MANCIURIA

Enciclopedia Italiana (1934)

MANCIURIA (A. T., 97-98)

Michele GORTANI
Mario SALFI
Gabriele GABBRIELLI
Giovanni Vacca

Regione a NE. della Cina, già parte dell'impero cinese sotto la dinastia manciù. Il nome è recente e deriva da quello della popolazione. Durante l'ultima dinastia, la Manciuria era indicata più spesso col nome cinese di Tungsan-sheng, "le tre provincie orientali". È stata anche chiamata col nome di Liao-tung, ossia "regione a E. del fiume Liao".

Sommario. - Geografia: Delimitazioni e confini (p. 88); Storia dell'esplorazione (p. 88); Geologia e morfologia (p. 89); Clima (p. 89); Idrografia (p. 90); Fauna e flora (p. 90); Popolazione e città principali (p. 90); Etnografia (p. 90); Prodotti del suolo (p. 91); Miniere (p. 91); Industrie e commercio (p. 92); Ferovie (p. 92). - Lingua e letteratura: Lingua (p. 92); Letteratura (p. 92). - Storia (p. 93). - La questione della Manciuria: Storia della questione (p. 93); Costituzione del Man-chu kwo (p. 94); Ordinamento del Man-chu kwo (p. 95).

Delimitazioni e confini. - La regione si estende nell'Asia nord-orientale fra 38° 43′ e 530′3° lat. N. e fra 116° e 135° long. E., dalla regione dell'Amur al Mar Giallo e dalla Mongolia alla Corea. I confini naturali sono segnati a N. dall'Amur, a E. dall'Ussuri, a S. dalla Corea e dal Mar Giallo col Golfo del Liao-tung, a O. dal Chih-li e dall'orlo rilevato dell'altipiano del Gobi (catena del Grande Khingan). Il territorio così limitato ha figura irregolare, che si avvicina a quella di un quadrilatero allargato a nord e ristretto a sud, con l'asse disposto nella direzione NE.-SO. Lungo 1500 km. e largo 1300, esso occupa una superficie superiore a i milione di kmq., che politicamente si estende ancora a NO. su parte del Gobi settentrionale.

Storia dell'esplorazione. - Le prime descrizioni geografiche giunte in Europa della Manciuria sono dovute ai gesuiti che accompagnarono l'imperatore K'ang-hsi alla fine del sec. XVII. Del primo viaggio del 1682 abbiamo una relazione del belga padre Ferdinando Verbiest (v.), il cui testo latino è ancora inedito negli archivî di Propaganda Fide. Nel secondo viaggio del 1683 fu accompagnato dal padre Filippo Grimaldi. Tra i suceessori del Verbiest meritano speciale menzione un suo confratello, il francese Domenico Parrenin, e gli studiosi romani dottor Borghese, medico del cardinale Tournon e il dottor Gagliardi, chirurgo dell'Ospedale di S. Spirito a Roma, il genovese Paramino, il piemontese Baudino, e il calabrese Costa, i quali fecero interessanti ricognizioni ed esplorazioni botaniche. F. Verbiest, che aveva accompagnato l'imperatore K'ang-hsi ne viaggio in Manciuria nel 1682, descriveva lo stato di abbandono e di rovina delle città e dei villaggi della Manciuria nei primi decennî dopo la conquista della Cina. La politica dell'impero manciù, consistente nell'impedire la colonizzazione della Manciuria del N., continuò fino al 1820. Negli anni successivi lo stato della Manciuria peggiorò; bande di briganti resero malsicure le campagne e le città.

La Manciuria venne per la prima volta attraversata nel 1567 da due capi cosacchi, Petrov e Jalyčev, che, inviati dallo zar Ivan il Terribile a esplorare i paesi al di là del Bajkal, giunsero fino a Pechino. Nel 1619 qui giunse pure il cosacco E. Petlin. Nel 1643 V. Požarkov, con una divisione di cosacchi, seguì il corso dell'Amur fino al mare, dopo di che, nel 1649-50, fu inviato per fondare una colonia il cosacco siberiano E. Chabarov. I membri della sua spedizione tornarono raccontando le inesauribili ricchezze di oro, argento, pellicce e la fertilità del suolo. Nel 1651 fu costruito il forte russo di Al′bazin sull'Amur; i Manciù lo assediarono e lo costrinsero alla resa dopo due anni di assedio, nel 1669. Nel 1677 fu inviato alla corte cinese dalla Russia il greco Spafari, il quale iniziò i primi negoziati per l'introduzione della chiesa russa e greca in Cina.

I Manciù per opporsi all'espansione russa costruirono molte città sulla frontiera e in special modo Ai-hun. Fino a che, il 27 agosto 1689, dopo diversi fatti d'armi fu concluso il trattato di Nerčinsk, col quale ì Russi cedevano tutte le loro colonie sull'Amur e in Manciuria all'imperatore della Cina. Questi considerò allora lo zar come un vassallo. Le rovine del forte di Al′bazin esistono tuttora sulla riva sinistra dell'Amur.

La proibizione del governo manciù ai Cinesi di colonizzare la Manciuria favorì il progresso della Russia. La Cina si oppose per lungo tempo alla navigazione dei Russi sul fiume Amur, finché in seguito a esplorazioni e colonizzazioni russe iniziate nel 1847 dal generale Murav′ev, si giungeva nel 1858 al trattato di Ai-hun, col quale l'intera riva sinistra dell'Amur era ceduta alla Russia, che creava immediatamente la Provincia Marittima della Siberia Orientale (Primorskaja).

Per la conoscenza della Manciuria ha considerevole importanza l'opera della missione russa fondata in Pechino dal polacco archimandrita Ilarione, ivi morto nel 1717. Tra i lavori più importanti sono da ricordare quelli dell'archimandrita Iakinf Bičurin (1809-1820), dell'archimandrita Palladio, gli studî storici, geografici e linguistici di V. Vassilev, 1857 (in russo), ecc. Dalla metà del secolo XIX in poi numerose furono le spedizioni geografiche in Manciuria.

Geologia e morfologia. - La Manciuria è in buona parte montuosa, con paesaggio per lo più di media montagna, ma con caratteri morfologici particolari, risultanti dal lavorio dell'erosione sopra un sistema complesso di zolle fratturate e portate a varia altezza da sollevamenti e sprofondamenti.

Prevale nei rilievi la direzione NE.-SO.; tale è la direzione delle catene occidentali, orli rilevati dei lunghi gradini di frattura con cui il Grande Khingan digrada verso i piani mancesi; e tale è la direzione del Sistema Mancese, avamposto dei Sichota Alin, che si eleva con più catene parallele (Kentai Alin, Chang-kwan-sai shan, ecc.) nella zona di NE., prosegue lungo la frontiera coreana (dove tocca la maggiore altezza, 2670 m., con il Pei shan, nella catena dei Chang-pai shan, celebrata per la bellezza del paesaggio), e manda le ultime propaggini nella penisola del Liao-tung. Fra i due sistemi, che si espandono amplissimi al nord, la Manciuria settentrionale presenta una serie complicata di rilievi mal noti e mal definiti (Piccolo Khingan secondo alcuni), nei quali pure sembra prevalere la direzione medesima, in prosecuzione delle catene (Bureja Alin, ecc.) che si ergono oltre l'Amur.

Tutti questi rilievi risultano principalmente formati da terreni scistoso-cristallini fortemente corrugati e con rocce eruttive (graniti, dioriti, porfidi, ecc.), ai quali si sovrappongono, in molti punti, terreni sedimentarî antichi includenti anche banchi di carbon fossile; sono molto potenti ed estese le formazioni vulcaniche recenti, con grandiosi espandimenti di lave in gran parte basaltiche e con alti coni vulcanici, specialmente lungo la frontiera coreana.

