MAESTRO dei DITTICI DELLA PASSIONE

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1997)

MAESTRO dei DITTICI DELLA PASSIONE

A. Lauria

Anonimo intagliatore d'avorio di probabile origine francese, attivo intorno alla metà del sec. 14°, a cui si attribuisce la paternità di una serie di dittici eburnei con raffigurazioni di scene della Passione di Cristo, accomunati da elementi di ordine stilistico.

È legittimo supporre che il M. dei Dittici della Passione fosse a capo di una bottega - facente parte di quegli ateliers novateurs specializzati nella produzione di oggetti artistici in avorio, identificati da Koechlin (1924) - alla quale dovrebbe ricollegarsi una serie di dittici databili tra la metà e la fine del Trecento. Si trattò certamente di un laboratorio assai attivo, a giudicare dalla vasta influenza esercitata dai prodotti in esso realizzati, come si evidenzia dal rapporto con la contemporanea e successiva produzione francese di dittici in avorio, che ne replicò, pur con specifiche varianti, le caratteristiche sostanziali.

Alla mano del M. dei Dittici della Passione dovrebbero potersi ricondurre, in particolare, due opere: una conservata a Berlino (Staatl. Mus., Pr. Kulturbesitz; Koechlin, 1924, nr. 788) e l'altra a Parigi (Coll. G. Dormeuil; Koechlin, 1906, nr. 351; 1924, nr. 789), a cui dovrebbe aver collaborato un aiutante assai esperto. L'intervento del M. dei Dittici della Passione si riconosce soprattutto nelle tipologie dei volti, esageratamente sviluppati rispetto alle proporzioni dei corpi, con tratti somatici spesso esasperati, ma di grande efficacia espressiva, nella caratteristica disposizione delle scene gremite di personaggi, a stento contenuti entro i singoli riquadri, ciascuno commentato da arcatelle pensili polilobate, decorate da crochets. Entrambi i dittici, ordinati su tre registri, ospitano - a partire dal riquadro in alto a sinistra e proseguendo verso destra - le seguenti raffigurazioni: la Risurrezione di Lazzaro, l'Entrata di Cristo a Gerusalemme, la Lavanda dei piedi, l'Ultima Cena, l'Orazione nell'orto, la Cattura di Cristo, l'Impiccagione di Giuda, la Crocifissione. Tra le rappresentazioni è di estrema originalità iconografica l'Orazione nell'orto - oggetto di numerose repliche -, che presenta una singolare vegetazione, dai tronchi nodosi e inflessi a causa dell'esiguità dello spazio, e numerosi personaggi nelle pose più bizzarre.

Falke (1933) assegnò in maniera del tutto convincente al M. dei Dittici della Passione anche un grande dittico (coll. privata) costituito da due riquadri con coronamento ogivale, sui quali sono raffigurati S. Giovanni Battista, il donatore dell'opera, Cristo e la Maddalena (Falke, 1933, fig. 1). Il volto del Cristo, posto nella parte superiore destra dell'opera - pendant alla figura della Vergine con il Bambino nella parte superiore sinistra -, somiglia in maniera inequivocabile alla figura di Gesù inserita nell'Ultima Cena del dittico berlinese. Lo stesso Falke (1928) aveva attribuito inoltre all'artista le quattro facce di un cofanetto con Storie di Tristano a San Pietroburgo (Ermitage).Con ogni probabilità, un dittico di Madrid (Mus. Arqueológico Nac.; Gaborit-Chopin, 1978), assai simile ai due citati e di buon livello esecutivo, realizzato su un'idea del M. dei Dittici della Passione, va ritenuto opera di qualche stretto e dotato collaboratore, non privo di iniziative stilistiche personali. Altri dittici, conservati uno a Copenaghen (Nationalmus.; Tardy, 1972), due a Lione (Coll. Baboin; Koechlin, 1924, nrr. 792, 797) e uno a Londra (Vict. and Alb. Mus.; Longhurst, 1927, tav. XX), pur riproponendo in linea generale gli schemi delle opere del M. dei Dittici della Passione - con qualche variazione nella disposizione delle scene all'interno dei diversi riquadri e con qualche rettifica di ordine iconografico -, vanno considerati senza dubbio opera di bottega. Di livello qualitativo decisamente inferiore sono inoltre due opere, una a Kassel (Staatl. Kunstsammlungen; Koechlin, 1924, nr. 794) e l'altra a Digione (Mus. des Beaux-Arts; Chabeuf, 1898), che replicano stancamente e in modo grossolano il repertorio di tutta la produzione della bottega, mimandone in maniera ingenua le peculiarità di stile e approdando a esiti spesso caricaturali.All'attività della bottega vanno poi ricondotti dittici di dimensioni ridotte rispetto alle opere citate, organizzati su due registri, con inserimento di nuove scene, tra i quali possono segnalarsi quello di Lubecca (St. Annen-Mus.; Pelka, 1923, fig. 127) e quelli di Parigi (Coll. J. Reubell: Koechlin, 1924, nr. 799; Coll. Gillot: Koechlin, 1924, nr. 804). Altri su tre registri, pur nell'aggiunta di nuove rappresentazioni, di cui alcune pertinenti al ciclo mariano, nella citazione testuale di specifici brani iconografici, quali per es. l'Impiccagione di Giuda, ricordano talune caratteristiche dei prodotti della bottega diretta dal M. dei Dittici della Passione. È probabile che si tratti di manufatti realizzati in un altro atelier, che, benché a stretto contatto con quello diretto dall'artista a giudicare anche dall'adozione di certe tipologie facciali, mostra nel contempo orientamenti stilistici dai tratti originali. Tra le opere appartenenti a questo contesto si possono citare i dittici di Parigi (Mus. du Petit Palais; Koechlin, 1924, nr. 808) e di Londra (British Mus.; Dalton, 1909).

