MABILIO da Novate

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 66 (2006)

MABILIO da Novate

Paolo Pontari

MABILIO (Mabilius, Mobilius, Mabillas, Amabilius) da Novate (Novatus, de Novate). – Nacque a Novate Milanese, presumibilmente tra il 1440 e il 1450. Secondo G.B. Valentini (Cantalicio) M. si sarebbe gloriato dell’origine ligure del padre, il quale, come riferisce Poliziano, lo avrebbe lasciato erede di un ingente patrimonio che egli non seppe gestire e sperperò in pochissimo tempo.

A lungo si è creduto che il «Mabilius» a cui Poliziano rivolse dieci epigrammi fosse in realtà Michele Marullo, chiamato scherzosamente «Mabilio» da Poliziano, «quasi malae bilis» (Mencke, p. 381), e per allusione a Manilio, padre di Marullo. A sostenere questa ipotesi fu A.M. Salvini, che su un esemplare del Tertius tomus operum Angeli Politiani (Lugduni, apud Sebastianum Gryphium, 1533, conservato a Firenze, Biblioteca Riccardiana, Stamp., 1526) a p. 314, di fronte all’epitaffio polizianesco In Mabilium (Epigr. lat., LII in Prose …) scrisse: «contra ’l Marullo». Salvini fu seguito da La Monnoye e da Broeckhuizen (Broukhusio), ma non da Bayle e da Fabricius. Mencke, biografo di Poliziano, dichiarò di voler identificare il personaggio con Marullo fintanto che non si fossero trovati elementi più sicuri. In seguito, Legrand propose l’identificazione di «Mabilius» con il greco Emanuel Rhalles (Raul) Cabaces, ossia Manilio Cabacio Rallo, il noto poeta e arcivescovo di Monembasia (Malvasia) che il Poliziano ebbe modo di conoscere a Roma negli anni 1484-85. Cinquini, avendo trovato alcuni carmi di M. nel ms. Urb. lat., 1193 (Biblioteca apost. Vaticana), fu incerto se attribuirli a Marullo, ma non dubitò della coincidenza di M. con Michele Marullo. In seguito, Bottiglioni attribuì questi stessi carmi a Marullo (pp. 123, 133) e a lui rimasero attribuiti anche da Fumagalli. La distinzione tra M. e Marullo fu per la prima volta operata da Picotti sulla base di numerosi indizi raccolti, a partire dal nome stesso di M., nelle edizioni antiche degli epigrammi latini di Poliziano, quella aldina del 1498 e quella fiorentina del 1499, dove all’altezza dei componimenti indirizzati a M. si legge: «In Mabilium Novatum Insubrem».

In due lettere del 1465 e del 1475 di F. Filelfo (Epistolarum…, c. 184r), di cui M. fu probabilmente discepolo, egli è descritto come un giovane promettente ed è ricordato per esser stato latore a Filelfo di un codice contenente il commento di Giovanni Vesto all’Etica Nicomachea di Aristotele. In un’altra lettera del 7 nov. 1465 (ibid., c. 184v) Filelfo lo raccomandava a Ludovico Carbone, allora docente a Bologna e presso il quale M. si sarebbe recato per recapitare la lettera e per riferire alcune richieste del maestro.

Nessuna prova certa rimane di un soggiorno di studi di M. a Ferrara, ma non è escluso che lì egli terminasse la sua formazione. Nel maggio 1468, comunque, doveva trovarsi a Venezia, giacché il 28 di quel mese Filelfo (ibid., c. 197v), scrivendo a Gerardo Colli, residente ducale sforzesco a Venezia, lo pregava di sollecitare M. affinché gli restituisse un codice del De situ orbis Terrae di Prisciano.

Sembra che M., infatti, soggiornasse proprio a Venezia in quegli anni, come scherzosamente ricorda anche Cantalicio affermando che M. tentava di vendere la sua barbarie ai Veneziani. A Venezia M. dovette essere in stretti rapporti con il poeta e filosofo Francesco Diana, a cui indirizzò alcuni versi (Copenaghen, Biblioteca reale, Fabricius collection, Gl. Kgl. Samling, 3553, c. 17v; Modena, Biblioteca Estense e universitaria, Est. lat., 134 [alfa R.9.5], c. 101v).

Ancora da Filelfo si ricava che a Venezia M. dovette risiedere a casa di Luca Michiel, presso il quale fu ospite anche Pomponio Leto, precettore del figlio del nobile veneziano. È presumibile dunque che in casa di Michiel M. abbia dimorato per un periodo insieme con Pomponio Leto, anche se al tempo della lettera di Filelfo Pomponio non si trovava più a Venezia.

Da Venezia M. passò a Urbino alla corte di Federico da Montefeltro, dove fu accolto calorosamente per essere stato discepolo di Filelfo (1469-71).

Del soggiorno urbinate di M. si conservano diciassette epigrammi e un carme in esametri, raccolti nella silloge curata dal bibliotecario urbinate di Federico da Montefeltro, Federico Veterani (Biblioteca apost. Vaticana, Urb. lat., 1193, cc. 112r-126r, 154v, 186v). Nei componimenti M. tesse le lodi di Federico, di Battista Sforza sua consorte e di Antonio, figlio illegittimo di Federico.

