MALVEZZI DE' MEDICI, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 68 (2007)

MALVEZZI DE' MEDICI, Giovanni

Carlo M. Fiorentino

Nacque a Bologna il 10 sett. 1819 dal conte Francesco e da Teresa Carniani di Firenze. Durante gli anni della sua giovinezza ebbe una guida intellettuale nella madre, scrittrice apprezzata da V. Monti e da G. Leopardi. Si poté inoltre avvalere, per la sua formazione culturale, anche della preziosa biblioteca di famiglia, raccolta dall'avo paterno Giovanni, valente bibliografo. Il 24 nov. 1841 il M. sposò Barbara Pio di Savoia Scapinelli, dalla quale ebbe due figlie. Rimasto vedovo, nel 1849 sposò Augusta Tanari, sorella del marchese Luigi, uno fra gli esponenti più in vista del movimento liberale bolognese, dalla quale ebbe tre figli maschi, l'ultimo dei quali, Nerio, sarebbe divenuto ministro e senatore del Regno. Proprio sotto l'influenza di Tanari, seguace di V. Gioberti, e di M. Minghetti, col quale i legami politici e d'amicizia furono costanti per tutta la vita, il M. iniziò il suo impegno politico. Nel 1848, allo scoppio della guerra contro l'Austria, contribuì con una larga offerta di denaro alla campagna militare del contingente emiliano. L'anno successivo, sotto la Repubblica Romana, ricoprì la carica di ufficiale della guardia civica bolognese, assumendone interinalmente il comando il 9 maggio 1849, proprio durante il momento più drammatico, con gli Austriaci alle porte.

La carica gli fu assegnata dal Comitato di pubblica salute (ne facevano parte il prolegato conte C. Bianchetti con la carica di presidente, G. Pepoli, A. Bovi, S. Gherardi, G. Barilli e il marchese A. Tanari, suocero del M.), costituitosi il 6 maggio per respingere l'attacco del generale F. Wimpffen. Bologna, sotto il suo comando, resistette per una settimana al bombardamento nemico; ma il 16 maggio il M. dovette capitolare, riuscendo poi a trattare con gli Austriaci una resa onorevole.

Dopo la caduta della Repubblica Romana il M. si trasferì per alcuni anni in Piemonte con la famiglia. Al suo ritorno a Bologna, in seguito all'amnistia decretata da Pio IX in favore dei compromessi politici, egli fu tra i membri di quel Comitato nazionale bolognese che guardò con favore all'unione delle Legazioni pontificie con il Piemonte, specie dopo l'ascesa al potere di C. Cavour. Negli ultimi anni del potere temporale il M. ricoprì alcune cariche pubbliche, come quella di assessore municipale, giocando quindi una doppia partita tra le istituzioni pontificie e gli ambienti cospirativi filosabaudi. Nel 1858 intraprese con la moglie un viaggio a Torino, dove intendeva collocare i suoi figli in qualche istituto di educazione. In quell'occasione conobbe G. Massari, al quale espresse i suoi timori per la situazione politica delle Legazioni, in bilico tra l'occupazione straniera e una sanguinosa anarchia. Anche per questi timori, l'impegno del M. e dei suoi sodali del partito moderato a Bologna si fece più intenso, soprattutto a partire dagli accordi di Plombières tra Cavour e Napoleone III. Venuto a conoscenza di tale attività politica, il governo pontificio, nell'aprile 1859, proprio alla vigilia della seconda guerra d'indipendenza, spiccò un mandato d'arresto contro il M., Minghetti, Pepoli e A. Tattini, poi sospeso per intervento del legato pontificio, il cardinale G. Milesi.

Quest'ultimo subiva l'ascendente dei moderati bolognesi e non aveva ritenuto opportuno, nella circostanza, che si eseguisse tale ordine. Il prelato, rassicurato dal M. sul carattere moderato e pacifico della rivoluzione liberale e nazionale che si stava compiendo, propose lui stesso di istituire la guardia civica, chiedendone il riconoscimento da parte del governo pontificio. Il M. però rifiutò un simile compromesso e sollecitò l'allontanamento di Milesi da Bologna.

