FULVIO Nobiliore, Marco

Enciclopedia Italiana (1932)

FULVIO Nobiliore, Marco (M. Fulvius M. f. Ser. n. Nobilior)

Giuseppe Cardinali

Tribuno della plebe forse nel 199 a. C., edile curule nel 196, nel 193 fu nominato pretore ed ebbe come provincia la Spagna ulteriore, nella quale rimase per proroga dell'imperio per tre anni, riportando una serie di successi, per i quali gli fu poi accordata la ovatio. Nominato console nel 189 insieme con Cn. Manlio Vulsone, gli fu affidata la guerra contro gli Etoli, mentre il collega prendeva il comando di quella contro i Galati, e furono messe a sua disposizione due legioni. Con savio consiglio egli pose l'assedio ad Ambracia, l'antica capitale di Pirro, e forse la città più ricca e più popolosa della Lega etolica. Compiuti i lavori di circonvallazione attorno alla città, Fulvio l'attamò più volte con macchine da guerra, ma, per la valida resistenza degli abitanti, l'assedio andò per le lunghe sino a che il console romano, anche per l'intervento di ambasciatori ateniesi e rodî, si lasciò indurre a trattative di pace con gli Etoli e impose loro come condizione la resa di Ambracia, il pagamento di 500 talenti euboici e la rinuncia alle città che la Lega aveva perdute dal principio della guerra. Ambracia si arrese, ottenendo però per i cittadini salvezza della vita e dei beni e per il presidio libera uscita. Le fu così risparmiato il saccheggio, ma vide asportata dal console una grande quantità delle opere d'arte che l'adornavano e che vennero ad abbelli e Roma e Tuscolo, la terra nativa dei Fulvî. Dalla pace era stata esclusa Cefallenia, che durante la guerra era divenuta centro di pirateria ai danni della navigazione italica nello Ionio, e quando l'assemblea della Lega etolica ebbe confermato la pace, F. passò nell'isola, le cui città si arresero, tranne Same che cadde soltanto dopo un assedio di quattro mesi. Il console tornò a Roma, a quanto pare, soltanto nel 187, e ottenne, non senza opposizione, il trionfo, che celebrò con grandissima solennità. Nel 179 fu nominato censore insieme con M. Emilio Lepido, di cui era stato avversario, ma col quale pubblicamente si conciliò. Con lui eresse la basilica, che poi si chiamò esclusivamente Aemilia, perché gli eredi di Lepido se ne assunsero soli la manutenzione e i restauri, e presso di essa il mercato della carne e del pesce. Alla censura non sopravvisse a lungo. Fu uomo di cultura e fornito di senso artistico. Il poeta Ennio celebrò le sue vittorie nell'Ambracia; Catone cercò di deprimerlo.

Bibl.: E. Groag, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, col. 265 segg.; Th. Mommsen, Römische Geschichte, I, 2ª ed., Berlino 1888, p. 747 segg.; W. Ihne, Römische Geschichte, III, Lipsia 1872, p. 138 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, IV, i, Torino 1923, pp. 213 segg., 229; M. Holleaux, Le consul M. Fulvius et le siège de Same, in Bulletin de correspondance Hellénique, LVI (1930), p. 1 segg.

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