Mamiani della Rovere, Terenzio

L'Unificazione (2011)

Mamiani della Rovere, Terenzio


Uomo politico, filosofo e poeta (Pesaro 1799 - Roma 1885). Dotato di una brillante intelligenza e di una grande passione per le lettere, dopo aver compiuto gli studi a Pesaro e Roma, nel 1826 si recò a Firenze dove entrò in contatto con i circoli liberali e strinse amicizia con Giacomo Leopardi, di cui era cugino. Tornato a Pesaro nel 1828 dopo la morte del padre, contribuì a preparare la rivoluzione del 1831, durante la quale fu eletto deputato all’Assemblea nazionale costituitasi a Bologna, e poi nominato ministro dell’Interno. Restaurato il dominio pontificio grazie all’intervento degli austriaci, fu da questi ultimi arrestato e rinchiuso per quattro mesi nelle carceri di Venezia. Messo in libertà, ma condannato all’esilio perpetuo dalle autorità pontificie, riparò a Parigi dove rimase fino al 1847 e dove pubblicò quattro Inni sacri (1832), Nuove poesie (1835), Idilli (1840). Di questo periodo sono anche alcune opere filosofiche di impianto empirista: Del rinnovamento della filosofia antica italiana del 1836, Sei lettere al Rosmini del 1839, una replica alle critiche che Rosmini aveva mosso al Rinnovamento, Dell’ontologia e del metodo (1841). Contemporaneamente, in politica, venne precisando la sua posizione di cattolico moderato che espose nel  Nostro parere intorno alle cose italiane (1839). Nel 1847 poté ritornare a Roma e collaborare all’esperimento costituzionale di Pio IX: fu prima ministro dell’Interno, ma nei fatti primo ministro, (maggio - agosto 1848) e poi ministro degli Esteri (novembre 1848); dopo la fuga di Pio IX a Gaeta, tuttavia, si dimise. Nel frattempo aveva promosso con  Gioberti l’associazione della Confederazione italiana. Eletto nel 1849 deputato dell’Assemblea costituente, si pronunciò contro la repubblica e, quando questa fu proclamata, lasciò il suo posto. Costretto di nuovo all’esilio dopo la restaurazione pontificia, fu prima a Marsiglia, poi a Genova. Eletto deputato al Parlamento subalpino, fece parte della maggioranza cavouriana. Nel 1857 ottenne la cattedra di Filosofia della storia all’università di Torino e nel 1860 fu ministro dell’Istruzione nel nuovo gabinetto Cavour. Passato alla diplomazia, fu ministro plenipotenziario ad Atene (1861) e a Berna (1865) e nel 1864 fu nominato senatore. Nel 1870 fondò  la rivista «Filosofia delle scuole italiane», che diresse fino alla morte. Nel 1871 tornò all’insegnamento della Filosofia della storia nell’università di Roma e divenne socio nazionale dei Lincei dal 1875.

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