Buñuel, Luis

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Regista cinematografico (Calanda, Aragona, 1900 - Città di Messico 1983), uno dei maggiori della storia del cinema. I primi tre film sono tre punti di riferimento obbligati: Un chien andalou (1929), sorta di manifesto del surrealismo, L'âge d'or (1930), violenta polemica contro i valori consacrati, Las Hurdes (1932), spietata analisi di una zona sottosviluppata della Spagna. Regista sgradito, solo dopo quindici anni ritornò alla regìa; trascorse poi un lungo periodo in Messico dove lavorò a molti film. Spesso dovette fare i conti con le esigenze commerciali della produzione locale, non rinunciando però mai a una sostanziale dignità, e riuscendo anzi a creare opere divertenti (La ilusión viaja en tranvía, 1953) e interessanti (Subida al cielo, 1951), e a inserire sempre umori personali assai ricchi, a descrivere con ironia mai gratuita situazioni tipiche (Susana, Adolescenza torbida, 1950), ad accostare prediletti testi letterarî (Las aventuras de Robinsón Crusoe, 1952; Cumbres borrascosas, 1953). Appartengono a questo periodo un capolavoro come Los olvidados (I figli della violenza, 1950), il significativo Ensayo de un crimen (Estasi di un delitto, 1955) e quell'impeccabile mistura di sarcasmo e analisi sociale che è Él (1952). Qui e altrove sono presenti motivi che troveranno sviluppo e completezza stilistica in opere posteriori, da Nazarín (1958) a Viridiana (1961), a El ángel exterminador (1962), fino a Tristana (1969), Le charme discret de la bourgeoisie (1972), Le fantôme de la liberté (1974), Cet obscur objet du désir (1977). Il lungo percorso della sua carriera gli ha inoltre permesso di toccare forme e generi diversificati, dall'analisi sociologica di Le journal d'une femme de chambre (1963), all'estrosa e acuta parabola a sfondo religioso di La voie lactée (1969), che riprendeva gli umori corrosivi di Simón del desierto (1965), al rifacimento in chiave critica e psicanalitica di un romanzo d'appendice in Belle de jour (1966). Pur essendo il suo retroterra culturale complesso, si possono rintracciare due poli di riferimento costanti, la Spagna e il surrealismo. La prima è presente come clima ideologico (il cattolicesimo controriformista) e come tradizione figurativa (il grottesco di molta pittura) e narrativa; spagnolo è l'aggancio storico da cui parte la situazione di chiusura e oppressione: da qui, la continua polemica antiborghese, contro le regole e le convenzioni. Al surrealismo, che è stato l'esperienza culturale decisiva di B., si possono ricondurre modi del suo stile, che si basa soprattutto sull'ambivalenza tra sogno e realtà, su accostamenti inconsueti, su una simbologia fortemente allusiva, sulla rottura con i modi abituali di racconto.

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