M

Enciclopedia Italiana (1934)

M

Guido Calogero

- Dodicesima lettera dell'alfabeto latino, mentre nel fenicio e nell'ebraico è la tredicesima. Nell'alfabeto fenicio essa aveva la forma di una linea ondulata terminata da un tratto più lungo, che simboleggiava le onde dell'acqua (mēm) e aveva appunto questo nome. Gli alfabeti greci conservarono questo simbolo, ma avendo cambiato il senso della scrittura, che nel fenicio e nelle altre lingue semitiche va da destra a sinistra, rivoltarono anche il segno, sicché l'asta più lunga fu la prima. La lettera aveva cinque tratti, ma presto fu semplificata, togliendo l'ultimo: da questa forma, convenientemente arrotondata, deriva il μ della scrittura corsiva. Un'ulteriore modificazione rese i quattro tratti uguali e questa forma divenne preponderante nell'uso latino; la forma arcaica, con cinque tratti uguali, si è perpetuata nella sigla per il prenome Manius (??? o M'). Nella scrittura unciale i due tratti esterni si arrotondarono, mentre quelli interni si fusero in un solo: si ebbe così la forma arrotondata che è una delle più costanti caratteristiche di quella scrittura e che ha dato origine alla m corsiva minuscola.

Dal punto di vista fonetico la m è la bilabiale nasale; essa differisce dalla b per il fatto che nel pronunziare m il passaggio tra la cavità orale e la nasale è lasciato aperto e quindi il suono può essere prolungato, mentre in b la chiusura è istantanea. Il suono della m è assai stabile; però nel greco, nelle lingue germaniche ecc., la m finale diventa n; l'n davanti alle labiali b e p diventa spesso m.

Numerazione. - Secondo uno dei sistemi di numerazione dei Greci, μ valeva 40; secondo quello "decadico", M, iniziale di μυριάς, valeva 10.000. Presso i Romani M, iniziale di mille, valeva appunto 1000.

Filosofia. - Come simbolo mnemonico, la lettera M serve, in logica formale, a designare il termine medio del sillogismo, e a indicare che la riduzione di un dato modo sillogistico a uno dei modi validi della prima figura dev'essere compiuta mediante la metatesi, cioè l'inversione dell'ordine, delle due premesse.