conoscenza e del piacere. Incise a fondo nel costume sociale, convinto che «l’uomo che si dedica alla qualità della vita materiale, nel rispetto dell’altro (il che significa: tutti gli altri hanno diritto di sottrarsi alla sofferenza e cercare il piacere) è un giusto» (Class, dicembre 2004, p. 395).

Veronelli rivendicò la sua anarchia – per lui sinonimo di disobbedienza civile, rifiuto della violenza, assunzione di responsabilità e rispetto dell’altro – abbracciata nel 1946, quando ascoltò, per un corso di filosofia politica a Milano, Benedetto Croce. Nel 2003 il Comune di Milano gli conferì l’Ambrogino d’oro, di cui andò – lui refrattario alle onorificenze – molto fiero.

Morì il 29 novembre 2004, a settantotto anni, a Bergamo, sua città d’adozione.

Opere. I Vini d’Italia, Roma 1961; Mangiare e bere all’italiana, Milano 1962 (con L. Carnacina); I cocktails, Milano 1963; Alla ricerca dei cibi perduti, Milano 1966, Roma 2004; La buona cucina italiana, Milano 1966 (con L. Carnacina); Il vino giusto, Milano 1968; Guide all’Italia piacevole, Milano 1968-1970; Catalogo Bolaffi dei vini del mondo; dei vini d’Italia; dei vini rossi; dei vini bianchi e degli spumanti; delle grappe e dei distillati di frutta, Torino 1968-1980; Bere giusto, Milano 1971; I mille menu, Milano 1972 (con L. Stucchi); Il libro delle conserve, Milano 1973 (con M.T. Veronelli); La Pacciada, Milano 1973 (con G. Brera); The world of food, New York 1973; The best of Italian cooking, London 1974; Il libro delle salse, Milano 1974; La cucina rustica regionale, Milano 1974-1978 (con L. Carnacina); Il libro delle frittate, Milano 1975 (con Paolini & Silvestri); Il cucinario, VI, Milano 1977; L’aceto, Brescia 1979 (con R. Andreotti - F. Mecca); I ristoranti, Milano-Bergamo 1979-2004; Bere giusto, Tokyo 1980; I cento menu, Milano 1981 (con L. Carnacina); Il Veronelli-Enciclopedia mondiale dei vini e delle acqueviti, Milano 1981-1983; I dolci, Milano 1982; Catalogo dei vini d’Italia; del mondo; degli spumanti&champagnes; delle acqueviti, Milano 1983-1985; Breviario libertino, Firenze 1984; Matrimoni d’amore, Milano 1984; I grandi menu, Milano 1985; Il libro della pasta, Milano 1985; Le cantine (poi I Vini), Milano-Bergamo 1987-2004; Bere bene-Guida agli accostamenti cibi-vini, Milano 1989; Le cose buone, Milano-Bergamo, 1989-1997; Vietato vietare-tredici ricette per vari disgusti, Milano 1991; I luoghi di Amore-Frasi amorose nella letteratura italiana (con lo pseudonimo Lelio Livrogne), Bergamo 1994; Sorella Acqua, Bergamo 1994; Gli alberghi, Bergamo 1994-2004; Catalogo dei vini da favola, Bergamo 1995; Dizionario dei termini del vino, Bergamo 1995; Novissimo repertorio dei vini italiani, Bergamo 1995; Conoscere il vino, Milano 1996; Viaggio nelle città del vino, Milano 1997; Le parole della terra, Tarquinia 2003 (con P. Echaurren). Come curatore: L. Carnacina, La grande cucina, Milano 1960; L. Carnacina, Il Carnacina, Milano 1960. Come editore: G. Giusti - G. Giupponi, Dizionario dei proverbi italiani, Milano 1956; Il gastronomo, Milano 1956-1962; Il pensiero, Milano 1956-1962; Apicio, La cucina di Roma, Milano 1957; G.E. Bariè, Il concetto trascendentale, Milano 1957; L. Carnacina, À la carte, Milano1957; A. France, L’astuccio di madreperla e Giocasta e il gatto magro, Milano 1957; P.J. Proudhon, La questione sociale, Milano 1957; M. de Sade, Storielle, racconti e raccontini, Milano 1957; L. Schirollo, Antropologia e dialettica nella filosofia di Platone, Milano 1957; G. Traglia, Le ghiottornie di Gabriele D’Annunzio, Milano 1957; G. Bertolucci, Le notti di Mosca, Milano 1958; A. Compagnoni, Uomini sul K2, Milano 1958; A. France, Il pozzo di Santa Chiara, Le sette mogli di Barbablu, Baldassarre e I racconti di Giacomo Girarrosto, Milano 1958; I. Soldà, Lo sci moderno e Lo sci agonistico, Milano 1958; G. Tuni, Filosofia e scienza nell’attualismo, Milano 1958; Problemi del socialismo, Milano 1958-1959; E. Pagliarani, Inventario privato; Biblioteca del gastronomo (cofanetto di 12 volumetti), Milano 1959; U. Caruso, La ginnastica presciistica, Milano 1960; Ex-Vinis, 1989-2004; Catalogo delle etichette, Bergamo 1990-1991; Catalogo dei vini da meditazione, da favola, doc e docg, Bergamo 1992, 1993 e 1994; M.D. Febbrari, Salute e grande cucina, Bergamo 1994; G. Salvaterra, I ristoranti America, Bergamo 1994-1996; I luoghi e la memoria (I-XII) e I semi (I-XXI), Bergamo 1994-2004; B. Francese, Le pizzerie d’Italia, Bergamo 1999; Gli oli, Bergamo 2000; G. Mangano, Terra cultura e cucina del Gargano, Bergamo 2003.

Fonti e Bibl: M. Mariani - N. Stefi, I 107 titoli di V., Milano 1984; G.A. Rota - N. Stefi, L. V. La vita è troppo corta per bere vini cattivi, Firenze 2012; S. Lorigliola et al., Pastiche. Cultura materiale alla Veronelli, Bergamo 2014; A. Capatti - A. Colonetti - G.A. Rota, L. V. Camminare la terra (catal.), Firenze 2015.

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