Nel 1472, tuttavia, M. dovette allontanarsi da Urbino, come si ricava dall’assenza nei suoi scritti di riferimenti importanti posteriori a questa data e dal fatto che egli dovesse certamente trovarsi a Firenze proprio nel 1472, quando Federico era impegnato nell’assedio di Volterra, arresasi il 18 giugno.

Proprio a Firenze dovette nascere l’aspra polemica con Poliziano, con i poeti toscani Naldo Naldi e Alessandro Braccesi, e con Cantalicio.

Nella polemica di M. con Poliziano (1472-79) il primo a scagliarsi fu certamente Poliziano, il quale ravvisò in alcuni versi di M. innumerevoli errori: alla provocazione M. dovette rispondere chiedendo a Poliziano di indicargli gli errori, e l’umanista rispose sagacemente: «Innumeratae tibi sunt, Mabili, in carmine mendae, / atque ubi sint quaeris: per mare quaeris aquam!» (Epigr. lat., XLIII, in Prose…, p. 131). M. dovette rispondere senza moderazione a Poliziano, il quale a sua volta si scagliò ferocemente contro di lui, tracciandone il ritratto fisico e morale.

Da Poliziano si ricava che M. comprò una casa «in desertissimo urbis loco qui “Ad Caballum” dicitur»: era l’abitazione romana di M. sul Quirinale, in contrada Monte Cavallo, da lui acquistata nel 1477-78. La casa doveva sorgere nelle vicinanze di quella del Platina e di Pomponio Leto, al quale la casa di M. fu ceduta prima per metà, ancora vivo il poeta, poi interamente dopo la sua morte, per 35 ducati da un certo Dionisio da Novate, per conto della sorella di M., Margherita, erede legittima.

M. morì, presumibilmente a Roma, prima del 17 apr. 1479, data del contratto di vendita in cui egli è dichiarato morto (Picotti, pp. 159 s.).

L’odio di Poliziano non si placò nemmeno dopo la morte di M., come mostra l’infamante iscrizione funebre che Poliziano inserì in suo epigramma: «Flecte, viator, iter, foetet: nam putre Mabili / hac fovea corpus conditur atque animus» (Epigr. lat., LII, in Prose…, p. 140).

Fonti e Bibl.: F. Filelfo, Epistolarum familiarium libri XXXVII, Venetiis 1502, cc. 184, 197v; P. Piatti, Epigrammatum elegiarumque libri duo, Mediolani 1502, c. 95; P. Crinito, Poematum libri duo, Flo;rentiae 1505, p. 554; A. Baillet, Jugemens des savans sur les principaux ouvrages des auteurs. Revûs, corrigez, et augmentez par M. De la Monnoye…, IV, Paris 1722, p. 321 n. 4; I. Sannazaro, Opera latine scripta, a cura diJ. Broeckhuizen, Amstelaedami 1728, pp. 121-123, 218 s., 227; F.O. Mencke, Historia vitaeAngeli Politiani…, Lipsiae 1736, pp. 381, 385; P. Bayle, Dictionnaire historique et critique, III, Amsterdam 1740, p. 359; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, II, Mediolani 1745, coll. 996-998; A. Poliziano, Prose volgari inedite e poesie latine e greche edite e inedite…, a cura diI. Del Lungo, Firenze 1867, pp. 131-140; É. Legrand, Bi;;bliographie hellénique…, III, Paris 1903, p. 76 n. 1; A. Cinquini, Spigolature da codici manoscritti del secolo XV. Il codice Vaticano Urbinate latino 1193, in Classici e neolatini, IV (1908), 2-3, pp. 253-263; A. Fumagalli, Angelo Poliziano, Roma-Milano-Napoli s.d., pp. 90 s.; C. Picci, Il «Liber epigrammatum» di G.B. Valentini detto il Cantalicio, Varallo Sesia 1911, p. 72 n. 1; G. Bottiglioni, La lirica latina in Firenze nella seconda metà del sec. XV, Pisa 1913, pp. 79 s., 121-136; [F. Novati], M. da N., umanista del secolo XV, in Arch. stor. lombardo, XLII (1915), pp. 526 s.; F. Patetta, Una raccolta manoscritta di versi e prose in morte d’Albiera degli Albizzi, Torino 1918, pp. 324 s.; M. Scherillo, Le origini e lo svolgimento della let;teratura italiana, II, Milano 1926, p. 490; V. Cian, La satira, I, Dal Medioevo al Pontano, Milano 1945, pp. 455-457; Mostra del Poliziano nella Biblioteca Medicea Laurenziana… (catal.), a cura di A. Perosa, Firenze 1955, p. 180; G.B. Picotti, Marullo o Mabilio? Nota polizianesca (estr. da Studi di storia e di critica letteraria in onore di F. Flamini, Pisa 1915), in Id., Ricerche umanistiche, Firenze 1955, pp. 141-176; J.A. Fabricius, Bibliotheca latina…, V, Graz 1962, pp. 1, 46 s.; I. Maïer, Les manuscrits d’Ange Politien…, Genève 1965, ad ind.; Id., Ange Politien, Genève 1966, pp. 12 n. 2, 152 e n. 67, 170 e n. 14, 181-188, 192, 201, 206; E. Bigi, La cultura del Poliziano, Pisa 1967, pp. 140-143; M.E. Cosenza, Biographical and bibliographical dictionary of the Italian humanists…, Boston 1962, p. 2037; P.O. Kristeller, Iter Italicum, I, pp. 225, 227, 378, 434; II, p. 110; III, p. 185; V, p. 229.