Pannèlla, Marco

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Uomo politico italiano (Teramo 1930 - Roma 2016). Tra i fondatori del Partito radicale, di cui è stato più volte segretario e ha sempre mantenuto la leadership, P. è stato parlamentare e protagonista di iniziative politiche (talora accompagnate da gesti dimostrativi come la disubbidienza civile o il digiuno), quali le battaglie per l'introduzione del divorzio e la depenalizzazione dell'aborto. La maggior parte delle sue battaglie sono state condotte ricorrendo allo strumento del referendum popolare.

Vita e attività

Si laureò in giurisprudenza a Urbino nel 1955. Già esponente della gioventù liberale, nel 1955 fu tra i fondatori del Partito radicale, che nasceva da una scissione a sinistra del PLI. Nel 1963 assunse la segreteria del partito, cui diede una forte impronta anticlericale e antimilitarista. Da quel momento la sua movimentata biografia politica ha coinciso in gran parte con la storia del Partito radicale, di cui è stato leader indiscusso e attivissimo, pur rinunciando spesso alla segreteria, in nome del principio della rotazione degli incarichi che è stato un tratto distintivo dello stile radicale, esteso in seguito anche alla carica di deputato. Deciso a diffondere in Italia i metodi della lotta non violenta per i diritti civili, P. ha tenuto fin dall'inizio un atteggiamento di rottura nei confronti delle regole codificate sia della politica sia delle comunicazioni di massa, assumendo comportamenti che si collocavano fuori dalle usuali convenzioni e comunque tali da colpire l'immaginazione del pubblico. Uno degli strumenti più utilizzati per le sue battaglie politiche è stato il referendum, non solo perché questo istituto consente l'intervento diretto degli elettori su questioni d'interesse generale, ma anche perché, determinando la divisione del paese in due soli schieramenti, prefigura in qualche modo il sistema elettorale uninominale all'inglese da P. molto apprezzato. Ha animato, inoltre, una serie di iniziative politiche (talora accompagnate da clamorosi gesti dimostrativi come la disubbidienza civile e il digiuno) quali le battaglie per l'introduzione del divorzio e dell'obiezione di coscienza, la liberalizzazione delle droghe, la depenalizzazione dell'aborto. Sul piano internazionale ha guidato iniziative dimostrative per l'estensione dei diritti civili ai paesi socialisti dell'Est europeo, ha sostenuto l'unità europea e, negli anni Ottanta, si è fatto promotore del Partito radicale transnazionale. Deputato radicale dal 1976 e membro del parlamento europeo dal 1979 (in entrambi i casi con intervalli dovuti alla rotazione in uso tra gli eletti radicali), nel 1992 è stato eletto alla Camera in una lista che portava il suo nome ma non è stato riconfermato alle elezioni del 1994, anno in cui è stato confermato parlamentare europeo, carica dalla quale si è dimesso nel 1996 per il sistema di rotazione. Ripresentatosi alle consultazioni politiche del 1996 nella Lista Pannella-Sgarbi, alleata dello schieramento di centrodestra, non è stato eletto. Nel 1997 è stato eletto consigliere comunale a Roma nella Lista Pannella antiproibizionista e referendaria. Nuovamente parlamentare europeo dal giugno 1999, nelle elezioni politiche del maggio 2001 si è candidato per la Lista Bonino, senza essere eletto. Negli anni Novanta P. ha portato avanti la sua tradizionale battaglia antiproibizionista e contro la partitocrazia, continuando a sostenere in prima persona le iniziative radicali. Presidente coordinatore del Partito radicale transnazionale (aprile 2002), nel 2004 è stato di nuovo eletto deputato al Parlamento europeo per la Lista Bonino. Nel nov. 2005 la fusione tra Radicali italiani e Socialisti democratici italiani ha dato vita a una nuova formazione denominata Rosa nel Pugno, per la quale P., alle elezioni politiche del 2006, si è candidato come capofila al Senato, non risultando eletto. Nel mese di luglio 2007 ha annunciato la sua intenzione di candidarsi nella segreteria del Partito Democratico; la sua candidatura, tuttavia, è stata respinta, come pure sono risultati infruttuosi i suoi successivi tentativi di stabilire accordi con questo partito e di formare altre coalizioni in vista delle elezioni regionali del 2010. Alle elezioni politiche del 2013 si è presentato come capolista per la Lista Amnistia, Giustizia e Libertà che però non ha ottenuto il quorum necessario per avere una rappresentanza parlamentare.

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