Tutti questi varî rilievi formano come un'immensa cintura a ferro di cavallo, aperta verso SO., dove si stendono i fertili pianí mancesi digradanti al Golfo del Chih-li. Ma anche i piani sono in parte a fondo cristallino o sedimentario antico o vulcanico, massime nella Manciuria centrale. Le montagne hanno spesso il carattere di rilievi a sommità arrotondate e pianeggianti. Tutto sembra provare che l'immenso territorio stendentesi dalla Mongolia ai Sichota Alin, corrugato in tempi antichissimi, dopo essere stato eroso fino allo spianamento per tempi geologici assai lunghi, nell'orogenesi terziaria fu rotto da sistemi di fratture con direzione prevalente NE.-SO. e smembrato da sollevamenti ineguali delle zolle periferiche e abbassamenti ineguali delle zolle mediane; sí formò in tal modo la cintura dei rilievi, digradanti verso il centro e verso SO., dove il mare penetrò ampiamente e profondamente, salvo a essere poi respinto dalle grandi colmate alluvionali; mentre d'altro canto le fratture aprivano la via ai poderosi trabocchi lavici. Ne risulta anche una singolare disposizione idrografica, per cui la maggior parte delle acque, raccolte dal Sungari-Nonni, deviano al nord invece di scendere al sud, dove il Liao, proveniente dai confini mongoli, feconda la fertilissima piana alluvionale che declina al Golfo del Chih-li; lo spartiacque fra il Sungari e il Liao è un frammento di penepiano granitico con placche di colate basaltiche, a quota di appena 500 m. s. m.

In relazione con i terreni antichi che la formano, la Manciuria è ricca di minerali metalliferi e di carbon fossile; non mancano neppure oro e pietre preziose.

Clima. - Il clima mostra caratteri nettamente continentali, sia nelle forti escursioni annue (ad Ai-hun fino a 46°), sia nella scarsità delle precipitazioni, ed è caratterizzato da bruschi mutamenti, da inverni lunghi, rigidi, ventosi e sereni, e da estati calde, con piogge temporalesche. La temperatura annua è inferiore a 10°, e per 5 mesi dell'anno la temperatura media si mantiene inferiore a 0°; tanto che il fiume Sungari rimane gelato per 5 mesi dell'anno e l'Amur per 6.

Mukden, p. es., ha una media del gennaio di −13°,6, con dei minimi di −33°; Harbin di −17°,8 e Ai-hun di −25°,8, con minimi assoluti fino ai −42°,2. Il mese più caldo di solito è il luglio, con medie superiori a 24° e massime assolute che possono raggiungere anche i 37-38°. Le precipitazioni annue variano fra 400 e 600 mm.; di esse quasi la metà cade nei due mesi più caldi, il luglio e l'agosto; così dei 613 mm. annui di pioggia che si hanno a Mukden, più di 365 cadono nei tre mesi di giugno, luglio e agosto.

Frequenti nei mesi estivi sono quindi anche le inondazioni, mentre l'inverno scarso di neve e, più ancora, le primavere sono quanto mai polverose. La continentalità del clima va accentuandosi da oriente a occidente, dove si hanno inverni quanto mai rigidi e precipitazioni assai più scarse, inferiori già ai 400 mm.

I dati della tabella su riportata possono dare un'idea delle condizioni climatiche della regione.

Idrografia. - La Manciuria è percorsa a N. dal fiume Amur o Hei-lung-kiang (cin. "fiume del drago nero", manciù Sakhalin-ula, mongolo Kara-muren) formato dalla confluenza di due fiumi, lo Šilka, proveniente dalla Siberia, e l'Argun proveniente dalla Mongolia. I fiumi Argun e Amur segnano per un lungo tratto il confine tra la Manciuria e la Siberia; tra gli affluenti dell'Amur sono da ricordare l'Ussuri, che nasce vicino a Vladivostok e forma il confine della Manciuria con la provincia marittima (Primorskaja) della Siberia russa, e il Sungari (in cinese Sung-hwa kiang, ossia il "fiume di latte"), affluente di destra, navigabile a valle di Kirin. La Manciuria meridionale è bagnata dal Liao ho, che si getta nel Golfo di Liao-tung, ed è navigabile fino a Sin-min. Il Ya-lu kiang e il T'u-men kiang formano il confine tra la Manciuria e la Corea.

La Manciuria ha molti laghi, tra i quali sono da ricordare il Dalai Nor e il Chanka: Le coste, basse e uniformi nel golfo di Liao-tung, diventano frastagliate nella penisola del Liao-tung che possiede profonde baie e numerose isole. I principali porti sono: Ying-kow (New-chwang) presso la foce del Liao ho, gelato durante quattro mesi dell'anno; Port Arthur, ceduto alla Russia nel 1898 e passato al Giappone nel 1905 (in cin. Lü-shun-kow; in giapponese Ryo-jun), importante base navale, libero dai ghiacci tutto l'anno; Dairen (in cinese Ta-lien-wan), e infine An-tung, piccolo porto alla foce del Ya-lu, aperto al commercio nel 1903.

Fauna e flora. - Fauna. - La fauna manciuriana, pure appartenendo al grande complesso faunistico paleartico, offre caratteri che le conferiscono una fisionomia propria. Per i Mammiferi noteremo: fra i Carnivori, la tigre, una varietà di leopardo, il cane martora simile a un tasso che vive in tutta la vallata dell'Amur, la volpe, il lupo, l'orso bruno, alcune martore, ecc. I Roditori includono qualche specie di Lagomide, di Spermofili, di Ochotona, di Jaculidi, detti canguri pigmei, di ghiri, marmotte, mentre incerta è la presenza del castoro, la cui distribuzione è molto limitata. Fra gli Ungulati vivono in Manciuria cervi, capre, gazzelle. L'avifauna è molto abbondante, con specie comuni alla fauna siberiana e a quella propriamente cinese. I Rettili sono assai poveramente rappresentati da qualche specie di tartaruga e di testuggine, mentre gli Anfibî includono rappresentanti dei Ranidi, Bufonidi, Discoglossidi, Axolotl e Salamandre. La fauna entomologica mostra la prevalenza di alcuni gruppi, fra i quali i Coleotteri, ed è molto affine alla fauna siberiana, nella quale però i Lamellicorni sono meno rappresentati e più frequenti i Carabidi. I Lepidotteri includono numerose specie particolari e così gli Ortotteri, dei quali i Fasgonuridi sono più sviluppati.

Flora. - La flora della Manciuria meridionale appare collegata a quella del Giappone per mezzo di una zona di transizione formata dalla Corea, sebbene siano più stretti i suoi rapporti con quella del continente. Questi sono oggi più difficili a riconoscere a causa del crescente diboscamento, tanto in Manciuria quanto in Cina e in Corea. Le foreste sono conservate soltanto in quanto formano boschi sacri attorno ai conventi e alle tombe degl'imperatori, e riserve di caccia imperiali. Queste ultime però si stanno devastando dopo la caduta della dinastia. La flora della Manciuria settentrionale può essere considerata come un'estensione della flora siberiana. Le foreste dei suoi monti hanno pioppi, betulle nelle valli, e larici sulle vette. Le regioni più aride della Manciuria centrale e occidentale sono costituite da steppe sabbiose e erbose. Nei monti Khingan sono caratteristici la Betula dahurica e il Larix dahurica. I boschi giungono a 800 m. sul versante occidentale e a 1000 m. sul versante orientale. L'essenza delle foreste del Piccolo Khingan è prevalentemente costituita dalla Betula alba. Circa un quarto della superficie della Manciuria è ancora ricoperto di foreste. Il legname utilizzabile è stato valutato a quattro miliardi di mc. Le conifere formano il 40 per cento (Pinus Manchurica, Picea obovata, larici, cedro della Manciuria, ecc.). Tra le altre piante sone notevoli querce, betulle, aceri, olmi, salici, Fraxinus manchurica, ecc. Tra gli alberi da frutto, prevalgono peri e meli, Diospyros khaki, noci (Iuglans manchurica) e varie specie di prunus. Tra le piante erbacee caratteristico il ginseng (v.), che cresce selvatico nel Chang-pai shan, e nella parte meridionale della provincia di Kirin; la iuta cinese (abutilon), una varietà di giglio i cui fiori i Cinesi adoperano in luogo del tè.

