Maghreb

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Maghreb

Claudio Cerreti

A ovest del Nilo, a sud dell’Europa

Vastissima regione semidesertica affacciata al Mediterraneo, il Maghreb ha un passato importante e ricco e un presente difficile e contraddittorio. Terra di grandi culture e di Stati potenti, ma per secoli chiusa in sé stessa, l’espansione coloniale europea la costrinse all’improvviso ad accogliere la modernità, che ha portato la ricchezza inattesa del petrolio e la crescita inaudita della popolazione. Tra il diritto a un maggior benessere e la fedeltà ai valori di una cultura antica, il Maghreb cerca il suo difficile equilibrio

Dove cala il sole

Con il nome Maghreb, che vuol dire «occidente», gli Arabi chiamano quelle regioni mediterranee a ovest del Nilo che avevano conquistato durante il Medioevo: grosso modo, si tratta degli attuali territori di Libia, Tunisia, Algeria e Marocco, più la Spagna – per secoli governata dagli Arabi. Nell’uso europeo attuale, il nome viene impiegato per individuare tutti i paesi dell’Africa settentrionale escluso l’Egitto, mentre è molto meno usato il termine con cui in arabo sono definite le terre a oriente del Nilo (Mashreq).

Il Maghreb ha, da tempi antichissimi, profondi rapporti con tutto il resto del Mediterraneo, e in particolare con le penisole iberica e italiana – le più vicine alla costa africana. È quasi certamente dal Maghreb, per esempio, che arrivò nell’Europa mediterranea il più antico popolamento umano, e tracce di una civiltà e di una lingua definite libico-berbere si trovano in molte regioni al di qua del mare.

Sulla costa del Maghreb si stanziarono i Fenici (Cartagine), poi i Greci con importanti città come Cirene; i Romani vi si stabilirono saldamente, ma poi vennero Visigoti, Vandali, Bizantini e infine gli Arabi, che da qui passarono sulle coste europee del Mediterraneo centrale e occidentale portandovi una civiltà raffinata e tollerante, e un notevole progresso scientifico, economico e tecnologico, proprio quando l’Europa meridionale attraversava il periodo meno florido della sua storia. Oggi, dalle regioni maghrebine proviene una grande parte dell’immigrazione verso l’Europa.

Tra deserto e mare

In sostanza, il Maghreb è la fascia settentrionale del deserto del Sahara. A ovest, tra Marocco e Tunisia, si innalza l’imponente catena montuosa dell’Atlante, con altre minori collegate (Rif, Tell), ma la maggior parte del territorio maghrebino è, come il resto del Sahara, un tavolato ogni tanto interrotto da antichi altipiani e da qualche massiccio montuoso isolato. Dal punto di vista climatico, il Maghreb è quindi desertico: ma sulla costa mediterranea (e, in Marocco, anche atlantica), l’umidità proveniente dal mare viene fermata dalle montagne costiere e produce precipitazioni sufficienti all’agricoltura sui versanti delle montagne e sulle strette pianure litoranee. In Libia, che ha rilievi costieri più modesti, solo parte del litorale, in aree molto limitate della Tripolitania e soprattutto della Cirenaica, ha una certa piovosità.

In generale l’acqua non basta più alle esigenze della popolazione. In Libia si è costruito un acquedotto di migliaia di chilometri per portare sulla costa l’acqua fossile del Sahara (cioè accumulata nel sottosuolo del deserto quando era una regione piovosa).

Specie nella parte più occidentale della costa maghrebina, che ha più vaste superfici coltivabili, già nell’antichità il popolamento fu abbastanza denso e permise lo sviluppo di città e organizzazioni politiche notevoli. Nell’interno, fino a pochi decenni fa, tutta la regione era popolata solo da scarsi berberi nomadi (come i famosi Tuareg) e piccoli gruppi di agricoltori nelle oasi.

L’economia tradizionale si basava su agricoltura di tipo mediterraneo, pesca e commercio sulla costa; allevamento di pecore e capre sulle montagne; agricoltura di oasi e commercio trans-sahariano nell’interno. A parte qualche città della costa (quelle marocchine, e poi Algeri, Orano, Tunisi, Tripoli), il periodo di floridezza del Maghreb finì nel Quattrocento, quando gli Stati europei cominciarono il loro sviluppo moderno e, per difendersi, la regione maghrebina si isolò sempre più.

Di nuovo nel Mediterraneo

Con l’Ottocento, anche il Maghreb fu investito dall’espansione europea e tornò, suo malgrado, ad avere rapporti intensi con il resto del Mediterraneo: prima in Algeria, poi in Tunisia (che non diventò colonia, ma un protettorato) si stabilirono i Francesi; più tardi, in Marocco (protettorato), Spagnoli e Francesi e, in Libia, Italiani (colonialismo). Già prima della colonizzazione, comunque, la presenza europea era molto aumentata: decine di migliaia di contadini e pescatori siciliani e sardi, per esempio, emigrarono in Tunisia e anche in Algeria fin dall’inizio dell’Ottocento.

La presenza europea portò a modernizzare all’europea città, vie di comunicazione, genere di vita, economia: soprattutto potenziò l’agricoltura (ortaggi, agrumi, olivo, vite, datteri) e valorizzò le risorse minerarie di questi paesi. Vennero scoperti enormi giacimenti di fosfati (preziosi come concimi) in Marocco, Algeria e Tunisia, di gas e petrolio in Algeria, di petrolio in Libia, e di altri minerali ancora. La ricchezza prodotta portò a migliorare le condizioni di vita nei paesi maghrebini (dopo che riconquistarono l’indipendenza); ad aumentare moltissimo la popolazione – che continua a crescere con rapidità; a integrarsi nei rapporti internazionali; a sviluppare sistemi sociali e culturali abbastanza diversi da paese a paese – per esempio, molto diverse sono le politiche sociali o nel campo dell’istruzione, nei confronti della religione o del ruolo della donna.

Terre in cerca di equilibrio

La ricchezza, però, portò anche a disuguaglianze e tensioni interne e internazionali, emigrazione verso l’Europa e, insieme, immigrazione di lavoratori dall’Egitto e dall’Asia (specie in Libia, che è poco popolata).

Un’altra fonte di squilibri è la concentrazione degli abitanti nelle regioni costiere e soprattutto nelle città, moderne e dotate di industrie (tessile, petrolchimica, meccanica) e servizi, mentre le campagne e l’interno sono spesso in condizioni arcaiche, salvo nelle nuove città sorte nel deserto sui grandi giacimenti minerari.

La concentrazione urbana è forte in Libia, dove la capitale Tripoli da sola ha 1.682.000 abitanti; molto meno in Tunisia (Tunisi, 1.996.000 abitanti) e in Algeria (Algeri, 2.562.000; Orano, 656.000), e soprattutto in Marocco, dove c’è più terra coltivabile e la popolazione rurale è più numerosa (Rabat, la capitale, ha 1.386.000 abitanti, ma la città più popolosa è Casablanca, con un grande porto e 2.771.000 abitanti).

Tutti questi paesi si stanno aprendo a contatti sempre più frequenti (anche grazie al turismo) con l’Europa e con il resto del mondo, cercando tuttavia di non rinunciare alla loro radicata cultura.

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