Dopo la liberazione della città felsinea (12 giugno 1859) venne costituita una Giunta provvisoria di governo formata dal M., Pepoli, Tanari, C. Casarini e A. Montanari. La Giunta operò energicamente per l'annessione delle Legazioni al Regno di Sardegna e agì con equilibrio nei confronti dell'arcivescovo M. Viale Prelà, il quale si era manifestato apertamente ostile al nuovo ordine politico, vigilando sulla sua incolumità. Nel luglio successivo, dopo la nomina da parte del governo di Torino di M. d'Azeglio a commissario straordinario militare per le Romagne, il M. divenne membro della Commissione municipale di Bologna. In questa veste, nell'ottobre 1859, insieme con Minghetti si recò a Torino per ottenere dal governo sabaudo un aiuto finanziario, stante la situazione critica in cui versavano le casse comunali. In seguito fu nominato consigliere di Stato nel governo delle Romagne con lo stesso Minghetti, G. Zanolini e C. Berti Pichat. Nel 1860, con il grado di maggiore generale, il M. assunse il comando della guardia nazionale e subito promosse l'arruolamento dei bolognesi per prevenire, dopo le stragi di Perugia, una revanche delle milizie pontificie sotto il comando del generale L. Juchalt de Lamoricière. Il 18 marzo 1860 Vittorio Emanuele II lo nominò senatore del Regno, nonostante l'opposizione di Minghetti, il quale probabilmente avrebbe preferito averlo accanto alla Camera in qualità di deputato.

Dopo l'Unità il M., attestatosi su posizioni cattolico-liberali, preferì all'attività parlamentare l'impegno amministrativo nella sua Bologna, dove ricoprì la carica di assessore comunale. Nel 1872, in seguito alle dimissioni del sindaco C. Casarini, membro dell'ala più avanzata del partito liberale bolognese, egli ricoprì per un breve periodo, tra l'aprile e l'agosto, la carica di facente funzione di sindaco.

Uno fra i primi atti da lui compiuti in tale veste, nell'aprile 1872, fu la visita ufficiale - poi ricambiatagli dallo stesso prelato - al cardinale L.C. Morichini, eletto arcivescovo di Bologna alla fine dell'anno precedente, che gli cagionò l'ostracismo di una parte della giunta comunale e del partito liberale stesso. Il M. giustificò la sua azione non tanto sotto il profilo della deferenza religiosa, quanto sotto quello dell'interesse politico. Infatti, nel nuovo contesto apertosi con la dichiarazione delle massime autorità vaticane che consentiva all'elettorato cattolico di partecipare alle elezioni amministrative, previste per il mese di agosto in tutta Italia, era di sommo interesse da parte dei moderati intercettare il voto dei cattolici, e l'apertura nei confronti del nuovo arcivescovo avrebbe potuto avere in tal senso effetti positivi. In quella circostanza il M. dimostrò le sue qualità di leader della "consorteria" in rappresentanza di Minghetti, e di saper "muovere a proprio favore certe parti dell'opinione pubblica" (Venturi, p. 58). Ciò comportò - oltre all'appoggio dei cattolici ad alcuni esponenti moderati del partito liberale bolognese, come lo stesso M. e A. Bordoni - l'avvicinamento di una parte consistente dell'elettorato cattolico alle istituzioni locali, il disgelo tra rappresentanti civili e autorità religiose, l'aprirsi di un dialogo fruttuoso che, seppure con esito altalenante, da quel momento in poi non fu più interrotto. Lo stesso suo successore a sindaco di Bologna, G. Tacconi, esponente dell'ala più avanzata del partito liberale felsineo, riconobbe nelle elezioni politiche del 1874 la leadership del M. e presentò un programma politico in sintonia con i suoi ideali cattolico-liberali. Nel suo breve mandato di sindaco il M. dimostrò inoltre di saper ovviare alle precarie condizioni finanziarie del Comune: eliminò le spese superflue e nello stesso tempo limitò gli scontenti di quella parte della popolazione, i cui interessi erano stati lesi dalla sua politica finanziaria, andando parzialmente incontro alle loro istanze.

Conclusasi questa esperienza, il M. continuò a ricoprire posti di rilievo nell'amministrazione comunale, facendosi anche interprete presso il governo di alcuni interessi locali, come nel 1875, quando appoggiò presso Minghetti, allora presidente del Consiglio, quelli dei produttori bolognesi di "birola" (birra). Inoltre si impegnò in campo sociale, in favore dei poveri del Comune e in particolare in favore dei minori, sovvenzionando alcuni asili d'infanzia e istituzioni caritative, in ciò sollecitato dalla moglie Augusta (poi scomparsa il 27 marzo 1886).