Bibl.: W. Maskell, Description of the Ivories Ancient and Mediaeval in the South Kensington Museum, London 1872, p. 120; J.O. Westwood, A Descriptive Catalogue of the Fictile Ivory in the South Kensington Museum, London 1876, p. 488; H. Chabeuf, Deux ivoires du Musée de Dijon, RevAC 41, 1898, pp. 225-228; A. Maskell, Ivoires, London 1905; R. Koechlin, Quelques ateliers d'ivoires français au XIIIe et XIVsiècle. III. L'atelier des Diptyques de la Passion, GBA, s. III, 18, 1906, pp. 49-62; G. Migeon, La collection de M. Paul Garnier. II. Objets d'art du Moyen Age et de la Renaissance, Les Arts 5, 1906, 53, pp. 13-24; O.M. Dalton, Catalogue of the Ivory Carvings of the Christian Era... in the Department of British and Medieval Antiquities and Ethnography of the British Museum, London 1909, p. 100, fig. LXIV; W. Voege, Königliche Museen zu Berlin. Beschreibung der Bildwerke der christlichen Epochen. Die Elfenbeinbildwerke, Berlin 1911, pp. 56-57; O. Pelka, Elfenbein, Berlin 1923, pp. 194-199; W.F. Volbach, Die Elfenbeinbildwerke (Die Bildwerke des Deutschen Museums, 1), Berlin-Leipzig 1923, p. 43; R. Koechlin, Les ivoires gothiques français, 3 voll., Paris 1924: I, pp. 285-303; M.H. Longhurst, Victoria and Albert Museum. Catalogue of Carvings in Ivory, I, London 1927, pp. 22-23; O. von Falke, Das Tristankästchen in Ermitage, Pantheon. Internationale Zeitschrift für Kunst 1-2, 1928, pp. 75-80; id., Ein Meisterwerk gotischer Elfenbeinskulptur, ivi, 19, 1933, pp. 305-314; L. Grodecki, Ivoires français, Paris 1947, pp. 105-106; s.v. Meister der Passionsdiptychen, in Thieme-Becker, XXXVII, 1950, p. 266; J. Natanson, Gothic Ivories of the XIIIth and XIVth Centuries, London 1951, p. 38; M. von Hasse, Lübeck Sankt Annen-Museum. Die Sakralen Werke, Lübeck 1970, pp. 207-211; D. Tardy, Les ivoires. Evolution décorative du I siècle à nos jours, Paris 1972, p. 39; D. Gaborit-Chopin, Ivoires du Moyen Age, Berlin 1978, pp. 211-212; E. von Philippovich, Elfenbein, München 1982.

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