TIRONE, M. Tullio

Enciclopedia Italiana (1937)

TIRONE, M. Tullio (M. Tullius Tiro)

Massimo LENCHANTIN DE GUBERNATIS

Fu liberto di M. Tullio Cicerone, per il quale nutrì una fedele amicizia. Uomo di cultura estesissima e d'ingegno notevole, dedicò al patrono una grande parte della sua attività.

Si citano di lui le opere seguenti: Vita Ciceronis; De iocis Ciceronis; De usu atque ratione linguae latinae; Πανδέκται, miscellanea di argomenti varî; Epistulae, di cui Gellio parla occasionalmente; una tragedia sofoclea, forse non mai venuta alla luce, alla quale allude Cicerone. Non minori meriti si conquistò presso i posteri con la pubblicazione di opere del suo signore. Si sa ch'egli fu editore delle Verrine, d'un corpus di orazioni ciceroniane di cui è traccia nelle soscrizioni di alcuni manoscritti della Laurenziana, di abbozzi delle orazioni del patrono, d'un nucleo d'una settantina delle epistulae comprese poi nella silloge delle Epistulae ad familiares. Il nome di T. divenne inoltre famoso nella storia della stenografia. Un predecessore di lui in Roma fu il poeta Ennio. I simboli tachigrafici, detti comunemente Notae Tironianae, che furono molto impiegati, con ulteriori sviluppi e perfezionamenti, durante l'impero, sono conservati in alcuni manoscritti risalenti a un archetipo dell'età carolingia (cfr. W. Schmitz, Commentarii Notarum Tironianarum, Lipsia 1893; v. anche stenografia).

Bibl.: W. Drumann, Geschichte Roms, 2a ediz. a cura di P. Groebe, VI, Berlino 1929, p. 356.