MACAULAY, Thomas Babington, primo barone Macaulay

Enciclopedia Italiana (1934)

MACAULAY, Thomas Babington, primo barone Macaulay

Mario Praz

Storico, saggista, e uomo politico, nato a Rothley Temple, Leicestershire, il 25 ottobre 1800, e morto a Londra il 28 dicembre 1859. Era figlio di Zachary Macaulay, filantropo e antischiavista. Fin dalla più tenera età, M. diede segni d'ingegno precoce e di memoria eccezionale; a sette anni cominciò un compendio di storia universale, a otto scrisse un trattato destinato a convertire gl'indigeni di Malabar al cristianesimo; dopo aver imparato a memoria il Lay of the last Minstrel e il Marmion dello Scott, si sentì ispirato a comporre poesie e inni: echeggiò lo Scott in un poema su Olao Magno, supposto antenato dei Macaulay. Mandato a scuola nel 1812, apprese con stupefacente rapidità; nell'ottobre del 1818 fu ammesso al Trinity College (Cambridge), ove si occupò di politica divenendo un liberale convinto; nel 1822 vinse il premio annuo del collegio con un saggio su Guglielmo III, concepito in uno stile che ha già le caratteristiche che si svilupperanno con la maturità. Il primo ottobre 1824 fu eletto fellow del Trinity College. Nel 1826 sostenne l'esame di avvocato, ma poco dopo rinunziò a questa professione, giacché il parlamento l'attirava più del foro: della sua eloquenza diede un primo esempio pubblicamente elogiato (nella Edinburgh Review) con un discorso a una riunione della Anti-Slavery Society, il 24 giugno 1824. Intanto aveva iniziato la sua collaborazione a riviste, dapprima al Knight's Quarterly Magamne, poi alla Edinburgh Review, nel cui numero dell'agosto 1825 apparve il suo primo articolo, su Milton. Questo articolo ebbe gran successo, preparato, certo, dalla fama che il giovane godeva tra gli amici. I suoi articoli si succedettero nella Edinburgh Review eclissando tutti gli altri.

Nel gennaio 1828 Lord Lyndhurst lo nominò commissario della giurisdizione fallimentare; nel febbraio 1830 lord Lansdowne offrì al M. il seggio di Calne (un pocket-borough, in cui, cioè, la sua famiglia aveva diritto di designare il candidato). Il M. accettò di buon grado e pronunziò il primo discorso in parlamento il 5 aprile 1830, a sostegno del disegno di legge di Robert Grant per la revoca delle incapacità degli ebrei. Fece la prima visita al continente subito dopo la rivoluzione di luglio in Francia. La sua fama d'oratore parlamentare aumentò dopo il suo discorso a proposito della seconda lettura del Reform Bill, discorso che ricevette anche l'elogio dell'avversario, Sir Robert Peel. Ma intanto la sua situazione economica era in pessimo stato: gli affari del padre erano andati di male in peggio fino dai suoi anni di collegio; nel 1831 cessò la fellowship, nel 1830 perdette il posto nella giurisdizione fallimentare: il M. si vide presto costretto a vendere le medaglie d'oro guadagnate all'università. Con l'avvento del Reform Act, nel giugno 1832, e il trionfo del ministero di H. Grey, il M. fu favorito dal partito al potere, e nominato uno dei sei commissarî del "board of control" (ispettorato istituito dal Pitt per controllare la East India Company a cui era allora affidato il governo dell'India). Le molteplici occupazioni pubbliche non consentivano al M. molto tempo libero per l'attività letteraria. Eletto deputato della nuova circoscrizione di Leeds, nel 1833 ebbe parte preponderante nel disegno di legge per l'abolizione della schiavitù. Gli antischiavisti avversavano la clausola ministeriale che stabiliva un tirocinio di dodici anni per gli schiavi liberati; il M. che era stato nominato segretario del "board of control", parlò contro la proposta ministeriale e presentò le sue dimissioni; raggiuntosi tuttavia un compromesso, riducendo quel periodo a sette anni, le dimissioni del M. non furono accettate. Nel 1834 il M. fu nominato del Consiglio supremo dell'India, con uno stipendio di diecimila sterline annue, che gli permetteva ingenti risparmî destinati a sanare le disastrose condizioni finanziarie del padre e a pagare i suoi creditori. Delle due sorelle favorite una, Margaret, andava sposa in quel tempo, privando il M. della sua compagnia, l'altra, Hannah, acconsentì ad accompagnarlo in India nel febbraio del 1834: quell'anno stesso doveva sposarsi con Charles Trevelyan, che era allora impiegato della East India Company, e la nuova famiglia creò al M. quell'ambiente domestico che bastava alla sua indole, affettiva ma non passionale. Sino alla fine del 1837 il M. dimorò a Calcutta. Applicò la sua mentalità liberale allo studio dei complessi problemi presentati dal passaggio dell'amministrazione dell'India dalle mani della East India Company a quelle del governo: difese la libertà di stampa, propugnò l'eguaglianza degl'indigeni e degli europei di fronte alla legge, e, come presidente del consiglio dell'istruzione pubblica, sostenne la precedenza degli studî inglesi sugli studî indiani; soprattutto attese alla composizione del codice penale e del codice di procedura penale dell'India, che vennero pubblicati alla fine del 1837, dando esempio di mirabile preparazione, sorprendente in chi, come lui, non aveva pressoché nessuna esperienza pratica del foro.