Erba caratteristica è una specie di carex, soffice ed elastica, che i Manciù introducono in ampie scarpe (manciù: ula) per tenere caldi i piedi.

Popolazione e città principali. - La popolazione della Manciuria si avvicinava nel 1932 a 34 milioni di abitanti, di cui 200 mila Giapponesi, e oltre 700 mila Coreani, Russi e Mongoli immigrati; i Manciù sono, secondo C. Balet, circa 2 milioni; gli altri sono tutti Cinesi, provenienti da un formidabile movimento d'immigrazione dalla Cina, specialmente dallo Shan-tung. Infatti, la popolazione, secondo il censimento ufficiale del 1907, era stata valutata a 16,7 milioni; nel 1912 saliva a 18,8 milioni, nel 1920 a 22,6, nel 1925 a 25,5. È probabile che questa imponente immigrazíone sia una delle maggiori che la storia abbia registrato. Gl'immigranti cinesi, dapprima soltanto temporanei, finirono con stabilirsi in Manciuria sempre in maggior numero. Così nel 1923 vi erano giunti 433 mila emigranti, e ne erano ripartiti 240 mila; nel 1926 entrati 607 mila e partiti 323 mila; nel 1927 entrati1.178 mila e partiti 345 mila, nel 1929 entrati 1.046 mila e partiti 594 mila (v. cina, X, p. 282: carte della densità della popolazione).

Due sole città della Manciuria superano i 100.000 ab.: Harbin (300.000) e Mukden (Feng-t'ien: 250.000). La capitale, Hsing-king (Chang-chun o Kwan-cheng-tee), ha 80.000 aab. Altri centri notevoli sono Kirin (80.00 ab.), Newchwang (80.000), An-tung (72.000), Ying-kow (60.000), Liao-yang (40.000), Tsi-tsi-har (30.000).

Etnografia. - I Manciù sono popolazioni appartenenti al ramo meridionale dei Tungusi (v.). Essi risiedono non soltanto nella Manciuria propriamente detta, ma altresì nella Cina e nel bacino dell'Amur in territorio russo, ove sono però ridotti a poche migliaia; nella stessa Manciuria, tuttavia, vengono poco a poco assorbiti dai Cinesi che li circondano. Il nome Manciù appare soltanto al principio del sec.-XVII. Le diverse orde che concorsero alla formazione della nazione Manciù risiedevano vicino ai monti Chang-pai shan "lunghi monti bianchi".

I Manciù furono fin dalle loro origini, più che coltivatori, allevatori e cacciatori, e, nel periodo del loro splendore, cavalieri e guerrieri. Si arricchirono e si accrebbero allorché erano tributarî della Cina, esportando ginseng, pelli e pellicce di castori, volpi, martore, zibellini e crini di cavallo. Più robusti e intraprendenti dei Cinesi, sono però meno intelligenti e meno abili nel commercio e negli affari. Le antiche famiglie erano industriose e frugali, caratteristiche le loro mode, tra cui la treccia o codino e i lunghi polsini.

Le case nelle campagne sono costruite come quelle della Cina settentrionale con uno scheletro di legno che sorregge il tetto, ricoperto di tegole o di paglia, e i muri di mattoni o di fango. I costumi sono presso più rigido. Le pettinature prominenti delle donne e i grandi piedi, non compressi come quelli delle Cinesi, sono caratteristici. Carattere distintivo dei Manciù rispetto ai Cinesi è anche il temperamento litigioso.

Il buddhismo e il taoismo sono diffusi in Manciuria. È pure diffuso l'islamismo, specialmente tra i numerosi Cinesi che risiedono nelle città. Fra le tribù nomadi sopravvive lo sciamanismo. Il culto degli antenati è profondamente sentito. I Manciù hanno in complesso una religiosità più viva dei Cinesi. Le missioni cattoliche annoveravano in Manciuria nel 1928 tre vescovi, con 73 mila cattolici in tre vicariati, due prefetture e una missione indipendente. I Manciù, come i Mongoli, sono stati, in complesso, più tolleranti verso le religioni straniere, che non i Cinesi.

Prodotti del suolo. - La parte piana, più fertile e più progredita dal lato dell'agricoltura e delle comunicazioni, comprende il territorio della provincia di Liao-ning (Feng-t'ien) estendendosi nella provincia di Jehol, fino alla Mongolia. La parte centrale, che comprende la provincia di Kirin, è destinata a un grande avvenire. Infine quella settentrionale (Hei-lung kiang), che comprende i bacini del Sungari, Nonni e Amur, è ancora in gran parte vergine: confinando con le provincie della Siberia ha stretti rapporti con la Russia. I terreni coltivabili della Manciuria (esclusi i pascoli) sono stati calcolati di 360.000 kmq. Nel 1917 soltanto un quarto era coltivato, e nel 1929 circa la metà. Il progresso è dovuto ai Cinesi e alle compagnie giapponesi che hanno creato grandi organizzazioni agricole, dotate dei perfezionamenti più moderni. Nel 1928 il valore totale dei prodotti agricoli della Manciuria era calcolato a un miliardo e 700 milioni di yen (quando un yen valeva circa 10 lire it.), in gran parte esportati. I prodotti principali esportati furono, in migliaia di tonnellate: soia 902 nel 1925 e 2200 nel 1929; altri piselli, 86 nel 1925 e 111 nel 1929; tortelli di soia 1428 nel 1925 e 1125 nel 1929; olio di soia 106 nel 1925 e 116 nel 1929. Il kao-liang (sorgo), adoperato per l'alimentazione degl'indigeni e degli animali domestici, ovvero distillato per farne alcool, e i cui steli sono adoperati come combustibile o per la costruzione di capanne, ecc., ha avuto una produzione sempre crescente, da 3 milioni e mezzo di tonnellate nel 1926, fino a 5, 1 milioni nel 1929.

Il miglio, esportato in parte in Corea, fu prodotto in 2,6 milioni di tonnellate nel 1926, e 3,3 nel 1929. Il granturco, coltivato soltanto nel sud, vide la produzione accresciuta da 1,5 milioni di tonnellate nel 1926 a 1,6 nel 1929. Il grano, che si può coltivare in tutta la Manciuria, fu prodotto nella misura di 745 mila tonnellate nel 1926, per giungere a 1,3 milioni nel 1929. Hanno finora poca importanza i tentativi, incoraggiati dai Giapponesi, per la produzione del riso, del tabacco e del cotone.

Più importante è invece la produzione della seta, dai bachi alimentati con foglie di quercia. La Manciuria produce l'80 per cento di quella esportata dalla Cina, e la qualità sembra sorpassare quella dello Shan-tung.

