Mania
Il termine mania (dalla radice greca μαν- del verbo μαίνομαι, "smaniare, essere pazzo") era usato un tempo nel linguaggio medico per indicare vari tipi di affezioni psichiche ed è ancora diffuso nel linguaggio comune con l'accezione generica di disturbo mentale. È usato, impropriamente, anche con il significato di entusiasmo, invasamento religioso, oppure per indicare una tendenza esclusiva e smodata verso qualche cosa, un'infatuazione fanatica sia individuale sia collettiva. Propriamente, in psicopatologia, è la condizione psichica caratterizzata da eccitamento del tono dell'umore, orientato verso l'euforia o l'irritabilità, da alterata attività mentale e da attività motoria disordinata che, nei gradi estremi, può giungere a stati di grave agitazione psicomotoria.
sommario: l. Polisemia del termine. 2. Il quadro clinico. 3. Componenti biologiche e approccio psicologico. □ Bibliografia.
l. Polisemia del termine
Secondo G.E. Berrios (1988) la parola mania, al pari di melanconia, ha rappresentato fino al 19° secolo una sorta di 'palinsesto semantico'. In passato, infatti, mania era un termine piuttosto aspecifico, usato per indicare fondamentalmente follia, perdita di controllo. Per Ippocrate era un disturbo mentale acuto senza febbre, posto all'interno di una specifica classificazione della tipologia osservabile dei disturbi mentali, accanto alla frenite (disturbo mentale acuto con febbre), alla melanconia (che includeva tutte le alterazioni mentali croniche), all'epilessia, all'isteria e alla 'malattia degli
2. Il quadro clinico
Il quadro clinico della mania è rappresentato fondamentalmente da: esaltazione del tono dell'umore, che è orientato verso l'euforia o l'irritabilità; grandiosa sopravvalutazione di sé, nel senso che il soggetto non vede e non valuta le difficoltà poste dalla realtà; accelerazione del pensiero, il cui grado estremo è rappresentato dalla disordinata 'fuga delle idee', con logorrea, un pensiero rapido ma superficiale, distraibilità; iperattività instabile; diminuito bisogno di sonno; dimagramento. L'eccitazione, la fuga delle idee, la sopravvalutazione di sé espongono il soggetto a un eccessivo coinvolgimento in attività che sono piacevoli, ma anche potenzialmente dannose per sé e per gli altri. Egli tende a intraprendere azioni rischiose o rovinose come affari avventati, spese eccessive, condotte sessuali provocatoriamente sconvenienti ecc. A differenza di quanto si creda, il paziente maniacale non è di solito simpaticamente euforico: l'affermazione di sé avviene attraverso il disprezzo per gli altri, che può manifestarsi con aggressioni verbali o fisiche. Talvolta la fuga delle idee, l'accelerazione della spinta ad agire sono così intense da determinare, paradossalmente, apparente arresto della vita psichica e delle attività, in quadri analoghi ad alcuni aspetti della depressione grave o anche della catatonia. Le diverse forme cliniche della mania sono state distinte per gravità, maggiore o minore (in questo caso si parla di
3. Componenti biologiche e approccio psicologico
Attualmente sono noti anche alcuni meccanismi biologici che si pensa siano alla base dei quadri maniacali. Si tratta di iperattività di sistemi neuronali a trasmissione dopaminergica, come mostrano anche le tecniche di visualizzazione dell'attività cerebrale (PET, SPET ecc.; v. il capitolo La medicina nucleare, Studio del
Per quanto riguarda la comprensione psicologica di questi quadri, la psicoanalisi si è interessata ai meccanismi psichici, ai sentimenti e ai modi di relazionarsi caratteristici della maniacalità, intesa come difesa dalla depressione, che include sia la mania patologica sia gli atteggiamenti e i momenti maniacali della vita di ognuno. Dopo alcune intuizioni di
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