Mao Zedong

Dizionario di Storia (2010)

Mao Zedong


Rivoluzionario e statista cinese (Shaoshan, Hunan, 1893-Pechino 1976). Nato in una famiglia contadina di medie condizioni, passò la giovinezza nello Hunan, dove il padre lo avviò alla preparazione per la carriera degli esami imperiali. Dal 1912 al 1918, si avvicinò alla cultura occidentale (C. Darwin, A. Smith, J.-J. Rousseau ecc.) senza rinnegare la sua educazione classica. Nel 1918 si trasferì a Pechino e lavorò all’università come aiuto bibliotecario; a contatto con Li Dazhao, direttore della biblioteca, e con le correnti radicali e rivoluzionarie avvenne la sua maturazione politica e nel 1920 aderì al marxismo. In particolare su di lui avevano fatto presa gli sviluppi dell’Internazionale comunista e l’idea leniniana che nei Paesi meno sviluppati e in condizioni coloniali il processo rivoluzionario deve coinvolgere, a fianco delle classi popolari, la borghesia nazionale in una lotta di liberazione. Nel 1921 partecipò a Shanghai alla fondazione del Partito comunista cinese, sezione della terza Internazionale, che aderì al Partito nazionalista, il Guomindang, guidato da Sun Zhongshan, dal 1923 sostenuto dai sovietici e favorevole alla collaborazione con i comunisti. Dirigente del Guomindang di Shanghai, nel 1925 M.Z. divenne uno dei leader più influenti della sezione agraria e in alcuni scritti (Analisi delle classi nella società cinese, 1926; Inchiesta sul movimento contadino nello Hunan, 1927) delineò un progetto politico rivoluzionario incentrato sulle potenzialità di liberazione delle masse contadine, al quale corrispondeva l’esigenza di forgiare un partito capace di operare apertamente al loro interno. La figura di M.Z. emerse dopo che Jiang Jieshi, nuovo leader del Guomindang succeduto a Sun, provocò la rottura con i comunisti (apr. 1927, massacro dei comunisti a Shanghai): sostenitore di un’insurrezione generale che coinvolgesse città e campagna, M.Z. fu tra gli organizzatori della «sollevazione dei raccolti d’autunno». La rivolta fu sedata dal Guomindang e M.Z. guidò i suoi nella ritirata, mentre il partito lo accusava di avventurismo militare e lo escludeva dal comitato centrale. Dalla riflessione su questa sconfitta emerse finalmente la linea che avrebbe caratterizzato gli anni a venire, incentrata essenzialmente nel nesso tra rivoluzione sociale (agraria) e liberazione progressiva del territorio nazionale. A questo scopo M.Z. iniziò, con i reduci della fallita insurrezione dello Hunan, l’edificazione dell’Armata rossa, esercito con funzione anche pedagogica, che divenne parte integrante del partito, mentre l’altro spezzone del partito, guidato da Li Lisan, più vicino alle posizioni sovietiche, continuava senza successo a combattere su base urbana. Dal nov. 1927 il movimento di M.Z. si estese dai monti Jinggang alle province di Jiangxi e Fujian; nel sett. 1931 fu proclamata la Repubblica socialista di Jiangxi e M.Z. ne fu eletto presidente, mentre i giapponesi invadevano la Manciuria. Allorché lo Jiangxi fu investito dalle durissime «campagne di annientamento» del Guomindang, M.Z. rispose (ott. 1934) con una storica ritirata (la cd. Lunga marcia) verso Yan’an, nello Shaanxi, che salvò il partito dalla distruzione, e nel corso della quale (circa 10.000 km) furono conquistati alla causa rivoluzionaria i contadini di varie regioni. Intanto alcuni influenti dirigenti comunisti (tra questi Zhou Enlai) si erano convinti delle tesi maoiste e nel genn. 1935 (Conferenza di Zunyi) M.Z. conseguì, probabilmente, una posizione preminente nel partito. Si formò allora quello «spirito di Yan’an» al quale la politica maoista si sarebbe sempre richiamata: egualitarismo, frugalità, comunitarismo, fusione tra civile e militare e tra teoria e pratica, prevalenza della cultura popolare e contadina e delle sue radici nazionali ecc. Il periodo di Yan’an fu inoltre per M.Z. estremamente fecondo sul terreno della produzione filosofica. Nel 1937 sposò Jiang Qing, che gli sarebbe stata vicina per il resto della vita. Mentre perdurava la guerra civile tra il Guomindang e i comunisti, l’invasione giapponese (luglio 1937) spinse le due forze rivali all’armistizio e alla collaborazione. Intanto M.Z. guidò il partito in una strategia che, applicando la riforma agraria nelle zone liberate, diede modo all’Armata rossa di creare la premessa per l’avvento al potere in una diffusa simpatia fra la popolazione contadina. Conclusa la Seconda guerra