Cinesi, Giapponesi e Russi hanno rivaleggiato nel secolo XX nell'istituzione di fattorie modello e scuole per l'allevamento del bestiame. Nel 1929 la Manciuria settentrionale possedeva 666 mila bovini, 818 mila cavalli, 458 mila asini, 380 mila muli, 530 mila capre e pecore e 4 milioni di maiali. La Manciuria meridionale possedeva 940 mila bovini, 1.600.000 cavalli, 280 mila asini, 86 mila muli, 2 milioni di ovini e 3,2 milioni di maiali. Se a questi si aggiungono gli animali allevati nella provincia di Jehol, per cui non si hanno statistiche esatte, si giunge a un totale approssimativo di circa 20 milioni di capi. L'esportazione dei prodotti degli animali domestici (pelli, lane, setole, ecc.) era nel 1929 imponente. Altrettanto importante il commercio delle pellicce, di cui la Manciuria è nell'Estremo Oriente il principale centro di esportazione.

Le foreste, malgrado il diboscamento degl'immigrati cinesi, al quale i Giapponesi hanno cercato di ovviare facendo grandi sforzi per il rimboschimento, sono una delle grandi ricchezze della Manciuria, furono esportati, in milioni di tael delle dogane cinesi, legnami per il valore di 3,3 nel 1925; 4,9 nel 1926; 6,0 nel 1927; 4,6 nel 1928; 3,6 nel 1929.

Miniere. - Il carbon fossile è una delle grandi ricchezze della Manciuria; le riserve di carbon fossile dei giacimenti della Manciuria sono state valutate in 1700 milioni di tonnellate. Nel 1918 ne furono estratti 3,4 milioni di tonnellate; nel 1929, 9,2; di questi, 7,5 milioni provengono dalle celebri miniere di Fu-shun.

Promettono pure una considerevole produzione avvenire gll scisti bituminosi di Fu-shun. I giacimenti di minerale di ferro sono stati valutati 100 milioni di tonnellate, nella provincia di Liao-ning (Feng-t'ien). I principali si trovano in An-shan, ove i Giapponesi hanno costruito alti forni per acciaierie. Importante pure il reddito delle miniere d'oro; il valore della produzione annua è stato calcolato a circa 10 milioni di yen.

Le saline sfruttate da Giapponesi e Cinesi produssero nel 1929 250 mila tonnellate, di cui 145 mila furono esportate. Insufficienti invece sono i prodotti della pesca. La Manciuria esportò nel 1929 8200 tonnellate di pesce, ma ne importò 17 mila.

Industrie e commercio. - Industrie. - Gl'impianti industriali e gli opifici della Manciuria, che non esistevano ancora nel 1895, erano saliti nel 1909 al numero di 152; nel 1914 a 244; nel 1919 a 450; nel 1929 a 789, con un capitale complessivo di 300 milioni di yen, e una produzione annua di 126 milioni di yen. La mano d'opera nel 1929 contava 13,7 milioni di giornate di lavoro, nelle quali i 9/10 erano di operai cinesi e soltanto 1/10 di giapponesi. I capitali delle industrie non erano soltanto giapponesi, ma altresì in parte cinesi, e in alcune aziende anche russi. Tra le industrie sono rappresentate quelle tessili, chimiche, alimentari, e le metallurgiche. La maggior parte di esse dipendono da un meraviglioso organismo Manciuria meridionale, la quale ha esteso la sua azione dalla produzione del gas, elettricità, amministrazioni portuali, fino ai grandi alberghi nelle principali città servite dalla ferrovia. Dalla stessa compagnia furono creati un istituto geologico, fattorie modello, acquedotti e fognature nelle città, laboratorî d'igiene, ecc.

È stato calcolato che i capitali investiti dai Giapponesi in Manciuria rappresentino un valore di oltre due miliardi di yen.

Commercio. - Prodigioso è stato lo sviluppo del commercio negli ultimi venticinque anni. In milioni di tael delle dogane, si ha:

Notevole è l'eccedenza dell'esportazione sull'importazione, prova della ricchezza del paese. I principali paesi, con cui si svolge il commercio della Manciuria, sono il Giappone, l'Inghilterra e gli Stati Uniti; a grande distanza la Germania, la Francia, ecc.

Ferrovie. - Le prime ferrovie della Manciuria furono costruite dai Russi, i quali nei quattro anni successivi al 1898 ne costruirono 2600 km. La vittoria del Giappone nel 1905 arrestò il programma di costruzioni dei Russi, i quali cedettero ai Giapponesi le ferrovie della Manciuria meridionale. Prima della costituzione dello stato manciù (Man-chu kwo) le ferrovie della Manciuria si dividevano in quattro classi: linee manciù 1520 km., linee giapponesi 2340 km., linee russo-manciù 1790 km., linea anglo-cinese 523 km. Le linee della Manciuria sono collegate con quelle della Corea, della Russia e della Cina. La capitale Hsin-king (la nuova capitale), cioè la città di Chang-chun, è al centro dell'attuale rete.

Le ferrovie della Compagnia della Manciuria meridionale trasportarono 2,3 milioni di tonn. di merci e 1,8 milioni di viaggiatori nel 1908, e 18,5 milioni di tonn. e 10,4 milioni di viaggiatori nel 1929. La ferrovia russo-cinese, nel 1929, trasportò 5,6 milioni di tonn. e 4,9 milioni di viaggiatori, e le ferrovie anglo-cinesi (PechinoMukden) 6,2 milioni di tonn., e 4,4 milioni di viaggiatori.

V. tavv. XV e XVi.

Bibl.: Per la geologia e morfologia della Manciuria, v.: E. Anert, in Izvestija della Società russa di geografia, 1897 e 1904 (in russo; riass. in E. Suess, La face de la Terre, Parigi 1902, pp. 166-71, e in Ann. de géogr., 1898 e 1905); E. v. Cholnoky, Wissenschaftliche Ergebnisse meiner Reise in der Mandschurei, in Zeitschrift Ges. f. Erdk., Berlino 1899, e Peterm. Mitt., 1899; A. C. Sowerby, The exploration of Manchuria, in Geogr. Journ., LIV (1919); id., The Naturalist in Manchuria, I-III, Tien-tsin 1925; K. Adachi, Manchuria, a survey, New York 1925; South Manchuria Railway Co., Geological Institute, The geology and mineral resources of South Manchuria, Dairen 1926; W. Stoetzner, Forschungsreise in der nördlischen Mandschurei, in Peterm. Mitt., 1928. - Per l'esplorazione: W. Stötzner, Forschungsreise in der nordlischen Mandschurei, in Petermann's Mitteilungen, LXXIV (1928). - Per l'etnografia: R. Torii, Études anthropologiques, les Mandchous, in Journ. College of Science, Imp. Univ., Tōkyō 1914, 1915, ecc. - La prima descrizione attendibile dei costumi dei Manciù è dovuta a Martino Martini, De Bello Tartarico Historia, pubblicato in seguito al Novus Atlas Sinensis, Amsterdam 1655; una versione francese della Relation de la Tartarie Orientale, del Martini si trova nel Récueil de voyages au Nord, 2ª ed., IV, Amsterdam 1732. Sono inoltre da ricordare: P. Venault, Voyages dans la province de Mandchourie, Parigi 1851; A. Wylie, The journey through Central Manchuria, in Geogr. Journal, Londra 1893; F.E. Younghusband, The Heart of a Continent, Londra 1904. Tra le opere moderne: A. Hosie, Manchuria, its people, resources and recent history, Londra 1905; Present Manchuria and Mongolia, Dairen 1921; North Manchuria and the Chinese Eastern Railway, Harbin 1924; H.W. Kinney, Modern Manchuria and the South Manchuria Railway Co., Tōkyō 1928; C. Balet, La Mandchourie, Parigi 1932; Long Johnson, La Mandchourie et la doctrine de la porte ouverte, Parigi 1932.

