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MANICA

di Gabriella Aruch Scaravaglio - Enciclopedia Italiana (1934)
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MANICA (fr. manche; sp. manga; ted. Ärmel; ingl. sleeve)

Gabriella Aruch Scaravaglio

La manica ha avuto infinite trasformazioni ed enorme importanza attraverso il tempo e la moda. Stretta e aderente nelle vesti dei primi secoli cristiani, si adorna di ricami e si allarga sino al gomito solo nella tunica. Le vesti bizantine hanno maniche guarnite di fasce multicolori; nei secoli XII e XIII le maniche sono strette fino al gomito e larghissime all'apertura e talvolta così lunghe da farvi un nodo all'estremità. Nel sec. XIV le maniche femminili sono spesso ornate di strisce di pelliccia o di stoffa preziosa che cadono dal gomito a terra (manicottoli, mancherons). Nelle fogge maschili, la manica rimane stretta e sobria d'ornamenti sino al 1300; diviene poi, per gli uomini e per le donne, larghissima e lunga: molte leggi suntuarie tendono a limitarne il lusso e le dimensioni. Dal sec. XIV al XV le vesti femminili hanno sempre due maniche: una stretta della veste di sotto, l'altra larga, lunga, aperta, della gamurra, o sopravveste (maniche ad ali, ailerons). Dal sec. XIV al XVI si usano maniche di ricambio a ogni veste, attaccate con nastri e bottoni preziosi, in genere di stoffa più ricca e di colore diverso dall'abito: di broccato d'oro e d'argento, foderate di pelliccia, ornate di ricami e di gioielli, di motti e di imprese. In Francia nel sec. XV le maniche sono alte di spalle e sbuffanti: moda, questa, che scompare per l'influenza delle fogge italiane. Provviste di due o tre tagli o "finestrelle", le maniche del Quattrocento lasciano passare il braccio nella manica o al gomito o all'avambraccio. In Francia Margherita di Valois (1574) inventa le maniche a rigonfî. Nel costume maschile la manica segue la linea imposta dalla moda femminile; larghissime e lunghe sono le maniche del pelliccione e della pelanda; nella seconda metà del Cinquecento enormi diventano le maniche femminili. Nel Seicento le maniche hanno piccoli sbuffi e grandi manopole di merletto e spesso sopramaniche corte sino al gomito (1630); diminuiscono alla fine del secolo: guarnite di merletti e di gale arrivano sino al gomito (1680). Anche per gli uomini la manica assume più modeste proporzioni e per tutto il Settecento si orna solo di manopole e di gale di merletti. Alla fine del sec. XVIII la manica è stretta e semplice; cortissima sui primi dell'Ottocento negli abiti eleganti, è, in quelli semplici, lunga e aderente; verso il 1828 ritorna larghissima e diminuisce verso il 1840; enorme nel 1850 (maniche à gigot), nel 1870 torna a ridursi; nel 1880 l'ampiezza va verso la spalla per arrivare ai "palloni" del 1894, sostenuti da fil di ferro, tela gommata, ecc. Tornano nel 1904 le maniche romantiche; poi per qualche tempo la moda non ha più dato importanza a questo particolare del vestito. Solo nel 1932 la manica ha ripreso la sua studiata eleganza.

Bibl.: F. Mutinelli, Del costume venez. sino al sec. XVII, Venezia 1831, p. 86; P. Fanfani, Legge suntuaria fatta dal comune di Firenze nel 1345, Firenze 1851, p. 10; L. T. Belgrano, La vita privata dei genovesi, Genova 1875, p. 256; A. Challamel, Hist. de la mode, Parigi 1875, p. 91; P. Molmenti, La dogaressa di Venezia, Torino 1882, p. 222; A. Calmo, Le lettere, Torino 1888, p. 13; L. A. Gandini, Saggio delle costumanze della corte di Ferrara, Bologna 1891, p. 18; C. Merkel, Tre corredi milanesi del '400, Roma 1893, p. 52; A. Luzio e R. Renier, Mantova e Urbino, Torino 1893, pp. 294-302; L. A. Gandini, Isabella, Beatrice e Alfonso d'Este infanti, Modena 1896, p. 25; A. Luzio e R. Renier, Il lusso d'Isabella d'Este, in Nuova antologia, 1896 pp. 450-458; E. Casanova, La donna senese del '400, Siena 1901, p. 41; L. Beltrami, La guardaroba di L. Borgia, Modena 1903; P. Molmenti, La st. di Venezia nella vita privata, Bergamo 1905, pp. 236, 253; F. Malaguzzi-Valeri, La Corte di L. il Moro, Milano 1913, pp. 224, 405, 420, 444; E. Polidori Calamandrei, Le vesti delle donne fior. nel '400, Firenze 1924, pp. 42-61; V. Gay, Gloss. archéol., II, Parigi 1928, p. 117; E. Viollet-le-Duc, Dict. rais. du mobilier franç., VI, Parigi s. a., p. 175.

Vedi anche
abbigliamento La varietà degli oggetti usati per vestirsi e adornarsi. Rientrano in questa denominazione non solo gli indumenti propriamente detti, ma anche gli accessori e i gioielli. 1. storia L’abbigliamento, bene primario legato ad ataviche necessità dell’uomo di distinguersi dalla nudità, indica visivamente ... moda Fenomeno sociale che consiste nell’affermarsi, in un determinato momento storico e in una data area geografica e culturale, di modelli estetici e comportamentali (nel gusto, nello stile, nelle forme espressive), e nel loro diffondersi via via che a essi si conformano gruppi più o meno vasti, per i quali ... camicia moda Indumento di tessuto, con colletto e maniche lunghe o corte, che ricopre la parte superiore del corpo.  ● Il termine è documentato dal Trecento, quando designa una veste di stoffa leggera lunga fino ai piedi o al ginocchio, con ampie maniche, indossata a contatto della pelle e sotto altri capi d’abbigliamento ... pelliccia Il mantello pilifero dei Mammiferi vivi e la pelle dell’animale morto, trattata in modo da conservare il pelo con le sue caratteristiche di morbidezza e lucentezza. ● La pelliccia dei Mammiferi è costituita da una serie esterna di peli più lunghi, robusti e radi (giarra), e una serie interna di peli ...
Vocabolario
mànica
manica mànica s. f. [lat. manĭca, der. di manus «mano»; nel sign. 5 a, calco dello spagn. manga (cfr. anche, in questa accezione, il lat. manus)]. – 1. a. Parte del vestito, maschile e femminile, che copre il braccio fino alle mani: le...
manicato
manicato agg. [der. di manico]. – Fornito di manico, immanicato: falce manicata. In araldica, attributo di figure artificiali come alabarde, falci, lance, scuri con il manico di smalto diverso.
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