Con la caduta della Destra storica, nel marzo 1876, l'amministrazione di Bologna rimase in mano ai moderati. Il M., in qualità di assessore, poté guidarne le fila, perseguendo un'azione di contenimento nei confronti di democratici e progressisti, tentando di mobilitare, sulla linea del suo sindacato del 1872, alcuni settori del mondo cattolico bolognese in favore della consorteria. Inoltre, quale maggiorente del partito liberalmoderato bolognese, egli ebbe un ruolo di primo piano anche nelle elezioni politiche, sia prima della legge elettorale del 1882, con il sistema maggioritario, sia dopo con lo scrutinio di lista. In qualità di senatore si mantenne in generale in una posizione alquanto defilata, ma fu comunque un punto di riferimento della classe dirigente liberale di parte moderata.

Il M. morì nella sua villa di Ozzano, presso Bologna, il 3 ott. 1892.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Presidenza del Consiglio dei ministri, Consulta araldica, f. 1554: Malvezzi Giovanni e Giuseppe e Malvezzi de' Medici Nerio; A. Malvezzi, Ricordi, Bologna 1887, ad ind.; M. Minghetti, Miei ricordi, Torino 1888-90, III, pp. 92 s.; R. Galli, Gli avvenimenti di Bologna nel maggio 1849 alla luce di documenti inediti, in Archiginnasio, XXI (1926), p. 88; Carteggio tra M. Minghetti e G. Pasolini, a cura di G. Pasolini, II, 1855-1859, Torino 1926, pp. 128, 149, 199, 210, 248, 275, 277, 280; IV, 1864-1876, ibid. 1930, p. 100; G. Massari, Diario dalle cento voci. 1858-1860, con prefaz. di E. Morelli, Bologna 1959, ad ind.; E. Bottrigari, Cronaca di Bologna, I-III, a cura di A. Berselli, Bologna 1961, ad ind.; A. Guiccioli, Diario di un conservatore, Roma 1973, p. 103; M. Minghetti, Copialettere. 1873-1876, a cura di M.P. Cuccoli, Roma 1978, I, p. 411; II, p. 503; Epistolario di Q. Sella, a cura di G. Quazza- M. Quazza, V, 1875-1878, Roma 1999, pp. 517, 521; Edizione nazionale delle opere di C. Cavour, Epistolario, XVI, 1859, a cura di C. Pischedda - R. Roccia, t. 2, Aprile-maggio, Firenze 2000, pp. 494, 508, 522; t. 3, Giugno-dicembre, ibid. 2000, pp. 917, 940, 942, 946, 962; C. Malagola, Il conte G. M. senatore del Regno, Bologna 1892; A. Giovannini, L. Tanari e la Società nazionale italiana, in Archiginnasio, VIII (1913), p. 268; P.C. Falletti, La liberazione di Bologna dagli Austriaci (12 giugno 1859). Discorso, ibid., X (1915), p. 165; N. Moroni, Il Comitato di pubblica salute e le spese per gli avvenimenti del '48 a Bologna, ibid., XI (1916), p. 51; E. Gamerra, Giornali bolognesi del Risorgimento. La Gazzetta di Bologna, ibid., XIV (1919), p. 164; L. Rava, Il marchese sen. Nerio Malvezzi de' Medici, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna, XIX (1929), 1-3, pp. 4 s.; I. Zanni Rosiello, L'unificazione politica e amministrativa nelle "Province dell'Emilia", Milano 1965, ad ind.; L. Dal Pane, Economia e società a Bologna nell'età del Risorgimento, Bologna 1969, ad ind.; G. Venturi, Episcopato, cattolici e Comune a Bologna (1870-1904), Bologna 1976, ad ind.; Giulio Cavazza - A. Bertondini, L. Tanari nella storia risorgimentale dell'Emilia-Romagna, Bologna 1976, ad ind.; Bologna, a cura di R. Zangheri, Roma-Bari 1986, pp. 27, 30 40, 66, 72; A. Alaimo, L'organizzazione della città. Amministrazione e politica urbana a Bologna dopo l'Unità (1859-1889), Bologna 1990, pp. 42 s., 177; Malvezzi. Storia, genealogia e iconografia, a cura di G. Malvezzi Campeggi, Roma 1996, pp. 202, 208; Diz. biografico del Risorgimento nazionale, III, p. 433; Enc. biografica e bibliografica "Italiana", A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, p. 137.

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