Lingua e letteratura.

Lingua. - Per i rapporti tra il manciù e le altre lineue tunguse, v. uralo-altaiche, lingue.

Caratteristiche della fonetica della lingua manciù sono l'armonia vocalica, fenomeno che si manifesta in gradi diversi nelle lingue ugro-finniche e nelle altre lingue uralo-altaiche. Le vocali si distinguono in tre gruppi: posteriori, a, o, ō, vocali anteriori ä, u; vocale indifferente i. Le vocali che fanno parte di uno stesso vocabolo devono appartenere allo stesso gruppo. Inoltre l'armonia vocalica si ripercuote su alcune consonanti, specialmente le gutturali.

Le radici o parole primitive sono per la maggior parte bisillabe; due parole si accoppiano spesso, specialmente per formare parole corrispondenti a parole cinesi che mancavano in manciù.

Le sillabe sono formate da una consonante seguita da una vocale e raramente chiuse da due consonanti, a meno che la prima non sia una liquida. Così, ad esempio, bira "fiume", beye "corpo", ali "montagna", amba "grande". Si ritrova in manciù un fenodice cioè hwang ho bira, per indicare il Fiume Giallo, dove il nome "fiume" è ripetuto due volte, in manciù e in cinese.

Come nelle altre lingue altaiche, le variazioni grammaticali si ottengono per mezzo di suffissi, i quali non alterano sensibilmente la struttura della radice a cui si uniscono, e subiscono essi stessi leggiere modificazioni che indicano un principio di flessione più sviluppato che nel mongolo. Così, ad esempio, si formano: da amba "grande", ambaki "maestoso"; da usu "seme", usumbi "seminare"; da tachi "scuola", tachiyame "imparare", tachihyambi "insegnare".

La sintassi, come nelle altre lingue altaiche, è fondata sul principio che ogni elemento secondario precede l'elemento principale. Quindi l'epiteto precede il nome, p. es. amba nyalma, "uomo grande"; il complemento sta avanti alla parola che lo regge; il soggetto prima del predicato; ogni forma verbale si pone in ultimo, nel gruppo di cui fa parte. Mancano congiunzioni e pronomi relativi. Le proposizioni subordinate delle lingue indo-europee sono sostituite da proposizioni terminate da forme nominali del verbo.

La lingua manciù fu conservata e sviluppata e codificata da una serie di imperatori intelligenti. La letteratura comincia col 1599; il capo Nurhachu che nei 1616 fu proclamato imperatore col nome Ahkai Fulingga, traduzione del cinese t'ien ming (il mandato dal cielo), diede ordine di adattare le lettere mongole (uigur) alla lingua manciù. Nel 1632 furono aggiunti alcuni segni diacritici, e nel 1748 creati tre modelli di scrittura, a imitazione del cinese. Nel 1634 l'imperatore stabilì esami in Mianciù, aboliti nel 1861, poiché la lingua manciù perdeva terreno di fronte al cinese e non viveva che di una vita artificiale nella capitale.

Letteratura. - Nel sec. XVII s'iniziò la traduzione dei classici cinesi in manciù; le storie delle dinastie dei Liao, dei Kin, e degli Yuen; il codice penale, ecc. Fino al 1662 furono pubblicate diciotto opere. L'imperatore Kang Hsi ne fece pubblicare 41; Yung Cheng 17; sotto Kien Lung ne furono pubblicate 69. Le opere pubblicate, che comprendono dialoghi, manuali di conversazione, dizionarî in varie lingue, libri canonici cinesi, trattati di filosofia, di etica, di religione, di storia e geografia, di arte militare, di matematica, di medicina, romanzi, poesie, ecc., salgono a circa 250. Nel sec. XIX le traduzioni in manciù dei testi cinesi erano considerate come un ausiliario importante per l'interpretazione del cinese, a causa delle traduzioni interlineari e delle forme grammaticali più evidenti nel manciù.

La letteratura manciù appare piuttosto uno sforzo artificioso d'imitare la letteratura cinese, o al più un aiuto per rendere meno difficile ai Manciù la lettura dei testi cinesi, che non lo sviluppo naturale e spontaneo di una letteratura creata dalla civiltà originale di un popolo. Questa lingua sembra quindi destinata a sparire sempre più rapidamente dopo la caduta dell'impero e la distruzione della vita artificiale che sopravviveva stentata alla corte dei Manciù.

Bibl.: Grammatiche manciù: H. C. von der Gabelentz, Éléments de la grammaire mandchoue, Altenburg 1833; P. G. v. Möllendorf, A Manchu Grammar, Londra 1892; ecc. - Dizionarî: V. Wasil'ev, Dizionario manciù-russo, Pietroburgo 1866; I. I. Zacharov, Polnyi máncursko-russkij slovar' (Dizionario manciù-russo), Pietroburgo 1875. Per una più ricca bibliografia, B. Laufer, Skizze der mandzurischen Literatur, in Keleti Szemle, IX, Budapest 1908.

Storia.

Soltanto col principio del sec. X, alla fine della dinastia cinese dei T'ang, dopo lotte di cui la storia cinese conserva soltanto vaghe notizie, fra tribù rivali di Tungusi e Mongoli, o meglio dei loro predecessori, la Manciuria diventa il teatro di guerre tra le due dinastie rivali dei Liao (907-1124 d. C.) e dei Kin (1115-1234). La dinastia dei Liao comprendeva otto tribù di Tungusi, delle regioni a O. del fiume Liao, e il suo capo, dopo avere assunto il titolo d'imperatore a imitazione dei Cinesi, conquistò quasi tutta l'attuale Manciuria. La dinastia Liao giunse a dominare gran parte della Cina settentrionale, lottando vittoriosamente contro l'impero cinese dei Sung. Alla dinastia Liao succede la dinastia Kin (Chin), i "Re d'Oro" di Marco Polo. Sorti da una tribù dei Nüche ovvero Nü-chen, la quale aveva soggiogato altre tribù del bacino del Sungari, i Kin assunsero il titolo imperiale e, alleati con la dinastia cinese dei Sung, riuscirono a distruggere la dinastia dei Liao, formando un impero che abbracciava, oltre la Manciuria, la metà settentrionale della Cina. Come Marco Polo racconta, i Mongoli sotto Genghiz Khān assorbirono l'impero dei Kin, compresa la Manciuria, e lo conglobarono col grande impero mongolo della dinastia Yuan. Questa dinastia fu rovesciata dalla dinastia cinese dei Ming (1368-1644). La Manciuria divenne sotto la dinastia cinese una provincia di confine; forti palizzate e mura furono costruite per difendere la Cina dai barbari del N., finché la famiglia degli Aisin-gioro, la famiglia degli antenati dell'ultima dinastia manciù, discendente alla tribù tungusa dei Nü-chen, sorse rapidamente, riuscendo con Vurhachu (1559-1626) a fondare un nuovo impero, che assorbendo umerose orde non solo di Manciù e di Mongoli, ma anche di Cinesi, si estese gradualmente giungendo al mare all'E. e al fiume Amur al N., respingendo i Cinesi entro la Grande Muraglia. Nel 1625 la capitale fu stabilita a Mukden, allora chiamata Shen-yang, che era stata conquistata nel 1621. La storia della Manciuria si confonde da allora in poi con la storia della Cina. Lo sforzo immane che finì con esaurire l'attività e l'energia dei Manciù, e conquistare la Cina, condusse alla creazione di un'aristocrazia militare. Furono accordati privilegi alle "otto bandiere", in cinese pa k'i, comprendenti tutti i Manciù, Mongoli e Cinesi discendenti dai componenti dell'esercito della conquista. Dapprima le bandiere erano quattro, distinte per mezzo dei quattro colori, bianco, rosso e azzurro (o nero) e giallo. Ogni discendente per nascita dai Manciù aveva il diritto di appartenere a una delle bandiere e a ricevere un assegno in riso. Le bandiere formavano la guardia della casa imperiale in Pechino e avevano guarnigioni in quartieri speciali nelle principali città della Cina. Alle prime quattro furono poi aggiunte altre quattro bandiere con gli stessi colori e con un largo bordo di altro Colore.

