LUYNES

Enciclopedia Italiana (1934)

LUYNES

Rosario Russo

. Sotto il titolo di duchi di L. è conosciuta la famiglia d'Albert o Alberti, oriunda di Firenze e trapiantatasi nel Venassino verso il 1400. I d'Albert cominciarono ad acquistare notorietà al servizio dei sovrani francesi: Tommaso Alberti, come compenso dei suoi servizî, ebbe da Carlo VII la carica di bailli d'épéé del Vivarais e del Valentinois. Suo figlio Hugues fu bisnonno di Léon, che nel 1535 sposò Jeanne de Ségur, la quale gli portò in dote la terra di Luynes, in Provenza. Il figlio di Léon Honoré, signore di L. (1540-1592), gentiluomo di Carlo IX, fu valoroso capitano; prese parte all'assedio di la Rochelle e alla battaglia di Jarnac (13 marzo 1569); seguì il partito di Caterina de' Medici e guerreggiò contro gli ugonotti, ai quali prese Beaucaire e Pont-Saint-Esprit, di cui divenne governatore. Passò, poi, nell'esercito di Enrico IV, il quale prese alla corte come paggio suo figlio Charles (v.). Questi ebbe un unico figlio, Louis-Charles (16zo-1690), pari di Francia, il quale, di spirito profondamente religioso, preferì lo studio e la solitudine alla vita mondana. Capo della famiglia, divenne nel 1643 gran falconiere di Francia e nel 1661 cavaliere degli ordini del re. Si distinse per valore nella difesa del campo di Arras, assalito dagli Spagnoli nel 1640. Fu in rapporti molto stretti con i Sacy, con gli Arnauld e con gli altri di Port-Royal; ma si raffreddò con essi. Scrisse varie opere ascetiche; tradusse in francese le meditazioni di Cartesio. Fu padre della contessa di Verrue, favorita di Vittorio Amedeo II di Savoia, e di Charles-Honoré, duca di Chevreuse. Costui, dopo avere abbracciato la carriera delle armi, si diede agli studî; amico di Fénelon, fu uno degli spiriti più elevati del suo tempo. Suo figlio Honoré-Charles, duca di Montfort (1669-1704), fu un valoroso generale, fece la campagna di Germania (1688) e quella di Fiandra (1702); fu mortalmente ferito mentre tentava di passare il Reno. Suo figlio Charles-Philippe (1695-1758) prese parte a varie campagne, scrisse i Mémoires sur la cour de Louis XV, che vanno dal 1735 al 1758, interessanti non solo per la conoscenza della vita di corte, ma anche per le notizie relative alle lettere, alle arti e alle scienze. Suo fratello Paul (1703-1788) lasciò la carriera delle armi per la religione; vescovo di Bayeux, fu strenuo difensore dei diritti della Chiesa contro la magistratura; l'11 giugno 1752, insieme con venti vescovi, indirizzò al re una protesta scritta contro i decreti del parlamento, relativi al rifiuto dei sacramenti. Il 18 agosto 1753, ebbe l'arcivescovato di Sens; il 5 aprile 1756, Benedetto XIV lo creò cardinale col titolo di San Tommaso in Parione. Intollerante, dopo l'adunanza dei vescovi tenutasi presso di lui per ordine del re, nel 1761 sottoscrisse il Parere in difesa dei gesuiti. Primo elemosiniere della delfina, madre di Luigi XVI, venne colmato d'onori. Fu membro dell'Académie française e membro onorario dell'Académie des sciences. Scrisse, fra l'altro: Instruction pastorale contre la doctrine des incredules, portant condamnation du Système de la nature du baron d'Holbach (Parigi 1770) e pubblicazioni di argomento scientifico.

Un L. Louis-Joseph-Charles-Amable (1748-1807), figlio di Charles-Philippe, maresciallo di campo e pari di Francia allo scoppio della Rivoluzione, deputato agli Stati generali, appartenne alla nobiltà che si schierò per le riforme e per la monarchia costituzionale. Arrestato durante il Terrore, riebbe la libertà e nel 1803 fece parte del senato. Liberale al pari di lui fu la moglie Guyonne de Montmorency-Laval. Coltissima letterata e storica, nel castello di Dampierre mise una tipografia, che stampò parecchie sue opere, fra cui una Histoire de la vie et de la mort tragique de Vittoria Accoramboni, duchesse de Bracciano (anno VIII). Nipote di Louis-Joseph-Charles-Amable fu Honoré-Théodoric-Paul-Joseph, archeologo, morto a Roma nel 1867, che lasciò numerose pubblicazioni, fra cui Métaponte (Parigi 1833) e un Commentaire hist. et chronol. sur les éphémerides de Matteo de Giovenazzo (Parigi 1838).

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