MANSART

Enciclopedia Italiana (1934)

MANSART

Pierre Lavedan

. Casata di architetti operosi nei secoli XVII e XVIII, di, cui i principali furono François e Jules-Hardouin.

François nacque nel 1598 a Parigi, morì il 23 settembre 1666. La sua apparizione circa il 1630, contemporanea a quella di S. Vouet, segna l'inizio di un nuovo periodo classico in Francia. Sembra che egli non sia mai venuto in Italia: era stato allievo dell'architetto Gautier, con il quale lavorò a Rennes, ma nella sua formazione ebbero parte preponderante gli architetti francesi della precedente generazione, il de Brosse e specialmente il Métézeau. La prima sua opera importante, il portale della chiesa dei Foglianti in via Saint-Honoré a Parigi (circa 1629, demolito nel 1804), presenta notevoli affinità con il portale di S. Gervasio del Métézeau. Costruì poi la chiesa della Visitazione delle Filles-Sainte-Marie (1632-34), oggi tempio protestante di S. Maria, a pianta cruciforme con cupola; e dal 1635 al 1638 il palazzo de la Vrillière, oggi Banca di Francia. Nel 1636 insignito del titolo d'architetto del re, fu d'allora in poi chiamato a iniziare una serie di opere grandiose, ma non tutte poté terminare. Oltre ad alcune costruzioni parigine (palazzi d'Aumont e Mazzarino, lavori al Carnavalet), l'opera sua più importante è il mirabile castello di Maisons (1642-1651), rimasto quasi intatto.

La sua arte, celebrata dai contemporanei, s'impone per la sobrietà della decorazione esterna e la giustezza delle proporzioni, per la felice disposizione delle verticali e delle orizzontali; negli interni invece è fastosa, specie nella disposizione delle grandi scalee.

Jules-Hardouin nacque a Parigi il 16 aprile 1646, morì a Marly l'11 maggio 1708. Pronipote di François, di cui assunse il nome (1668), fu allievo dello zio e di L. Bruand. Nel 1674 il re gli affidò la costruzione del castello di Clagny e da allora sino alla morte fu l'architetto prediletto di Luigi XIV: nel 1699 divenne soprintendente alle costruzioni reali; ebbe il titolo di barone di Jouy e di conte di Sagonne. L'operosità sua fu immensa, stimolata dai guadagni, a Parigi e in tutta la Francia; lavorò per i privati e per il re, limitandosi spesso a dare consigli. La parte più nota della sua opera è a Versailles, dove dal 1676 diresse tutti i lavori. Luigi XIV non volle mai demolire il piccolo castello di mattoni e di pietra elevato a Versailles da suo padre; il Le Vau aveva progettato di rivestire quella costruzione di pietra e di marmi su tre lati: il M. non fece che portare a compimento quell'idea; ma a lui si devono, nello stesso palazzo, la galleria degli specchi, e fuori del castello propriamente detto, la grand e la piccola scuderia sulla Piazza d'armi (1679-1685), numerosi boschetti nel parco, particolarmente quello del colonnato (1687), la nuova aranciera (1684-86). La cappella (1699) è opera di collaborazione. con il nipote Robert de Cotte, ma tutto del M. è il grande Trianon (1687-88). Contemporaneamente il M. costruiva per Luigi XIV i padiglioni di Marly (dal 1679 in poi). Tra i castelli signorili a cui collaborò ricordiamo Dampierre Chantilly (circa 1680). Architetto, urbanista e speculatore, fornì a Parigi i progetti della piazza delle Vittorie (circa 1684) e della piazza Vendôme, la cui attuale sistemazione fu eseguita dopo il 1699. L'ultima sua grande opera a Parigi fu la chiesa degl'Invalidi, a croce greca, coronata di una cupola che può considerarsi il capolavoro dell'artista, collegata alla facciata in un complesso che è uno dei più belli dell'architettura parigina. Per metterla ancor più in valore, il M. aveva ideato una piazza semicircolare simile a quella di S. Pietro a Roma, che non fu eseguita.

L'arte di J.-H. , è caratterizzata dalla sua nobiltà. Egli fu per l'architettura quello che il Racine fu per la poesia e, come questi raggiunse la bellezza con mezzi semplici; preferì le combinazioni di volumi e di linee all'eccesso di decorazione. I contemporanei, pur celebrandone la grandezza dell'ispirazione, l'accusarono dl essere un mediocre tecnico; ma se spesso per noncuranza le murature delle sue costruzioni sono scadenti, egli si preoccupò in compenso delle disposizioni interne e gli si debbono numerose invenzioni di ordine pratico che ebbero successo. Rileviamo inoltre che alla fine della sua vita alcuni accenti delle decorazioni interne e anche delle disposizioni esterne, particolarmente la cappella di Versailles, preludono già all'arte del sec. XVIII.V. anche mansarda.

Bibl.: J. Marot, Recueil des plans, profils, ecc., Parigi 1664; Sauval, Histoire et recherche des antiquités de la ville de Paris, Parigi 1724; P.-I. Mariette, Architecture française, Parigi 1727; nuova ed., 1930; J.-F. Blondel, Architecture française, Parigi 1752-1755; Dézallier d'Argenville, Vie des fameux architectes, Parigi 1787; H. v. Geymüller, Die Baukunst d. Renaissance in Frankreich, Stoccarda 1898-1901; R. Blomfield, A History of French Architecture, 1911-12; H. Lemonnier, L'art français au temps de Richelieu et de Mazarin, 2ª ed., Parigi 1913; id., L'art français au temps de Louis XIV, Parigi 1925; A. E. Brinckmann, Die Baukunst d. 17. u. 18. Jahrh. in den roman. Ländern, Berlino-Neubabelsberg 1915; R. Schneider, L'art français XVIIe siècle, Parigi 1925; E. von Cranach-Sichart, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIV, Lipsia 1930 (con ampia bibl.); J. Rigaud, Maisons royales, s.l. n. a.; L. Dimier, L'Hôtel des Invalides, Parigi s.a.