L'efficienza militare dei Manciù, sommersi nell'enorme popolazione cinese attiva e intelligentei e infiacchiti dai privilegi ricevuti, si rese manifesta allorché nel 1894 scoppiò la guerra col Giappone, per il dominio della Corea. La Manciuria fu allora il teatro principale della guerra; i Cinesi furono sconfitti nella battaglia navale dello Ya-lu (17 settembre 1894); occupata la penisola del Liao-tung, il 21 novembre i Giapponesi conquistavano Port Arthur. A questo punto la storia della Manciuria assume valore e caratteri interessanti la storia internazionale; e le sue fasi costituiscono la irquestione mancese" tuttora aperta (v. appresso).

La questione della Manciuria.

Storia della questione. - Il trattato di Shimonoseki (17 aprile 1895) che pose fine alla guerra cino-giapponese del 1894, lungi dal segnare la riconciliazione fra i belligeranti, doveva dare luogo a conflitti di più vaste proporzioni di cui la Manciuria sarebbe stata a un tempo teatro e pretesto. La concorrenza della Russia, della Francia e della Germania, volta a trarre partito dalla guerra stessa, e l'intervento di queste potenze all'atto della ratifica del trattato obbligavano il Giappone a rinunciare all'acquisto del Liao-tung (v. cina: Storia; Giappone: Storia) e a riconoscere loro notevoli vantaggi a spese della Cina (v. cina: Storia, X, p. 295). Col trattato di Portsmouth (5 settembre 1905), seguito alla guerra russo-giapponese, i diritti della Russia su Port Arthur e sul tronco della ferrovia mancese a sud di Chang-chun venivano trasferiti al Giappone (articoli 5 e 6), con gli stessi patti e condizioni stabiliti nei precedenti accordi russo-cinesi; in caso di contestazioni future, il governo giapponese s'impegnava di decidere d'accordo con la Cina (art. 2), il cui diritto di sovranità sulla Manciuria veniva espressamente riconosciuto (articor 3 e 4). Il governo cinese, d'altra parte, in un successivo trattato di Pechino (22 dicembre 1908), approvava.

Dall'interpretazione e dall'applicazione di questi protocolli derivava una congerie di malintesi e di attriti, complicati ancora, anziché sanati, da successive convenzioni. Il Giappone pretendeva di non dover rendere conto alla Cina dell'esecuzione degli impegni di Portsmouth, ma di essere tenuto a farlo soltanto nei riguardi della Russia, legittima contraente. Pertanto la Cina ha considerato illecite tutte le numerose iniziative di carattere politico, economico e commerciale prese dal Giappone per salvaguardare ed estendere i proprî interessi in Manciuria, regione considerata da quello come lo sbocco naturale della propria emigrazione, specie dopo le difficoltà incontrate negli Stati Uniti. Non mancarono tuttavia i tentativi di accordo. Con due protocolli in data 4 settembre 1909, si cercò di fissare i diritti giapponesi sulle costruzioni ferroviarie, si stabilì la linea di frontiera mancese-coreana sul fiume T'u-men e fu riconosciuta la giurisdizione cinese sui Coreani stabiliti in quel distretto della Manciuria. Anzi, poiché il Giappone non sempre ottenne, nei confronti con le potenze europee, il riconoscimento di diritti e aspirazioni che il sentimento nazionale considerava consacrati dai gravi sacrifici delle guerre contro la Russia e contro la Cina stessa, così i comuni interessi nelle provincie orientali cinesi di fronte alla concorrenza straniera determinarono una stretta collaborazione russo-giapponese dopo il 1905, e diversi trattati (1907, 1910, 1912, 1916) ne rappresentarono il frutto.

Ma il cambiamento di regime in Russia sopraggiunse ad annullare questi trattati, mentre l'intervento giapponese nello Shantung (24 agosto 1914), per succedere alla Germania nel possesso di Kiao-chow, e la presentazione delle famose "ventun domande" (gennaio 1915) inasprirono vieppiù i rapporti fra Cina e Giappone. Sotto la pressione dell'ultimatum (7 maggio 1915), la Cina si piegò all'accettazione della maggior parte delle richieste giapponesi (v. giappone: Storia, XVII, p. 40; cina: Storia, X, p. 297). Non essendo riuscita a fare abrogare queste convenzioni alla conferenza di Parigi per la pace (1919), la Cina rifiutò di firmare il trattato di Versailles. Essendo poi entrata a fare parte della Società delle nazioni, si prospettò la possibilità di porre nuovamente sul piano internazionale il problema dello Shang-tung e la questione mancese.

Frattanto il governo cinese acconsentì a partecipare all'intervento interalleato per lo sgombero dei contingenti cecoslovacchi attraverso la Siberia e la Manciuria settentrionale: la tutela delle ferrovie della Manciuria venne affidata alle truppe cinesi. L'atteggiamento sovietico contrario alle potenze cosiddette capitalistiche, beneficiarie, nei confronti della Cina, di speciali vantaggi, concessioni e privilegi, incoraggiava il movimento nazionalista di Canton, ma contribuiva pure alla formazione di altri partiti e governi locali (indicati dal nome delle provincie), le cui rivalità dovevano mantenere per lungo tempo la Cina in preda alle competizioni dei governatori militari e alla guerra civile. Chang Tso-lin, già governatore militare della provincia di Mukden, e dal 1918 governatore generale della Manciuria, proclamò l'indipendenza della Manciuria (maggio 1922), instaurando un vero e proprio governo dittatoriale. Nel 1924, infatti, egli concludeva direttamente un accordo col governo di Mosca, circa il condominio delle ferrovie mancesi, costruiva nuove linee e organizzava il regime autonomo del paese, continuando a combattere gli eserciti dei generali Wu Pei-fu e Feng Yü-hsiang: finché, vittorioso, entrava in Pechino il 27 dicembre 1926, dopo avere domato anche la rivolta del suo dipendente generale Kuo Sung-lin nella Manciuria occidentale; e, col titolo di gran maresciallo, riuniva sotto un governo militare tutto il territorío della repubblica cinese a nord dello Yang-tze kiang. Respinto nuovamente in Manciuria dalle forze sudiste, nell'estate del 1928, soccombeva a un attentato dinamitardo nel treno che lo trasportava a Mukden. Il potere passava allora nelle mani del figlio, Chang Hsüeh-liang, che riuscì a stabilire regolari rapporti col governo di Nanchino, a migliorare le condizioni generali del paese e ad assumere anche una funzione pacificatrice durante la guerra civile del 1930 nelle provincie cinesi settentrionali, estendendo la propria autorità fino nel Chih-li e nel Ho-nan. Nei riguardi della Russia, Chang Hsüeh-liang accentuò la politica paterna di riduzione degl'interessi sovietici. Traendo pretesto dalla propaganda bolscevica, il maresciallo procedette, nel maggio 1929, all'occupazione degli uffici russi delle ferrovie mancesi settentrionali e alla chiusura di numerose aziende, sostituendo il personale russo, arrestato o espulso, con funzrionarî cinesi. Ne seguì un vero e proprio stato di guerra con l'U.R.S.S., le cui truppe invasero la Manciuria. Il 22 dicembre, in base al trattato di Chabarovsk, il governo mancese, col consenso di Nanchino, doveva piegarsi alle condizioni russe che ristabilivano lo statu quo.