Tornato in Europa, nell'autunno del 1838 fece un viaggio in Italia, raccogliendo materiale per i suoi Lays of Ancient Rome (pubblicati nel 1842). Nel marzo 1839 cominciò a lavorare alla History of England che, nelle sue intenzioni, doveva abbracciare il periodo dalla rivoluzione del 1688 alla morte di Giorgio III. Nel 1839 fu eletto deputato di Edimburgo, e poco dopo ebbe un portafoglio come segretario del Ministero della guerra, nel quale ufficio difese l'operato del governo nella guerra di Cina. Caduto il gabinetto Melbourne nel 1841, il M. poté dedicarsi di nuovo alla composizione della sua History; nel 1843 raccolse i suoi Essays in un volume che godette larga popolarità. In parlamento prese parte attiva al disegno di legge sui diritti d'autore ottenendo che si fissasse il termine di quarantadue anni dalla pubblicazione di un'opera. Negli anni 1844 e 1845 fu tra i più efficaci oppositori di Peel; le varie occupazioni gl'impedirono di seguitare la collaborazione alla Edinburgh Review. Durante il ministero di lord Russell fu tesoriere dell'esercito. Alle elezioni generali del 1847 perdette il seggio di Edimburgo. Non volle presentare la sua candidatura altrove, preferendo dedicarsi del tutto ai suoi studî. Nel novembre 1848 apparvero i due primi volumi delle History of England che conobbero un successo paragonabile solo a quello dello Scott, del Dickens e delle Tales in verse del Byron. In quattro mesi si vendettero tredicimila copie. Nel gennaio 1852, dopo la caduta del Palmerston, fu invitato da lord Russell a far parte del ministero, ma declinò l'offerta. Nel luglio di quell'anno venne rieletto a Edimburgo, ma poco dopo era colpito da una grave affezione cardiaca. La salute non gli permise più di occuparsi attivamente di politica; il 19 luglio 1853 pronunciò l'ultimo discorso in parlamento. Nel dicembre del 1855 apparvero il terzo e il quarto volume della History, che ebbero negli Stati Uniti un successo editoriale quale nessun'opera aveva mai ottenuto, eccettuata la Bibbia. In dieci settimane si vendettero 26.500 copie e la casa editrice Longman pagò nel marzo del 1856 al M., per diritti d'autore, un assegno di ventimila sterline che è ancora conservato come un fenomeno negli annali editoriali.