mondiale, il prestigio di M.Z. nel partito crebbe al punto che il VII Congresso (1945) consacrò il suo pensiero come «l’unica guida per l’azione». Uscito di scena il Giappone (ag. 1945), la fragile tregua firmata da M.Z. e Jiang (ott. 1945) lasciò posto ben presto al riaccendersi della guerra civile e il Guomindang andò incontro alla sconfitta decisiva. Il 1° ott. 1949 fu proclamata la Repubblica popolare di Cina (RPC) e M.Z. divenne presidente del Consiglio del governo centrale del popolo. Dopo la prima fase di assestamento della RPC, con l’adozione della Costituzione del 1954, M.Z. assunse la presidenza della Repubblica, che avrebbe mantenuto fino al 1959. Dal 1955 l’influenza di M.Z. si caratterizzò soprattutto nell’accentuazione della collettivizzazione agricola, fino allo sfortunato «grande balzo in avanti» del 1958, e nella riproposizione dello spirito di Yan’an in funzione antiburocratica. Si delineava così un percorso diverso da quello sovietico e la destalinizzazione offrì l’occasione per l’esplici;tazione di un dissenso (1957) che avrebbe in seguito coinvolto non solo i due partiti comunisti ma anche i rispettivi Stati e l’intero movimento comunista internazionale. Intanto M.Z. sviluppava una sua particolare visione dello Stato socialista sintetizzata, poi, in un discorso del 1957 (Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo); qui M.Z. sottolineava come, oltre alle «contraddizioni antagoniste» (quelle con il nemico di classe), ve ne fossero altre prodotte dallo stesso sviluppo socialista, la cui soluzione andava cercata in un «costante processo di riaggiustamento», lasciando aperta la dialettica tra tutte le componenti della società. Sul piano interno, l’insistenza di M.Z. su una linea antiburocratica che privilegiava l’agricoltura generò forti opposizioni alle quali egli rispose radicalizzando il conflitto, peraltro contro il «revisionismo filosovietico», e mobilitando l’esercito (col sostegno di Lin Biao, ministro della Difesa dal 1959), i giovani della Guardia rossa, molti intellettuali, e giungendo infine a scatenare tra il 1965 e il 1966 la cd. Rivoluzione culturale. Questa, che investì tutto il gruppo dirigente del PCC, compreso il presidente della Repubblica Liu Shaoqi, assunse talora gli aspetti di una guerra civile e si concluse con il IX Congresso del partito del 1969 che, pur rinnegando gli eccessi della Rivoluzione culturale, riaffermò il valore del pensiero di M.Z. in quanto base teorica del comunismo cinese. Questo non risolveva tutti i conflitti, ma anzi annunciava nuove lacerazioni. Forse in connessione agli scontri armati con i sovietici verificatisi sul confine dell’Ussuri (1969), la caduta del ministro della Difesa Lin Biao preluse a un avvicinamento della Cina agli Stati Uniti (1972). Il X Congresso (1973) diede l’avvio a una nuova fase, segnata dall’entrata in vigore di una nuova Costituzione nel genn. 1975. Negli ultimi anni M.Z. tenne a porsi al di sopra delle correnti, moderate e radicali, in cui si era diviso il partito; la ripresa della lotta fra le diverse componenti si saldò ben presto con i problemi della successione, esplosi dopo la sua morte. A difenderne l’eredità ideologica rimase in primo luogo un gruppo di dirigenti (in seguito spregiativamente denominati Banda dei quattro) guidato dalla vedova Jiang Qing, che venne eliminato già nel 1976. Con l’emergere della nuova leadership di Deng Xiaoping, la complessa, sanguinosa e talora contraddittoria eredità di M.Z. è stata oggetto di critiche che non hanno tuttavia investito il suo ruolo come leader nazionale e rivoluzionario almeno fino al 1956, né intaccato il riconoscimento e la celebrazione della sua importanza storica.

1893

Nasce a Shaoshan, Hunan

1921

Tra i fondatori del Partito comunista cinese (PCC)

1931

Proclamata la Repubblica socialista di Jiangxi, ne viene eletto presidente; i giapponesi invadono la Manciuria

1934

Per sfuggire all’esercito del nazionalista Jiang Jieshi, guida la cd. Lunga marcia, nella Cina di Nord-Ovest, creando a Yan’an uno Stato comunista autonomo

1935

Diventa il leader del PCC

1949

Proclamata la Repubblica popolare di Cina

1954-59

Presidente della Repubblica

1965-69

Rivoluzione culturale

1972

Avvicinamento della Cina agli USA e alla CEE

1973

Il X Congresso del partito dà l’avvio alla seconda Repubblica, la cui Costituzione entra in vigore nel genn. 1975

1976

Muore a Pechino

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