Più gravi proporzioni doveva assumere il conflitto col Giappone. Malgrado la rinuncia fatta alla conferenza di Washington (1921-22), circa i diritti relativi alla nomina dei propri consiglieri e alla preferenza nei finanziamenti, il governo giapponese godeva in Manciuria di un regime eccezionale, controllando effettivamente gran parte del paese attraverso la complessa organizzazione ferroviaria, e le guarnigioni lungo le linee. Aveva inoltre diritto di percepire imposte, di amministrare l'istruzione e i servizî pubblici e manteneva, nelle provincie mancesi, una speciale polizia consolare per i proprî sudditi, giapponesi e coreani. La concorrenza cinese sempre più attiva dopo il 1924, con la costruzione di una rete indipendente di ferrovie e la conseguente lotta di tariffe, dava luogo a reiterate proteste del Giappone, che accampava alcune vaghe garanzie a proprio favore contenute in una dichiarazione della conferenza di Pechino (seduta del 4 dicembre 1908). La validità giuridica di tale impegno non è stata ancora chiarita e la questione delle "linee ferroviarie parallele" non poté avere neppure a Ginevra un'interpretazione soddisfacente. D'altra parte, per alcuni tronchi cinesi non concorrenti, il Giappone stesso aveva fornito importanti crediti, in seguito non più rimborsati sotto varî pretesti. Le ragioni d'ordine economica-finanziario, complicate da quelle politiche, dovevano costituire la maggiore sorgente di attrito fra i due paesi. Contestazioni e divergenze erano sorte anche sui diritti giapponesi di acquistare terre, di percepire imposte, di mantenere guardie armate ndlla zona ferroviaria; sull'impiego della polizia consolare; sull'emigrazione coreana in Manciuria, ecc.

Un intervento giapponese a Wan-pao-shan, a protezione di certi interessi agricoli di sudditi coreani, aveva già prodotto una pericolosa effervescenza; l'uccisione del capitano Nakamura (giugno 1931) per mano di militari cinesi, sopraggiunse ad aggravare ancora la tensione fra i due paesi. Perduravano le trattative per liquidare pacificamente anche questo incidente, malgrado le pressioni del partito militare nazionalista a Tokio, quando, nella notte del 18 settembre, un attentato sulla linea ferroviaria presso Mukden determinò un conflitto e l'occupazione giapponese della città.

Da quel momento ha inizio la progressiva invasione della Manciuria, effettuata metodicamente dal Giappone malgrado gli sforzi cinesi di evitare spargimento di sangue, e l'intervento, sollecitato dal governo di Nanchino, della Società delle nazioni. Le disposizioni per la non resistenza di fronte all'avanzata avversaria non sempre furono seguite dai generali mancesi discordi e in guerra fra loro; il che facilitò al Giappone il raggiungimento dei proprî obbiettivi, allegando la necessità di proteggere la vita e gl'interessi dei proprî sudditi e di ristabilire l'ordine in Manciuria. Il 19 settembre, dopo un sanguinoso combattimento, veniva occupata Chang chung; il 21, i Giapponesi entravano a Kirin; il 22, a Hsin-min. Succedette una sosta e una prima risoluzione del Consiglio della Società delle nazioni, in data 30 settembre, fece sperare, in base alle assicurazioni del delegato giapponese, in una pacifica soluzione per trattative dirette. Ma, traendo motivo da manifestazioni antigiapponesi in Manciuria e dall'attività di formazioni irregolari, le operazioni venivano proseguite col bombardamento di Cin-chow (8 ottobre) e l'occupazione di Tsi-tsi-har (19 novembre), effettuata dopo alcuni scontri sul fiume Nonni. Frattanto, gravi incidenti si verificavano a Tien-tsin, e il Consiglio della Società delle nazioni, dopo avere rinnovato al Giappone l'invito di ritirare al più presto possibile le proprie truppe nella zona della ferrovia transmancese, decideva l'invio in Estremo Oriente di una commissione di cinque membri (Inghilterra, Francia, Italia, Germania, Stati Uniti), incaricata di esperire un'inchiesta sugli avvenimenti. Verso la fine di dicembre, i Giapponesi avevano conquistata l'intera Manciuria (meno lo Jehol, pertinente alla Mongolia); il governatore Chang Hsüeh-liang si era dimesso e le truppe regolari cinesi si trovavano raccolte a sud della Grande Muraglla. L'irresolutezza della Società delle nazioni, dovuta alla mancanza di unità di vedute fra le maggiori potenze europee in merito al conflitto, influì sull'atteggiamento del Giappone. Malgrado una nota degli Stati Uniti ai due contendenti, per significare che nessun accordo estorto con la forza sarebbe stato riconosciuto da quel governo, verso la fine del gennaio 1932, le truppe giapponesi, appoggiate dalla flotta, sbarcavano a Shang-hai (v. giappone, Storia) per imporre la fine del boicottaggio e di altre manifestazioni antigiapponesi in Cina. L'azione, particolarmente intensa dopo il fallimento dei tentativi d'accordo del febbraio, invano ostacolata dalla tenace resistenza delle truppe cinesi, portò allo sgombro delle linee tenute da queste e all'accordo del 5 maggio. Nel frattempo i Giapponesi creavano il nuovo stato mancese, il Man-chu kwo (v. appresso).

Avvenimenti ancora più gravi si verificarono all'inizio del 1933. Il 3 gennaio i Giapponesi, allarmati dalla mobilitazione delle truppe cinesi dirette verso lo Jehol, che era stato dichiarato parte integrante della Manciuria, avevano occupato di viva forza Shan-haikwan a sud della Grande Muraglia, in riva al mare; le operazioni dirette alla conquista materiale dello Jehol furono però rinviate alla fine di febbraio. Le forze dislocate in quella provincia dopo alcuni scontri erano rigettate a sud della Grande Muraglia (10 marzo). Una controffensiva cinese non riuscì a impedire l'avanzata nemica nella provincia di Hopei (30 marzo).

Dopo una sosta lungo il fiume Lwan, i combattimenti riprendevano ai primi di maggio e, malgrado la resistenza dei contingenti cinesi, le avanguardie nipponiche giungevano, il 18, nei dintorni di Pechino, in parte sgomberata dalla popolazione. Le trattative iniziate fra le due parti per la sospensione delle ostilità portavano, il 31 maggio, alla firma dell'armistizio di Tang-kow. Una vasta zona a sud della Grande Muraglia veniva smilitarizzata; da parte cinese si rinunciava a ogni ulteriore operazione contro lo Jehol, mentre le truppe nipponiche venivano ritirate entro i confini del Man-chu kwo. Il conflitto cino-giapponese subiva così quel tempo di arresto che la Società delle nazioni aveva cercato invano. Il Comitato dei 19, costituito dall'assemblea della Società per l'esame e il regolamento della vertenza, in base al ricorso del governo cinese, adottava, il 14 febbraio 1933, dopo avere esaminato le risultanze dell'inchiesta Lytton, un rapporto in cui si constatava il fallimento delle trattative per una composizione amichevole delle questioni in contrasto (principalissima quella relativa all'autonomia e all'indipendenza del Man-chu kwo) e rimetteva all'assemblea il proprio mandato, riconoscendo che "se all'origine dello stato di tensione esistente prima del 18 settembre 1931 delle responsabilità emergevano da una parte e dall'altra, la responsabilità della Cina non poteva essere messa in causa circa lo sviluppo degli avvenimenti dopo quella data". L' approvazione di questo rapporto da parte dell'assemblea straordinaria, il 24 febbraio 1933, determinava il ritiro del Giappone della Società delle nazioni.