Nel maggio 1856 il M. abbandonò la sua dimora nell'Albany (presso Piccadilly) e si stabilì in un ameno villino a Campden Hill, Holly Lodge, con un vasto giardino che egli prese a coltivare con amore. Tra i libri, gli svaghi della società, l'affetto dei parenti, e i consueti viaggetti autunnali, passò gli ultimi anni. Nell'agosto 1857 lord Palmerston gli offrì il titolo di lord, e il M. divenne Baron Macaulay of Rothley. Condusse la composizione della sua History fno alla morte di Guglielmo III; il quinto volume, che reca tracce d'insufficiente elaborazione, fu pubblicato postumo nel 1861 a cura della sorella, Lady Trevelyan. Il M. cessò di vivere, tranquillamente, mentre sedeva nella sua biblioteca; fu sepolto nell'abbazia di Westminster.

Uomo eminentemente rappresentativo dell'Inghilterra vittoriana, sia per le virtù sia per le sue limitazioni, non sorprende che il M. incontrasse pienamente il favore della sua età. Ottimo uomo, carattere integerrimo, pur senza quel che di forzato che si suol denominare l'ipocrisia vittoriana, manca tuttavia di quel più profondo sapore umano che dànno le vite affettivamente intense. Al M. bastò l'affetto delle sorelle e dei nipotini; non conobbe, a quel che pare, la passione amorosa. Cerebrale, diresse tutta la sua energia alla politica e agli studî, sfogò la sua esuberanza nella conversazione e nell'oratoria declamata o stesa sulle carte. Nella sua History of England egli è il travolgente avvocato del partito liberale, partigiano convinto della rivoluzione del 1688, ma senza partito preso, poiché immaginava che la sua veduta parziale fosse l'obiettività stessa della storia. V'è un'ingenuità eccessiva nelle sue concezioni e nel suo stile, troppo spesso sgargiante, privo di sfumature, animato da una meccanica tendenza al crescendo, alla perorazione pittoresca, alla stroncatura pesante. È però questo lo stile che più conquide le persone di media cultura, che si sentono adulate dall'implicito disprezzo del M. per le larghe vedute filosofiche e per la vera profondità di pensiero. Nonostante le sue innegabili doti di chiarezza espositiva, il M., che si lasciò spesso prender la mano dal facile pittoresco e dall'argomentazione causidica, non può dunque oggi essere annoverato fra i grandi storici; né merita un posto molto elevato nel campo letterario; dei suoi saggi, i migliori son quelli su Clive e Warren Hastings, d'argomento non letterario. Soddisfatto di sé, sicuro nelle sue semplicistiche asserzioni come lo era nel ripetere brani imparati a mente a molti anni di distanza (diceva di poter riprodurre il Paradise lost e il Pilgrim's Progress a memoria, quando se ne fosse perduta ogni copia), M. è il "prodigio" dell'età sua, idolo d'una mediocrità borghese che non aveva di aureo altro che una fallace apparenza.

Ediz.: Works, a cura di Lady Trevelyan, in 8 volumi, 1866; Albany Edition, in 12 volumi, Londra 1898; Critical and historical Essays, a cura di F. C. Montague, Londra 1900; Selections from M., a cura di E.V. Downs e G. L. Davies, Londra 1931. Traduzioni italiane: I canti di Roma antica, trad. Ferrajoli, Roma 1918; Storia d'Inghilierra, trad. P. E. Giudici, Firenze 1852-53, e trad. P. E. Nicoli e C. Rovighi, Torino 1859-63; Saggi biografici, trad. F. Salazar-Crivelli, Milano 1891; Saggi biografici e critici, trad. C. Rovighi, Torino 1859-63.

Bibl.: Sir G. O. Trevelyan, The Life and Letters of Lord Macaulay, Londra 1876, voll. 2, famoso studio biografico; Lytton Strachey, Portraits in miniature, Londra 1931 (breve saggio su M. già apparso in The Nation and Athenaeum del 21 gennaio 1928); H. E. Shepher, A Study of Lord Macaulay's English, in Pubblications of the Modern Language Association of America, III (1887). Un punto di vista diametralmente opposto a quello della History of England è sostenuto da Hilaire Belloc, in James the Second, Londra 1928.

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