Costituzione del Man-chu kwo. - Dopo avere provveduto al ristabilimento dell'amministrazione e dei servizî pubblici a Mukden, i Giapponesi avevano iniziato, nel settembre 1931, la riorganizzazione del governo provinciale nella Manciuria; un consiglio supremo fu investito di pieni poteri sul governo provinciale autonomo del Liao-ning (ribattezzato Feng-t'ien). Nella regione di Kirin, il governo fu assunto dal generale Hsi Hsia. Il territorio della rete ferroviaria mancese, costituente un distretto speciale (Harbin), fu lasciato sotto l'amministrazione del generale filogiapponese Chang Ching-hui; questi, dal i° gennaio 1932, ebbe anche le funzioni di governatore della provincia settentrionale di Hei-lung kiang, trasferite poscia al generale Ma Chan-shan dopo la sua sottomissione ai Giapponesi. Un nuovo regime regionale sorse così anche a Tsi-tsi-har. Si andava in tal modo gradualmente preparando la costituzione di uno stato indipendente mancese. Alcune tribù mongole dello Jehol, unite da vincoli di razza coi Mongoli del Fengt'ien, avevano frattanto approfittato degli avvenimenti per fare atto d'indipendenza di fronte al governo di Nanchino e ai coloni cinesi immigrati nella regione, stabilendo contatti con le nuove autorità in Manciuria, attraverso la persona del generale Tang Ju-lin, governatore militare del Jehol che, all'atto della proclamazione del nuovo stato mancese, ne fu dichiarato parte integrante.

Dopo un'attiva propaganda condotta nel paese, i governatori delle tre province mancesi, del distretto speciale e dello Jehol si riunirono il 17 febbraio a Mukden sotto la presidenza del generale Chang Ching-hui e decisero la costituzione di un nuovo stato indipendente,. sotto un regime repubblicano, con larga autonomia provinciale e separazione dei poteri; il titolo di "reggente" fu decretato per il capo del potere esecutivo e venne promulgata una "dichiarazione d'indipendenza" firmata anche da alcuni principi mongoli. Fu scelta quindi Chang-chun quale capitale del nuovo stato e designato "reggente" l'ex imperatore della Cina, Hsüan-Tung (nome personale: Henry Pu-yi), rifugiatosi successivamente a Tien-tsin e a Port Arthur, sotto la protezione dei Giapponesi. L'era del nuovo regime fu detta "Ta Tung" (della grande armonia). Il reggente Pu-yi, insediato a Chang-chun il 9 marzo 1932, dopo avere accettato non senza esitazioni la nomina, dichiarò di volere governare secondo i principî di moralità, di benevolenza e di amore, espressi dalla formula "Wang Tao" (la Via Reale), norma confuciana di saggezza politica. Il 12 marzo, dopo la nomina dei membri del governo, venne notificata alle potenze estere la costituzione del Man-chu kwo, ma il nuovo stato non fu riconosciuto. Il 1° marzo 1934, poi, il reggente fu incoronato imperatore con il nome di Kang-Teh.

Ordinamento del Man-chu kwo. - Quattro sono i dipartimenti del governo: esecutivo, legislativo, giudiziario, controllo.

Sotto la direzione dell'imperatore, un primo ministro presiede il Consiglio di stato costituito dai ministri degli Affari esteri, dell'Industria, della Giustizia, delle Finanze, degli Affari civili, della Guerra e delle Comunicazioni. Un consiglio di controllo degli Affari generali decide sulle questioni più riservate e in materia di personale, di contabilità e di approvvigionamenti. È praticamente l'organo attraverso cui il Giappone controlla, per mezzo di suoi funzionari inamovibili, l'opera del governo e la vita nazionale. Un consiglio legislativo approva le leggi, ma l'imperatore può decidere in ultima istanza, anche contro il parere del parlamento. La giustizia funziona attraverso i tribunali distrettuali, i tribunali superiori e una corte suprema. La circoscrizione amministrativa comprende cinque provincie (Feng-t'ien, Kirin, Hei-lungkiang, Jehol, Hsin-an) e due distretti speciali (Harbin, Chientao). È suddivisa in distretti e municipî. I Mongoli dello Hsin-an mantengono i loro ordinamenti tradizionali in tribù e leghe. Le finanze dello stato, assai accentrate, sono oggetto di una speciale riorganizzazione. Tutte le tasse affluiscono a una tesoreria centrale. Sono in corso di attuazione provvedimenti speciali per l'assetto definitivo dell'istruzione pubblica e delle forze armate.

Una banca centrale ha assorbito tutte le banche preesistenti, con un programma di unificazione delle diverse monete circolanti in Manciuria. Analogamente sono stati unificati i servizî telegrafici, telefonici, radiotelefonici e radiotelegrafici, postali e ferroviari, modificando impianti, regolamenti, tariffe e uffici, onde metterli in armonia con i servizî e con gl'interessi giapponesi.

Bibl.: Fonte principalissima sugli avvenimenti in Manciuria e sul conflitto cino-giapponese sono i documenti pubblicati dalla Società delle nazioni, dopo il suo intervento nel conflitto medesimo. V. in particolare il rapporto della Commissione Lytton in Manciuria: Appel du gouernement chinois - Rapport de la Commission d'étude, voll. 2, Ginevra 1932; Third Report on Progress in Manchuria 1907-32, Dairen 1932; Le conflit sino-japonais (Memoranda du gouvernement chinois présentés à la Commission d'étude de la Société des nations), Nanchino e Pechino 1932; Memoranda submitted by the Chinese Assesssor to the Commission of Enquiry of the League of Nations, Nanchino 1932; The manchurian question (a cura della delegazione giapponese presso la Società delle nazioni), Ginevra 1933; La cause du Japon (a cura della stessa), Ginevra 1933.

Oltre le opere relativamente invecchiate di J. V. A. MacMurray, Tratiees and agreements with and concerning China 1894-1919, voll. 2, Washngton 1921; V. M. J. Bau, The foreign relations of China, Londra 1922; P. H. Clyde, International Rivalries in Manchuria, 1689-1922, 2ª ed., Columbus 1928; S. H. Hsü, China and her political entity, New York 1926; E. Vercesi, La Giovane Cina e le Potenze, in Rivista d'Italia, febbraio 1927; G. B. Mazzoleni, L'antagonismo anglorusso in Asia nell'ultimo ventennio 1907-1927, Pavia 1928, si vedano gli articoli apparsi nella rivista Problems of Pacific, Chicago 1930 segg.; H. Maier, Die Mandschurei in Weltpolitik und Weltwirtschaft, Lipsia 1930; C. Walter Joung, Japan's special position in Manchuria, Baltimora 1931; H. Hussey, Mancukuo, Port Dover 1932; G. M. Sangiorgi, L'imperialismo giapponese, Bologna 1932; R. Mosca, La controversia cino-giapponese per la Manciuria nei trattati internazionali e di fronte alla Società delle nazioni, in Annali di scienze politiche, VI, Pavia 1933. V. anche la bibl. delle voci cina; giappone.

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